Capitolo 13

<<Ophelia, mi stavi ascoltando?>>

La voce di Calime riportò la rossa alla realtà, facendole cambiare la direzione del suo sguardo, fino a quel momento concentrato sul Cavaliere Nero e Darios, timorosa di essere stata vista ad osservarli.

<<Scusami, mi sono distratta un secondo...>> rispose lei, volgendo il suo sguardo verso la bionda <<Non mi devi ringraziare, sei mia sorella e nessuno ha il diritto di trattarti in questo modo!>> disse, sorridendole dolcemente.

<<Per tutta la bellezza della Dea Sune, ma qui è tutto magnifico!>> esclamò Raven, uscendo verso il cortile interno.

Le ragazze si ritrovarono immerse in un paesaggio paradisiaco. Un immenso giardino appariva ai loro occhi e ricordò a loro quello della Creazione. Anche in questo caso al centro sorgeva una bellissima fontana, molto più grande di quella presente nell'atrio, dove vi era raffigurata l'ultima battaglia della Lunga Guerra, nell'esatto momento in cui Julien Sainjer e Sorin Stella del Mare, conosciuto ormai come Sommo Sorin III, incatenarono Arnoon nell'oscurità.

<<Questa statua incanta tutti, soprattutto l'acqua cambia colore.>> a parlare fu Darion che raggiunse le sue allieve <<Anche a me fece lo stesso effetto, ne rimasi affascinato! Ma con il tempo imparai che tutta l'arte degli elfi è meravigliosa...>> concluse guardando Calime, che imbarazzata annuì.

<<Sapete, la Lunga Guerra ha segnato ogni razza... Ormai sono cent'anni che viviamo in armonia, ma le tenebre sono attorno a noi e c'è chi dice che stiano per tornare,- iniziò a raccontare il mentore, catturando l'attenzione delle fanciulle -Fortunatamente Julien e Sorin sono stati uomini coraggiosi e d'onore, permettendo alla luce di tornare ad illuminare Orrentar. L'Ordine serve a questo, a mantenere la pace... A far si che Arnoon non torni.>> disse sospirando.

<<Più precisamente, che fine ha fatto il malvagio?>> domandò Naimi.

<<Solo Sorin e Julien lo sanno, anche se alle volte ho dei dubbi su questo...>> confessò in un sussurro l'uomo, lasciando senza parole le fanciulle.

Continuarono a camminare, mentre Darion continuava a spiegare la storia dell'Ordine, di come preservi l'arte, le musiche e la pace. Ophelia osservava gli immensi alberi blu che decoravano il giardino, ricordandosi di averne visto un bosco intero quando con la famiglia andarono a trovare il fratello di Elanor a Boschi Ombrosi, nel Regno Centrale. Esattamente come quella volta, si stupì della bellezza e di ciò che Rillifane Rallathil, dio dei boschi e della natura, era in grado di creare.

<<Sono gli stessi alberi dei Boschi Ombrosi, vero?>> chiese la ragazza alla sorella.

<<Sì, esatto! Gli alberi del Vento...>> rispose Calime accarezzandone uno <<Di cui le foglie hanno ottime proprietà curative, soprattutto con le ustioni!>> concluse Aegnor mentre raggiungeva il gruppo femminile, seguito dalla combriccola maschile.

<<Bene, abbiamo anche degli esperti in erbe curative.>> Darion osservò soddisfatto i due gemelli <<Nostra madre è erborista, Aegnor sicuramente è quello che ne sa di più!>> spiegò Calime, mentre tutti fissavano il druido.

<<Uhuh, allora siete in due ad essere così... Selvaggi.>> una risata si librò e i ragazzi si voltarono, trovandosi davanti Olivia, seguita dal suo gruppo.

<<Oh, ma piantala con questi pregiudizi!>> sbuffò Raven <<Vedi di crescere, la fama non potrà salvarti per sempre.>>.

<<Olivia basta, la monaca ha ragione.>> intervenne pacatamente un paladino alle spalle della maga <<Non ti hanno fatto nulla, non puoi giudicare una persona per le sue origini.>>.

<<Piantala di fare il buon samaritano, Omher. In ogni caso quella è la stregona che non sa controllare i suoi poteri,>> disse Olivia rivolgendo uno sguardo ad Ophelia <<Avere un bene naturale tra le mani e non saperlo usare, ridicola.>> sfoggiando un ghigno.

<<Credo che tu debba imparare a contare fino all'infinito prima di parlare.>> disse Aegnor prendendo per mano Ophelia <<O forse la tua è solo invidia. C'è chi nasce con dei poteri e chi, come te, deve studiare per poter imparare.>>.

<<Cosa ne vuoi sapere tu, molto probabilmente non sai neanche leggere!>> lo prese in giro la ragazza, scatenando la risate di quasi tutti i membri del loro gruppo.

<<Ora basta! Siete in punizione, tutti quanti. Ora andiamo a cercare il vostro mentore.>> intervenne Darion, indicando al gruppo di rientrare a palazzo e quelli, senza dire una parola scomparvero oltre la porta.

**

Il resto della giornata passò velocemente. I ragazzi continuarono a visitare il Palazzo delle Stelle e una volta finito il giro, decisero di tornare al Grande Giardino. Rimasero lì, parlando e scherzando, osservando il Sole lasciare pian piano il cielo, per tornare nella sua casa a riposare.

<<Tra poco la cena sarà pronta, che ne dite se iniziamo ad andare verso il refettorio?>> propose Marcus, trovando subito supporto in Jregh.

<<Possibile che pensate solo al cibo? Vi conosco da meno di un giorno, ma penso che questo dettaglio di voi sia già chiaro a tutti!>> esclamò Naimi, scoppiando in una risata cristallina.

<<Non ha tutti i torti, ma ora avete fatto venire fame anche a me! Io ci sto.>> rispose Garret, alzandosi nei suoi settanta centimentri.

<<Andiamo, andiamo... Per carità!>> li prese in giro la mezzelfa, alzandosi in piedi anche lei, seguita dagli altri.

Una volta raggiunto il refettorio, poco prima di oltrepassare la porta, Olivia li fermò <<Vedo che ora non c'è il vostro stupido mentore pronto a difendervi!>> disse acida osservando Ophelia.

<<No, non ci sarà lui, ma ci sono io!>> disse Jregh, facendo un passo verso la ragazza.

<<Mezzorco tu stai provando a parlare con me?>> chiese lei disgustata <<Per favore, il tuo fetore potrebbe far puzzare anche me!>>.

Gli occhi di Jregh si accesero dalla rabbia, le vene sul collo gli iniziarono a pulsare rapidamente, mentre la mani si chiudevano a pugno. Olivia osservò la scena divertita, sghignazzando con altri tre membri del suo gruppo.

<<Guardatelo! Che creatura orribile.>> continuò la maga cercando di imitare la smorfia di Jregh, ormai in ira.

<<Tu... Stupida ragazzina!>> urlò il giovane, facendo zittire tutti <<Chi ti credi di essere?>>.

Ophelia scattò in avanti, cercando di fermare Jregh, ma qualcosa la rimbalzò indietro: Olivia aveva creato una barriera invisibile con lo scopo di non far avvicinare nessuno al mezzorco.

<<Jregh, ascolta la mia voce!>> esclamò Ophelia, cercando di distrarre l'amico.

<<Non ti sente, è in ira...>> le sussurrò Daspira che nel mentre era andata a soccorrerla <<Cosa possiamo fare?>> le chiese la rossa preoccupata.

Daspira non le rispose, ma le due si guardarono intensamente negli occhi e Ophelia capì che doveva fidarsi della ragazza.

<<Tu, maga da quattro soldi! Vuoi giocare barando?>> ghignò la mezza demone lanciando un'occhiata di sfida <<Ma non è questa la sera in cui vinci. La vita premia gli astuti, non i baroni!>> e, con uno schiocco di dita, la barriera crollò.

Ophelia, Calime e Aegnor corsero verso l'amico e solo quando gli si pararono davanti, lui si arrestò <<Cosa stavo facendo?>>

Ma le parole del Cavaliere Nero giunsero prima di qualsiasi altra risposa <<Mezzorco, in camera, senza cena.>>.

I dieci ragazzi si voltarono allibiti <<Cosa? Perché? È quella lì che ci ha derisi!>> urlò Ophelia andando incontro al mentore.

<<Non ho visto nulla di tutto ciò che sta affermando. Se non le va bene può andarsene in camera anche lei!>> rispose lui irato.

<<Dovrebbe mandarci quella stupida viziata, non noi!>> continuò Ophelia, senza più controlla <<Ma sì, io ci andrò in camera mia senza cena, perché eseguo le punizioni che mi vengono date... Ma lei come mentore è una vergogna!>> affermò guardandolo negli occhi, mentre tutto intorno a lei era nel più completo silenzio.

Anche il Cavaliere Nero rimase tacito davanti a tale affermazione, con lo sguardo cupo che fissava un punto indefinito. Ophelia, ancora piena di rabbia, si incamminò decisa verso il lungo corridoio che l'avrebbe poi portata alla scalinata principale, ma quando passò vicina al Cavaliere, lui la prese per il braccio e si scambiarono uno sguardo intenso <<Stai attenta, ragazzina.>> furono le uniche parole che uscirono dalla bocca dell'uomo.

Ophelia si divincolò, dolorante per quella forte presa, dileguandosi nell'oscurità che iniziava a calare. Una volta giunta in camera, si fece una doccia per calmare i bollenti spiriti e poi si distese sul letto, mangiando i biscotti di Elanor. Sapendo che, non appena sarebbero arrivate in camera, le sue compagne e soprattutto Calime le avrebbero fatto mille domanda, si girò verso il muro cercando di addormentarsi.

Non ci riuscì, ma continuò a fingere di dormire, mentre guardava fuori dalla finestra il cielo stellato.

<<Buona notte sorellina.>> sentì Calime sussurrare, dopo averle regalato un bacio sulla guancia, sentendosi in colpa per non poterle rispondere.

La notte passò, ma Ophelia non riusciva a prendere sonno. Guardò l'orologio sulla parete e si rese conto che era quasi l'una di notte. Si mise a sedere sul letto, continuando ad osservare il cielo, pregando la Luna che vegliasse su di lei. Poco prima di ridistendersi, Ophelia vide che nel giardino principale il Cavaliere Nero camminava avanti e indietro, mentre un bellissimo cavallo nero si abbeverava alla fontana. Continuò ad osservare curiosa la scena notando il riguardo che l'uomo aveva nei confronti della creatura <<Forse c'è del buono anche in lui.>> pensò, o meglio, sussurrò la rossa con un leggero sorriso.

Sorriso che durò molto poco e che si spense non appena Ophelia vide il Cavaliere Nero volar via, al galoppo del suo destriero, il quale lasciava delle lingue di fuoco per tutto il cielo.

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