Capitolo 35 - Sushi

"Questo sarebbe il secondo invito a cena... devo montarmi la testa?"

Guardai Marika per alcuni istanti prima di rispondere, "No, non devi montartela", sorrisi.

"Il solito simpatico", disse con un broncetto non molto convinto.

"Ti piace il sushi?"

Le brillarono gli occhi, "Ne vado matta."

"Anche io."

"Quindi?"

"Quindi..."

"All you can eat?" disse lei con gli occhi che continuavano a brillare.

"Stai scherzando?"

"Perché?"

"Mai sentito parlare di anisakiasi?"

"Cos'è? Una specialità di sushi?"

"Mmh... non propriamente, è un'infezione parassitaria causata dall'ingestione di pesce crudo."

"Omamma."

"Non è così grave, tuttavia..."

"Non pensavo a 'sto ani... ani..."

"Anisakiasi."

"Ecco, non pensavo a lui, ma a te! Ma dai... se ogni cosa che mangi ti devi fare queste paranoie."

"Ma guarda te...", La osservai bene, sembrava molto contrariata.

"Sei uno di quelli che vogliono morire sani?" Lo disse cercando di trattenersi dal ridere.

"Certo che no, ma nemmeno per mano di un parassita. E comunque un attacco di quel coso non lo vedrei come una paranoia."

"Uffa e riuffa... quindi tu vai matto per il sushi, ma non lo mangi."

"Non ho detto questo."

"E cosa hai detto?"

"Ho detto che si potrebbe andare incontro a qualche problema."

"Allora non lo mangi."

"Lo mangio eccome."

Incrociò le braccia, "Tu in testa hai un gran casino, lo sai?"

"Lo so, ma per altre questioni, non per il sushi."

La presi per mano e me la tirai dietro.

"Dove stiamo andando?"

"A casa mia."

"Ma io ho fame."

"Infatti andiamo a mangiare."

"Cosa?"

"Sushi."

***

La cucina era molto spaziosa e attrezzata, questo permetteva di lavorarci comodi.

"Il sushi non è solo sushi, è un'arte culinaria giapponese, anche se arrivò dalla Cina 2000 anni fa."

Stavo spellando il filetto di tonno, con il coltello parallelo al tagliere.

"Il pesce deve essere abbattuto, in pratica lo metto nel freezer per almeno quattro giorni, questo neutralizza diversi batteri e parassiti. Per quello che può fare il mio freezer."

Lei mi osservava incuriosita, "E nel ristorante non lo fanno?"

"Dovrebbero, ma vuol dire dotarsi di sistemi professionali; non tutti sono in regola, soprattutto quando un all you can eat lo paghi pochi euro."

"Beh, mica vado a cercare la cucina gourmet come fai te."

"Io non lo faccio."

"Sì, lo fai."

La guardai con faccia da finto stizzito e ripresi il lavoro, "Ecco... queste fettine fini servono per i nigiri e i sashimi, queste più grosse per i maki e gli uramaki."

Lei strabuzzò gli occhi.

Sospirai, "Nigiri è la polpettina ricoperta dalla fettina di pesce. Il sashimi è quello che noi chiamiamo carpaccio, i maki invece..."

"Lo so cosa sono! Hanno gli stessi nomi anche dallo you can eat dei cinesi."

"Ok, mi sono lasciato trascinare, in realtà..."

 "Ho faaame, dimmi cosa devo fare che ti aiuto."

La fissai e poi sogghignai, "Spero che tu stia scherzando, un amico chef, prima che lo diventasse, mi ha confidato che per due anni, mentre gli altri cucinavano il pesce, lui guardava e non toccava; solo dopo due anni ha potuto cominciare a toccare."

"Ma tu non sei uno chef."

"Infatti ti farò guardare, non per due anni, ma solo per dieci minutini... senza toccare!"

"Uffa."

"Sto uffa... varia il vocabolario, arricchiscilo e mentre affetto il salmone, prendimi i gamberi, l'avocado, il cetriolo, una mela... Granny Smith, mi raccomando, la farina 00 e... non dimenticare il panko con i semi di sesamo."

"Tutto qui? Nient'altro? Non so nemmeno dove trovarla tutta 'sta roba e la metà me la sono già dimenticata."

"Devi solo aprire il frigo e prendere le due buste di plastica, ho già preparato tutto."

Andò verso il frigo e arrivò con quanto le avevo chiesto. Cominciò a estrarre il contenuto dai sacchetti e man mano li posò sul ripiano in acciaio inox.

"Manca una cosa", l'aveva detto in modo deciso, quasi autoritario.

"Manca una cosa?", scandii lentamente le parole.

"Sì, una cosa."

"Brava! Stavo dimenticando lo zucchero bianco e la maionese allo yogurt, ma lascia, prendo io."

"No-oo."

Guardai la sua faccia che rideva, "No?"

"Manca ancora una cosa..."

"Non credo."

"Credici."

"Importante?"

"Mmh, direi... essenziale."

"Se intendi le bacchette, ci sono."

"Non intendo le bacchette, cosa volevi usare le mani? O peggio le forchette?"

"Certo che no, quindi... La maionese..."

"Quella allo yogurt? No, l'avevi già detto e infatti è lì."

"Hai ragione. Dunque...", Mi battei una mano sulla fronte, "L'alga nori! Che idiota, ecco cos'era. Sei promossa a toccare... il pesce, beninteso."

"Era una battuta? E comunque non so nemmeno cosa sia questa nori."

"Non sai cosa sia l'alga nori? Di preciso nemmeno io, ma l'ho presa con tutto il resto, credo sia quella roba verde che sembra un'alga."

"Vaaa beeene, ma manca sempre una cosa."

"Sei impossibile, e cosa mancherebbe ancora? Cribbio", lo dissi imitando un vecchio politico ancora in circolazione.

Lei rideva, coprendosi il volto con le mani, "Se sei scemo."

Nel frattempo, avevo sistemato tutto per poter cominciare il lavoro serio di composizione, ed effettivamente sembrava mancasse proprio qualcosa.

"Deve essere un ingrediente secondario."

"Sì sì", si stava contorcendo dalle risate.

"Perché continui a ridere in questo modo così... irritante?"

"È un suggerimento."

"Un suggerimento? Il riso! Maledizione... ma dimmelo prima. Hai voglia a imbottire i maki. Prendimelo, piccola, quello a chicco corto."

"Posso toccarlo?"

"Sì, lo puoi toccare." Alzai gli occhi al cielo, "E mettimi su l'acqua."

Lei continuò a sbellicarsi dalle risate.

***

Marika mi scrutava, come volesse analizzarmi.

Tra le lenzuola sembrava ancora più dolce.

Una cosa che non faccio mai, ma gliela chiesi, "Ti è piaciuto?"

"Il sushi?"

La guardai, quel tanto da farla scoppiare in una nuova risata.

"Ma ridi sempre?"

"Con te sì."

"Quindi?"

"Quindi... massì mi è piaciuto."

"Solo massì?"

Lei rise di nuovo, come una matta.

"Certo che sai ridere di gusto, ma come fai?"

"Basta avere te attorno."

"Non pensavo che io fossi così speciale."

"Ma tu non sei così speciale... però mi fai ridere."

"Grazie tante."

"Stavo scherzando", mi diede un bacio.

Uscii dal letto.

"Dove vai?" mi disse ancora tra le lenzuola.

"A prepararti la colazione."

"Nudo?"

"Non si può?" Uscendo dalla porta la guardai da sopra la spalla.

Stava per dirmi qualcosa, e questa volta senza sorridere. Fu un semplice "Sì" e lo sussurrò appena.

"Cosa, sì?"

"Sì, mi è piaciuto."

"Il sushi?" Questa volta fui io a sorridere.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top