Capitolo 2: Faccio a pugni con un grifone

La giornata alla fiera era passata, tra i suoi alti e bassi. Io e Luca ci trovavamo nella mia stanza, e dopo una serata di giochi da tavolo, eravamo seduti sul letto a cercare di spiegarci cosa fosse successo quella giornata.

<<Allora, ricapitoliamo>> Luca mi stava guardando con aria alquanto confusa, ma non potevo biasimarlo, perfino io faticavo a crederci. <<C'era un mago che ti inseguiva per il borgo, ti sei nascosto in una catapecchia, e hai partecipato ad una competizione su chi potesse estrarre Excalibur e hai vinto?>>

<<Era uno stregone, non un mago, ma sì.>> 

<<E tutto ciò nel lasso di nemmeno cinque minuti?>>

<<Te l'ho già detto, non erano cinque minuti, era passata quasi un'ora da quando mi avevi visto.>>

<<Ale, ti ho fatto anche vedere l'orario. Erano passati cinque minuti.>>

Non gli risposi. Ero seduto sul letto, la spada poggiata sulle gambe. Mentre la studiai potevo sentire lo sguardo del mio amico, mi girai per guardarlo.

<<Non starò mica impazzendo?>>

<<Guarda il lato positivo>> disse lui. <<Sei tornato a casa con una spada, una vera spada.>>

Posai nuovamente lo sguardo su quella copia di Excalibur, perché di certo non poteva essere la vera spada nella roccia, quelle erano solo leggende. Solo in quel momento notai un dettaglio che non avevo visto, nonostante avessi passato l'intero tragitto dello scuolabus a fissarla.

<<C'è un'incisione sull'elsa.>>

<<Cosa dice?>>

<<Non lo so, sembra latino.>>

Nonostante la mia scarsa conoscenza della lingua, cercai comunque di leggere la frase che era incisa.

<<Lux gladii viam ostendet.>>

Quando finii di leggere, potei giurare di aver visto la lama brillare leggermente per un secondo. Mi voltai verso Luca per cercare di capire se fosse solo uno scherzo della mia mente, ma dai suoi occhi spalancati capii che era sorpreso tanto quanto me.

<<Quindi l'hai visto?>>

<<Si che l'ho visto>> rispose.

Afferrai la spada per l'elsa e ripetei la frase, questa volta la lama emise un bagliore più forte e continuo. Avrebbe potuto illuminare l'intera stanza, se non fosse stato per le luci accese.

<<E' proprio come in Star Wars!>> esclamò lui.

Mi alzai in piedi sul letto, osservando la lama lucente che avevo tra le mani. <<Inginocchiati.>>

Non esitò un secondo, mentre guardava la spada meravigliato tanto quanto me.

<<Luca Leone, sei il mio compagno e il mio più fedele amico. Giuri di difendere gli oppressi, di dire sempre la verità, ma soprattutto di accompagnarmi al Mc Donald's ogni volta che te lo ordinerò?>>

<<Sì lo giuro>> disse sorridendo.

Poggiai la punta della spada sulla sua spalla.

<<E allora ti nomino mio cavaliere>> esordii con fare solenne.

Un picchiettio alle mie spalle interruppe il nostro momento epico. Mi voltai per vedere con sorpresa un gufo poggiato fuori la finestra che con ostinazione continuava a colpire il vetro col suo becco. Non sapevo ci fossero gufi da queste parti, ma non era la cosa più strana che mi fosse capitata durante la giornata. Scesi dal letto e mi avvicinai alla finestra, la aprii e scacciai l'uccello con la mano, che volò via.

<<Si è fatto tardi, ti accompagno a casa?>> chiesi.

<<Ti porti la spada?>>

Ammiccai un sorriso. <<Ovviamente.>>

<<Allora ci sto!>>

Usciti di casa, decidemmo di tagliare per il parco. Le strade di Cittagazze erano completamente isolate in inverno, e non c'era da sorprendersi. I pub e bar chiudevano presto, e fuori si gelava dal freddo. La spada aveva smesso di illuminarsi nel momento in cui avevo lasciato la presa sull'elsa. Attraversava un vecchio zaino sgualcito di mio zio, che tanto non usava più. Evidentemente alla fiera si erano dimenticati di includere il fodero.

<<Pensi che sia davvero una spada magica?>> sentii chiedermi da Luca. Trattenni una risata a quella domanda.

<<Certo che no, scemo! Sarà uno di quei gadget super tecnologici. Ho visto qualcosa di simile su YouTube.>>

<<Peccato, avrei preferito fosse magica>> bofonchiò. 

Il parco era immerso nel silenzio, fatta eccezione per il rumore delle cicale. Stavamo camminando tranquilli, quando mi sembrò di sentire il rumore di passi alle mie spalle. Mi voltai e un lungo brivido mi percorse la schiena. Una figura incappucciata, a pochi metri da noi, ci stava seguendo. Luca fece lo stesso e lo sentii stringermi un braccio. Quell'uomo indossava una maschera, e aveva tra le mani un lungo pugnale. Senza esitare estrassi la spada dallo zaino, puntandola contro l'uomo.

<<Se fai un altro passo, ti prometto che finirà male>> dissi cercando di raccogliere tutto il coraggio che avevo in corpo. Che volesse rapinarci? La figura si fermò di colpo quando vide la spada brillare nell'oscurità. Allargò le braccia e iniziò a muoverle lentamente in una sorta di danza. Se avessi saputo prima cosa stava per succedere, sarei scappato a gambe levate. Sentii il vento gelido alzarsi e, alle nostre spalle, un cerchio di fuoco e scintille iniziò ad espandersi nell'aria. Dal suo interno uscì una creatura che non avevo mai visto: sembrava un leone, ma con la testa gigante di un'aquila e un serpente al posto della coda. Aprì le due enormi ali, così nere da confondersi nella notte. Gli occhi rosso fuoco fissavano proprio me, o meglio, fissavano la spada. Emise un ruggito così potente che sentii le gambe deboli. Luca cadde a terra, era terrorizzato tanto quanto me.

<<Dammi la spada, giovane.>>

Sentii la voce dell'uomo echeggiare nella mia mente. Come diavolo ero finito in una situazione simile? E perché proprio a me? Nulla di tutto ciò aveva senso, ma di una cosa ero certo: cedere a quello sconosciuto l'unico modo per difendermi non era una buona idea.

<<Luca, scappa>> ordinai con voce tremante. 

<<Col cavolo che ti lascio solo!>> disse, con la bestia che avanzava lentamente da un lato e la figura incappucciata dall'altro. Non sapevo cosa fare. Ricordai quello che mi aveva insegnato mio zio quando ci si trovava sul punto di una rissa: nel dubbio, colpisci per primo. 

Sferrai un fendente verso la creatura, ma lo schivò rapidamente facendo un passo indietro. Nonostante la grossa taglia, era più agile del previsto. La vidi caricare verso di noi, più furiosa che mai. Spinsi Luca via e riuscii a malapena a scansare la creatura con un balzo, rotolando per terra. Mi alzai di colpo, per vedere che l'attenzione del mostro era riservata solo per me. 

Alzò l'enorme zampa, preparandosi ad attaccarmi con i suoi artigli affilati, ma questa volta fui più veloce e riuscii ad intercettarla con un colpo della spada. La lama squarciò la pelle della bestia con estrema facilità, che arretrò gridando dal dolore. Era stato un colpo fortunato, e non sapevo se sarei riuscito a infliggergliene un altro, dato che sentivo ogni fibra del mio corpo tremare come gelatina. La bestia si alzò sulle zampe posteriori, gli occhi come tizzoni ardenti che mi guardavano con un odio viscerale. Dovevo averla fatta arrabbiare parecchio, e la cosa non mi piaceva affatto. Batté le ali, alzandosi in volo verso di me. Iniziai a sferrare colpi alla cieca, nella speranza di tenerla il più lontano possibile da me, e soprattutto da Luca. Portai uno sguardo sul mio amico, che cercava di colpire la bestia lanciandole dei sassi, tattica non molto efficace, perché lo ignorava completamente. Si scagliò in picchiata verso di me, ma riuscii a scansarla nuovamente, facendola schiantare col muso nell'albero alle mie spalle. Il tronco si spezzò in due come un grissino, mentre la creatura si accasciò a terra, palesemente stordita dalla botta.

<<Dammi la spada!>> sentii ordinarmi dall'uomo. Mi girai verso di lui, per vedere una scena che mi fece accapponare la pelle. Era dietro Luca, e lo teneva stretto a sé mentre gli puntava un pugnale alla gola.

Non ci pensai due volte, e lanciai la spada a terra.

<<E' tua, ora ti prego, lascia andare il mio amico>> implorai.

Lo sentii abbozzare una risata sotto il suo cappuccio. Prima che potesse avvicinarsi alla spada, però, ecco che vidi la sagoma di un grosso uccello volare verso l'arma e sollevarla da terra, facendola ricadere ai miei piedi. Atterrò proprio di fronte a me, era un gufo, ma non uno qualunque. Era lo stesso gufo che batteva contro la finestra della mia stanza. Ma la cosa più strana di quella giornata doveva ancora accadere.

<<Dovresti avere più cura dei tuoi oggetti personali, ragazzo mio.>> 

Non potevo sbagliarmi, quel gufo mi aveva appena parlato! 

<<E quanto riguarda te>> si voltò verso l'uomo, il coltello ancora premuto sul collo del mio amico. <<Dovresti imparare a rispettare la saggezza degli animali, evocare un grifone contro due poveri ragazzini non è educato.>>

Ecco cos'era quel mostro, un grifone! Ricordai una leggenda che avevo letto a scuola su quella creatura, scritta nei libri di letteratura. Iniziai a pensare di essere sotto l'effetto di una droga pesante, non poteva essere reale.

<<E tu chi diavolo saresti?>> ringhiò l'uomo.

Vidi il gufo ingrandirsi davanti ai miei occhi e lentamente cambiare forma. Le zampe si trasformarono in gambe, e le ali in braccia, finché non mi trovai davanti un anziano ossuto dalla barba lunga e il cappello a punta. Era quell'anziano ossuto, lo stregone che avevo incontrato alla fiera. Cacciai un urlo, sia per lo spavento che per la sorpresa di ritrovarmelo nuovamente davanti. Quella giornata non voleva finire di prendermi in giro.

<<Non urlare! Sono dalla tua parte>> borbottò il vecchio accigliato.

<<Se sei dalla mia parte aiuta il mio amico!>>

Con un gesto della mano, fece sparire il pugnale dalla mano dell'incappucciato.

<<Ecco fatto, ora mi credi?>> chiese con un sorriso soddisfatto, prima di gridare indicando qualcosa alle mie spalle. <<Attento!>>

Mi voltai di scatto vedendo il grifone, di cui mi ero quasi dimenticato, che caricava un altro colpo della sua zampa verso di me. Mi abbassai di scatto, scansando a malapena gli artigli della bestia. Raccolsi da terra la spada, puntandola nuovamente verso la creatura. Arretrò quando vide la lama illuminarsi di un bagliore argenteo, lanciando un altro ruggito furioso. Non sapevo da dove stessi traendo le forze, ma sapevo che adesso eravamo in due contro due. Per qualche strano motivo, la presenza dello stregone non mi faceva più tanta paura, paragonata a quella che provavo verso la belva assatanata.

<<Il grande Merlino che si scomoda per due mocciosi, non sei cambiato per niente>> commentò l'uomo. Non potevo credere alle mie orecchie. Merlino, quel Merlino? <<C'è un solo erede della spada, e non è certo un bambino, ma Mordred.>>

<<Questo lo dici tu, stolto che non sei altro. Lui è destinato a grandi gesta>> rispose il vecchio. <<Orsù, lascia andare il ragazzo!>>

<<E' tutto reale? Non sono sotto l'effetto di funghetti allucinogeni, vero?>> domandai. Non feci in tempo a ricevere una risposta dal vecchio stregone, che il grifone mi colpì in pieno, scaraventandomi violentemente a terra. La pesante zampa poggiata sul mio petto mi impediva di muovermi, e quasi non riuscivo a respirare. Non poteva essere solo frutto della mia immaginazione, potevo sentire gli artigli della bestia premere sulla mia pelle. Il serpente-coda mi morse ad una gamba. Avrei gridato, se solo non mi fosse mancato il respiro sotto il peso di quella creatura.

<<Thân!>> esclamò Merlino, prima di vederlo evocare una palla di fuoco tra le sue mani e scagliarla contro la creatura. Arretrò, lasciando la presa su di me, mentre sbatteva le ali e si agitava dal dolore. Potevo sentire puzza di penne bruciate. Mi alzai di scatto e, brandendo la spada con entrambe le mani, mi scagliai verso la bestia approfittando del momento. Affondai la spada nel suo petto, e il ruggito furioso del grifone si tramutò in silenzio quando estrassi la lama. Il mostro incespicò per qualche passo mentre un fiotto di sangue fuoriusciva dalla ferita sul petto, dopodiché si accasciò a terra, dissolvendosi in cenere che librava nel freddo vento invernale. Avevo l'affanno, ero esausto fisicamente ma soprattutto mentalmente. Troppe cose erano accadute in quella giornata.

<<Ben fatto!>> commentò con aria soddisfatta il vecchio. Mi guardai attorno, ancora stordito da tutto ciò che era accaduto.

<<Lasciami andare!>> Luca stava gridando, cercando di divincolarsi dalla presa dell'uomo incappucciato. Quando lo vidi trascinarselo verso il portale, lanciai un grido e iniziai a correre verso di loro, ma era troppo tardi. Il portale si chiuse non appena lo attraversarono. Caddi in ginocchio, disperato. Il mio migliore amico era appena scomparso davanti ai miei occhi, e non avevo fatto nulla per evitarlo.

<<Non è possibile, nulla di tutto ciò che sta succedendo è vero>> mormorai, mentre sentivo le lacrime agli occhi e un forte dolore al petto. 

<<Alessandro, devi venire con me>> sentii dire da Merlino che poggiava una mano sulla mia spalla. <<Sarà tutto più chiaro, ma adesso devo portarti in un luogo sicuro.>>

<<Non vado da nessuna parte senza il mio amico!>> sbraitai, scuotendomi via la mano dalla spalla. <<Portami dove si trova Luca, adesso!>>

<<Mi dispiace, ma non so dove ha portato il tuo amico>> a quelle parole sentii un ulteriore peso nel petto, come un macigno che premeva sul mio cuore. <<Ma ti posso assicurare che la sua vita non è in pericolo, non ancora almeno.>>

<<E tu come fai a saperlo?!>>

<<Perché so qual è il vero obiettivo di chi ti sta dando la caccia. Vogliono la tua spada, stanno usando il tuo amico solo per tenderti una trappola.>>

<<Perché dovrei crederti? Perché mai dovrei seguirti, non so nemmeno chi sei!>>

<<Ti assicuro questo: sono l'unica persona che ti può aiutare ad avere indietro Luca, ma ho bisogno che tu venga con me.>>

Sentivo le braccia tremare per il dolore e la frustrazione, a malapena riuscivo a tenere la spada fra le mani. Merlino, Mordred, Excalibur... erano troppe informazioni da reggere in una sola giornata. Non sapevo più cosa fare, ma di certo sapevo che non sarei potuto tornare a casa, non senza il mio amico. Annuii appena, voltandomi verso Merlino. <<Mi prometti che lo riavrò indietro?>>

Lo stregone accennò un sorriso, nascosto dalla lunga e folta barba. <<Questo dipende solo da te, mio caro.>>

Mi alzai lentamente, ancora scosso da tutto ciò che era successo. <<Dove andiamo?>>

Con uno schiocco delle dita, lo stregone aprì un portale alle sue spalle. Il cerchio di fuoco e scintille incorniciava la vista di un castello. <<Andiamo a Camelot.>>

Prima che potessi dirgli di quanto tutta quella situazione fosse folle per me, il morso alla gamba iniziò a bruciare, la testa girava. Crollai a terra, e l'oscurità avvolse i miei occhi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top