Capitolo 64 - Il Senatore
Quando il BMW serie sette uscì dalla cancellata del Centro, le guardie si stupirono nel vedere il responsabile dell'intera struttura seduto sul sedile anteriore del passeggero, ma si stupirono ancor di più, nel vedere Elga Ansaldi al volante.
Mentre il grosso mezzo sputava cavalli sull'asfalto, Elga inforcò degli occhiali scuri.
-
La E80 è una delle più lunghe strade europee. Pochi sanno che da Lisbona si snoda fino a Istanbul, con tanto di traghettamento sull'Adriatico.
Elga Ansaldi non pensava certo a questo e nemmeno Vittorio Santovito Vichi. Quella era la solita strada che li riportava a Roma, nel loro superattico ai Parioli.
Santovito, con la sua fedele collaboratrice, aveva deciso di non sistemarsi in modo definitivo da nessuna parte. Non era stato colpito dal fascino di Viterbo, né da quello di Orvieto, né tantomeno da quello di Tarquinia.
Durante la settimana passavano i giorni solo aspettando di tornare a Roma. Per il resto avevano a disposizione la migliore suite di Civitavecchia, sempre riservata a loro.
"Dove stiamo andando?" Elga, ancora alla guida dell'auto, era impaziente di capire cosa stesse succedendo. Girò la testa verso di lui, "Vuoi parlarmi? Sì o no?"
"Trova dove si possa mangiare qualcosa."
"C'è una posticino qua vicino, preparano dell'ottimo pesce."
"Va bene."
Senza essere di quello chic che Santovito apprezzava, il locale aveva una discreta eleganza.
"Un tavolo in disparte, grazie", Lui non aveva nessuna voglia di convenevoli, tantomeno con il primo che incontrava.
"Abbiamo il tavolo con la vetrata vista mare, ed è in zona molto riservata."
"Portaci lì."
Il maître li fece accomodare e consegnò loro il menù, "Per iniziare desiderate un aperitivo?"
"Dell'acqua liscia." Santovito non lo degnò di uno sguardo, continuando col suo atteggiamento indolente.
"E per la signora?"
"Un Martini secco, senza limone."
"Molte grazie."
L'uomo si allontanò con discrezione per arrivare poco dopo con l'acqua e il Martini. "Sarò poi lieto di tornare per le ordinazioni."
"Abbiamo già scelto", Elga era impaziente di rimanere sola con Santovito.
"Tortelloni ai crostacei e pappardelle al polpo."
"Avete pensato anche al secondo?"
"Niente secondo", il sorriso forzato di Elga fece capire al cameriere che non doveva indugiare oltre.
"Molte grazie, sarete serviti al più presto."
Elga sfoderò un sorriso seducente, "Apprezzeremmo... abbiamo una certa fretta."
"Sarà fatto signora."
Quando si fu allontanato Elga cambiò espressione, il suo viso era diventato duro come il granito. "Non capisco perché non mi hai ancora detto nulla. Abbiamo viaggiato per venti minuti in auto e tu, muto; muto come un pesce."
Santovito fissò la donna, "In quell'auto potrebbero esserci molte orecchie."
"Cosa? Pensi di essere spiato? Di essere sotto controllo?"
Lui prese il suo fazzoletto.
"E smettila di asciugarti questo cazzo di sudore."
L'uomo rimase impietrito, poi ritrovò la parola, "Ignorerò il tuo scatto d'ira e l'uso di quei sostantivi scurrili che... mia cara, non ti si addice."
Si asciugò il sudore col fazzoletto, quasi per rimarcare quanto detto, "Tornando al fatto se possiamo essere sotto controllo... non lo so, ma non potrei escluderlo."
Elga si mise le mani sul viso, "Scusa, scusa, scusa..."
"Non preoccuparti, hai tutte le ragioni." Mise via il fazzoletto.
"È questo il problema?"
"No, non è questo", Santovito sospirò, "Dovrò raccontarti tutto."
-
L'uomo di prima tornò accompagnato da un inserviente che reggeva le portate su un grosso vassoio. "Spero sia tutto di vostro gradimento."
"Ne sono certa, soprattutto se non saremo più disturbati."
Il maître questa volta non rispose, limitandosi ad annuire.
Quando tutti si furono allontanati, Elga, senza dir nulla, posò i suoi occhi su quelli di Vittorio, e non li distolse finché lui non aprì bocca.
"Va bene, ma smettila di fissarmi."
"Dimmi tutto e forse la smetterò di fissarti in questo modo."
Lui emise un sospiro, "Conosci il senatore Cragno?"
"Certo, Ernesto Cragno. Ma non siete amici?"
"Amici... a certi livelli non ci sono amici."
"Tempo fa sei andato nella sua villa in Sardegna, senza di me, solo soletto."
Vittorio sembrò rabbuiarsi di nuovo.
"Se stai pensando ad altre donne, non sono stato là per quello."
"Nel caso, non sarebbe la prima volta."
"Ma non ero là per quello, non questa volta."
Elga smise di sorseggiare il Martini e scrutò platealmente Vittorio.
Lui prese un boccone di pappardella al polpo, "Era un incontro d'affari."
"Tu mi porti sempre ai tuoi incontri d'affari. Ti ricordo che non sono solo la tua puttana, ma anche la tua prima collaboratrice."
"Non iniziare a usare toni che..."
"Che non mi si addicono... e tu non continuare a girare intorno alle cose", Elga scansò i tortelloni ai crostacei che non aveva ancora toccato, ormai non aveva più fame, casomai ne avesse avuta.
Vittorio ingollò una copiosa forchettata. "Non erano normali affari", farfugliò con la bocca ancora semi piena di cibo. Deglutì e versò acqua nel bicchiere, che subito trangugiò.
"Mi hanno chiesto di tenere a bada alcune attività che si sarebbero dovute svolgere al Centro."
"Che genere di attività?"
"Qualsiasi tipo di attività che avesse a che fare con dei nuovi virus."
Elga rimase per un attimo senza parole, "Non ho capito bene."
"Il virus che è scoppiato in Cina..."
"Non è sotto controllo?"
"Sotto controllo?" Santovito Vichi sorrise con sarcasmo, "Ti pare che un virus che sta mettendo in difficoltà una città con milioni di abitanti possa essere messo sotto controllo facilmente? Ma non è questo il punto, cazzo."
"Ora sei tu che usi sostantivi scurrili."
"Forse è giunto il momento di usarli. Ora ascoltami bene. Possibile che non capisci?"
Elga ebbe un fremito e a quel punto cominciò a capire. "Ti hanno chiesto di frenare qualsiasi approfondimento su qualcosa che riguardasse il nuovo virus?"
"L'hai detto. Ma non era come pensavo."
"E cosa pensavi?"
"Pensavo che la cosa riguardasse ricerche sperimentali, magari poco lecite, ma teoriche."
"Teoriche", Elga rise, "Vado avanti io?"
Lui annuì.
"Nessuno ti aveva detto che quel virus esisteva o peggio che si stava diffondendo, ma poi, ecco la notizia. A Wuhan, una megalopoli cinese, scoppia un contagio provocato da un nuovo virus sconosciuto."
"Vedo che hai capito."
"Ma allora, quel virus... è stato diffuso volutamente?"
"Non lo so, ma di certo qualcuno a quel virus stava lavorando... è possibile che qualcosa sia andato storto."
"Cosa ti hanno promesso? Soldi?"
Santovito sbuffò.
"Immagino maggior potere... magari un nuovo incarico su una comoda poltrona a Roma."
"Non era quello che volevamo?"
Elga fissò il vuoto, "Sì, certo, ma non grazie a una pandemia."
Non stavano mangiando più nulla, la gran parte del cibo era ancora nei piatti.
Lei aveva disperato bisogno di fumare, "Ora che facciamo?"
"Proseguiamo il viaggio e andiamo da lui..."
"Da chi?"
"Da chi mi ha buttato in questo merdaio... il Senatore."
-
Ernesto Cragno era nervoso.
L'arrivo improvviso di Santovito l'aveva sorpreso.
Nella sua immensa villa a Castel Gandolfo era solo, aveva congedato la servitù, concedendo il pomeriggio libero. Non voleva che ci fosse nessuno.
Quando vide l'auto arrivare, azionò l'apertura del grande cancello d'ingresso in ferro battuto. Lasciò che entrasse all'interno e richiuse il cancello. Infine, andò loro incontro.
Non conosceva ancora il motivo della visita e la cosa non gli piaceva. Un blitz così improvvisato non poteva che potare grane.
"Vittorio, Elga... che piacere. La tua chiamata mi ha sorpreso amico mio... ma, entrate vi prego. Come stai, Elga?"
"Discretamente bene", conosceva appena quell'uomo e la inquietava quell'atteggiamento dove sembrava che lui sapesse tutto di lei.
La villetta era immersa nel verde di un immenso giardino, con piscina all'aperto. Oltre agli alberi, un lago lambiva i confini della dimora.
"Datemi pure i soprabiti."
Santovito non si stupì che non ci fosse presenza della servitù, era chiaro il motivo.
Entrarono in un grande salone in stile impero. Un enorme tappeto troneggiava al centro, sovrastato da un imponente tavolo Ermitage da dieci posti, con intagli e intarsi fatti a mano.
"Accomodatevi", il padrone di casa indicò un divano foderato con tessuti e sete pregiati.
"Vi offro qualcosa da bere...", Elga non gli fece terminare la frase.
"Forse dopo, ora parliamo."
Il parlamentare la scrutò e subito un pensiero gli passò per la testa, Non mi stupisco che sia la succhiacazzi a prendere in mano la situazione.
"Certo, Elga, vi ho ricevuto per questo."
Santovito si asciugò la fronte sudata con un fazzoletto.
"Non giriamoci attorno, cosa sta succedendo?"
Cragno guardò Santovito, "Cosa sa lei?"
"So tutto, Senatore."
"Mmh... bene, allora qual è il problema?"
"Il problema è che in Cina è scoppiata un'epidemia e Vittorio ha ricevuto il 'consiglio', chiamiamolo così, di frenare o nascondere qualsiasi attività al Centro che possa far luce su questi aspetti."
Cragno proruppe in una fragorosa risata, "È questo che le hai detto Vittorio? Dai, siamo seri. Ogni giorno ci sono scambi di... direttive, fra politica e settori specializzati, su cosa è meglio approfondire o meno, fa parte del gioco delle istituzioni."
"Il gioco delle istituzioni?"
"Ma certo, normali rapporti di collaborazione. La Cina si trova a dover affrontare una situazione difficile. Come sapete, faccio parte della commissione Esteri del Senato, e mi è stato solo chiesto di non creare allarmismo sprecando energie per cercare chissà cosa."
Santovito sapeva che quelle erano solo fandonie, ma sembrò rassicurarsi, nonostante si stesse asciugando la fronte, "Elga, credo che Ernesto ci abbia detto le cose come stanno."
La donna lo guardò dubbiosa.
"E non ci saranno problemi? Vittorio non potrà essere accusato di aver sabotato eventuali operazioni di questo genere?"
"Assolutamente no e avrete il mio completo appoggio."
La donna sembrava ancora molto dubbiosa. "E ora cosa dovremmo fare?"
"Nulla, o meglio, quello che avete sempre fatto, evitando, per quanto possibile, di creare situazioni degenerative che possano... alterare gli equilibri."
"Un'epidemia, che potrebbe diventare una pandemia mondiale, mi sembra già un equilibrio molto compromesso. E... in ogni caso, cosa intende per situazioni degenerative, Senatore?"
"Pensare ad aspetti destabilizzanti, teorie complottiste, cose del genere. Il Centro non deve fare queste valutazioni, le faranno le aree preposte dell'AISE, al Centro vanno solo analizzati i dati."
"Sì, ma se i dati vengono alterati alla fonte..."
"Bloccati, non alterati. E se vengono bloccati è perché non sono idonei, evitiamo che lavoriate per nulla o in modo sbagliato."
Santovito, che non amava rimanere ai margini di una conversazione, decise che era il momento di dire qualcosa, "Ernesto ha ragione, Elga. Dobbiamo vedere la situazione sotto tutti questi punti di vista."
La donna non disse nulla per diversi istanti, poi quasi sforzandosi, ritrovò la parola, "Va bene... vorrà dire che ci siamo allarmati per nulla."
L'altro non sembrò convinto di quella risposta, ma decise che era il caso di finirla e si alzò dal divano, "E ora ditemi cosa posso offrirvi... e, beninteso, stasera sarete miei ospiti."
Il volto di Santovito si illuminò, ma Elga prese di nuovo in mano la situazione.
"Grazie per l'invito, Senatore, ma Vittorio voleva tornare a casa sua a Roma. Comunque accettiamo volentieri un drink.
Gragno sorrise, in modo molto tirato, Bene, bene... questa puttanella, Vittorio, ti sta tenendo ben forte per i coglioni, vedo.
-
"Non sei soddisfatta Elga?" La donna aveva una guida nervosa, anche se le strade di Roma le conosceva bene.
"Quell'uomo sputava tre menzogne ogni due parole che proferiva."
"Elga, vedi aspetti negativi ovunque, rilassati."
Lei si girò, "Passami una sigaretta."
Dopo avergliela appoggiata fra le labbra, lui gliela accese.
La sera stava scendendo e le strade cominciavano a illuminarsi.
"Dimmi qualcosa, Elga, anzi dimmela quando saremo a casa."
"Te la dico subito e vaffanculo se qualcuno ci sta ascoltando." Lei lo squadrò, e espirò una boccata di fumo, "Dico che quelli ti stanno usando in una faccenda molto rischiosa, qualsiasi cosa ti abbiano promesso. E dico che... dovremo essere molto prudenti." Si voltò di scatto, "E ti darei un consiglio."
"Sai che i tuoi consigli per me sono tutto."
"Non metterti contro Michelangelo Rey, non tenerlo allo scuro, digli che per questioni politiche hai ricevuto questa direttiva, ma che tu non sei molto d'accordo. Non devi per forza passargli tutto, né tantomeno fartelo amico, ma... non fartelo nemico. Ed è stato prudente che tu non abbia accennato che Rey è venuto da noi a chiedere spiegazioni."
"Hai visto tu stessa che con lui ho cominciato a cedere, se ricordi la questione del codice B8."
"Grazie al cazzo, ti ha minacciato lui di smetterla di giocare con il B8. Sto dicendo una cosa diversa."
Elga fece una pausa e tirò dalla sigaretta, "Non puoi avere solo nemici o gente pronta ad abbandonarti. Vittorio, tu in questo momento, hai più nemici che amici."
Santovito Vichi cercò subito il suo fazzoletto firmato.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top