Capitolo 57b - Una mano di poker

Il biondo dai capelli curati pareva appena uscito da un coiffeur. Non aveva bisogno di sorridere: un sorriso perenne era stampato sulla sua faccia da inglese, "Rilancio con questi."

Un ghigno di soddisfazione pervase il volto dell'uomo con la faccia butterata, "Li vedo e butto anche questi."

Quello alla sua destra, a vedergli i bicipiti e gli stracci che aveva addosso, poteva essere preso per uno scaricatore di porto. Non proferì alcuna parola, se non una sequenza di bestemmie, "Passo, gran figli di cagne."

Il quarto, un uomo di colore che sembrava un fachiro indiano, buttò sul tavolo diverse banconote, "Ci sto, e vedo."

Il biondo calò le carte, "Basta?"

"Un tris di sette?" Il butterato sghignazzò, "Non batte di certo il mio", e calò un tris di fanti.

"Andate al diavolo", sentenziò il fachiro.

Il butterato allungò le mani sul tavolo, arraffando le puntate.

"Un momento."

Il sorriso del biondo divenne ancora più tagliente. Se fosse stato una lama avrebbe affettato il tavolo.

"Che cazzo hai, inglese?"

"Che cazzo ho? Dimenticavo di dirvi che ho anche una cazzo di coppia di donne."

Le calò, mettendole bene in mostra.

"Quindi hai un fottutissimo full? Maledetto bastardo!" Urlò il butterato.

"Così pare, amico mio."

Un pugno colpì in faccia l'inglese, ma prima riuscì a spostarsi e questo attenuò il colpo. Aveva bevuto, ma i riflessi erano ancora buoni. Guardò l'altro con un sorriso strafottente.

"Dove hai messo la tua sportività, amico?"

"Figlio di... Pensi di fare il galletto con me?"

Il butterato si lanciò contro l'altro, facendo danzare il tavolo. Carte e banconote svolazzarono per il locale.

Il biondo gli sferrò un gancio che lo fece volare in aria verso un altro tavolino. La coppia che stava bevendo finì in terra, con i bicchieri dei drink.

"Ora rialzati, la lezione non è ancora finita, devo insegnarti l'arte del saper perdere, amico."

L'uomo spianato sul pavimento cercò di rimettersi in piedi. Il suo sguardo non era certo di sottomissione, soprattutto con l'arrivo di tre suoi compari, e uno armato di pugnale.

La coppia, nel frattempo, strisciò via sul pavimento.

Il fachiro e lo scaricatore di porto osservavano in disparte, quasi divertiti.

Il biondo guardò i nuovi alzando gli occhi al cielo.

"Non vale, siete in troppi." Ma subito sferrò un pugno a quello armato e lo fece volare, "Niente coltelli, non ti hanno spiegato le regole?"

Una sedia si disintegrò sulla schiena dell'inglese, il butterato stringeva ancora in mano quello che ne rimaneva.

"Ma che cazzo..."

"Sei ancora in piedi? Allora assaggia questo."

L'inglese schivò l'ennesimo colpo e, con una mossa di judo, un sode tsurikomi goshi, risbatté a terra il butterato.

L'unico uomo al bancone, gli altri se n'erano andati e anche il barman pareva essersi eclissato, sembrava non preoccuparsi della situazione e sorseggiava un bicchiere di whisky. Era di statura imponente e aveva i capelli raccolti in un codino. "Serve una mano, capo?"

"Solo se mi vedi soccombere, ma non è ancora arrivato il momento."

Uno degli altri tre lo afferrò alle spalle e cercò di tenerlo, ma finì in terra anche lui.

I due rimasti in piedi si guardarono perplessi.

"Ok, basta così", Il butterato si alzò e, con non pochi problemi di stabilità, si avvicinò al biondo. "Picchi sempre troppo forte per i miei gusti."

L'altro gli mise un braccio sulle spalle, "Ho sempre picchiato forte, la verità è che non accetti di perdere a poker."

"Hai ragione, maledetto inglese del cazzo."

"Noah, cerca il barman e digli di tirare fuori le cose migliori, offro io."

L'uomo col codino guardò dietro il bancone, "Sentito, amico? Puoi uscire da lì sotto, la guerra è finita."

***

Mentre il gruppo sbevazzava, come fossero vecchi amici che non si vedevano da anni, al tavolo vicino due uomini avevano osservato la scena, senza essersi persi nulla.

Solo quando Batchelor e Noah decisero che era giunto il momento di andarsene, i due uomini si avvicinarono a loro.

Uno dei due fissò negli occhi l'inglese.

"Mi devi seguire, una persona vuole parlarti."

Batchelor, si girò verso l'amico, "Sentito? Mi dicono che devo seguirli."

Lui storse un labbro, "Hanno forse chiesto 'per favore'?"

L'inglese si girò verso lo sconosciuto, "Avete forse chiesto 'per favore'?"

"Uomo, stai attento a come parli con me, io..."

"E se te lo chiedessi io? Di venire un attimo di là?"

Una donna comparve quasi dal nulla. Era sui cinquant'anni, molto ben portati, con i capelli biondi tenuti all'indietro da una sottile patina di gel.

Era la donna dello Shard of Glass di Londra.

"Niente videoconferenze, oggi?" Chiese lui.

La risposta fu un silenzio imperturbabile.

"Ad ogni modo, se a chiedermelo fosse una con la tua classe..."

Lei lo guardò ammiccando, "Allora andiamo di là, soli."

Un cenno di Batchelor fece capire a Noah che la cosa non andava discussa.

***

"Molto bene, e così ti trovo in una città di merda a fare a botte con degli ubriaconi..." La donna si prese una sigaretta da un astuccio, l'accese e ne aspirò gli aromi, "... Invece di lavorare per quello che ti ho chiesto."

Il sorriso di Batchelor non perse certo brillantezza, per i toni usati dalla donna, ma si rendeva conto che le cose stavano andando per le lunghe. Il suo piano era pronto da tempo, doveva solo aspettare che anche Lauren, sullo yacht, lo fosse.

"Quindi? Non dici nulla?"

"Dico che sto lavorando."

"Ho visto", disse soffiando il fumo della sigaretta fino a lui.

Lui lo ignorò, "Quindi mi stai controllando?"

La donna annuì, "Non ti stavi facendo sentire da un po'. Sì, ho deciso che era meglio capire cosa stavi facendo."

"E cosa hai capito?"

"Che forse sto buttando via tempo e denaro... con te."

I due erano su un divanetto in una saletta privata, per quanto quel tugurio potesse offrirne una. Probabilmente si trattava di un privé per incontri intimi.

"Solo per aver giocato a poker e per una sana scazzottata fra amici?"

"Perché? C'è dell'altro?"

L'inglese si avvicinò alla donna e le mise una mano su una coscia, "C'è che qua ho molti amici e molti informatori, diciamo che è una delle mie tante basi di appoggio... informali."

La bionda guardò la mano che premeva sul suo corpo, "Base di appoggio..." Non poté evitare un sorriso ironico.

"Ottengo più informazioni qua che a Langley... se mi lasciassero entrare."

Lei continuò a sorridere e nel frattempo prese la mano di Batchelor e se la mise tra le gambe, "Sentiamo... che cosa avresti scoperto?"

"Vado con ordine?"

La donna premette le dita sulle sue parti intime e sembrò gemere, "Come cazzo preferisci."

"Ok, come cazzo preferisco", e strinse, questa volta il gemito della donna non fu un'immaginazione.

"Jack ha confermato quanto dicevi: la presenza della virologa sullo yacht", premette ancora e la donna lasciò sfuggire un altro gemito.

"E ho un piano molto dettagliato per liberarla e... per uccidere lui."

La donna gemette di nuovo senza che Batchelor avesse fatto altro.

"E ora, affinché tu possa tranquillizzarti, sulle mie capacità, ti informo che tu e i tuoi due scagnozzi, avete preso alloggio presso l'El Barrio Xanna, in due camere dignitose e non troppo in vista."

Il viso della donna si indurì.

"Sapevo che sareste andati lì prima ancora che arrivaste."

Fece una pausa, "Sapevo che mi stavate cercando. E aggiungo che fate più cagnara di una banda di venditori di tappeti da strada."

La donna allontanò la mano dell'uomo dal suo corpo e si rialzò.

"Sei sempre pieno di sorprese, Dylan."

A Batchelor non piaceva sentir pronunciare il proprio nome, ed erano pochi coloro che lo conoscevano.

"Spero ti sia piaciuto."

"Quello che mi hai detto?"

"Anche."

"Sì, ho apprezzato... e non solo quello che mi hai detto."

Gli lanciò un'occhiata maliziosa, "Ricorda che non c'è molto tempo, fai quello che devi fare", poi se ne andò.

Lo farò, madame, ma non mi fermerò solo a quello.

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