Capitolo 95 - Squali

Jane era ancora scossa, non disse nulla, si limitava a galleggiare.

"Guardami", Lauren era a pochi centimetri da lei. Le mise le mani sulle guance, "Guardami."

"Ti sto guardando", in realtà vedeva solo il vuoto.

"Ho detto guardami!"

"Ok, ti sto guardando", questa volta era così.

"Lui ti avrebbe uccisa."

"Lo so."

"Allora non serve dire altro."

"Direi di no."

Lauren la fissò poco convinta, "Il tuo cognome è Yifei e sei una virologa?"

"Perché me lo chiedi? Sai già tutto di me."

"Era per fare conversazione e... stemperare i toni."

Il viso di Jane si fece più duro, "Stempera fin che vuoi, ma io non so nulla di te, né cosa vuoi da me."

"Voglio solo portarti in salvo, questa è la prima cosa a cui devo pensare."

"E poi? A cosa dovresti pensare?"

"Lo saprai... ora allontaniamoci da qui."

La studiosa cambiò atteggiamento, facendosi più cupa in volto, "Non dovevamo stare vicine ai rottami?"

"Sì, ma ora è pericoloso."

"Perché?"

"Seguimi... e smettila di fare domande."

Lauren fece alcune bracciate allontanandosi, girandosi però vide che l'altra non si era mossa.

"Che cazzo fai", urlò.

"Non mi muoverò di qui fino a quando non mi dirai perché devo farlo."

"Merda, e tu saresti una superesperta di virus?" Con poche bracciate tornò da Jane, "Potremmo considerare un virus una specie di predatore?"

"Cosa vuoi dire? Comunque... sì, potremmo considerarlo... ma direi più un parassita che un predatore."

"Bene, allora sappi che in questo oceano di merda esistono dei grossi predatori chiamati squali, molto più grossi dei tuoi virus cazzuti."

Jane si sentì come una perfetta imbecille, "E il sangue dell'uomo che hai ucciso potrebbe attirarli."

"Brava, vedo che hai capito, e ora andiamocene via."

"Sì certo... sono stata un'idiota, una perfetta..."

"Smettila di elogiarti... è troppo tardi."

Di fronte a loro, a una distanza di poche decine di metri, un'enorme pinna si stagliava sopra il pelo dell'acqua.

"È... è..."

"Uno squalo."

"Mio Dio."

Il predatore avanzava verso di loro e quando Jane riuscì a vedere la parte immersa trasalì. Era enorme, non tanto per la lunghezza, poco inferiore ai tre metri, ma per la mole.

Quando il pescecane fu a poca distanza sembrò esitare. Nessuno potrà mai sapere cosa lo spinse ad aprire le fauci, se per dare un segnale di forza agli intrusi o per altro, ma lo fece.

La bocca si spalancò mostrando le sue armi, file di denti acuminati che sembravano nati per un solo motivo: uccidere.

Jane urlò.

"Zitta."

Lauren si avvicinò alla compagna e l'abbracciò.

Nel frattempo, lo squalo aveva richiuso quella bocca spaventosa, continuando a muoversi intorno a loro.

"Muso corto, naso smussato... anche le dimensioni corrispondono."

"Cosa vuoi dire?" le parole della virologa erano un sussurro.

"Che si tratta di uno squalo toro."

"E...?"

"Beh, nonostante la mole e i denti terrificanti è abbastanza docile."

"Docile?"

"Sì, raramente attacca l'uomo."

"Quanto raramente?"

"Che cazzo ne so, fosse stato uno squalo tigre, e ce ne sono, saremmo già state fatte a pezzi."

Jane non sembrò rassicurarsi.

"Non innervosiamolo, forse ha più paura di noi."

"Ne dubito, però sembra abbastanza tranquillo."

"Non farti ingannare dai suoi movimenti lenti, se lo volesse ci sarebbe addosso in una frazione di secondo e saremmo il suo pasto."

La virologa era disorientata, non sapeva più cosa pensare.

Le due donne rimasero abbracciate per diversi minuti, fino a quando il predatore decise di ignorarle.

Videro la grossa pinna dorsale fendere l'acqua fino ai rottami degli scooter. Il corpo dell'uomo ucciso non era più visibile, una delle tante correnti se l'era portato via. Lo squalo seguiva una traccia, una traccia di sangue umano.

La pinna divenne sempre più piccola e lontana, aveva oltrepassato i rottami, poi più nulla, scomparve.

"Se n'è andato?"

"Non lo so."

Il grosso squalo uscì dall'acqua, come vomitato dagli abissi; la sua mole rese la scena terrificante, ma non abbastanza: tra le sue fauci stringeva, ormai stritolato, un corpo umano.

Jane si mise le mani in faccia per non vedere, "Mio Dio, mio Dio..."

L'animale sparì di nuovo sott'acqua, e la superficie, che prima sembrava ribollire, tornò piatta. In quel punto, anche se non visibile alla vista, rimase solo una grossa chiazza di colore rosso.

"Tranquilla, se n'è andato, e si è portato via la merendina."

Jane non rispose, ma si allontanò dalla zona a forti bracciate.

Lauren la osservò per alcuni istanti, per poi seguirla e quando la raggiunse allungò una mano, come per volerla fermare.

"Calmati ora."

L'altra ansimava e sembrava sotto shock. Le prese tra le mani il viso, "Respira normalmente e calmati. Hai capito?"

"Ok... ok, sono calma."

-

Si trovavano in acqua ormai da molte ore, ma nessuna delle due donne aveva idea di quante fossero realmente.

Prima che calassero le tenebre si erano riavvicinate ai rottami e si erano aggrappate a quelli più voluminosi.

-

Il sole stava sorgendo. Ora era chiaro anche a loro che avevano trascorso tutta la notte in acqua.

Erano stanche, contuse, affamate e assetate.

Lauren guardò Jane, "Ne usciremo, te lo prometto!"

La compagna capì che quegli occhi non mentivano e per ora le bastava sapere questo.

-

Il sole si alzò presto.

Lo scorrere del tempo era un qualcosa di strano, come non appartenesse a loro. Il disco dorato si alzava lentamente, allontanandosi dalla linea dell'orizzonte.

Lo squalo non si era più rivisto, ma i problemi erano altri. Le forze stavano ai minimi termini e l'arsura era la sensazione peggiore che stavano provando. Non potevano sapere quanto avrebbero potuto resistere, ma sicuramente non molto.

Sarebbe stato meglio morire subito, pensò Jane, divorata dallo squalo, ma il solo ricordare quelle terribili fauci la fece rabbrividire.

Lauren capì lo stato d'animo della compagna, "Abbiamo un lavoro da fare: tra questi rottami potrebbe esserci qualcosa di utile. Prima non siamo riuscite a controllare, l'ospite che abbiamo incrociato aveva un brutto carattere. Poi si è fatto buio."

Jane sembrò non avere alcuna voglia di rispondere, ma riuscì a parlare, "Questi a cui siamo aggrappati sono solo dei plasticotti inutili."

"Certo, ma qua attorno c'è diversa roba che galleggia, è una fortuna che le correnti tengano ancora tutto assieme. Tu resta qua, io do una controllata, ma non perdermi d'occhio e ricorda: se alzerò entrambe le braccia mi dovrai raggiungere."

La virologa fece sì con la testa, il concetto le era chiaro.

Lauren nuotò verso altri rottami. Le sue bracciate erano ormai lente, non lo faceva per risparmiare le forze, non ne aveva più.

Davanti a lei galleggiava poca roba. Ricordò di avere visto più oggetti, era evidente che qualcosa si era perso. Ormai i resti della collisione si stavano sparpagliando.

La cosa più grande era un altro pezzo di plastica che faceva parte della carenatura di uno degli scooter.

Vicino galleggiava qualcos'altro al quale non riusciva a dare un nome.

Scoprì che i due oggetti stavano assieme perché legati da alcuni cavi. Sfiorò l'oggetto misterioso, era in metallo e si chiese perché non affondasse.

Lo girò e subito capì cosa fosse: era il sedile dello scooter.

Il materiale di gomma lo rendeva galleggiabile, quasi come un salvagente.

"Questo potrebbe essere utile", Lauren alzò entrambe le braccia e vide Jane che stava per tornare da lei.

Poi tornò a guardare il sedile e le si materializzò davanti un concetto banale.

Dimmi che potrebbe essere come penso... ti prego, non era credente, ma si rivolse a un'entità inesistente quasi fosse un Dio e in quel momento, anche lei, aveva disperatamente bisogno di un Dio.

Rigirò il sedile mettendo la parte in gomma in alto, poi analizzò i lati.

"Ecco, forse è questo", tirò una leva e sentì un rumore metallico.

Era riuscita a sbloccare il vano sottosella.

Un fremito le salì lungo il corpo.

Con attenzione ruotò la sella quanto bastava per infilarci sotto una mano. Non poteva rischiare che finisse tutto in mare.

Jane era di nuovo con lei, "Trovato qualcosa?"

"Forse."

Con la mano tastava come se stesse entrando in una tana di scorpioni.

Passò i polpastrelli su tutto quanto vi era all'interno. Non era facile capire cosa ci fosse.

"Ascoltami, ora estraggo quello che trovo, una cosa alla volta e te la passo. La osserviamo, se è utile la teniamo, se no la buttiamo, ok?"

"E dove metteremo quello che ci serve?"

"Ci penseremo dopo, e se sarà così, sarò ben felice di affrontare questo problema."

Lauren proseguì nella sua ispezione.

Estrasse un oggetto e lo porse a Jane, "Una busta con documenti!"

"I documenti della moto. Butta, ma getta i fogli a uno a uno, non so se servirà per essere avvistati, ma non possiamo escludere nulla."

L'altra eseguì senza discutere e Lauren tornò a cercare, "Questo è grosso."

Passò l'oggetto a Jane, "Un mini estintore."

"Forse non ce ne facciamo un cazzo, ma teniamolo.

L'altra si rimise a cercare, una cosa banale avrebbe potuto salvar loro la vita. "Attrezzi inutili... tranne questo", buttò tutto ma tenne un cacciavite, "Potrebbe servire come coltello, anche se ne abbiamo già uno. E questo..."

Lauren diede a Jane il nuovo oggetto.

"Cos'è?"

"Un qualcosa che ora non ci servirà a nulla, ma se avvisteremo qualcuno potrà salvarci."

Si trattava di un contenitore di plastica impermeabile con una scritta in inglese che non lasciava dubbi: emergency signals kit for navigation.

"Segnalatori di soccorso?"

"Esatto."

"Quindi non lo buttiamo."

"Direi di no, questo cazzutissimo oggetto lo dobbiamo conservare come una reliquia."

"Vediamo...", non aprì il contenitore, ma si limitò a leggere quanto scritto esternamente, "Tre fuochi a mano, tre razzi a paracadute e due boette fumogene. Ottimo!"

Diede il contenitore a Jane, "Mi raccomando, sono gioielli preziosi. Se li fai affondare ti faccio scendere con loro."

La virologa non pensò che fosse seria, ma qualche dubbio le rimase.

L'altra continuò la sua ricerca.

"Basta, non c'è altro."

Sembrava sconsolata.

"Non è andata così male no?"

Lauren esitò nel dare la risposta, "No, non è andata così male", ma si vedeva che era insoddisfatta.

"C'è una cosa che dovremmo cercare."

"Cosa?"

"Queste grosse moto d'acqua non hanno solo il vano sotto sella, cioè questo."

"Hanno altro?"

"Sì. Hanno sempre uno scompartimento più capiente: il vano di stivaggio anteriore. Lì, potrebbe esserci dentro di tutto."

"Quindi dobbiamo trovarlo."

"Se non è sceso negli abissi, direi proprio di sì."

"Gli scooter erano due, potremmo ancora imbatterci in qualcosa, alla peggio un altro vano sotto sella."

"Esatto. Ora però mettiamo al sicuro i nostri oggetti. Il cacciavite tienilo tu, potrai usarlo come coltello."

Jane rimase perplessa.

L'altra rimise il kit di segnalazione nel sotto sella, poi con uno dei cavi fissò l'estintore al sellino.

"Ok, da qui non scappano."

Le due donne si guardarono, "E ora?"

"C'è un'altra cosa che vorrei dirti... senza illuderti."

"Ti ascolto."

"I resti erano pochi ed è chiaro che fossero solo di uno dei due scooter. Quando sono riemersa e vi ho cercato, mi è parso di vederne uno adagiato su un fianco, era distante ma credo fosse il nostro."

"Allora?"

"Sto dicendo che quello che stiamo cercando potrebbe essere integro o quasi. Anche se è una goccia nel mare, le correnti tendono a spostare tutto nello stesso verso; potrebbe essere ancora nelle vicinanze, ma più passa il tempo più sarà difficile individuarlo."

"Ok, grazie per avermelo detto, è importante alimentare la speranza."

"Bene. Diamoci da fare."

-

Le due ragazze si allontanarono da quei pezzi ormai inutili. Nel caso avessero avvistato qualcuno, avrebbero potuto usare il contenuto del kit di segnalazione.

Continuavano a scrutare le acque increspate, se il mare fosse diventato mosso, cosa non improbabile, avrebbero avuto seri problemi.

A volte Jane credeva di vedere qualcosa, ma erano solo avvistamenti fasulli, onde che riflettevano oggetti inesistenti. Vide anche una pinna di squalo, almeno così credette. Le sue segnalazioni erano spesso accompagnate da stati di eccitazione che si tramutavano in sconforto totale.

Non riconosceva più se stessa; credeva di essere una donna forte, un punto di riferimento. Pensò a Shaoran, a Jeigei e al proprio lavoro. Aveva perso tutto e ora stava perdendo la vita.

Preferì non dire più nulla, esattamente come l'altra che non aveva più aperto bocca, ma poi capì che parlare le manteneva vive.

Il sole batteva implacabile, attorno a loro si udiva solo il rumore delle onde.

L'arsura le stava martoriando e la loro pelle era ormai cotta dal sole

"Lauren è il tuo vero nome?"

"Se non ti piace puoi chiamarmi Sasithorn."

"Immagino che nemmeno quello sia il tuo vero nome, però è un bel nome."

Lauren rimase zitta, osservava intorno a sé, "Spesso le cose non sono mai come appaiono." Fece una pausa per permettere a Jane di riflettere su questo concetto apparentemente pleonastico.

"Sei misteriosa."

L'altra non rispose, "È di nuovo qua."

"Chi?"

"Lo squalo."

L'enorme pinna dorsale avanzava verso di loro.

Lauren afferrò il pugnale, Jane il cacciavite.

"Quello puoi rinfoderarlo, forse è più efficace l'estintore."

"C-cosa?"

L'animale sembrava essersi fermato.

"Se ci aggredisce apri l'estintore. Per ora ci sta studiando, forse non si è saziato abbastanza o forse comincia ad apprezzarci... come cibo."

Jane deglutì.

Lo squalo ora girava attorno a loro, descrivendo ampi cerchi.

"Cosa fai se ci attacca?", chiese la virologa con un filo di voce.

In quel momento esatto il predatore puntò di nuovo verso di loro."

"Ora lo vedrai. Appena sarà vicino, apri l'estintore verso di lui."

Jane avrebbe voluto ribattere, ma rimase pietrificata.

Quando la bestia fu a pochi metri la donna aprì l'estintore e un getto di schiuma bianca si sparse nell'acqua.

Nello stesso istante Lauren si immerse con il pugnale tra i denti.

Lauren si era portata al di sotto del ventre del predatore. Afferrò il pugnale e si preparò a colpire uno dei punti più delicati, quello che avrebbe trovato per primo: o una branchia o un occhio.

Lo squalo sembrò disorientato, quel ribollire di materia densa e biancastra che aveva davanti non era qualcosa di usuale per lui.

La ragazza capì che era il momento giusto e colpì con tutta la forza che aveva.

La resistenza dell'acqua diminuì l'efficacia del colpo, tanto da farle mancare il bersaglio. Lo squalo si era spostato all'ultimo momento girandosi su se stesso.

Lauren si preparò a un nuovo attacco.

Immersa nell'acqua vide lo squalo allontanarsi, Dai, maledetto, sono qua... vieni.

L'animale lentamente scomparve dalla sua vista e in quel momento lei si rese conto che doveva respirare. Uscì dall'acqua e aprendo la bocca divorò quanta più aria poté.

Cercò subito la compagna: era a pochi metri da lei.

"Tranquilla, se n'è andato... per ora."

-

Erano passate diverse ore e l'angoscia di un possibile ritorno dello squalo stava lasciando il posto alla disperazione di non aver avvistato nessuno dei resti che stavano cercando.

"Non ce la faccio più", Jane era distrutta, nel fisico e nella mente.

La Scorpion Venon le andò vicino e, con un gesto deciso appoggiò la sua fronte su quella della scienziata.

"Tu non mollerai, non fino a quando io sarò viva!"

-

Lauren non aveva mai desistito; i suoi occhi scrutavano di continuo quelle acque che avvolgevano tutto. Era lo sguardo attento di chi non ha mai perso la speranza, ma arrivò il momento in cui quello sguardo cambiò e sembrò diventare ancora più intenso. "Ho visto qualcosa."

"Cosa?"

"Un bagliore e non era un'onda... e nemmeno una pinna di squalo."

Jane non osò fare domande del tipo: sei sicura?

"Eccolo di nuovo. Rimani aggrappata al sellino e seguimi."

Lauren cominciò a nuotare in direzione di quella cosa che a tratti mandava dei riflessi, "Non mollarmi!" Se fosse un rottame degli scooter, sarebbe come aver vinto la lotteria, pensò.

Dopo un tempo per loro interminabile arrivarono nei pressi di quella cosa.

A meno di dieci metri si fermarono.

Due bambine di fronte a un negozio di bambole avrebbero avuto la stessa espressione.

Il verde di quell'oggetto non era il massimo per essere identificato in mare, ma per loro significava che si trattava dei resti di una delle due Kawasaki.

Galleggiava su un fianco e aveva il muso semidistrutto, ma tutto il resto sembrava intatto. Era la loro moto.

"Non è affondata!" Jane lo disse come parlasse di un miracolo.

"Un PWC è di fatto inaffondabile, salvo che si disintegri, come è successo all'altro."

Con poche bracciate lo raggiunsero.

Lauren, sapeva rimettere nella posizione corretta uno di quei mezzi, nonostante pesasse più di quattrocento chilogrammi, ma le ci vollero diversi tentativi per farlo. Solo dopo il terzo la moto tornò nella sua posizione naturale. Infine, si issò sopra, "Yauuuh, così!"

"Cosa aspetti, salta su anche tu, non sei stufa di galleggiare?"

Jane non se lo fece ripetere e salì dietro a Lauren.

Non era la terraferma, ma era quanto di meglio potevano sperare di avere in quel momento.

"Pensi possa anche andare?"

"Credo proprio di no e in ogni caso dove potremmo andare?" Lauren, tuttavia, provò ad accendere la moto d'acqua.

Un rombo echeggiò nell'immensità di quell'oceano.

"Non ci posso credere, va! Questa maledetta è ancora in grado di viaggiare!"

Il motore del PWC suonava irregolare, emettendo degli scoppi a intermittenza.

"Potrebbe essere entrata un po' di acqua nel carburatore, per il resto sembra funzionare. I circuiti dell'olio sono stati studiati per non defluire dal carter nemmeno in caso di ribaltamento."

Guardò il display sul quadro, il carburante era a tre quarti. "Ottimo, questa ha un serbatoio di quasi ottanta litri", Lauren diede dei colpi di gas a intermittenza, e quando le sembrò che il motore fosse tornato a regimi ottimali lo spense.

"Risparmiamolo."

"Non hai detto che non ci sarebbe servito?"

"Ho detto che non ci sarebbe servito per andare da qualche parte, ma potrebbe servirci per scappare da qualche cosa."

Jane rimase perplessa.

"Beh, in realtà, se il GPS e la cartografia funzionano ancora, forse troviamo un isolotto, ma prima abbiamo una cosa più importante da fare... Prima cosa, riprendiamoci il kit e lasciamo che il sellino se ne vada a farsi fottere al largo."

"Siamo già al largo."

Lauren non rispose e, dopo averlo recuperato, lo infilò nel sottosella. Poi, dopo aver osservato lo scooter, abbassò la leva che apriva lo scomparto anteriore del gavone di carico.

La prima cosa che estrasse fu una lattina di Coca-Cola.

"Ecco, non sarà fresca, ma è ottima sia per idratarsi che per avere un po' di zuccheri", l'aprì, offrendola a Jane, "Bevi piano."

La virologa non credette a ciò che provava, sorseggiò quel preziosissimo liquido. Le labbra screpolate le bruciavano e la gola arsa si inumidiva di quel nettare.

Dopo pochi sorsi la passò a Lauren.

La Scorpion non era la prima volta che arrivava ai limiti, ma questa fu una delle situazioni peggiori in cui si era trovata.

Bevve con parsimonia, mai una Coca-cola le sembrò così buona.

"Ora vediamo il resto", estrasse dallo scomparto dei panini avvolti in carta stagnola, barrette energetiche e bevande isotoniche, persino delle banane.

"Cosa ci faceva qua dentro tutto questo ben di Dio?" Jane lo chiese senza che le importasse avere una risposta.

"Che domande... ce le ho messe io", Lauren sbottò in una risata da tempo repressa.

-

Mangiarono qualcosa, ma non troppo, quel cibo sarebbe dovuto durare per molto tempo.

"Oltre al GPS, e al display con la cartografia, c'è un altro aspetto ancora più importante da verificare."

"Un'altra Coca-Cola?" era la prima volta che Jane sorrideva.

"Vedo che ti sta tornando il buon umore... No, niente Coca, si tratta dell'apparato radio di comunicazione VHF marino."

"Potremmo comunicare?"

"Potremmo."

Lauren bevve un altro piccolo sorso di Coca, "Coraggio, verifichiamo cosa va e cosa non va; alcuni strumenti sono fuori uso, ma non voglio fare la pessimista prima del tempo." Riaccese il quadro del PWC. Manovrando con i comandi sulle manopole entrò nel menù del check di sistema e fece una verifica. In pochi secondi vennero visualizzate diverse informazioni; alcune avevano un indicatore di spunta verde, altre una X rossa, queste indicavano delle anomalie.

"Il GPS è ok e la cartografia può essere caricata e visualizzata... e sono le note positive", nonostante questo, il timbro della voce di Lauren trasmetteva una certa delusione.

"E le negative?"

"Le negative sono che la radio non funziona... merda!"

"Poteva andare peggio", Jane lo disse quasi più per confortare la compagna.

"Certo, ma poteva anche andar meglio."

Il display segnava le 5:20 del pomeriggio. Il sole cominciava ad avere i riflessi rossastri della sera.

"Vediamo dove ci troviamo..."

Dal menù Lauren selezionò la scelta navigazione. Il messaggio di attesa GPS lampeggiò per alcuni secondi, il display subì un refresh e la mappa si aggiornò. Comparve una distesa azzurra con al centro il simbolo della posizione geolocalizzata.

"Ecco... siamo qua."

Sul display si visualizzarono le coordinate satellitari: 1.494496, 83.437132.

"Ora faccio uno zoom."

L'immagine si espanse, senza però evidenziare nulla di nuovo.

"Continuo a zoomare."

"Niente?"

"Niente! Cosa credevi che trovassimo? Un atollo tropicale a cento metri di distanza? Con tanto di palme?"

Lauren continuò a zoomare, "Niente di niente, siamo ormai fuori dal Golfo del Bengala, siamo in un mare di niente."

Jane preferì non dire più nulla.

"Eccola!"

"Cosa?"

"L'isola di Sri Lanka. A quattrocento chilometri di distanza. Ed ecco anche Le Maldive, a oltre ottocento chilometri."

La donna sapeva già che la sua sarebbe stata l'ennesima domanda stupida, "Troppo lontane, immagino."

"Decisamente. Il display segna un'autonomia di centocinquanta chilometri, dosando la velocità potremmo fare qualcosa di più, ma cambierebbe poco, questa si beve un litro ogni tre chilometri. Inoltre, ha una bella botta sul muso."

Jane, da dietro, cinse le braccia attorno a Lauren e strinse forte.

La Scorpion Venon non era preparata per situazioni del genere, si limitò ad appoggiare la sua mano su quella della compagna, "Pensa a come eravamo messe prima."

"Mi stai dicendo che ora ci va di lusso?", la virologa stava sorridendo, ma alcune lacrime le solcavano il volto.

"Coraggio, prepariamoci a passare la notte. Io cucino solo se poi tu lavi i piatti, ok?"

"Ok", Jane si asciugò le lacrime.

"Farò comunque un controllo per capire se la radio è riparabile, forse è solo un fusibile."

In poco tempo Lauren capì che il problema era più grave. Non c'era nulla da fare.

-

La notte scese in fretta e il mare continuava a essere tranquillo. Lauren si era sdraiata prona sulla moto, la testa sul cruscotto, sul quale aveva messo una muta ritrovata nel vano anteriore. Jane era appoggiata a lei.

La luna era sorta da poco stendendo la sua luce diafana sulla superficie dell'acqua. Il silenzio era rotto soltanto dalle onde.

Le due donne non facevano parte dell'habitat, erano intrusi, ed era normale che qualche curioso potesse avvicinarsi.

Rumori diversi dai soliti si unirono a quelli delle onde. Lauren tese l'orecchio e a poca distanza le parve di vedere delle ombre muoversi appena sotto la superficie dell'acqua.

"Jane, svegliati."

"Cosa c'è?" Nonostante la posizione scomoda, la donna era stata destata da un sonno profondo.

"Guarda", Lauren indicò un punto nell'acqua lontano una ventina di metri.

"Cos'è?" la virologa rabbrividì pensando potesse essere uno squalo.

"Mante, un gruppo di mante giganti."

"Tipo delle razze?"

"Più o meno, ma un po' più grosse, arrivano anche a oltre cinque metri, ma tranquilla sono inoffensive, si nutrono di gamberetti e di piccoli pesci."

"Cosa stanno facendo?"

"Ci stanno girando attorno, non credo si avvicineranno. Non è difficile incontrarle, vivono in mare aperto e nuotano presso la superficie."

Lauren si zittì per un attimo, poi quasi con timore rivolse un dito verso le mante, "Quello Cos'è?"

Le ombre di quegli strani pesci, che si muovevano appena sotto il pelo dell'acqua, spostandosi lasciavano dietro di loro una scia fosforescente.

Lo spettacolo inusuale aveva un che di magico. Le due donne lo osservarono esterrefatte, Lauren aveva il dito ancora in aria.

"Beh, questo te lo posso spiegare io, rispose Jane: è plancton. Questi microrganismi animali e vegetali emettono luce se vengono in qualche modo stimolati o disturbati."

"Hai capito la saputella, non sei solo un'esperta di virus."

Jane era soddisfatta di aver potuto dire qualcosa che la compagna non conoscesse.

Continuarono a osservare incantate il fenomeno fino a quando le mante se ne furono andate.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top