Capitolo 57 - Jiao, la ragazza della cabina accanto

Erano trascorsi quattro giorni da quando Lauren era stata abbandonata sullo yacht. Gli ultimi li aveva passati a fare la ragazzina al servizio di Jack, il dio della Columbus Dragon. In realtà per Jack aveva fatto poco, trascorreva il tempo a giochicchiare con le sue nuove amiche. Ne aveva conosciute altre due, oltre a Jiao. Erano fotocopie l'una dell'altra: ragazzine stupide e ingenue, forse più ingenue che stupide, che amavano credere di poter fare la bella vita, mentre nella realtà erano schiave sessuali.

Il fatto di essere alla mercé del padrone del natante, tuttavia, dava dei vantaggi. Fisicamente lui non le poteva possedere, ma non le dava in pasto a nessun altro, almeno così voleva lui. Nella realtà le cose non erano esattamente come potevano sembrare.

A notte fonda erano ancora in un locale notturno, sulla nave, che non aveva nulla da invidiare il Pouring Ribbons di New York. Avevano sbevazzato e fatto le smorfiose con il grande capo. E fu lì che Lauren notò subito alcuni sguardi d'intesa tra Jiao e uno del servizio di sicurezza.

Quando Jack decise che fu il momento di chiudere, le ragazze gli andarono dietro come gallinelle, Lauren compresa. A loro volta vennero seguite dagli uomini della sicurezza. Nell'ascensore una guardia chiamò il ponte tre e subito il cinque. Giunti al tre, all'apertura delle porte, le ragazze uscirono; da lì sarebbero andate nelle loro cabine. Lauren le seguì, ma nello stesso tempo avrebbe voluto conoscere gli spostamenti del suo osservato speciale. Una guardia non perse di vista le ragazze, altre due rimasero nell'ascensore con Jack.

Cosa ci sarà al ponte cinque? Pensò Lauren, La suite del signor dio?

Mentre camminava nel corridoio ovattato, Lauren pensò a tutti i dettagli che aveva visto.

Due uomini della sicurezza stanno sempre con lui. Sono armati, si capisce per via della fondina ascellare che ostentano spostando la giacchetta. Spesso Jack è in compagnia di un uomo inquietante, occidentale, ma con gli occhi simili a quelli di un serpente, inquietante e pronto a mordere. Sembra l'unico di cui Jack abbia un certo timore reverenziale. Jiao mi ha detto che lo chiamano Snake. Se Jack è il dio della nave, quell'uomo deve essere il suo demonio.

Dovette smettere di inseguire i propri pensieri, erano ormai di fronte alle loro cabine.

"Bene, ragazzacce, è ora di andare a nanna, su muovetevi, se non volete che entri io a rimboccarvi le coperte."

Lauren ricolse subito quell'aria di intesa che sembrava esserci tra quell'uomo e Jiao. Quando le ragazze si infilarono nelle rispettive cabine, lei fece altrettanto, ma appena dentro appoggiò un orecchio alla porta e cercò di ascoltare. Sentì richiudersi la porta della cabina di Jiao.

Le parve di avvertire i passi della guardia che si allontanavano, anche se erano molto attutiti. Forse se li era immaginati, di certo non si era immaginato il rumore della porta che di nuovo sbatteva.

Ma allora Jiao l'ha riaperta e poi richiusa? Il rumore dell'apertura non l'aveva sentito, ma della chiusura sì, di quello ne era certa.

Perché l'ha dovuta aprire per poi richiuderla subito?

La spiegazione poteva essere una sola.

Riaprì con circospezione la porta, se si fosse ritrovata di fronte alla guardia avrebbe inventato una scusa qualsiasi. Le era stato detto che non dovevano andarsene in giro da sola, ma nulla di più.

Con un minimo di sollievo vide che il tipo non c'era, il corridoio era deserto. Si avvicinò alla porta di Jiao e si mise ad ascoltare. Subito non sentì nulla, poi percepì dei rumori: due persone stavano parlando, ma non capiva cosa dicessero. Ormai era chiaro: la guardia era entrata lì. Si chiese se fosse la sua immaginazione, ma le parve, a tratti, di sentire la sua amica gemere. D'istinto ebbe timore per lei e mancò poco che entrasse, ma si fermò. Aveva capito che non erano gemiti di dolore.

Tornò nella sua cabina, "E così, piccola Jiao, ti scopi una delle guardie. Questo, molto presto, potrà tornami utile."

Si infilò una vestaglia di seta, poi uscì di nuovo avviandosi verso il corridoio, sapeva che era un'imprudenza, ma si sarebbe giustificata in qualche modo, in fin dei conti non era una reclusa.

Passata la zona delle cabine il corridoio finì in una specie di atrio, da lì si poteva uscire sul ponte di passeggiata oppure prendere l'ascensore.

Doveva andare al ponte due, era lì che si trovava quella specie di ambulatorio.

Premette il tasto dell'ascensore e le porte si aprirono subito; tirò un sospiro di sollievo quando vide che all'interno non vi era nessuno.

L'ascensore, al contrario di quelli della zona VIP, non era in cristallo, e questo costituiva un vantaggio.

Schiacciò un tasto per scendere di un livello.

Sapeva che si sarebbe potuta imbattere in qualche videocamera, anche non rilevabile a vista, ma era un rischio che ormai doveva correre.

Riconobbe il tragitto che portava all'ambulatorio e non impiegò molto tempo ad arrivare dove aveva passato la notte dopo le visite.

Non aveva trovato alcuna porta sbarrata. I locali erano deserti e silenziosi. Le era stato detto che avrebbe riavuto il suo beauty, ma questo non era avvenuto, come era facile aspettarsi.

Guardò subito dove l'aveva lasciato l'ultima volta: nell'armadietto a fianco del letto. Lo aprì, ma solo per constatare che non c'era. "Maledizione", pensò.

Non le restava che cercare i due barattoli che aveva piazzato nella cabina. Uno era sotto il materasso, lo sollevò ed era ancora lì. L'altro l'aveva messo sopra un pensile e anche quello era al suo posto.

Li mise in una tasca della vestaglia, poi si incamminò verso l'ascensore.

Premette il tasto di chiamata e si aspettò che all'apertura delle porte comparisse una guardia o un inserviente, invece l'ascensore era vuoto. "Questa sera sta andando tutto troppo bene", pensò, "meglio stare all'erta."

Passò l'atrio e fu di nuovo nel corridoio che la portava alla cabina. Si disse tra sé che ormai era fatta, ma fu in quel momento che la porta della cabina di Jiao si aprì all'improvviso e comparve l'uomo che era da lei.
Quasi si scontrarono, la sorpresa colse entrambi. Si guardarono in volto. L'uomo si chiese se lei l'avesse visto uscire dalla cabina di Jiao, ma ormai ne era quasi certo. Lei si sforzò di imitare la faccia di una ragazza spaventata.

"Stavo solo prendendo una boccata d'aria", piagnucolò.

"Anche io."

Lauren si accorse che l'uomo era un po' alticcio e si chiese se questo potesse essere a suo favore.

"Non sei male nemmeno tu..."

Ormai lui sembrava incurante di cosa avesse visto Lauren, la sua attenzione era su di lei. Le aprì la vestaglia e le infilò una mano negli slip, "Mmmh, cosa sento qua, sì, sì... la prossima volta sei invitata anche te."

L'uomo faceva fatica a reggersi in piedi ed era già un miracolo che avesse trovato il modo di mettere la mano in quel posto. Aveva avuto poco tempo per sbronzarsi, sembrava più alterato da qualche droga.

"Ne sarei felice...", rispose lei.

L'altro la guardò con aria vacua e si incamminò lungo il corridoio con passi incerti.

Quando Lauren fu in cabina si sentì sollevata, tutto era andato quasi alla perfezione, anche l'incontro con quell'uomo avrebbe potuto darle dei vantaggi, in prospettiva. Nella sua testa stava cominciando a delinearsi un'idea.

Nascose i due barattoli di crema. Il giorno successivo si sarebbe preoccupata di piazzarli da qualche parte e di attivare i segnalatori GPS.

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