Capitolo III: Sussurri
- Sun Valley... stazione di Sun Valley! -
Una possente voce si diffuse negli scompartimenti del treno. Una ragazza piccola di statura, dai corti capelli castani mossi e, dagli occhi verdi chiarissimi dolci ed espressivi, se ne stava silenziosamente seduta sulle verdi poltrone della prima classe, richiuse il libro di botanica che stava leggendo, lo ripose nella capiente borsa a tracolla assieme ad altre cose e si preparò a scendere. Nell'attesa, fissò l'ambiente che si susseguiva e appariva nuovo ai suoi occhi al di là dello spesso vetro del finestrino, dopo pochi minuti il treno si fermò. Era giunta a destinazione.
La stazione dei treni a quell'ora era affollata, spintoni e urla da una parte all'altra dello stabile, giovani e ragazzi in una corsa frenetica per giungere a casa in tempo per la cena, o per guardare uno spettacolo televisivo dopo una pesante giornata scolastica o lavorativa. Tra tanti, una ragazza saliva allegramente senza fretta i gradini della stazione per rivedere dopo il viaggio fatto in treno, la calda luce del giorno inoltrato. L'orologio della stazione all'uscita segnava le 16.00. Giunta in cima alle scale, vide con occhi da bambina, quanto bella potesse essere quella cittadina illustrata e poi scelta come dimora da sua sorella maggiore Violet, hostess di volo della Air Borderline company, per viverci. In lontananza nel paesaggio da cartolina, si poteva scorgere il blu dell'oceano profondo scontrarsi con l'azzurro del cielo, solo una sottile linea verde per illusione ottica formata dall'unione dei colori dei due elementi, li separava l'uno dall'altro. Già adorava questa cittadina verdeggiante che sarebbe divenuta per un periodo casa sua. Conosceva l'America, da piccola si era trasferita lì con la famiglia, il padre un esperto botanico e floricoltore, la madre veterinaria; per lavoro si erano trasferiti da Kyoto in Giappone a Washington in America. Ora però lei Rose, che portava il nome di un bellissimo fiore e che lavorava come stagista presso la facoltà di botanica di Washington per un progetto relativo ai suoi studi, si era dovuta trasferire ai laboratori di ricerca di Sun Valley, sull'isola di Losille; cittadina nella quale la sorella Violet già viveva e, la quale aveva chiesto gentilmente ospitalità. D'altronde la sorella era sempre in giro per lavoro su e giù dagli scali e dagli aerei, la casa era abbastanza grande da ospitare due persone, aveva anche due camere e, quindi per sentirsi anche più sicura aveva detto alla sorellina che l'avrebbe ospitata più che volentieri senza farle pagare l'affitto in qualche squallido loft di fortuna, visto che, nonostante la sublime apparenza, era una città abbastanza cara dal punto di vista immobiliare, dovuta la cosa, al fatto che sorgeva proprio su una bellissima e rinomata spiaggia costiera dell'isola di Losille. Rose saltellava per le strade della cittadina, ammirando ad ogni angolo, ad ogni incrocio o giardino che incontrava, i meravigliosi fiori e gli alberi dalle più svariate fogge. Il cielo andava pian piano prendendo i colori del crepuscolo, un lieve rossore si delineò sulla linea dell'orizzonte, ma in lontananza grigie nuvole stavano giungendo sospinte dal vento che ora soffiava più forte tra le vie di Sun Valley. Rose affrettò il passo stringendosi di più nelle vesti che indossava, - un lungo maglione color muschio dallo scollo a V e dei jeans neri aderenti abbinati ad alti tacchi -, ben presto giunse nei pressi della sua meta, una casa in stile minimal con davanti un giardino simile ai giardini zen che tanto erano diffusi nel suo paese d'origine, al centro del giardinetto un bellissimo e rigoglioso albero di ciliegio. La casa indicata nella fotografia che le aveva spedito per posta la sorella e, l'indirizzo che c'era riportato dietro, corrispondevano. Cammino di Greenmay N° 18 . Era quella, e sorgeva in un piccolo lotto terriero, di fianco serpeggiava un sentiero che attraversava un piccolo parco.
La casa all'esterno era semplice, non presentava troppe complicanze, aveva un grande balcone laterale con un accenno di portico proprio sul terrazzo e un balconcino sul davanti. Ampie finestre correvano lungo tutto il perimetro della casa ricoperta da grigia pietra, il suo pensiero corse subito alla casa che in Giappone dove di tanto in tanto tornavano per le ferie avevano lasciato. Un ricordo era vivido nella sua mente ... la grande fontana dell'ingresso costeggiata da cespugli di rose rosse e, i grandi alberi di fiori di ciliegio che sul retro dell'abitazione in puro stile Giapponese, offrivano riparo dal torrido sole estivo e casa agli uccelli migratori. Amava la sua terra, il suo sogno era quello di ritornarci a vivere circondata dal cuore pulsante della natura. Prese la coppia di chiavi che trovò nel punto indicatole dalla sorella, le inserì nella serratura e poi aprì la porta in legno di faggio. Subito appena messo piede sulla prima mattonella del pavimento in legno bianco, un profumo di incenso misto a rosa l'avvolse. Dinanzi una grande scala in legno più scuro del pavimento portava al piano superiore. Rose posò le valigie all'entrata e, richiuse poi la porta dietro di sé. Fece quindi un rapido giro di perlustrazione per iniziare a conoscere la casa che, di primo acchito, era molto accogliente e piuttosto lineare, ogni tanto qua e là ad arredare gli angoli spogli, qualche fiore o qualche pianta che rallegrava l'ambiente. I colori dominanti erano quelli pastello, chiari, leggermente sfumati. Il salotto era tendenzialmente sulle tonalità del verde e legno bianco, i due grandi divani erano bicolore, cuscini verdi, il verde delle mele non ancora mature e, il telaio così come la struttura, bianchi, al centro del salotto un grande tavolino quadrato con al centro un oblò in vetro nella quale si vedeva sotto un tappeto di petali aranciati. Lo schermo della televisione era appeso ad una parete di legno il tutto contornato da mobili semplici tendenzialmente di forma cubica anch'essi nei colori della tappezzeria e dei divani. Riviste di moda e spettacolo sciabordavano sul mobile basso e sul tavolino del salotto, segno che la sorella, che Rose ben conosceva; era un amante della moda e dello show business. Il soggiorno era ritagliato in un angolo della stanza nei pressi della cucina, cucina che sorgeva al di là di un grande arco; aveva un tavolo dalla superficie in vetro e dal basamento di legno unito assieme alla parte superiore grazie ad una grande esse rovesciata, sei seggiole imbottite dalla linea moderna circondavano il tavolo dove al centro torreggiava un vaso futurista spiraleggiante contenente una rosa rossa, a lato una grande libreria carica di volumi dai ripiani in vetro da sembrare tanto fragili sotto quell'immane peso e dalle sponde laterali anch'esse in legno chiaro. - Tutta mobilia in fibra naturale - notò Rose - Non troppo trattata - , Infatti si poteva sentire ancora l'odore del legno fresco provenire dai mobili ad impregnare l'aria. Dopo aver lanciato una rapida occhiata alla cucina al dì là del grande arco, tornò alla scala e salì per completare il giro al piano superiore. La scala sembrava chiamarla. La parete laterale sulla quale poggiava un lato della scala a ridosso del muro, presentava quadri dai soggetti naturali posti come decorazione. Salita all'ultimo gradino, un biglietto posato su un tavolino scritto a caratteri corsivi su un post-it violetto le indicava la sua camera.
-Seconda porta a destra, spero ti piaccia- Violet
Era la calligrafia di sua sorella.
Giunta alla porta la spalancò facendo attenzione a non farla sbattere su qualche eventuale mobile messo dietro oppure sul muro. Ciò che vide la riempì di gioia. Ovunque verde. Il suo colore preferito. La stanza non era grandissima, ma era molto luminosa, le due portafinestra davano su due balconi posti l'uno opposto all'altro che a loro volta, si affacciavano sulla pianura circostante dando un senso di pace, di tranquillità. Rose uscì a prendere una boccata d'aria fresca e ad ammirare quelle distese verdeggianti, ma il grigiore nel cielo stava avanzando, forse stanotte avrebbe piovuto. Lei aveva paura dei temporali, la rendevano irrequieta. Lei come il suo nome era come un fiore, una rosa che era tanto bella quanto pungente e delicata, la rosa si riparava nel suo bocciolo, lei si rinchiudeva nel suo guscio. Era da sempre stata una ragazza solitaria, non aveva tanti amici, ma sapeva anche essere molto gentile e sensibile. Un non nulla poteva ferirla. Adorava i fiori, in particolare le rose, meglio se rosse. L'aria fuori si fece sempre più umida e fredda per la stagione, rientrò velocemente nella stanza , chiuse la portafinestra. Chiamò i suoi genitori per avvisarli dell'arrivo a destinazione e, la sorella che miracolosamente era in pausa e, le rispose al primo squillo. Dopo una rapida conversazione con scambio di brevi battute, la salutò e si apprestò a scendere in cucina, per prepararsi un boccone, era affamata. Finito di mangiare, salì in camera sua, stanca per il viaggio si mise ancora vestita sul letto a leggere prima di concedersi una doccia rilassante, nel mentre i suoi occhi si chiusero e lei sprofondò tra le braccia di Morfeo in un sonno ristoratore.
Fuori intanto le prime gocce di pioggia iniziarono a picchiettare sulla campagna e sulle case, scandendo regolarmente il loro passare battendo sui tetti. Ben presto, la pioggia leggera si tramutò nel giro di qualche minuto, uno scrosciare incessante. Le foglie delle piante cedevano sotto il peso di quell'acquazzone.
Rose dormiva profondamente quando ad un tratto, venne svegliata da un bagliore, forse un lampo, che proveniva dalla vetrata che si affacciava su un lato della villetta. Nel frangente sentì voci e pianti mescolarsi tra di loro nella pioggia, qualcuno urlava, qualcuno aveva paura, qualcuno cercava riparo, Rose non capiva, non sapeva cosa le stava accadendo. Non sapeva se era tutto frutto della sua immaginazione oppure davvero il fuori, sotto l'acqua, qualcuno o qualcosa chiedeva aiuto. Coraggiosamente si affacciò alla vetrata che dava sul balcone da dove proveniva la luce, non vide nulla di che, ma si accorse solo ora del giardinetto sul retro, un piccolo giardino sottostante con due eleganti panchine in pietra. Quando uscì sul balcone la luce svanì, un lampo attraversò il cielo facendola sussultare. Rose si spaventò non poco. Erano circa le 19 quando scese dalla camera per uscire fuori a vedere cosa stava effettivamente succedendo. Aveva paura certo, ma le strade erano trafficate, in giro c'era gente nonostante la pioggia, non poteva accaderle nulla di male, quindi con più coraggio, aprì la porta a vetri e si ritrovò sotto il portico riparata dalla pioggia. Niente. Non c'era niente. Eppure lei sentiva delle voci strane, della presenza non umane, forse spiriti che, tutto attorno a lei, stavano urlando spaventati e impauriti per il temporale. Rose si portò entrambe le mani alle orecchie, come a voler far cessare quel vociare, senza risultato. Ragionò su ciò che poteva essere. Aveva una particolare predilezione per i fiori e la natura in generale, mosse alcuni involontari passi sotto la pioggia stette un attimo in piedi dinanzi a quel giardino incurante della pioggia battente che la bagnava, come un riflesso incondizionato chiuse gli occhi frastornata dai mille suoni della natura che ora percepiva chiaramente, cercò di rassicurare con il suo pensiero le miriadi di voci invisibili attorno a lei che ora erano più calme, più tranquille. Lei e la natura circostante erano ora in completa empatia.
Attorno alla ignara ragazza, all'oscuro di ciò; si formò un'aura verde brillante che si diffuse in tutto il giardino e che poi scomparve non appena lei riaprì gli occhi sorpresa; nessuno si accorse di quella luce, nemmeno lei... solo la natura, unica testimone silenziosa di quel prodigio.
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