Capitolo 1 - L'Orso


Jane Yifei cacciava pipistrelli da sedici anni, da quando, da giovane virologa, capì l'importanza di analizzare questi animali. Con gli anni si era guadagnata un simpatico soprannome e mai quello fu più azzeccato: bat woman la donna dei pipistrelli.

Questa era una delle tante spedizioni di cui lei aveva fatto parte.

I tre stavano camminando ormai da un'ora.

Jeigei soffriva il caldo, soffriva l'umidità e soffriva portar pesi. Alto, magro e allampanato, sembrava dovesse cadere a pezzi ad ogni passo.

Jane si muoveva con grazia e ad osservarla si poteva intravedere qualcosa sulle sue labbra che assomigliava ad un sorriso che stava per nascere. Ogni giorno per lei era un giorno speciale.

Shaoran non era umano, era una macchina.

Jeigei ascoltava musica con degli auricolari. Aveva piazzato un piccolo pannello solare pieghevole sulla sommità dello zaino che manteneva carico il telefono.

"Prende?" chiese Jane.

Jeigei mise in pausa il player toccandosi un auricolare, "Cosa?"

"C'è segnale?"

"Ah ok, aspetta", L'uomo sfilò dalla tasca il telefono, "GPS forte e chiaro, sei satelliti agganciati, frequenze 4G ed LTE assenti e 3G molto instabile... quando lo trova."

Jane ridacchiò, "Ok, non c'è segnale."

"E pensare che a breve manderemo in orbita un satellite per il 6G", mormorò Jeigei tra sé.

Shaoran avanzava davanti a tutti, si sarebbe fermato solo se ci fosse stato un problema. Si fermò.

"Che c'è Shaoran?" Jane era preoccupata, Jeigei ringraziava il cielo per quella sosta insperata.

"Il sentiero termina qui."

Una frana aveva seppellito il tracciato.

"Beh seguiamo le indicazioni del GPS, no?"

Shaoran gelò con lo sguardo Jeigei.

"Ok, mister muscolo, ho detto una bagattella, come non detto."

Shaoran non smetteva di fissarlo.

Jeigei continuò, "Non sai cos'è una bagatella? Rozzo uomo dei monti... dicesi bagatella cosa di poco conto, come... bazzecola ad esempio."

"Baggianate."

"Non è la stessa cosa, intendevo..."

"E io intendevo che dici solo baggianate."

"Ok, ok... se tu non fossi così grosso..."

Shaoran sbuffò.

I due si stuzzicavano spesso, ma erano grandi amici, Jane lo sapeva e non cercò di sedare quello che era solo un simpatico siparietto, "Quindi?" buttò lì.

Shaoran, esaminando lo smottamento mormorò, "Dobbiamo tornare indietro, il sentiero lambiva il pendio, ora il terreno è diventato pericoloso. Scendiamo più in basso e risaliamo verso est."

Jeigei era sconfortato, Jane perplessa ma fiduciosa, "Sembra che non abbiamo alternative."

Jeigei strabuzzò gli occhi, "Ho come la sensazione che devo cominciare a preoccuparmi."

Tornarono a ritroso per un tratto, poi risalirono puntando ad est, abbandonando la traccia. L'idea era di raggiungere lo scollinamento per poi ridiscendere alla ricerca del sentiero.

Nello Yunnan i rilievi montuosi non raggiungono grosse altitudini, si tratta perlopiù di un altopiano increspato da fitte colline, una grande distesa di foreste sempreverdi tropicali.

La risalita fuori dalla traccia era faticosa e lenta. Spesso dovevano procedere a zig-zag.

Fortunatamente il sottobosco era poco intricato, ma la pendenza, le zone fitte di bambù da aggirare e gli enormi tappeti verdi di felci, costituivano dei seri ostacoli.

La pendenza diminuì improvvisamente e si ritrovarono a scollinare. Davanti a loro si aprì una radura. Iniziarono a camminare su quel morbido fondo erboso. Nelle zone più in ombra potevano scorgere stupende piante di Arisaema, alcune in fiore, altre con piccoli frutti tondeggianti che passavano dal verde, all'arancio e al rosso, riuniti come in una pannocchietta.

Jane era incantata. Pur conoscendo bene la natura che la circondava, rimaneva sempre a bocca aperta davanti a certi spettacoli. Si voltò verso i compagni e rimase colpita nel vedere mutare improvvisamente le loro espressioni.

A colpirla non fu la maschera di terrore impressa sulla faccia di Jeigei, abituata come era alle sue buffonate, piuttosto il viso di Shaoran. Poche volte lo notava con un'espressione diversa sulla sua faccia imperturbabile. Questa era una di quelle volte. Era teso, la mascella contratta come fosse di marmo.

"Jane, non muoverti", le disse sussurrando, mentre avanzava a piccoli passi. Jeigei era in preda al terrore.

Shaoran la raggiunse e Jane non poté non girarsi verso quello che evidentemente doveva costituire un grosso problema.

Un enorme orso tibetano stava mangiando delle bacche appena di fronte a loro.

Non sembrava nemmeno averli visti, dovevano essere controvento.

Durò poco, ad un tratto il plantigrado annusò l'aria più volte, poi emise un piccolo ruglio di inquietudine, fissando gli intrusi.

"Non ci farà nulla, si ciba di bacche e ghiande", Shaoran sembrava voler rassicurare i compagni.

"È, è... un carnivoro, comunque, qualche piccolo mammifero l'ha divorato sicuramente", balbettò Jeigei.

L'orso continuava ad annusare l'aria, evidentemente non aveva una gran vista e l'essere controvento era sicuramente di aiuto per i tre intrusi. Gli orsi hanno sia la vista che l'udito ben sviluppati, ma il loro dono eccezionale è l'olfatto.

Finché l'aria li aiutava potevano avere una possibilità.

La bestia doveva essere abbastanza vecchia, forse per questo la vista non era impeccabile.

È enorme", piagnucolò Jeigei.

"Stai zitto", sussurro Shaoran.

L'orso continuava a guardare nella loro direzione e ad annusare l'aria, poi si alzò lentamente sulle zampe posteriori ed emise un bramito terrificante.

"Questo è il momento dove posso dire di sentirmi pietrificato", Jeigei stava chiaramente avendo una reazione isterica.

L'orso si rimise in terra e venne verso di loro, lentamente.

Jane e Jeigei pensarono di essere spacciati, ma ad un tratto videro una cosa che non avrebbero mai immaginato.

Shaoran si mise davanti a Jane e, levando le mani al cielo, cominciò ad urlare.

L'orso rimase inizialmente sorpreso, poi si alzò nuovamente sulle zampe posteriori e agitando quelle anteriori mise in vista i suoi terribili artigli. Il suo verso squarciò l'aria. Dalla bocca spalancata, le grosse fauci sbavavano fiotti di saliva.

Shaoran, non desisteva; all'avanzare dell'orso, continuava ad ergersi davanti a lui come un titano. Un animale di oltre duecento chili e di quasi due metri. Per quanto possente, anche Shaoran sembrava minuscolo, di fronte a lui.

L'orso, tornato sulle quattro zampe, si portò a pochi metri di distanza e lì si fermò. Fissò l'uomo, come per capire se rappresentasse un pericolo. Shaoran, nel frattempo, aveva lentamente abbassato le braccia. L'orso annusò nuovamente l'aria. Erano uno di fronte all'altro. Il resto non esisteva più. I loro occhi sembravano toccarsi.

Ma non erano sguardi di sfida, né di paura. Erano di rispetto.

Fu l'orso il primo a dare un segnale. Emise un bramito che ora non aveva più nulla di minaccioso, senza però denotare alcun timore. Poi lentamente si voltò e si allontanò.

Per un attimo nella radura non si udì più alcun rumore.

Il viso di Shaoran era tornato ad essere imperscrutabile. Jane era sicuramente più distesa e Jeigei, che era ancora sotto shock, trovò la forza di balbettare, "Ma tu sei fuori, fuori veramente... come, come... cavolo hai fatto?"

Shaoran guardò l'amico come si guarda un bambino a cui si deve spiegare tutto, "Era un orso della Luna."

"Beh certo, un grosso orso tibetano o come lo chiami tu."

"Non avrebbe fatto male ad una mosca."

"È per questo che ti sei messo davanti a braccia alzate urlando?"

"Solo perché si stava avvicinando troppo, ma non ho mai creduto che ci attaccasse, voleva solo capire chi fossero gli intrusi."

"Beh ora sono più tranquillo, se ritornasse cercherò di ricordarmelo... anzi, magari metto anche io le mani al cielo e gli urlo qualcosa contro."

"Smettila Jeigei, ha ragione Shaoran: quella povera bestia non farebbe male a nessuno", Jane fece una pausa e guardò il compagno con tutta l'intensità di cui era capace, "Mangia bacche, ghiande, castagne e forse qualche roditore, se lo trova già morto. Siamo noi i suoi peggiori predatori e non perdiamo occasione di dimostrarlo."

Jeigei si fece cupo, "Sì, Jane, so cosa intendi, ti riferisci a quella porcata delle fattorie della bile?"

"Sì, esatto. Una cosa che faccio fatica a capire come possa essere ancora tollerata."

"Sì, hai ragione Jane, una cosa disgustosa."

"Se mi dovessi imbattere in una di quelle fattorie, so cosa farei", il tono di Shaoran era duro come l'acciaio.

"Non vorrei essere al posto di quegli uomini", ridacchiò Jeigei, "So per certo che finirebbero in gabbia al posto degli orsi."

"Andiamo ragazzi, prima che l'orso cambi idea e ci tratti come la nostra razza meriterebbe", Jane lanciò un'occhiata a Shaoran come a sottolineare che era ora di muoversi.

"Di qua."

"Ma è dove si è allontanato l'orso", miagolò Jeigei.

"Esatto, lui sa dove andare."

Jeigei avvicinò la bocca all'orecchio di Jane, "Gliel'ha detto l'orso?"

"Credo di sì", sussurrò la donna.


>>> continua >>>

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