Capitolo 34 - Questione di palle
Quattro uomini scesero da un furgone scuro. Non avevano nulla di particolare, se non fosse che impugnavano pistole mitragliatrici automatiche. Senza esitare fecero irruzione nel B&B, sotto gli occhi terrorizzati di alcuni passanti.
"Sono entrati."
Un quinto uomo, rimasto sul mezzo, era in contatto con la centrale operativa e in comunicazione diretta con gli altri agenti.
"Cerchiamo lui!" La fotografia che ritraeva Philippe Martin venne sbattuta sul bancone.
L'addetto alla reception tremava e teneva le mani sollevate in alto, "Non è più qui, se n'è andato da diverse ore... vi prego, io non c'entro nulla."
L'altro non aveva motivo di dubitare, doveva essere così, ma il suo sguardo non sembrava altrettanto indulgente. Comunicò attraverso gli auricolari, "Saliamo verso le camere."
***
"Maggiore, come ben sa, la chiamata telefonica è partita dalla zona sud di Roma, il quartiere Ostiense, da un B&B dove il dottor Martin aveva anche utilizzato il WiFi. Essendo di competenza interna, l'azione è stata gestita dai reparti speciali dell'AISI. Hanno fatto il possibile, ma sono arrivati tardi: lui non era più lì. E ora quel cellulare è irraggiungibile."
Giussani parlò in modo quasi asettico, senza alcun trasporto, come se volesse mantenere le distanze dal suo interlocutore. Su come era stata condotta l'operazione, il colonnello italiano stava dando tutte le informazioni in suo possesso al collega francese, ma se avesse potuto trattenere qualcosa l'avrebbe fatto.
Il maggiore Chevalier non disse nulla e l'altro continuò.
"Ci sono comunque novità sulle analisi balistiche e sulle autopsie dei due agenti uccisi."
"Sentiamo."
"Uno dei due ha sparato all'altro che si è difeso, in pratica si sono uccisi a vicenda. Sembra che Philippe Martin non c'entri con la loro morte."
"Se è fuggito, immagino abbia qualcosa da nascondere."
"Su questo non ci sono dubbi."
"Inoltre potrebbe essere stato complice di uno dei due."
"Oppure essere in combutta con gli altri."
"Quali altri?"
"Quelli che sono arrivati dopo, e che hanno cercato di ripulire la scena." Giussani avrebbe fatto carte false per vedere l'espressione dell'altro. Aveva la netta impressione che il Maggiore nascondesse qualcosa e che non cercasse in alcun modo di alleviare la posizione del suo connazionale. Tutt'altro, sembrava lo volesse usare come capro espiatorio.
"Se ci saranno novità, fatecele sapere... buona serata", il francese chiuse la chiamata.
***
Il direttore della CIA camminava nervosamente nel suo ufficio quando sentì la porta aprirsi, "Il signor Jason Firth." L'agente di guardia fece entrare l'uomo che diede un cenno d'intesa col capo. La porta venne poi subito richiusa dall'agente.
"Ciao, Jason. Sediamoci."
"Grazie."
I due si accomodarono sulle poltrone.
Sheryl Spaelh, a capo della CIA da meno di un anno, vantava già un primato: essere la prima donna a ricoprire questo incarico.
Cinquantadue anni, bella presenza, ma soprattutto un curriculum di tutto rispetto: dagli incarichi in Turchia e Asia centrale come agente sotto copertura, al ruolo di primo piano al Centro antiterrorismo di Washington, fino a diventare direttore dell'Agenzia.
Jason conosceva la storiella che girava a Langley: Se quella donna ha raggiunto una tale posizione deve avere due palle così.
Lui credeva che fosse soltanto migliore di tanti altri direttori e non si chiedeva quanto fossero grosse le palle di lei.
"Dimmi tutto", Sheryl si passò una mano sul collo, tra i capelli scuri, massaggiandoselo, "Maledetta cervicale."
"Sarò breve. Un caso che sto seguendo è più grave di quanto sembrasse all'inizio. E forse avrei dovuto coinvolgerti prima."
"Continua."
"Il mio contatto della DGSE francese è stato ucciso e anche due uomini dell'Intelligence italiana, dopo che han prelevato un uomo in Italia: Philippe Martin."
Il Direttore non sembrò sorprendersi. "Jason, io sono sempre coinvolta. Conosco la storia e so che Philippe Martin è il virologo per il quale ci siamo mossi."
Questa ha proprio due palle così. "Esatto, gli abbiamo fatto avere un nuovo passaporto e l'abbiamo fatto uscire dalla Cina."
Sheryl si massaggiò le meningi come per aiutare meglio la memoria. "Sì, abbiamo organizzato il rientro in Italia, ma mi sfugge una cosa: perché l'Italia e non la Francia o da noi negli States?"
"Fu un suo volere, comunicato all'agente francese con cui era in contatto."
"Mathys Gauthier."
"Sì... lui."
Lei capì che il tono di Jason nascondeva una nota di rammarico.
"Eravate amici, se ben ricordo."
"Sì, lo eravamo."
"Mi dispiace."
"Non è la prima volta che perdo un amico, pare debba far parte del nostro lavoro."
Sheryl cercò di tornare al tema principale. "E questo Philippe? È morto anche lui?"
Era chiaro che la domanda fosse un pro forma, lei sapeva già tutto o quasi. "Non lo sappiamo, è solo sparito. Lo stanno cercando tutte le principali intelligence dell'occidente e forse non solo quelle..."
"Credi sia stato lui?"
"A uccidere i due agenti italiani? Non penso. Si tratta di un tranquillo scienziato in su con gli anni, lo escluderei. Ma teniamo aperte tutte le ipotesi." Fece una pausa poi riprese, "Nell'ultimo incontro con quelli del DGSE c'era uno dei loro pezzi grossi, al prossimo..."
"Mi stai dicendo che al prossimo incontro sarà il caso che ci sia anche io? Va bene, se c'è da tener testa a quel borioso arrogante del generale Roux, ben volentieri."
La donna si alzò dalla poltrona e ricominciò a camminare nell'ufficio, voltando le spalle al collega, "C'è dietro una faccenda sporca e ramificata, ne sono convinta."
"Come fai a dirlo?"
"Sesto senso... o forse per tre uomini uccisi e uno scomparso."
"Quattro, è stata uccisa anche la compagna dell'agente francese."
La donna si girò, "Cazzo, e cosa aspettavi ad allinearmi? Che si arrivasse a uno sterminio di massa?"
"Questi fatti sono stati comunicati poco fa, nell'ultimo incontro." Nel frattempo, Jason si era alzato dalla poltrona.
"Credi che sia solo contrabbando di virus, dove qualcosa è andato storto?"
"Penso che la faccenda sia molto più grave... più grave di quello che possiamo immaginare."
"Cosa te lo fa dire?"
"Sesto senso."
Lei sorrise, ma l'espressione aveva qualcosa di acido, "Non copiarmi le battute. Dobbiamo dar retta ai sensi solo se sono seguiti da fatti concreti."
"Lo so, ma ora non ho altro che questo... senso, e non mi piace."
"Forse stai pensando alle notizie che stanno girando, sia sui notiziari che tra le agenzie."
"Il virus cinese?"
"E il fatto che fonti dell'intelligence diano per certo un lockdown nella città di Wuhan."
Jason sospirò, "Sì, sto pensando a questo, ma anche che, per ora, intravediamo solo la punta di quello che ci può aspettare."
"La punta?"
"La punta dell'iceberg."
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