Prologo.
Località sconosciuta, XVII secolo.
Grevi ombre segnavano i volti dei pochi uomini seduti attorno al tavolo di legno massiccio e la causa non poteva essere imputata solamente alle vecchie lampade a olio fissate al muro: giorni di insonnia, di combattimenti fianco a fianco e di strategie paramilitari avevano scavato profonde occhiaie sui loro visi, rendendo le loro espressioni ancora più tetre di quanto già non fossero.
«Non possiamo continuare a lungo» ricominciò il più vecchio dopo una pausa durata fin troppo. Le sue parole rimbombarono tra le pareti della stanza pressoché spoglia, risuonando più come una minaccia che un'innocente affermazione.
L'uomo al suo fianco, un quarantenne con una profonda cicatrice sulla guancia sinistra, sbuffò appena, incapace di trattenere il nervoso che gli stringeva la bocca dello stomaco in una morsa d'acciaio. Lui, come segretamente ogni altro Combattente lì presente, anelava il giorno in cui avrebbe piantato un picchetto nel petto dell'ultimo succhiasangue ma l'inferiorità umana, soprattutto dal punto di vista fisico, era talmente accentuata da impedire qualsiasi sogno di gloria.
«Così, a gruppetti di cinque sei persone, non riusciremo mai a eliminarli» continuò il più anziano, ignorando la muta obiezione del compare nel tentativo di evitare l'ennesima litigata.
La fiammella di una lampada vacillò per un paio di istanti e l'atmosfera nella stanza sembrò farsi più tesa, tant'è che il giovane della combriccola rizzò la schiena di scatto cercando di scrutare anche l'angolo meno illuminato. Erano quasi le cinque di mattina eppure la luce filtrante dalle finestre malamente sbarrate era assai poca, così poca da diventare quasi un'ulteriore ansia.
«E quindi? Credo sia una considerazione ovvia» sbottò l'ormai ex avvocato, incrociando le braccia al petto con fare difensivo. Erano ormai quattro anni che aveva abbandonato la sua vecchia professione per imbracciare fucile e balestra e per il momento non poteva dirsi deluso dalla scelta, quantomeno ogni giorno era un'avventura diversa in confronto alla solita routine casa-tribunale-casa.
«Però, a quanto pare, sono l'unico ad avere le palle per dirlo a voce» fu la mesta risposta. «Bisogna organizzarsi in un'associazione, riunirci sotto un'unica bandiera che ci permetta di muoverci tutti quanti con criterio.»
Il silenzio tornò a pesare sulle spalle dei quattro uomini mentre quell'ultima affermazione si faceva spazio nelle loro menti, intrufolandosi tra desideri sopiti e idee inattuabili per poi aggrapparsi alla comune voglia di rivalsa, di vendetta. Erano secoli che i vampiri camminavano tra gli uomini, uccidendoli a loro piacere per poter continuare a vivere, ed era ora che la minaccia finisse, in qualsiasi modo.
«L'Ordine della Luce» parlò infine il giovane, senza distogliere lo sguardo dalla finestra a lui più vicina. Un riverbero di luce ora gli segnava la stoffa pesante dei pantaloni e illuminava i granelli di polvere che appesantivano l'aria, resa quasi irrespirabile anche dal pesante odore di sangue che ancora impregnava le pareti. «Intendo per l'organizzazione.»
L'ex avvocato annuì appena, poi allungò una mano verso la borsa di cuoio poggiata ai suoi piedi per estrarvi un quadernino consunto e un calamaio pieno a metà con relativa piuma ormai piegata in tre sezioni. Senza attendere l'approvazione degli altri due compari, nella prima pagina pulita che trovò scrisse a caratteri cubitali il nome suggerito dal ragazzino e sotto, in una calligrafia molto più elegante, quasi a contrasto con le parole terribile che cominciavano a comparire, scrisse ciò in cui credeva ormai da quattro anni.
«Che dire, ragazzo» borbottò lo sfregiato, abbozzando una risata rauca del tutto ironica, e si stiracchiò sulla sedia nel tentativo di mostrarsi quanto più sereno possibile. Solo Dio sapeva quanto si stesse eccitando all'idea di riuscire finalmente a impalare quanti più vampiri possibili. «Sei più sveglio di quanto pensassi!»
Anche il vecchio diede la sua approvazione e il primo pezzo di puzzle andò al suo posto, suggerendo un finale che avrebbe lasciato tutti quanti soddisfatti, loro quattro per primi.
Fu solo allora che l'ex avvocato allungò il suo prezioso quaderno sopra il tavolo per permettere ai compagni di leggere quanto vi aveva scritto, forma massima del delirio che ormai si era impossessato di qualsiasi Combattente.
"Uccidere per redimere, morire per rinascere".
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