Capitolo 52 - Eros e Psiche
Lauren ormai ne era certa: si era cacciata in una brutta situazione e l'uomo, seduto sulla panca di marmo, cominciava a sembrarle pericoloso.
Era in piedi, nuda davanti a lui. Indossava solo dei sandali i cui lacci le salivano oltre le caviglie. La grande vasca circolare troneggiava dietro di lei.
Jack scrutò la ragazza per lunghi istanti, poi parlò: "Mai sentito parlare di Psiche?"
La domanda la colse di sorpresa, "Che cosa?"
"La mitologica Psiche, ma tu, povera puttanella cosa potresti saperne?"
Lauren conosceva vagamente quella storia, ma preferì stare zitta.
"Psiche era una fanciulla dalla straordinaria bellezza, così straordinaria da scatenare l'invidia della dea Venere, la quale le mandò il figlio Eros, che i latini chiamano Cupido."
Jack se ne stava lì, seduto a gambe larghe, mentre il suo pene cominciava ad avere un principio di erezione.
"Nella giovane, Eros avrebbe dovuto scatenare la passione per un uomo infido e depravato, ma fu lui stesso a rimaner folgorato dalla bellezza di Psiche e se ne innamorò."
Pronunciò quelle parole con disprezzo, quasi con disgusto.
"Si dice che i due giacquero assieme... io preferisco dire che scoparono." Un ghigno gli attraversò le mascelle scarne.
"Eros ogni notte andava da lei, senza mai mostrarle il volto, nascondendosi nel buio. Sapeva che se fosse stato riconosciuto lei non avrebbe accettato quell'amore."
Lauren fu lì per dire, "Sono commossa."
Lui continuò, "Anche Psiche ormai si era innamorata di quel coglione così pieno di attenzioni, ma lui le fece promettere di non cercare mai di vedere il suo volto. Una notte tuttavia, mentre lui dormiva, con una lampada a olio lei gli illuminò il viso. Rimase così colpita dalla bellezza di Eros che le tremò la mano e le cadde una goccia di olio bollente su di lui. Eros si svegliò e vide che lei aveva infranto la promessa... mai fidarsi di una donna. Fu così che se ne andò e la lasciò sola."
Jack fece una pausa, dalla sua espressione traspariva una certa soddisfazione.
"Bene, mia piccola puttanella, ti è piaciuta la storia?"
"Molto."
"Mmh, ora però devo calarla nella realtà. Nella mia realtà e soprattutto nella tua", un sorriso malvagio gli imbrattò la faccia.
"Tuttavia... lo farò a modo mio, perché io sono una specie di dio qua, lo sapevi?"
La donna non rispose, capiva quando era il momento di dar corda a chi era in preda a smanie di onnipotenza.
"Per ovvie ragioni tu sarai Psiche, ne sei onorata? Beh, vedi di esserlo, e soprattutto di meritartelo."
Jack si alzò in piedi. Lauren notò che il pene era tornato a riposo e vide la cosa come positiva.
"Il tuo amico lord Bat o come diavolo si fa chiamare sarà Eros, ti ha sedotta, ti ha scopata e poi ti ha abbandonata."
Semmai le fossero rimasti dei dubbi, ora la ragazza aveva solo certezze, quell'uomo era fuori di testa.
"E io chi potrei essere secondo te? Su... rispondi."
Lei avrebbe risposto che non c'erano ruoli per lui in questa stupida farsa, ma preferì continuare a dare corda, "Se sei un dio non puoi che essere Zeus."
L'uomo rimase sorpreso da queste parole, "Sei più colta delle mie troiette. Bene, cominci a piacermi, ma attenta... a non esagerare", le lanciò un'occhiata per un lungo istante.
"Siccome posso disporre della vita e della morte di tutti, almeno su questo yacht, sì... sono come un dio e Zeus va bene. Ma ora veniamo al dunque."
Jack, camminò fino a Lauren, senza che lei si muovesse.
Le passò oltre e dopo aver compiuto un intero giro della vasca, tornò a sedersi sulla panca. "Voglio capire da te che rapporto avevi con il tuo amichetto e voglio sapere tutto di lui, se sarai convincente... vivrai anni felici nel mio Olimpo, dove dovrai solo divertirti e soddisfare qualche mio desiderio, altrimenti... soddisferai i desideri dei miei uomini, fino a quando sarai in grado di farlo."
Lei cominciava a capire: prima ancora di volere delle informazioni da lei, voleva sapere se fidarsi o meno e lo voleva fare con una certa originalità. In fin dei conti, da una puttanella, quali informazioni sarebbero potute arrivare? La fiducia, era un'altra cosa, andava guadagnata.
Aspettava solo di sapere cosa gli avrebbe riservato quell'uomo. Lui continuava a fissarla e lei notò che l'affare che gli penzolava tra le gambe cominciava di nuovo a dare segni di risveglio.
"Scendi nella vasca."
Lauren, dopo una prima esitazione, si mosse.
Fatti pochi passi l'altro la fermò, "Togliti i sandali."
Si gustò la scena mentre lei, lentamente, se li toglieva.
"Ora andiamo in acqua."
Lei scavalcò il bordo e si lasciò andare nella vasca, l'acqua era gelida e le arrivava appena sotto i seni.
L'uomo sembrava divertito, "Conosci il significato di frigidarium?"
Scese in vasca anche lui cacciando un urletto, "Fresca, eh?" Urlò di nuovo, con versi da cornacchia. "La temperatura è di cinque gradi centigradi, in altre parole è l'anticamera del gelo."
Lauren aveva sopportato temperature anche più fredde, per lei non rappresentava un problema stare in quella situazione, ma cercò di essere a disagio e di avere finti brividi di freddo.
Lui saltellava e sfregava le mani sul petto, "Vedo che te la cavi bene", disse con una voce stridula, poi ridendo, uscì dall'acqua gelida cacciando una serie di urletti. Dal nulla comparve una delle sue concubine con un accappatoio. Se lo infilò, mentre la ragazza si dileguò, nello stesso modo in cui era arrivata.
Lauren era ancora in acqua.
L'altro si rimise seduto sulla panca.
"Ora risponderai ad alcune mie domande, se sarò soddisfatto non succederà nulla, mentre per ogni risposta sbagliata starai mezzora in più in quel tiepido brodino. È molto semplice."
La ragazza cominciò a pensare a una via di fuga da quella situazione, doveva solo capire quanti uomini, nascosti da qualche parte, sarebbero saltati fuori.
"Dimenticavo, devi stare al centro... coraggio, spostati."
Lauren si portò al centro della vasca.
"Bene. Prima domanda. Qual è il tuo nome?"
"Sasithorn."
"Ha un significato?"
"In lingua thai significa Luna."
"Bel nome... e comunque la domanda era facile e dava spazio a pochi giochetti. Deduco che sei tailandese?"
"Sì."
"Di dove?"
"Della provincia di Ubon Ratchathani." Era vero e il suo accento lo dimostrava, anche se Lauren stava parlando in cinese.
"Cosa ci facevi con lord Bat?"
"Non sapevo si chiamasse così", la risposta fu azzeccata; avesse detto che lo conosceva con quel nome avrebbe potuto significare che anche lei faceva parte del piano.
"Mmh", l'uomo si massaggiava il pene che per ora non dava alcun segnale.
"E come lo chiamavi?"
"Non lo chiamavo mai per nome, lo chiamavo tesoro."
"Certo, certo..."
"Come ti ha trovata?"
"Ci sono persone che danno donne in... in affitto. Dovevo stare con lui alcuni giorni."
"Perché ti ha abbandonata qui?"
"Non lo so."
"Dimenticavo di dire che risposte del tipo «non lo so» non sono ammesse, farai mezzora in più in acqua."
Lauren sarebbe potuta uscire dalla vasca e spezzargli il collo in meno di sei secondi, ma rimase ferma e zitta.
"Ripeto la domanda, perché ti ha abbandonata?"
"Ormai non aveva più bisogno di me e forse sarei stata d'intralcio."
"Mmh... va bene, ci può stare."
Lei pensò che avrebbe dovuto fare un po' la tragica, altrimenti non sarebbe stata credibile, "Signore, ti prego, sto morendo di freddo e ho tanta paura, ti prego, fammi uscire, signore", singhiozzò meglio che poté.
"Avevo dimenticato di darti un'altra regola: niente piagnistei... altra mezzora in più", Jack ridacchiò, "E siamo a un'ora."
"Merda", pensò Lauren.
"Lord Bat, cosa faceva sul catamarano?"
"Faceva l'amore con me o pilotava o dormiva."
"E l'altro uomo cosa faceva?"
"Anche lui."
"Anche lui cosa?"
"Pilotava o dormiva... eseguiva gli ordini dell'altro."
"Non ti scopava?"
"Sì sì, anche lui, tante scopate."
Non era vero, ma pensò che il porco avrebbe apprezzato.
L'altro fissò la donna, "Non mi convince la cosa, un borioso come lord Bat non divide nulla con nessuno. È la verità?"
Lauren si morse la lingua e pensò che fosse stato meglio dare un'altra risposta, ma se ora l'avesse cambiata era sicura che sarebbe scattata un'altra penalità.
"Sì, signore è la verità."
"Secondo me no", altra mezzora.
"È la verità", urlò lei, "Sembravano amici, dividevano tutto, anche me."
Jack la scrutò di nuovo, "Va bene mi hai convinto, toglierò questa mezzora." Nel frattempo, la continua stimolazione del suo organo genitale aveva provocato un timido risveglio.
"Ok, starai lì... quanto avevamo detto? Un'ora. Ecco, starai lì un'oretta. Se sarai ancora viva ti tireremo fuori e ti rivitalizzerò di persona. Ora vado a farmi un bel bagno turco", smise di toccarsi e si allontanò ridendo. "E non provare a uscire prima, se tenterai di farlo ti prenderanno e ti ributteranno dentro e ogni volta... sarà mezzora in più."
Lauren era in preda all'incredulità, quell'uomo era un maniaco, un sadico che amava torturare le vittime.
Non era il freddo a preoccuparla, ma lui, tuttavia sapeva benissimo che alla temperatura di cinque gradi, una persona normale poteva resistere meno di un'ora e mezza. Le sue capacità però erano superiori a quelle delle persone comuni, avrebbe quindi aspettato che passasse quell'ora maledetta.
Si concentrò, aveva già fatto esercitazioni simili, peccato che questa non fosse un'esercitazione. I battiti cardiaci stavano già rallentando, era una naturale reazione dell'organismo alle basse temperature. Sapeva che era importante fare dei piccoli e continui movimenti. Cominciò a spostare il peso del corpo da una gamba all'altra e iniziò a muovere i piedi e le mani. Questo aiutava il processo di termoregolazione e di adattamento dell'organismo. Altro non poteva fare, se non affidarsi completamente al suo autocontrollo.
***
Il tempo parve si fosse fermato e Lauren fu tentata più volte di uscire dalla vasca, ma sapeva che era controllata e la sua sola chance era aspettare. Col sopraggiungere dell'ipotermia avrebbe avvertito il desiderio di addormentarsi, di lasciarsi andare a un sonno profondo, ma quel momento lo voleva ritardare il più possibile.
Davanti a dei monitor ad alta risoluzione due uomini osservavano quanto stava succedendo.
"Non sembra una donna normale."
"No? A me sembra che abbia tutte le cosette a posto", ridacchiò l'altro.
"Idiota, intendo che non si sta comportando come una donna normale."
"Intendi che non è in preda a una crisi isterica? Che non si sta disperando?"
"Non solo quello, c'è dell'altro."
"Cioè?"
"Si sta muovendo ritmicamente come se sapesse che quei piccoli movimenti le potrebbero salvare la vita."
Le immagini parlavano da sole, "Hai ragione."
"Inoltre", con un joystick l'uomo zoomò sul viso della ragazza, "lo vedi il volto?"
"Sì, lo vedo... è impassibile. Come fosse nella sua vasca da bagno."
In quel momento Jack passò davanti a loro, "Cosa fa la mia bambina? È ancora viva?"
"Sì, signore, tuttavia c'è qualcosa di strano in lei."
Il dio dello yacht stava sorseggiando un cocktail da un grosso bicchiere, ma quando si girò per guardare il video il bicchiere gli sfuggì di mano e cadde in terra.
"Maledizione, mille volte maledizione."
Una inserviente comparve subito e si chinò a raccogliere i vetri a mani nude.
"Togliti dai piedi, pulirai dopo, non vedi che stiamo lavorando?"
Diede un calcio alla ragazza che era carponi, la quale se ne andò all'istante con i vetri in mano.
"Portamene un altro, lurida sgualdrina."
I due davanti ai monitor si guardarono con preoccupazione, "Allora cosa c'è che non va? È uscita dall'acqua? Sta sbraitando come una gallina?"
"No, signore, no, anzi... è ancora dentro e non sta facendo nulla, tuttavia..."
"Tuttavia, cosa? Quella ragazza ha temperamento; più di voi tutti messi assieme."
In quell'istante una nuova figura femminile si materializzò con un altro cocktail. Una regola semplice, ma ferrea, era che una persona che aveva fatto alterare il padrone della nave non doveva più ripresentarsi, per molto tempo.
Jack trangugiò la sua bevanda, poi guardò la ragazza nei video.
"Da quanto tempo è lì?"
"45 minuti... che facciamo?"
"Non sopravviverà se resta lì, perciò cercherà di uscire. In tal caso... uccidetela."
Sul volto di colui che regnava a bordo di quello yacht comparve una smorfia di compiacimento.
Gli altri due non osarono dire altro.
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Il capitolo 53
uscirà
giovedì 9 novembre
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