Capitolo 16

Raggiunto l'atrio principale del Palazzo delle Stelle, Ophelia vide la madre parlare animatamente con Earine e Darion, mentre il Cavaliere Nero, ormai conosciuto anche come Regus, se ne stava nell'ombra ad ascoltare silenziosamente. Poco distante da loro c'era Aegnor seduto su una panchina, intento a coccolare Flame e, nel frattempo, origliando la discussione dei tre adulti.

<<Cosa si stanno dicendo?>> bisbigliò Calime sedendosi vicino a lui. <<Hanno interrogato mamma, le hanno chiesto cosa ha visto e ora stanno organizzando le squadre di ricerca – le aggiornò tenendo un tono di voce molto basso - Noi, ovviamente, siamo esclusi! È mia nonna, come possono sperare che io rimanga qui con le mani in mano?>> finì rivolgendo uno sguardo alle due ragazze, le quali annuirono concordando con il pensiero del fratello.

Ophelia, che fino a quel momento era rimasta in piedi, si sistemò alla destra di Flame e cercando di non farsi vedere, lanciò una rapida occhiata verso Regus. Era rimasta colpita della reazione avuta dall'uomo qualche ora prima poiché sembrava seriamente preoccupato per Awerin ed era convinta che, in qualche modo, lui sapesse qualcosa; allo stesso tempo, dopo l'incontro con la nonna, la ragazza non sapeva più di chi fidarsi. L'elfa l'aveva messa in guardia anche sui membri dell'Ordine e non potersi confidare con Aegnor e Calime la rendeva ancora più confusa. Che cosa stava succedendo? Ancora una volta, quell'attimo di pace, era stato scombussolato.

<<Ophelia, tutto bene?>>

La voce di Aegnor la riportò alla realtà. Il ragazzo la stava guardando con i suoi bellissimi occhi color verde muschio e, prendendole dolcemente una mano, le sorrise in attesa di una risposta.

<<Sì, non ti preoccupare! Tu invece?>> chiese lei, ricambiando il gesto d'affetto del ragazzo e sorridendogli dolcemente. <<Sono confuso, non riesco a capire cosa sta succedendo! Insomma, prima qualcuno che cerca di portare via te, poi dei demoni si impossessano del mio corpo e adesso questo...-rispose lui, riportando lo sguardo verso la madre – Guardala, non l'ho mai vista così provata.>>.

La ragazza si voltò a osservare Elanor, rendendosi conto di quanto effettivamente la donna fosse provata. Il suo viso, un tempo luminoso e delicato, era ora ornato da pesanti occhiaie sotto gli occhi, i quali invece le parevano spenti e lucidi. Un'espressione triste si apriva sottile sul volto, mentre i segni delle lacrime le rigavano ancora le guance.

Sentendosi osservata, la donna si girò verso i ragazzi, cercando di rassicurarli con un leggero sorriso <<Tra poco andiamo a trovare Osillen, preparatevi.>> disse indicando di aspettare in giardino.

I tre ragazzi, sempre seguiti dal fedele lupo, si recarono nei giardino e mentre attendevano l'arrivo della madre, Jregh e il resto del gruppo si avvicinò a loro <<Daspira ci ha appena informati di ciò che è successo! Ragazzi, come state? – parlò il mezzorco abbracciando gli amici – Mi piacerebbe venire con voi da Osillen, devo tanto a vostro padre... Ma nel caso vi accompagnerò la prossima volta!>>.

<<Stai tranquillo, domani ci accompagnerai anche tu>> sorrise Ophelia ricambiando l'abbraccio. <<Stai attenta, mi raccomando...>> sussurrò lui in un orecchio alla ragazza.

<<Ragazzi, volevamo comunicarvi che, qualsiasi piano abbiate in mente, noi vi aiuteremo.>> comunicò Marcus rivolgendo uno sguardo fiero verso i tre fratelli, seguito da una serie di approvazioni dal resto del gruppo.

<<Sì! La vostra missione è la nostra missione! Ritroveremo vostra nonna>> aggiunse Garret posando le mani lungo i fianchi e gonfiando il petto per farlo diventare più possente, suscitando così le risate generali.

<<Grazie, dico davvero. Ci conosciamo da meno di un giorno e siete già disposti a mettere in gioco le vostre vite... Perché lo fate?>> domandò Calime, commossa.

<<Voi fareste la stessa cosa per ognuno di noi. Non si tratta solo di bontà, ma anche di altruismo. Un dolore fa soffrire un membro del gruppo? Il resto della compagnia cerca di alleviarlo, per quanto sia possibile. Diventeremo una famiglia e mi spiace, ci spiace – disse Raven indicando con la mano ogni componente – per ciò che state passando>> offrendo un sorriso di speranza.

Ophelia osservava i compagni, pensando che tutti le erano sembrati sinceri. Le parole della nonna, però, continuavano a perseguitarla, mentre la voglia di urlare avanzava pian piano in tutto il suo corpo. Chiuse gli occhi e si mise a respirare profondamente, cercando di riordinare i suoi pensieri. Quando riaprì gli occhi, il ciondolo del fiore bianco attirò la sua attenzione: era leggermente illuminato. Alzò lo sguardo sbalordita e cercò Jregh per vedere se anche il suo brillava ma si rese conto che il mezzorco teneva la collana all'interno della maglia, quindi le fu impossibile notare qualcosa.

<<Ragazzi miei, eccomi.>> la voce triste di Elanor la distrasse dalla sua missione. <<Jregh, come stai?>> disse l'elfa abbracciando il mezzorco. <<Sto bene, tu? Sei ferita? Se posso essere utile...>> ma non fece in tempo a terminare la frase dal momento che la donna intervenne <<Lo so, posso contare su tutti voi. Vi ho sentito parlare e anche Aerine... Ragazzi, - disse diventando seria – dovete restarne fuori. Neanche noi sappiamo di cosa si tratta ed è meglio stare molto vigili e attenti, quindi promettetemi che, soprattutto voi quattro, starete il più possibile lontano dai guai>> concluse osservando i figli e Jregh.

Tutti i ragazzi abbassarono lo sguardo, consapevoli che molto probabilmente non sarebbero mai rimasti in disparte <<Promettici solo di raccontarci la verità su qualsiasi cosa dovesse succedere>> la pregò Calime.

<<Non dovete mai dubitare sulla mia sincerità.>> rispose semplicemente la donna.

Dopo la breve raccomandazione dell'elfa, la famiglia lasciò alle sue spalle il Palazzo delle Stelle per recarsi verso quello di cura, dove tenevano Osillen in osservazione. La donna raccontò ai tre ragazzi gli avvenimenti della nottata per filo e per segno, rimanendo onesta il più possibile <<Purtroppo sono arrivata troppo tardi, L'unica cosa che ho visto chiaramente è stata vostra nonna sparire in un fumo nero, circondata da tre demoni, mentre un quarto pugnalava allo stomaco vostro padre>> un singhiozzo si liberò nell'aria, mentre una lacrima scendeva lentamente lungo la guancia <<non mi sono mai sentita così debole come in quel momento- continuò a raccontare dopo aver fatto un piccolo sospiro, per poi voltarsi verso il figlio – Flame è stato molto coraggioso, ha continuato a difendere Awerin fino alla fine.>>. Flame, capendo il compliemento della donna e percependo il suo stato d'animo, leccò dolcemente la mano di Elanor facendola sorridere.

Camminarono per circa venti minuti, attraversando Hoyot e i suoi negozi, finché non giunsero davanti all'ingresso dell'imponente struttura bianca. Due pilastri di marmo bianchi, decorati con lunghi rami di edera avvinghiati, si alzavano per un'altezza di circa trena metri, mentre un portone di legno di quercia, sul quale erano intagliate delle ninfee, si apriva mostrando l'enorme cortile al suo interno.

Elanor, seguita dai figli e dal lupo, avanzò e i cinque si ritrovarono immersi un delizioso giardino con i due lati coperti da un lungo porticato. Ophelia osservò affascinata il luogo, che le ricordò molto il primo cortile del Palazzo delle Stelle, notando alcuni guaritori mentre passeggiavano con i pazienti.

<<Elanor, siete arrivata.>> una voce maschile, profonda e pacata fece voltare l'intera famiglia. Davanti a loro si trovava un uomo di circa quarant'anni, dai capelli ormai brizzolati e gli occhi color nocciola.

<<Samuel, non c'è bisogno di essere così formale>> rispose l'elfa abbracciandolo. <<Ragazzi, vi vorrei presentare Samuel, mio amico d'infanzia – spiegò sorridendo – molto probabilmente non vi ricordate di lui, ma si sta prendendo cura di vostro padre>>

<<Erano piccoli quando li ho visti, ma vedo che sono cresciuti forti e sani tutti e tre!>> si congratulò Samuel, porgendo la mano ai tre ragazzi. <<Immagino vogliate andare a trovare vostro padre, ma prima mi spiace comunicarvi che non vi posso fare entrare nella sua stanza, - comunicò sospirando – è ancora troppo debole e dal momento che ha ricevuto un brutto colpo, lo stiamo facendo dormire il più possibile, affinché non senta dolore. Seguitemi pure!>>.

I tre ragazzi annuirono e a passo svelto seguirono il guaritore affiancato da Elanor. Ophelia camminava tranquilla, ascoltando il rumore del silenzio che pian piano aumentava più salivano le scale. Oltre al brusio confuso dei due adulti a al respiro affannoso di Flame, nessuno dei tre ragazzi aveva ancora detto nulla.

La ragazza lanciò una rapida occhiata verso i fratelli: notò che Calime era leggermente più avanti rispetto a lei e Aegnor, visibilmente preoccupata e cupa, mentre l'elfo camminava vicino a lei e, accortosi che la ragazza lo stava osservando, le sorrise e con imbarazzo, cercò la sua mano. Ophelia a quel contatto sussultò, presa alla sprovvista, ma ricambiò stringendo dolcemente la presa.

<<Sento Calime strana, non so come spiegartelo... ma la trovo più cupa>> bisbigliò lui cercando di tenere il tono di voce il più basso possibile.

<<Lo immagino, ma sarà solo scombussolata per tutto ciò che è successo!>> lo rassicurò Ophelia.

<<Eccoci, siamo arrivati>> pronunciò Samuel sistemandosi davanti ad una stanza. Affianco alla porta vi era una grande finestra dalla quale era possibile osservare l'interno della camera. Elanor, l'unica autorizzata ad entrare, varcò la soglia e si posiziono vicino al letto del marito, il quale riposava.

<<Papà...>> esorti Calime posando una mano sul vetro, mentre grandi lacrimoni si preparavano ad evadere. Ophelia, commossa e triste quanto la sorella, appoggiò la sua testa sulla spalla, abbracciandola per un fianco. Ci rimase male quando sentì l'elfa irrigidirsi a quel contatto, visto che solitamente era lei quella più affettuosa; ora, invece, le pareva di abbracciare un pezzo di legno rigido, immobile e senza calore. La ragazza dai grandi occhi blu fece per allontanarsi, ma Calime la bloccò sussurrando uno scusa e ricambiando l'affetto.

Era come se di colpo si fosse risvegliata, tornando ad essere la solita Calime.

<<Mi fa male vederlo così, debole e indifeso...- iniziò a dire l'elfa – da piccola credevo che niente e nessuno potesse ferirlo, che fosse invincibile...>>

<<Lo è, perché nonostante i danni subiti, lui è ancora qui con voi>> intervenne il guaritore, sorridendo leggermente.

Ophelia, mentre i due amici parlavano con Samuel, osservava il padre steso nel letto. Il suo viso era rilassato, tranquillo e le sembrò quasi di vederlo sorridere nel momento in cui Elanor schioccò un bacio sulla fronte dell'uomo. Vagava con lo sguardo, catturando ogni dettaglio, quando una colomba si posò sul davanzale della finestra che dava verso l'esterno. La ragazza osservò attentamente il volatile, il quale ricambiò la sguardo. Si guardarono intensamente per qualche minuto, finché la colomba non riportò lo sguardo sul dormiente Osillen, iniziando a picchiettare sul vetro. Solo in quel momento notò che nel becco vi era un piccolo fiorellino blu, più precisamente un Myosotis.

-Awerin- pensò tra se e se la ragazza, sorridendo piena di felicità. Ophelia provava sempre più ammirazione per la donna; nonostante stesse scappando, nonostante ci fosse qualcuno che desiderava farle del male, lei non riusciva a lasciare suo figlio. Non era riuscita a fuggire lontana dalla sua famiglia e, incredibilmente, trovava sempre il modo per esserci. Nonostante i pericoli, lei era lì a vegliare sul figlio.

Quanto può essere grande l'amore di una madre nei confronti del proprio figlio?

Così grande da non lasciarlo mai solo.

Ophelia continuava a osservare la colomba, sorridendo, facendo capire ad Awerin che l'aveva riconosciuta –Almeno so che sta bene.- continuò a pensare.

<<Ragazzi, è ora che torniate a Palazzo delle Stelle.>> pronunciò Elanor catturando l'attenzione.

<<Tu dove starai?>> domandò Aegnor apprensivo.

<<Earine mi ha fatto preparare una camera, finché vostro padre non recupera starò al Palazzo>>

<<Allora torneremo insieme, non voglio che ti muovi da sola e credo che anche Aegnor e Ophelia siano d'accordo!>> intervenne subito Calime, cercando il consenso da parte dei fratelli. <<Sì, credo sia giusto che almeno uno di noi rimanga qui con te. Dopo ciò che è capitato a papà e la scomparsa di Awerin, non possiamo perdere anche te...>> concordò Ophelia.

Dopo aver salutato le due elfe e Samuel, Aegnor e Ophelia si incamminarono verso il Palazzo delle Stelle. Erano ormai passato anche il primo pomeriggio e il tempo minacciava pioggia. I due ragazzi camminavano fianco a fianco tranquillamente <<Mi spiace che abbiamo avuto poco tempo per parlare in questi giorni>> esordì Aegnor. <<Sono state giornate impegnative, non l'abbiamo voluto noi – rispose la ragazza – O almeno, mi auguro che tu non l'abbia fatto apposta!>>.

<<Non potrei mai farlo, come ti viene in mente una cosa del genere?>> disse lui con voce buffa.

<<Ti devo ricordare che dopo il tuo tentato attentato alla mia vita, non mi hai rivolto la parola per giorni?>> scoppiò a ridere Ophelia, mentre l'espressione buffa del ragazzo si tramutava in una di imbarazzo.

<<No, non me lo devi assolutamente ricordare... Il periodo più oscuro della mia vita!>> la canzonò lui, facendole anche la linguaccia.

<<Ovvio, la mia presenza illumina le tue giornate!>> esclamò lei, volteggiando allegra su se stessa.

Non appena Ophelia si bloccò, ancora gioiosa, vide una figura oscura alle spalle del ragazzo, che li osservava da dietro una colonna. La sua espressione tramutò immediatamente e portò la mano verso la fodera del pugnale, allarmando Aegnor.

<<Non ti voltare, fai finta di nulla...>> bisbigliò lei. <<Dimmi almeno cosa succede.>> rispose lui tenendo il tono basso quanto quello della ragazza.

Ophelia si avvicinò a lui, tenendo sempre sotto controllo la strana figura oscura e, giunta vicino all'orecchio di Aegnor, gli raccontò ciò che aveva visto.

<<Cosa possiamo fare?>> chiese lui, fingendo di abbracciarla. <<Capire chi sia e cosa voglia da noi.>> fu la risposta della ragazza. Non fecero in tempo a pensare ad un piano che una nube di fumo nero gli investi in pieno. Ophelia fu abbastanza veloce da spingere Aegnor lontano, così da non farlo colpire, mentre lei cadde a terra dolorante.

<<Ophelia!>> l'urlo del ragazzo era carico di preoccupazione.

<<Il gioco è appena iniziato, sacerdotessa della Luna. Sappiamo che la stregona ci ha ingannati, state attenti.>>  le sussurrò una voce maligna che si doveva trovare in mezzo a quel fumo, dissoltosi non appena terminò di parlare.

Ophelia riaprì gli occhi, trovando Aegnor su di lei. <<Come stai?>> domandò lui continuando a guardarla negli occhi. <<Mi fa un po' male la testa, ma non ti preoccupare.>>

<<Cos'era quell'affare lì? Cosa ti ha fatto?>>

-Non ti fidare di nessuno- le parole di sua nonna le ritornarono in mente, ma si perse negli occhi verdi di Aegnor... Come poteva non fidarsi?

<<Ophelia, per favore... Non voglio perdere anche te.>> disse lui con voce rotta, mentre gli occhi diventavano lucidi. <<Non mi perderai mai, qualsiasi cosa succeda. Vorrei dirti tutto quello che so, ma mi hanno raccomandata di stare attenta, di non fidarmi...>> ma la ragazza non portò mai a termine la frase.

La fragranza di muschio che l'elfo possedeva invase il confine intimo di Ophelia. La ragazza era intontita dal gesto inaspettato compiuto dal ragazzo e dentro di lei si scatenò un uragano. Le labbra di Aegnor erano posate sulle sue, in un tocco delicato e anche un po' impaurito. Ophelia si avvicinò lentamente a lui che nel frattempo si era leggermente staccato per potersi specchiare nel blu dei suoi occhi <<Non posso perdere soprattutto te- sussurrò lui, facendola sorridere - Fidati di me, ti prego.>>. Terminate quelle parole si riavvicinò alla ragazza, prendendole saldamente il viso tra le mani, azzerando nuovamente le distanze con un altro dolce bacio.

In quel loro primo bacio non vi erano racchiusi solo amore, paura e felicità; il loro primo bacio rappresentava soprattutto la fiducia che l'uno provava per l'altra.

ANGOLO AUTRICE:

Eccoci qui per il capitolo settimanale! Come state miei cari lettori? Bene bene, i nostri amici sono andati a trovare il povero Osillen e, nonostante sembrasse tutto normale, anche in questo caso non sono mancate le disavventure -.-

Cosa ne pensate? Piaciuto il capitolo? Allora, inoltre abbiamo ricevuto anche una piccola informazione su Ophelia... Cosa avrà voluto dire quella strana nube di ombre (vi viene in mente altro, inoltre?).

Infine si, ho voluto regalare una gioia in questa giornata! Finalmente il tanto atteso bacio, il primo bacio, tra Aegnor e Ophelia... Squillino le trombeeeeeeeee :D :D #finalmenteunagioia

un bacione,

Allimac

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