VII. Non sei sola
C'era un buio opprimente nella sua stanza, e benché si fosse appena svegliata – dunque abituata al buio – si sentiva persa, come in un labirinto in cui non si riesce a trovare l'uscita. Quel nero agghiacciante le impediva di visualizzare bene i mobili; tutti tranne uno. Lo specchio sembrava brillare, come la luna circondata da piccole stelle offuscate da nuvole cupe. E lei riusciva a vedersi: capelli arruffati, occhi assonnati, pelle stropicciata dal letto. Intontita, si alzò lentamente per avvicinarsi alla toletta. Vide il suo riflesso nello specchio muoversi poco dopo di lei, pensando si trattasse di un effetto ottico dovuto al suo risveglio nel bel mezzo della notte.
Una leggera spinta la invase non più da dietro la testa, ma su tutto il corpo. Una forza sconosciuta la voleva far avvicinare ulteriormente allo specchio. Era debole e pungeva, quasi costringendola ad avvicinarsi per allontanare il dolore. Ma lei resistette e si oppose. Una volta lontana dalla toletta non la percepiva più. Si accorse che il parquet produceva un lieve tonfo ogni volta che appoggiava i piedi per camminare, così si tolse le ciabatte per evitare di svegliare i Thompson. Stava per tornare a dormire, rifiutandosi di pensare a quella strana figura nera che aveva visto prima. Cercò inoltre di non pensare a quegli occhi di un azzurro cristallino e a quella voce così bassa che aveva udito dentro un cespuglio. Devi dormire, ricordò a sé stessa. Più cercava di lasciar perdere, più la curiosità si impadroniva di lei. La curiosità era però mista alla paura. Eppure non riusciva a smettere di pensarci perché voleva saperne di più.
Alla fine scelse di tornare a letto, ma sembrò essere passata un'eternità e lei era ancora sveglia. Si rigirò più volte nel tentativo di trovare la posizione giusta per rilassarsi, ma poi udì un battito leggero sulla finestra. Poi un altro. E un altro ancora. Erano tre, prodotti a distanza di qualche secondo, come se qualcuno stesse bussando. Jane rabbrividì nonostante fosse fradicia di sudore. Le venne l'impulso di chiamare i suoi nuovi genitori, ma si trattenne. Non voleva che la credessero pazza. Decise di andare a controllare e, mentre si alzò dal letto, udì un'altra volta quei battiti sul vetro della finestra. Erano rumori secchi. Di nuovo tre. Jane si chiese perché non provenissero dallo specchio questa volta; quindi provò ad avvicinarsi e sentì ancora quella spinta come una calamita. Poi si spostò verso la finestra, la aprì e si affacciò non senza riluttanza. Non c'era nessuno. Nessuno... forse intendevi niente. Come poteva esserci qualcuno del resto? A parte la sua nuova famiglia nessuno la conosceva, dunque perché provare a raggiungerla? Poco dopo notò che c'erano dei rovi proprio fuori dalla finestra e sospirò di sollievo. Dovevano essere stati quelli a fare rumore.
Aiutami.
Una voce sottile e squillante nella sua testa le disse il contrario. Ma chi era stavolta? A Jane suonò familiare, ma non capiva a chi appartenesse, né da dove venisse.
Sta arrivando.
Jane guardò lo specchio, convinta di vedere qualcosa di insolito. Non c'era nulla. Si voltò nuovamente verso la finestra, non più tanto sicura che fossero i rovi a fare rumore. Allora la chiuse con fermezza temendo che potesse entrarvi... non sapeva neanche lei cosa –o chi. Puntualmente sentì altri tre battiti, come se avessero aspettato che lei si girasse. Due occhi azzurri e limpidi come dei cristalli la stavano osservando. A un tratto Jane temette che fossero lì per tutto quel tempo, che la stessero guardando anche mentre lei dormiva. Cercò di non scomporsi, anche se già tremava e respirava a fatica. Credeva che a quel punto avrebbe davvero gridato ma non voleva assolutamente che i Thompson si svegliassero. Si avvicinò alla finestra pian piano, sperando che il problema sarebbe scomparso, dunque chiuse gli occhi come per incoraggiarlo a sparire. Quando li riaprì vide quei due cristalli azzurri e rotondi ancora più vicini alla finestra, quasi come se potesse toccarli. Si avvicinò ancora e poté vedere i suoi occhi penetranti fissi su di lei, profondi come un fondale marino. Non riuscì a riconoscere nient'altro di quella creatura.
Hai sentito qualcosa?
Ecco, di nuovo quella voce. Ma non era quella di poco fa; era la voce rauca che proveniva dal cespuglio vicino alla biblioteca. La sentiva forte nella sua testa come se fosse nel profondo del suo petto, nelle sue viscere.
Loro cercheranno di farti del male. Non glielo permettere.
Sussurrava e sbatteva gli occhi, ma ancora Jane non riusciva a distinguere le sue caratteristiche. C'era troppo buio fuori e la creatura sembrava nascosta fra i rovi, avvolta nell'oscurità. Solo gli occhi erano visibili e quell'azzurro cristallino spiccava nella notte.
«Chi?» sussurrò Jane di rimando, sperando in una risposta.
Proprio nel momento in cui aprì la bocca gli occhi sparirono. Jane non sapeva più cosa pensare. Alla fine decise di rimettersi a letto per cercare di dormire, sperando vivamente che nient'altro l'avrebbe disturbata. Mentre si avvicinava al letto inciampò. Si aggrappò dallo spigolo della toletta e riuscì a mantenere l'equilibrio, ma quando guardò ai suoi piedi non vide nulla tranne il nudo pavimento in legno. Eppure era convinta che qualcosa si fosse avvinghiato alla sua caviglia. Qualcosa di secco e rugoso, come la radice di un albero o un ramo.
Con gli occhi ormai abituati al buio, si portò una ciocca fradicia di sudore dietro l'orecchio e si accorse che stava tremando così tanto che non riusciva quasi a muoversi. Cominciò a girare tutto attorno a lei. Vide il letto, lo specchio, il comodino, l'armadio, la finestra deformarsi. E delle macchie scure ovunque. Un forte mal di testa le aveva ottenebrato la mente, impedendole persino di ragionare. Si sedette e provò a fare dei respiri profondi. Chiuse gli occhi. Riaprendoli, i mobili erano tornati... in sé... normali. Ma lei invece? E la figura nera fuori dalla finestra? Che fosse entrata? No, non era possibile. La finestra l'aveva chiusa. Nonostante ciò, Jane percepiva che ci fosse qualcuno in quella stanza a parte lei. Si sentiva osservata. Quel pensiero la opprimeva, poi si ricordò quando era appena arrivata a Wineville: aveva avuto la stessa sensazione. Poteva essere stato la stessa forza a scatenarla? Voleva scoprirlo, anche se temeva che non le sarebbe piaciuto. Quella casa e la sua famiglia adottiva erano già un grande problema. Si sarebbe dovuta abituare perché? Solo per essere mandata da un'altra parte in meno di un anno? E per quanto fossero gentili con lei, non riusciva ad accettarli come vera famiglia perché in fondo non lo erano. La sua vera famiglia le era stata strappata via.
Come per sentirsi protetta, Jane aprì il primo cassetto del comodino e afferrò la foto dei suoi genitori. La guardò per un attimo per poi stringerla al petto. Non si sentiva affatto al sicuro. Per tutta la sua vita aveva avuto paura, si era sentita fuori posto, senza una via d'uscita, sola. Dove sono mamma e papà? Signora Collins, per favore, posso vederli? Era solita ripetere queste parole quando ancora era troppo piccola per capire. Dove sono? Se lo chiedeva continuamente anche adesso. Perché nessuno glielo voleva fare sapere? E lei aveva persino accettato l'idea dopo un po' di tempo. "Accettato"... forse meglio dire che si era rassegnata. Ci aveva rinunciato, ecco. Ma perché? Loro sicuramente lotterebbero per lei. La vorrebbero riavere. Lei non poteva fare questo. Non ai suoi genitori. Così in quell'inatteso momento di sconforto, capì che i suoi genitori erano la sua casa, il suo punto di riferimento, la sua luce. Si chiese come potesse pensare una cosa del genere: non li aveva mai incontrati dopo tutto. Però dentro di sé lei sapeva che la stavano cercando. E l'avrebbe fatto anche lei.
Jane, sono qui.
Di nuovo quella voce rauca. La sentiva a tratti. Era quell'ombra. Ne era sicura ormai. Un brivido le percorse la schiena e la fece trasalire. Ripose immediatamente la foto dei suoi genitori nel cassetto e si guardò attorno. Le girava la testa.
Non dovresti avere paura di me, ma di loro.
Jane corse alla finestra, la aprì e si affacciò: non c'era nessuno. Come poteva essere entrata nella sua stanza?
«Chi sei?» chiese con voce tremante, «Dove sei? Fatti vedere.»
«Tu non puoi vedermi, ma adesso puoi sentirmi.»
Jane sussultò. Poteva sentire quella creatura parlare come se fosse davanti a lei, ma non vedeva nessuno. Girò per la stanza senza fermarsi, volendo disperatamente trovarla. Era convinta che fosse lì da qualche parte: non poteva essere invisibile o cose simili! E se invece potesse? Avrebbe potuto farle del male senza che lei se ne accorgesse in tempo per difendersi.
«Non avere paura», risuonò in tutta la camera da letto, «Sono qui per aiutarti, vedrai», sogghignò.
La sua risata era malvagia, cupa, quasi violenta. Sentendola, Jane rabbrividì e fece un passo indietro, ma non sapeva con certezza se l'ombra fosse proprio lì dove lei credeva, cioè fuori dalla finestra.
«Come faccio a saperlo se non so nemmeno chi sei?» Lei non voleva provocarla, anzi sperava di spingerla a rivelare la sua identità.
«Giusta domanda, ma non avrai così presto una risposta. Sappi solo che devi fidarti di me.»
Jane tacque, riflettendo sulle sue parole.
«Posso aiutarti a trovarli», sussurrò l'ombra.
E lei non poté fare a meno di sorridere. Quasi non ci credeva, ma in quel momento il suo cuore era pieno di speranza.
«I miei genitori? Tu sai dove sono?» chiese impaziente.
«Ma certo. E so anche cos'è meglio per te.»
«Allora dimmelo! Dimmi come posso vederli!» Insistette.
«Non così in fretta!» La sua voce echeggiò minacciosa.
Jane rimase in silenzio per qualche minuto, poi pregò nuovamente l'ombra. Ma era andata via. Come poteva dirle una cosa del genere sui suoi genitori e poi sparire? Non era affatto giusto! Forse non poteva fidarsi di quella strana creatura, ma non ne era ancora certa. Nonostante non le avesse detto nulla, le aveva detto che l'avrebbe aiutata a trovarli. Che intendesse dire che sapeva dove sono? Jane pensò agli occhi blu dell'ombra e le ricordarono la figura nera che vedeva allo specchio. Forse erano la stessa cosa?
*Nota dell'autrice*
Ciao a tutti! Ecco la nuova parte della mia storia. Chi è questa misteriosa ombra che si nasconde nello specchio di Jane? E perché stavolta non l'ha vista lì ma fuori dalla finestra? Sono davvero la stessa cosa oppure no? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti. Ci vediamo al prossimo capitolo! <3
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top