Capitolo 65 - Il Vaso di Pandora

Col telecomando azionai l'apertura elettrica del box, per poi portare all'interno la spider. La giornata era stata insolitamente calda e poter guidare con la capote abbassata mi aveva fatto alzare di alcune tacche l'umore.

Quando mi buttai sul divano capii che le tacche dell'umore erano comunque molto basse.

Per un attimo cercai di non pensare alle questioni collaterali di tutta questa vicenda e mi focalizzai sulla diffusione del virus. Nonostante i lockdown, ben presto si sarebbero creati altri focolai, dentro e al di fuori della Cina, e questi si sarebbero diffusi nel resto del mondo, era solo questione di tempo.

A tutto questo si aggiungeva l'atteggiamento di Santovito, che andava oltre le normali questioni idiosincratiche esistenti tra noi due.

Poi pensai a Marika, come se potesse essere il viatico a tutto questo. Allo stesso tempo mi chiesi cosa stesse succedendo tra me e lei.
Un giorno mi disse, "Tu hai un gran bel casino in testa." Ora posso dire, con assoluta certezza, che non aveva tutti i torti.

Qualcosa era scattato, era evidente, e c'erano stati degli sviluppi, chiamiamoli così, ma allora perché non la sentivo da giorni?

Sarebbe bastata una telefonata, un WhatsApp...

Ho avuto poco tempo, è vero... si dice così?

Sì, si dice così, ma si dice anche che se si vuole il tempo lo si trova.

Considerazioni che potrebbero valere anche per lei, pensai.

Di quel passo, era chiaro che rischiavo di andare in paranoia.

Lascia perdere, oppure scrivile. È molto semplice.

In quell'istante al mio cellulare arrivò un messaggio, era di Marika.

La chiamai. Sentii il segnale di libero, poi il suo respiro, o così pensai. La voce mi uscì un po' strozzata, "Ciao."

"Ciao, come va?"

Sorrisi, "È la seconda volta che me lo chiedi."

"Beh, non mi hai ancora risposto. Allora?"

"Massì."

"Massì?"

"Sì, massì."

"Quanto massì?" mi chiese ridendo.

Non potei che assecondare il suo sorriso, "Massì più più."

Non disse nulla, così continuai, "Mi stavo facendo alcune paranoie, e sei arrivata in soccorso. Direi che la situazione è migliorata."

"Bene, sono contenta."

"Intendi... sei contenta per me? Perché capisco che tu non lo sei per niente."

"Da quando mi leggi nel pensiero?"

"Da quando ti ho conosciuta."

"Beh, visto che sai tutto, allora sai come la penso... perché sei sparito?"

"Non sono sparito."

"Sì, sei sparito."

"Non ci siamo sentiti per qualche giorno, tutto qui."

"Sì, infatti... pensavo che dopo quello che è successo ti saresti fatto sentire."

"L'avrei fatto, ma..."

"Cosa?" Vidi sul display il nome di John, "Scusami, devo rispondere a una telefonata... ti posso richiamare dopo?"

"Vedi tu."

"Sei arrabbiata?"

"No."

"Sì."

"No. Mi sento solo presa in giro."

Forse alzai gli occhi al cielo, o feci una cosa che aveva quel senso, "Ti richiamo fra poco... ciao."

"Forse non ci sono."

Questa volta mi sforzai di non alzare gli occhi al cielo, "A dopo."

"Ciao."

Chiusi la telefonata passando all'altra.

"Ci sono."

"Dove cazzarola eri?"

"Al telefono... per una questione delicata."

"Non sarà mica per...?"

"No, non è per quello."

John rise, "Ok, ok. Allora, veniamo a noi. Abbiamo i dati del GPS del capo. È chiaro che se ci beccano ci radiano dal corpo... entrambi, e poi ci mandano a Rebibbia."

"Non se aiutiamo lo stato a scremare il marciume."

"Se non scremano prima noi. Allora... I due hanno fatto una pausa lungo la strada, probabile che volessero mangiare, visto l'orario e visto che lì ci stava una trattoria. Poi lui e la sua squinzia si sono diretti a Castel Gandolfo."

"Castel Gandolfo?"

"Esatto. Il GPS era chiaro: sono entrati in una villa stile hollywoodiano e lì ci sono stati per una buona oretta."

"Questo è interessante. E immagino che abbiate indagato anche a chi appartenga la bicocchetta?"

"Abbiamo indagato... appartiene a una società che fa capo a un Equity Fund la cui sede è a Londra."

"E di fatto non sapremo mai di chi sia."

"Non lo sappiamo... ma solo per poco."

"Non è possibile scoprire la vera proprietà di una cosa del genere, è riconducibile al fondo e sarà difficile, se non impossibile, avere altro."

"Non se ci mando una persona fidata, la piazzo nei dintorni con un cannone da 500 mm e mi faccio portare gli scatti."

Sorrisi, "Non ho sentito nulla e non dirmi nulla, ma voglio quegli scatti al più presto."

"Li avrai, la persona è già sul posto."

"La tua efficienza mi fa quasi paura. E... avete provato a intercettarlo?"

"È stata la prima cosa, ma il suo cellulare è blindato."

"Come i nostri, del resto, non si fida di nessuno."

"Già."

"Poi dove sono andati?"

"Nel loro appartamento a Roma."

"Anche questo era intuibile. Ok, ottimo lavoro. Grazie, John."

Chiusi la conversazione.

Ero maledettamente curioso di sapere chi avesse incontrato Santovito Vichi, ma ora dovevo sentire Marika.

La richiamai, il telefono non era raggiungibile.

"Merda." È ovvio che una donna due possibilità non te le dà, non nello spazio di un'ora.

***

Il file di 1.458 Kbyte venne decompresso e infine decodificato attraverso una chiave crittografica.

Comparve un documento testuale.

"Ci siamo."

I ragazzi del team erano ansiosi di scoperchiare quello che sarebbe potuto essere un vaso di pandora.

Quando entrai nella saletta tutti mi guardarono come fossi stato il commissario d'esame alla maturità. Solo John pareva conservare un aspetto di tranquilla normalità.

"Mi devo preoccupare?"

"I ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro, lo vedrai tu stesso."

"In realtà gran parte del merito è di Dennis", quando Francesca terminò la frase tutti annuirono, tranne il diretto interessato.

"Qui da noi non è mai merito di uno soltanto. Ma se hai fatto una cazzata, Dennis, la colpa sarà solo tua."

Mi avvicinai al tavolo dove erano aperti diversi computer portatili, passando vicino a lui, senza che gli altri mi vedessero gli feci l'occhiolino.

"È questo il PC, e quello è il file."

"Grazie, Dennis."

Cliccai sul file e cominciai ad analizzarne il contenuto. All'inizio leggevo riga per riga poi cominciai a scorrere a caso le quasi cinquemila pagine.

"Ok", guardai tutti gli altri, "Ottimo lavoro, ragazzi, ma avrei preferito non vedere quello che ho visto."

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