Capitolo 108 - Addio
"Anna..."
"Non dire nulla, lo so già."
"Le voci corrono."
Lei sembrava emozionata, "Tranquilla, ci vedremo ancora. Ora convoca il team, per l'ultima volta."
Mi abbracciò.
"E il distanziamento?"
"Fanculo il distanziamento", rispose lei.
-
Nella sala Zenone il mio gruppo era al completo, mancava solo John.
Enea e Dennis non avevano la solita aria scanzonata, tenevano lo sguardo basso.
Francesca e Peter mi guardavano come per trovare risposte.
"Non la faccio lunga, d'altronde siete stati preparati anche a questo; le cose iniziano e finiscono, funziona così. L'aspetto importante è cosa c'è stato tra l'inizio e la fine. Spero vi sia rimasto qualcosa... qualcosa di utile."
Nessuno disse nulla.
"Addio, ragazzi e... niente abbracci, c'è il distanziamento, e poi... mi commuovono."
"Addio, capo, è stato un piacere lavorare con te."
"Altrettanto, Enea."
"Vale anche per me."
"Non avevo dubbi", risposi sorridendo a Dennis.
"Io..."
"Tranquillo, Peter." Ormai lo ricorderò così, "È stato un onore anche per me."
Francesca non disse nulla, ma si avvicinò e mi abbracciò.
È già la seconda che si butta tra le mie braccia nel giro di pochi minuti.
"Addio, Francesca."
Poi volsi lo sguardo su tutti loro, "E continuate a lavorare sodo. Abbiamo bisogno di gente come voi."
Me ne andai senza aggiungere altro.
Poco dopo ero da John e sorseggiavamo un Jack Daniel's Tennessee Honey, uno scotch al miele.
"Vuoi un abbraccio anche da me?"
"Certo che no, anche perché verrai con me."
"E dove andremo, capo?"
Sorrisi, "Non lo so ancora."
-
Mi sorpresi vedendo Elisabetta sulla soglia del mio ufficio. "Come mai sei qui?"
"Volevo vederti."
"Entra, stavo sbaraccando", la borsa, con le poche cose che avrei portato con me, non era nemmeno a metà.
"Volevo chiederti se l'hai lasciata per colpa mia?"
La mia fu un'espressione più simile a un ghigno che a un sorriso, "Non eravamo insieme... non ancora."
"Sì certo, ma la domanda rimane quella."
"È una storia complicata, forse un giorno te la racconterò."
"Quindi ci rivedremo?"
Questa volta sorrisi sul serio, "Solo le montagne non si incontrano mai."
Ci fissammo per un attimo.
"Addio, Eli."
Lei esitò un attimo, prima di rispondere, "Addio."
Uscii con la borsa a tracolla.
Prima di scendere nel box auto passai davanti all'ufficio di Marika.
Guardai dentro, lei era alla scrivania e mi vide.
Avrei voluto dirle tante cose, ma sarebbero suonate banali e false, anche se non lo erano.
Ci guardammo. Mi passarono nella testa tanti ricordi: il bacio in spiaggia, il sushi, Orione, ma in quel momento pensai a una cosa insignificante, a quella rughetta che le compariva tra le sopracciglia quando faceva finta di prendersela con me.
Me ne andai anche da lei, senza dire nulla, nemmeno che forse, un domani, ci saremmo incrociati di nuovo. Quella frase avrebbe vinto il trofeo delle banalità, sebbene non fosse una banalità.
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