3
La statale si allungava come la schiena di un serpente preistorico. La Fat Boy puntava verso la linea dell'orizzonte, dove un rotondo e perfetto occhio di fuoco si inabissava lento. Red batté una mano sulla spalla di Ripper. Il gigante gettò un'occhiata allo specchietto laterale e vide che l'altro gli stava indicando qualcosa. Alzò il pollice, rallentò e infilò una piazzola di sosta poco più avanti.
«Scusa tanto ragazzo, ma se la tengo un altro secondo finisce che scoppio», disse Red smontando.
Si allontanò di qualche passo, ci pensò su e tornò indietro.
«Questo maledetto affare mi rompe l'anima», disse togliendosi il gilet e posandolo sulla sella. «Non scappare, faccio in un lampo.»
Si allontanò di qualche metro e prese ad abbassarsi la salopette. Mentre era impegnato nell'operazione, un'auto sfrecciò a pochi metri da loro.
«Finocchi del cazzo!» abbaiò un tizio sporgendosi dal finestrino.
«Ficcatici un cetriolo», mormorò Red che intanto cercava di non farla controvento.
Ripper prese mentalmente nota dell'auto, una Chevy color cioccolato. Quando Red rimontò in sella gli chiese: «Ti va di svagarti un po'?»
«Che hai in mente?»
«Stavo pensando che in questo maledetto Stato ci sono tipi poco cordiali. Qualcuno deve insegnargli ad abbassare la cresta.»
Red abbozzò un sorrisetto maligno. «Una bella raddrizzata vecchia maniera?» chiese rimettendosi il gilet.
«Già. Che ne dici?»
«Che ne dico? Metti in moto e andiamo a fargli il culo.»
Ripper sorrise, mise in moto e diede gas. La Fat Boy ruggì una, due, tre volte.
«Guarda la figlia di puttana com'è incazzata», disse Red. Batté il palmo sulla schiena del gigante, che girò la testa. «Un Angel e uno Skull. Un vecchio Skull, che somiglia al suo tatuaggio ogni giorno di più.» Ripper sollevò un angolo di bocca. «Se mi vedesse il vecchio Fortune, sicuro come la morte che gli piglierebbe un colpo.»
Ripper si mise in movimento e rientrò in carreggiata senza segnalarlo agli altri veicoli. Un'auto sterzò per evitare la Fat Boy, spostandosi sulla corsia di fianco in uno strombazzare di clacson. Il conducente imprecò e cacciò il pugno fuori del finestrino. Si accorse che a guidare la moto era un biker largo quanto un letto a due piazze e ritirò in tutta fretta il braccio. Ripper non si accorse di nulla. Era concentrato sulla Chevy color cioccolato. Accelerò facendo lo slalom tra le auto in movimento. Superò un camion con rimorchio e vide la Chevy che si spostava sul lato destro della carreggiata, segnalando la svolta. Ripper rallentò mettendosi sulla sua scia e svoltò in un'area di servizio. La Chevy si fermò accanto alla pompa di benzina. Ripper si insediò al fianco di una Jeep e spense il motore.
Dalla Chevy smontò un uomo sulla trentina, capelli scuri che spuntavano da un berretto rosso e si disperdevano in ciuffi scomposti. Si diede una controllata al pacco, sputò in terra e si stiracchiò. Nell'alzare le braccia al cielo, la maglia a mezze maniche si sollevò un attimo e Ripper riuscì a vedere il solco tra le chiappe. Un altro tizio smontò dal lato del passeggero. Era più giovane del suo compare ma doveva essere imparentato con lui: la somiglianza saltava all'occhio.
«Andiamo», fece Ripper.
Smontò e si avviò verso la Chevy seguito da Red. Berretto Rosso stava facendo benzina. Il suo compare era sparito all'interno della stazione di servizio. Ripper fece segno a Red di aspettare. Red annuì, passò oltre la Chevy senza degnare Berretto Rosso di un'occhiata e si sistemò accanto all'ingresso della stazione di servizio. Si poggiò al muro, le braccia incrociate sul petto. Il gilet di Ripper gli conferiva un aspetto ridicolo e quei quattro gatti impegnati a fare rifornimento lo squadravano con sospetto.
Ripper si sistemò accanto alla pompa di Berretto Rosso, che non si accorse del biker se non quando alzò gli occhi per controllare il contatore. Vide Ripper e sbiancò. Lo sguardo andò alla forcella dove si agganciava l'irroratore. Il bisonte ci stava proprio accanto. Concentrato com'era a studiare la situazione dimenticò per un attimo quello che stava facendo e allontanò l'irroratore, bagnando la fiancata e inzuppandosi le scarpe.
«Merda!» imprecò.
Sollevò le dita dal grilletto e guardò l'irroratore in tralice, come se l'accaduto fosse colpa sua.
«Fanculo.»
Guardò il gigante con ansia malcelata, poi vide il suo compare che veniva fuori dalla stazione di servizio e si rilassò un poco. Aggirò la Chevy e si diresse verso la pompa.
«Togliti dai piedi», disse a Ripper.
«Altrimenti?» chiese il gigante.
Berretto Rosso fece un mezzo passo indietro. Lanciò un'occhiata veloce oltre la spalla di Ripper e abbozzò un sorriso.
«Altrimenti ti inzuppo e ti do fuoco come a un cazzo di animale.»
«Che diavolo succede?» urlò qualcuno alle spalle di Ripper.
«Questo stronzo cerca rogne», disse Berretto Rosso.
Il compare di Berretto Rosso si portò accanto all'amico e squadrò Ripper come fosse un animale raro. «Che cazzo vuoi?»
Aveva un naso a patata che sembrava quello di un pugile dopo un incontro particolarmente violento.
«Chi di voi mi ha dato del finocchio, prima?» chiese Ripper.
Il sorriso di Berretto Rosso svanì. Le labbra di Naso a Patata si trasformarono in una linea sottile.
«Ma di che cazzo stai parlando?» domandò Berretto Rosso.
Non era bravo come bugiardo e, quando Ripper gli puntò gli occhi addosso, distolse lo sguardo.
«Uno di voi stronzi mi ha dato del finocchio.»
Berretto Rosso guardò l'amico. Ripper comprese che l'iniziativa era stata di Naso a Patata e mosse un passo verso di lui.
«Sta' fermo lì o giuro che ti trasformo in un tacchino arrosto», ingiunse Berretto Rosso spianando l'irroratore,
«Fa' pure, ma così saltiamo tutti per aria, compreso te e questo stronzo dal naso piallato», rispose Ripper.
Berretto Rosso indugiò e Ripper approfittò di quel momento di indecisione per lanciarsi su di lui. Afferrò l'irroratore con una mano e con l'altra gli mollò un pugno in bocca. Berretto Rosso finì sul cofano della Chevy. Naso a Patata si lanciò verso il bagagliaio dell'auto. Lo aprì e rovistò al suo interno, la testa ficcata in fondo e riemerse pochi secondi dopo impugnando una chiave a croce.
«Io non lo farei.»
Si voltò per vedere chi avesse parlato e trovò un vecchio con indosso un gilet che gli stava come un frac. «E tu chi cazzo sei?»
«La fata turchina», disse Red e gli rifilò un calcio nelle palle.
Naso a Patata si piegò sulle ginocchia, lasciò cadere la chiave a croce e si accasciò a terra tenendosi il pacco con le mani.
«Sta' a cuccia lì, da bravo.»
La Chevy sobbalzò sulle sospensioni. Red fece capolino e vide Ripper intento a fare di Berretto Rosso il suo personale sacco da boxe. Lo colpiva facendolo volare sul cofano della Chevy, lo tirava su e ricominciava a pestarlo. Red pensò che sarebbe stato un perfetto Skull. Picchiava come un fabbro e aveva palle grosse come lune. Ripper afferrò Berretto Rosso per la maglia, gli assestò un pugno sul muso e lo mandò al tappeto, poi restò a osservarlo per qualche momento, in attesa di scoprire se avesse voglia di continuare.
«L'hai conciato per bene», fece Red.
Ripper spostò lo sguardo lungo la fiancata della Chevy, fino alla ruota posteriore. Dietro questa spuntava la testa di Naso a Patata, le labbra accartocciate in una smorfia.
«Anche tu non sei stato da meno», notò Ripper.
«Mi è rimasta qualche carta da giocare.»
«Ti serve una mano con quello?»
«Credo di potercela fare. E poi il nostro amico, qui, stava proprio per scusarsi.» Red gli posò la suola sul pacco e fece pressione. «Non è vero?»
Naso a Patata guaì.
«Non credo di aver capito», disse Red e aumentò la pressione sui testicoli.
«Mi dispiace!» gracchiò Naso a Patata.
Red guardò Ripper. «Che ne dici, può bastare?»
«Sì!» guaì Naso a Patata. «Per favore!»
«Non stavo parlando con te», disse Red e gli schiacciò il pacco.
Naso a Patata si esibì in un ululato da medaglia d'oro: «Auuuuuuu!»
«Sembri un coyote in calore.»
La porta della stazione di servizio si spalancò e un ometto calvo venne fuori.
«Ehi, che diavolo succede?» gridò. Vide due tizi dall'aspetto poco raccomandabile strapazzarne un altro, arretrò e sospinse la porta con le chiappe. Mise dentro la testa e si rivolse alla bionda in sovrappeso dietro la cassa. «Chiama gli sbirri.»
La donna recuperò il telefono dal ripiano sotto il bancone, sollevò il ricevitore e chiamò il 911. L'ometto tornò a rivolgersi ai due tipi dall'aria poco raccomandabile che stavano accanto alla Chevy.
«Gli sbirri saranno qui a momenti. Se non volete guai, vi consiglio di sloggiare.»
«Palla da Biliardo, lì, ha chiamato la cavalleria», fece Red. «Filiamo prima che arrivino. Sono troppo vecchio per un soggiorno spesato in gattabuia.»
«Ha imparato la lezione?» domandò Ripper indicando con un cenno della testa Naso a Patata.
«Chiediamoglielo. Ehi, coglione, hai imparato la lezione?»
Calcò il tallone sul pacco di Naso a Patata.
«Sìsìsì!»
Red ghignò. «Sì, cosa?»
«Hoimparatolalezionelogiurohoimparato!»
Red sollevò il piede. «E la prossima volta attento a chi vai a romperle.»
Recuperò la chiave a croce chinandosi con un grugnito. Si portò accanto a Ripper e, dopo avergli rivolto un sorriso sdentato, calò l'arnese sul parabrezza. Lo fece con una violenza tale che sorprese perfino Ripper.
Continuò a calarlo finché non aprì un buco. Poi vi infilò dentro una delle quattro estremità della chiave e rimirò soddisfatto l'operato. L'attrezzo somigliava a una croce ficcata nel terreno. Una ragnatela di crepe si irradiava tutt'intorno.
«Niente male per un vecchio con un piede e mezzo nella fossa, eh?»
Ripper pensò che avrebbe volentieri dato via un braccio per arrivare all'età di Red e conservare lo stesso spirito battagliero. Quel vecchio era un vero biker e sarebbe rimasto tale fino al momento del suo ultimo respiro.
«Niente male davvero», lo gratificò Ripper, «ma adesso sarà meglio filare.»
Tornarono alla Fat Boy a passo svelto. Ripper montò in sella, mise in moto e accelerò verso Red che cercava di tenere il passo.
«Fanculo, sono troppo vecchio per queste stronzate», mormorò Red mentre montava.
Non aveva il fiatone ma si vedeva che era in difficoltà. Spaccare il parabrezza della Chevy aveva richiesto uno sforzo che il fisico non era più in grado di sostenere.
«Tutto okay?» domandò Ripper.
«Devo solo riprendere fiato.»
«Mi sembri un po' pallido.»
«Sto benissimo, arzillo come un mandrillo.»
«Se lo dici tu...»
«Muovi il culo e portaci via da qui prima che mi venga voglia di prendere a calci anche te.»
Ripper rise di gusto e mise in moto. Passarono accanto a Palla da Biliardo e Ripper gli mostrò il medio. Palla da Biliardo agitò il fucile che aveva recuperato mentre Red era impegnato a ficcare la chiave a croce nel parabrezza.
«Mettitelo nel culo e usalo per fotterti», gli urlò Ripper.
Palla da Biliardo imbracciò l'arma ed esplose un colpo. Un ragazzo allampanato che stava venendo fuori dalla stazione di servizio rinculò e corse ad accucciarsi dietro uno scaffale.
Ripper udì il suono di qualcosa che grattava l'asfalto a meno di un metro dalla ruota anteriore della moto.
«Cristo, quello stronzo ci spara addosso.»
«L'hai notato anche tu?» fece Red. A giudicare dal tono sembrava divertirsi un mondo.
Palla da Biliardo sparò ancora. Anche stavolta mancò il bersaglio. Ripper accelerò, infilò la rampa e si immise sulla strada. Percorsero pochi metri e accostò sulla corsia d'emergenza.
«Che ti prende?» domandò Red non appena la Fat Boy si fermò. «Non dirmi che stai pensando di tornare indietro? Hai visto che razza di cannone aveva quel tizio?»
«Non ci penso proprio a tornare lì.»
«E allora cosa?»
«Mi stavo chiedendo se ti va di venire a Tombstone con me, a conoscere la mia vecchia banda.»
Red rifletté sulla proposta. Fissò i suoi occhi azzurro slavato in quelli caffè di Ripper. Un sorriso gli illuminò il volto.
«Ci puoi scommettere le guance posteriori che mi va.»
«Bene», si compiacque Ripper.
Tornarono sulla carreggiata che andava raffreddandosi e che per sera, con il calo delle temperature, sarebbe diventata una lastra di marmo.
A Red restavano poche ore di vita.
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