Capitolo 2 (parte uno) - Pipistrelli

Dopo una breve discesa lungo il pendio, i tre ritrovarono il sentiero.

Poterono proseguire con più tranquillità e Jeigei ricominciò a rallegrare gli altri con le sue fesserie.

Fecero poche e brevi soste che sfruttarono per rifornirsi di acqua fresca. Il pomeriggio se ne stava andando, non potevano perdere altro tempo.

Mancavano poco più di due ore al calare del sole, quando Shaoran alzò una mano e si fermò, "Dobbiamo uscire dal sentiero."

"Come? Ancora? Ma non c'è nessuna frana", disse Jeigei frustrato.

"Manca poco, la grotta non è sul sentiero. Dobbiamo seguire la traccia del GPS."

Jeigei sembrò rassicurarsi.

"Quanto manca?" chiese Jane.

"Mezzora, forse meno, dipende dal terreno."

Facendosi largo tra vari canneti, in poco più di venti minuti si trovarono in mezzo ad un'immensa distesa di felci. Attraversarla fu come guadare un fiume, le piante raggiungevano la vita e ondeggiavano mosse dal vento, come onde.

Dopo un centinaio di metri il terreno tornò a salire. Di fronte a loro si ergevano delle pareti invalicabili.

Shaoran si fermò.

Jeigei emise un grido stridulo. "Non dirmi che ci siamo persi o che dobbiamo scalare anche questa cosa."

"No. Siamo arrivati."

"Non vedo nessuna grotta", rispose Jeigei.

"Guarda bene", disse Jane.

Le felci risalivano la parete, ricoprendola quasi interamente, come fossero piante rampicanti. A pochi metri dal terreno si intravedeva una zona scura dove le piante erano più rade: era l'ingresso della grotta.

"Wow, ci siamo", esultò Jeigei, girandosi verso Shaoran. Lui, nel frattempo, si era già diretto in un punto dove le felci lasciavano spazio ad un soffice manto erboso e stava estraendo dallo zaino la tenda con tutti i suoi accessori.

Jeigei si sentì come chi arriva a tagliare il traguardo quando ormai gli spettatori se ne stanno andando, "Non perde tempo l'amico eh?" Jane non poté rispondere: era già intenta, anche lei, ad estrarre oggetti dallo zaino.

"Ok, ok, vediamo di tirar fuori qualcosa anche noi, Jeigei", disse a se stesso.

"Jeigei!"

"C'è da mettere in piedi la tenda, lo so. Sto arrivando, Shaoran."

Montarono senza fatica una tenda a igloo, la coprirono con un telo impermeabile e fissarono al terreno gli angoli con pioli di metallo.

Posero all'interno tutto il materiale e uscirono, richiudendo la zanzariera alle spalle.

Jane aveva recuperato alcuni sassi per improvvisare un focolare all'aperto. Accese il fuoco e tirò fuori la cena dagli zaini.

Mangiarono cibi in scatola e un po' di frutta. Ormai era notte. Il fuoco, scoppiettando vivacemente, aveva soprattutto una funzione intimidatoria per gli animali.

"Ed ora ecco del Pi Luo Chun, un tè verde dello Jiangsu, dolce e fruttato."

Jane prese la tazza, "Grazie Jeigei, ne avevo bisogno."

"Scommetto che stai rimpiangendo la cucina della stamberga", disse Jeigei divertito.

"Può darsi", rispose con un sorriso la ragazza.

"A te non dico nulla, non ti lamenteresti nemmeno se ti cucinassi pipistrelli allo spiedo", disse Jeigei all'amico, che non batté ciglio.

Jeigei guardò Jane, "Ma secondo te Shaoran è umano?"

"Dopo quello che ho visto oggi, ho diversi dubbi", sorrise Jane.

"Bene, torniamo seri e non mi riferisco ovviamente a te, Shaoran. La grotta è lì, non siete impazienti di visitarla?" Jeigei era euforico.

"Certo che sì", rispose Jane sorridendo.

Shaoran tradì lo stesso desiderio, ma solo con gli occhi, la faccia era rimasta quella di sempre.

"Peccato dover aspettare domani mattina", disse Jane, "Ora sarebbe pericoloso. Ma potremmo avere un assaggio di quello che ci aspetta."

Non lasciarono in giro alcun avanzo, venne messo tutto in un sacchetto a tenuta stagna. Era forte il rischio che qualche animale selvatico fosse attirato dal cibo.

Il sole era tramontato, dentro la tenda avevano aperto il telo che dava all'esterno e richiuso la zanzariera. Da lì si poteva osservare l'ingresso della grotta.

Ormai i colori stavano sbiadendo per essere inghiottiti dalle tenebre. Il paesaggio era l'immensa radura dalla quale erano arrivati, con il cielo sullo sfondo.

"Sentite anche voi?"

"Sì Jane", rispose Jeigei.

Un rumore che ricordava uno stormo di uccelli sovrastò il silenzio. Udirono dei suoni che assomigliavano a cinguettii che salendo di intensità si trasformavano in piccole strida.

Poi li videro.

Un enorme numero di pipistrelli si stagliava nel cielo oscurandolo del tutto.

"Sono usciti", sussurrò Jeigei.

"Sono tantissimi", fece eco Jane, incantata dallo spettacolo.

Quell'esodo sembrò interminabile. Centinaia di migliaia di pipistrelli erano usciti dalla loro grotta per andare a caccia di cibo, insetti per lo più.

Avrebbero potuto percorrere decine di chilometri o rimanere in zona e alle prime luci dell'alba sarebbero tornati nella loro grotta.

Spettacoli del genere lasciavano tutti senza parole.

"Bene, ora possiamo dormire", Jane disse queste parole dopo aver sospirato. Sembrava dispiaciuta. Allungò una mano e, aprendo parzialmente la zanzariera, richiuse la cerniera del telo esterno.

La notte scorreva tranquilla, c'erano solo i rumori della foresta che conciliavano loro il sonno. Quando l'ultima fiammella si spense, i tre dormivano già da tempo.

All'albeggiare videro la stessa scena della sera prima, ma al contrario. I piccoli mammiferi volanti stavano tornando per rintanarsi nella grotta.

Quando non sentirono più alcun rumore, uscirono dalla tenda. Consumarono una veloce colazione e cominciarono i preparativi per la loro missione.

Shaoran aveva già ispezionato la parete per cercare di capire come salire fino all'imbocco della grotta. Non aveva notato particolari impedimenti.

Jane e Jeigei indossarono tute integrali speciali anticontaminazione PRPS , con respiratore a filtro dell'aria elettrico, copricapo incorporato, stivali e guanti. Le tute erano composte da un materiale leggero, multistrato, con barriera chimica ad alte prestazioni. La batteria era in grado di garantire un'ora di autonomia, oltre a quindici minuti per la decontaminazione.

I due virologi alzarono il pollice a Shaoran, lui sarebbe rimasto nei pressi dell'ingresso.

Cominciarono a muoversi. I passi lenti e le tute con casco integrale li facevano sembrare degli astronauti.

Finché fosse stato possibile avrebbero comunicato con ricevitori a radio frequenza di tipo SDR . Avevano stabilito che se avessero perso il segnale, Shaoran avrebbe aspettato al massimo trenta minuti, poi sarebbe intervenuto.

In altre situazioni avrebbero steso un doppino telefonico per comunicare in tempo reale durante tutta l'operazione, ma questo era solo un primo sopralluogo, che poteva essere anche definitivo, se le cose fossero andate bene.

I due raggiunsero faticosamente la base della parete, pochi metri sopra di loro c'era l'ingresso della grotta.

Dall'alto ricadevano i fitti rami delle felci che coprivano l'apertura come tendaggi.

La parete di fronte a loro, sebbene non fosse a picco, era abbastanza degradante. Con un po' di difficoltà, rallentati dalle tute e dagli stivali di gomma inadatti alle arrampicate, riuscirono a risalire i pochi metri che li separavano dall'ingresso.

Entrarono. Non videro granché: sembrava un tunnel più che una grotta. Durante l'avanzata la volta si abbassò, obbligandoli a chinarsi leggermente.

"Shaoran, siamo in un budello, ma è percorribile", la voce di Jeigei era ferma e chiara, ora aveva dismesso i panni del buontempone e indossato quelli dello scienziato.

"Quanto è lungo?"

"Per ora non vedo nessun fondo, amico mio."

Il soffitto ricominciò lentamente ad abbassarsi, tanto da costringerli a procedere chinandosi in avanti. Dopo un percorso abbastanza tortuoso, dove temettero di dover continuare a carponi, la sommità del tunnel finalmente si alzò.

"Shaoran, ci sei ancora?"

Nessuna risposta.

"Shaoran."

"Lascia stare Jeigei, l'abbiamo perso", disse Jane.

"Beh era previsto."

"Teniamo entrambi d'occhio l'orologio, non vorrei farlo entrare solo perché ci siamo attardati."

"Tranquilla ragazza, ho due allarmi impostati, quello della mezz'ora stabilita e quello della durata delle bombole, che è di un'ora."

"Ottimo."

Il terreno cominciava ad essere ricoperto da una sostanza scura e simile a melassa. Gli stivali si immergevano nella melma che si faceva sempre più densa e che ad un tratto iniziò anche a cadere dal soffitto.

Era guano di pipistrello. Chiunque altro avrebbe considerato quel contesto disgustoso e claustrofobico, ma i due procedevano senza tentennamenti.

Il budello si aprì per lasciare spazio ad una grotta, la cui volta si trovava diverse decine di metri più in alto. Era immensa, nemmeno le luci frontali riuscivano ad illuminarla tutta. Enormi stalattiti scendevano in più punti.

"Guarda!", Jane era estasiata, "Quelle bianche! Sono composte da carbonato di calcio quasi puro e... guarda quelle invece!"

Un gruppo di stalattiti rifletteva colori che andavano dall'arancio al rosso. "La presenza di ossido di ferro crea queste sfumature." Anche Jeigei era incantato.

Videro poi ampie zone scure. Non si trattava di roccia, ma di enormi aree ricoperte da pipistrelli.

>>> Continua...>>>

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top