11

Sollevò le palpebre. La vista era appannata come se d'improvviso gli occhi avessero perso diversi decimi. Alzò il mento ma lo sforzo sembrò troppo arduo, e allora lo lasciò ricadere sul petto. Sbatté le palpebre in rapida successione e il mondo iniziò ad acquistare il solito nitore.

La prima cosa che vide fu il segmento di fune che girava attorno al busto. La seconda, quando alzò il mento, fu Ryder che sorrideva.

«Il pupo si è svegliato.»

Risate come se provenissero da invisibili altoparlanti. Ripper si guardò intorno e si rese conto che tutti gli Angels erano lì riuniti.

«Hai preso una bella botta, fossi in te resterei seduto», fece Ryder, scatenando un'altra salva di risa.

Ripper provò a muoversi e non ci riuscì. La pressione della corda sul petto era troppo forte. Guardò in basso, vide due gambe di legno e capì che era seduto su di una sedia, di quelle che erano nella casa patronale.

«Sei stato stupido a venire», disse Ryder. «Il vecchio è cibo per i coyote. E fra poco lo sarai anche tu.»

Ripper farfugliò qualcosa.

«Come dici?» chiese Ryder, mettendo una mano a coppa accanto all'orecchio e sporgendosi in avanti, il sorriso che gli arrivava ai lobi delle orecchie.

«Chi è stato a colpirmi?»

«Fossi in te userei il tempo che mi resta per raccomandare l'anima al dio dei bikers.»

«Chi è stato?»

«Sono stato io.»

Un tizio grande e grosso si fece avanti. Ripper gli diede un'occhiata e non si meravigliò che fosse riuscito a sopraffarlo: era un colosso. Non enorme quanto Creeper, ma ci andava vicino. La maggior parte della carne che si portava appresso era costituita da muscoli guizzanti.

«Hunter, ti presento Louis», fece Ryder. «È un novellino, ma si è già guadagnato la mia fiducia. E dopo stasera prevedo grandi cose per lui.»

Ripper si soffermò a guardare il biker al fianco di Ryder. Aveva l'assurda sensazione che avrebbe dovuto conoscerlo, sebbene sapesse di non averlo mai visto prima. Era giovane, una barba appena accennata e i capelli biondi. Ma ciò che induceva in Ripper quella fastidiosa sensazione di familiarità erano gli occhi, azzurri e vivi come...

Come quelli di Red.

«Che cazzo guardi?» chiese il giovane biker.

«Hunter, se non la smetti farai arrossire il novellino», scherzò Ryder, scatenando una risata collettiva e sguaiata.

«Louis?» fece Ripper, come a chiedere conferma di qualcosa che aveva udito.

«Ehi, Hunter, non è che per caso vuoi fargli un pompino?»

Il giovane si mosse rapidamente. Ripper si rese conto di ciò che accadeva quando ormai il pugno viaggiava verso di lui. Vide le nocche riempire la sua visuale, poi il colpo lo raggiunse a un occhio. La forza dell'impatto sollevò le gambe della sedia e Ripper cadde all'indietro, battendo la nuca sul terreno.

«Cazzo, visto che destro?» disse Ryder a uno dei suoi.

«Meno male che sta con noi», rispose l'Angel interpellato.

Il giovane biker si chinò su Ripper. «Prova a guardarmi ancora come se volessi succhiarmelo e giuro che ti stacco quella testa di cazzo.»

«Scommetto che non sai chi era quel vecchio», fece Ripper.

«Voi due», intervenne Ryder, «piantatela di squittire come dei maledetti sorci. Tiralo su, novellino.»

Il novellino si dispose a gambe aperte su Ripper, oscurando il cielo per un momento. Afferrò lo schienale della sedia a due mani e sollevò Ripper. La prova di forza impressionò tutti i presenti.

«Quel vecchio che avete ammazzato era tuo padre, Louis», disse Ripper mentre l'altro lo rimetteva su.

Il giovane biker sbiancò.

«Che ti inventi?» fece Ryder. «Da non credere, devi avere proprio una fifa d'inferno se cacci balle del genere.»

«Non è una balla, Louis», insisté Ripper. «Tuo padre era uno Skull, e il vecchio che avete ammazzato ha tatuato su un braccio i colori degli Skulls

Ryder si incupì. Ripper notò il repentino cambiamento e cercò di parlare il più rapidamente possibile.

«Controlla se non mi credi... Sempre che quel pezzo di merda del tuo capo non abbia già dato il cadavere in pasto ai coyote. Tuo padre mi ha raccontato tutta la storia: ti ha abbandonato sul ciglio della strada, in mezzo al deserto, di notte.» Il viso del novellino si contrasse come per un tic nervoso. «Non voleva farlo ma aveva paura. Dopo che tua madre se n'è andata non sapeva più che pesci pigliare. È anche tornato a cercarti, ma tu eri sparito.»

«Non crederai a queste stronzate, vero?» chiese Ryder al novellino che gli dava le spalle. «Sta solo cercando di confonderti.»

«Andiamo, Louis! Come farei a sapere queste cose se non me le avesse dette tuo padre?»

Negli occhi del giovane ci fu un lampo che passò in fretta, come uno spettro. Ripper si rese conto che voleva credere a quello che aveva sentito, ma tante ore di indottrinamento da parte di Ryder glielo rendevano difficile. Ai suoi occhi Ripper era un infame, un reietto, e non meritava considerazione.

«Novellino», tuonò Ryder.

Il giovane si voltò a fatica, con un movimento del corpo quasi meccanico. Quello che Ryder gli trovò nello sguardo non gli piacque.

«Quello stronzo ci ha piantato in asso quando avevamo più bisogno di lui. È un pezzo di merda. Non ci si può fidare di uno così», disse Ryder parlando piano.

Il novellino guardò prima Ripper, poi Ryder, come se stesse decidendo a chi dar retta.

«Anche tuo padre ha lasciato la sua, di banda», disse Ripper. «Sai cosa faceva Jim Fortune a quelli che lasciavano gli Skulls? Gli apriva una bella autostrada dall'ombelico fino al collo con la punta di un coltello. Chiedi al tuo capo, anche lui conosce questa storia.»

Guardò Ryder con aria di sfida. Il numero uno degli Angels gli rispose con un ringhio muto.

«Se dai un'occhiata al cadavere, ci trovi la cicatrice.»

Il novellino si fece pensieroso, infine si voltò verso Ryder. Ancora quello sguardo intenso ed eloquente. Ryder sentì che la situazione gli scivolava via dalle mani come merda sciolta.

Il novellino si avviò in direzione della stalla con passo deciso.

«Dove cazzo vai?» urlò Ryder. La voce non era ferma come mentre si faceva beffe di Ripper.

Il giovane non lo degnò di una risposta e continuò a camminare. Stava aggirando la stalla quando Ryder si fece strada fra il gruppetto di Angels alle sue spalle, spingendoli da parte e gridando: «Sto parlando con te, novellino! Porta qui il culo!»

Vedendo che il giovane non lo prendeva in considerazione, lo seguì con passo svelto e mugugnando suoni simili al verso di un animale. Il novellino sparì dietro la stalla. Ryder girò l'angolo pochi secondi dopo. Si udì un vociare concitato, poi un tonfo pesante, come se la mano di un gigante avesse bussato sul legno della stalla. Poi la voce del novellino: «Figlio di puttana!» e ancora un tonfo, seguito stavolta da uno scricchiolio di cedimento. Un tramestio di passi sul terreno, poi una sezione già marcia della parete della stalla cedette di schianto con un crepitio infernale: CRAAAAAAACK!

Gli Angels fissavano la stalla, incuriositi dal trambusto, e formavano un fronte compatto limitando la visuale di Ripper. Il gigante si mosse sulla sedia, allungando il collo nell'inutile tentativo di vedere cosa accadeva, e sentì un gemito provenire dai legni sotto il culo. Smise di pensare a quello che stava accadendo più in là e pensò alla svelta. Forse poteva...

Iniziò a dondolarsi. La sedia mandò una serie di gemiti ma gli Angels non se ne accorsero. Erano troppo presi da quello che accadendo nei pressi della stalla. Ripper sfruttò tutto il proprio peso e si spostò di lato. La sedia si inclinò, restò in equilibrio su due gambe come se fosse indecisa se cadere o riprendere la posizione iniziale e si schiantò a terra. Ripper sentì un crack sommesso e si accorse che riusciva a muovere, anche se di poco, il braccio destro. Cercò di aumentare lo spazio di manovra e, mentre si adoperava, avvertì un nuovo cedimento e riuscì a liberare il braccio. La corda scivolò giù e la pressione al petto sparì.

Ripper prese la corda e si alzò. Due Angels in fondo al gruppo di guardoni si voltarono e se lo ritrovarono davanti. Uno provò a mollargli un cazzotto. Ripper lo evitò, avvolse la corda attorno al collo dell'altro e lo tirò in su, strangolando fino a sentire dolore alle mani, poi lo spinse via e si preparò ad affrontare l'altro: un tizio con una crapa pelata e vene che gli pulsavano sulle tempie. Tirò fuori dalla tasca un coltello a serramanico, fece scattare la lama e provò un affondo. Ripper gli bloccò il polso. Il pelato lo guardò stupito, poi fissò la mano con cui impugnava il coltello come se non riuscisse a credere a quello che era successo.

«Spero non sia quella che usi per farti le seghe», disse Ripper e strinse il polso magro dell'altro in una morsa d'acciaio.

La mano del pelato si aprì. Il coltello scivolò via e cadde a terra. Ripper gli torse il polso e strinse fino a sentire le ossa che si spezzavano. Il pelato ululò alla luna come una bestia ferita, richiamando l'attenzione dei motociclisti ancora distratti dai rumori che provenivano dalla stalla.

«Che cazzo succede?» fece uno di quelli.

Guardò la sedia sfasciata, poi l'Angel che si teneva il polso e si lamentava.

«Joe, che ti ha fatto?»

Ma Joe non era in grado di rispondere. L'unica cosa che pareva in grado di fare era guaire come un coyote.

Ora l'intero capannello era rivolto verso Ripper. Gli Angels lo guardavano con un misto di sorpresa e incertezza che si mescolava sui volti duri. Un Angel dalla cresta si rivolse al compagno che aveva di fianco: «Mick, il capo si sta scannando col novellino, che cazzo facciamo?»

«Dividetevi. Metà vanno ad aiutarlo, gli altri restano qui con me. Muovete il culo.»

L'Angel con la cresta fece un cenno col capo e un gruppetto si unì a lui. Corsero verso la stalla.

«Bene», fece Mick, guardando Ripper con aria di sfida, «ora vediamo se le voci che girano sul tuo conto sono vere.»

«Sette contro uno», disse Ripper. «Non mi sembra molto leale.»

Mick sputò per terra. «Te la sei filata lasciando la tua banda nella merda fino al collo e parli di lealtà? Pezzo di merda...»

«Te l'ha detto Ryder?»

«Già.»

«E ti ha anche detto perché me ne sono andato?»

«Perché sei un cacasotto.» Ripper gli rise in faccia. «Lo trovi divertente? Tra poco non riderai più.»

A un cenno del capo di Mick, gli Angels rimasti si sparpagliarono creando un anello attorno a Ripper.

«Sei fottuto. Come ci sei sente a essere fottuti, eh, grand'uomo?»

«Dovresti chiederlo a tua madre.»

Mick fece una smorfia, quindi spinse l'Angel che gli stava di fianco nel cerchio. Quello fece due passi e si volse a guardare Mick, interrogandolo con lo sguardo.

«Fagli il culo», ordinò Mick.

L'altro tornò a guardare Ripper, ma non sembrava troppo convinto. Il gigante che aveva di fronte pareva fatto di pietra. Era largo e robusto, e aveva uno sguardo glaciale. L'Angel sentì le palle che rimpicciolivano fino a diventare due olive.

«Coraggio», disse Ripper.

Fece segno all'altro di venire avanti. L'Angel alzò la guardia ma restò al suo posto.

«Che cazzo fai?» abbaiò Mick. «Ti ho detto di fargli il culo!»

«Sì, vieni a farmi il culo», lo canzonò Ripper.

L'Angel avanzò titubante. Ripper attese senza muovere un muscolo e, quando l'altro provò a colpirlo, scartò di lato e gli assestò prima un pugno nello stomaco, poi un montante sul grugno. L'Angel volò a terra. Ripper raccolse una gamba di legno che s'era staccata dalla sedia e gliela calò sulla testa mentre il biker si rimetteva in piedi. Lo mandò nel mondo dei sogni.

«E uno è andato», fece Ripper buttando da parte l'arma di fortuna. «Vuoi essere il prossimo, Mickey?» chiese all'Angel che aveva assunto il comando.

Mick mostrò i denti. Afferrò l'Angel alla sua destra, un ragazzo con più piercing che capelli, e lo spinse all'interno del cerchio. Quello squadrò Ripper dalla testa ai piedi ma non si azzardò a muovere un muscolo.

«Avanti», lo incitò Mick. «Che cazzo aspetti?»

«Sei proprio un bel finocchio a mandare avanti un ragazzo», fece Ripper, poi si rivolse all'Angel che lo fronteggiava. «Puoi dar retta a quel cazzone senza palle o girare i tacchi e andartene. A te la scelta.»

Il ragazzo lo guardò dritto negli occhi per qualche secondo, poi guardò il compagno steso in terra come un tappeto e decise che non ne valeva la pena. Si girò e corse via, spintonando due Angels che formavano il cerchio.

«Ehi! Dove cazzo vai?» gli urlò dietro Mick, ma il giovane era già sparito nella stalla.

Ripper lo vide uscire poco dopo in sella alla sua moto. «Stai perdendo i tuoi uomini, Mickey.»

«Sta' zitto. Chiudi quella cazzo di bocca o ti faccio ingoiare tutti i denti.»

«Perché non ci provi? Coraggio, Mickey, entra nella gabbia e fai vedere ai tuoi amici come mi fai a pezzi.»

Mick non si mosse subito. Prima guardò uno per uno gli Angels che formavano il cerchio. Qualcosa nei loro occhi gli fece capire che avevano voglia di affrontare Ripper quanta ne avevano di gettarsi da un dirupo.

«Tirate via da lì quello stronzo», ordinò, indicando l'Angel che Ripper aveva messo al tappeto.

Due Angels lo trascinarono via e tornarono al proprio posto. Mick entrò all'interno del cerchio. Subito l'occhio gli cadde sul pezzo di legno che Ripper aveva gettato.

«Coraggio», fece Ripper, invitandolo a raccoglierlo.

Mick lo raccolse, se lo passò da una mano all'altra e cominciò a farlo ruotare con un gioco di polso come fosse una spada. Ripper si accovacciò appena, le mani sulle ginocchia come un lottatore di sumo, e invitò Mick a farsi avanti. L'Angel lanciò un'occhiata fugace alle spalle del gigante. Ripper capì cosa stava per accadere quando vide Mick avvicinarsi a piccoli passi, come se non volesse colpire ma solo prendere tempo. Tempo sufficiente perché l'Angel alle spalle di Ripper si decidesse ad agire.

«Avvisa questo stronzo che mi sta dietro, che nel momento in cui prova a fare qualcosa di stupido gli stacco la testa e gliela infilo nel culo.»

Mick si bloccò e strabuzzò gli occhi. L'Angel alle spalle di Ripper fece un passo indietro.

«Cristo, ma ha gli occhi dietro la testa?» fece uno di quelli che componevano il cerchio.

Gli Angels rimasti lo guardavano ora come se fosse un alieno piombato giù da un'astronave. Mick capì che non avrebbero mosso un dito neanche se avesse chiesto loro di attaccarlo tutti assieme. Avevano paura. E avevano ragione ad averne. Mick ripensò alle storie che Ryder aveva raccontato loro e quasi gli parve di riuscire a sentire i pensieri degli Angels disposti in cerchio. Pensavano al Saint appeso a una trave, le gambe maciullate come se una muta di cani ci si fosse sfamata, e alle dozzine di storie sulle risse che Ripper aveva affrontato, a volte tenendo a bada da solo una decina di uomini. Ryder ne parlava con rispetto. E questo significava, pensò Mick, che quell'armadio con le ante aperte che gli stava di fronte doveva essere un gran figlio di puttana.

«Allora», disse Ripper, «hai intenzione di fare qualcosa o vogliamo stare qui tutta notte?»

Mick sollevò il legno come se volesse scagliarlo contro Ripper, ma poi lasciò ricadere il braccio lungo il corpo. Dalla stalla giungevano tonfi e grugniti. Ripper pensò a Louis. Ryder non era un cliente facile, neppure per un colosso come il ragazzo, e tenerlo a bada dovendo pensare anche a un gruppetto di Angels non era impresa da poco.

Pazienza, il ragazzo avrebbe dovuto arrangiarsi. Anche Ripper aveva il suo bel da fare.

«Allora Mickey, ti muovi? Sto diventando vecchio.»

Mick gli lanciò un'occhiata che lasciava trasparire un cauto timore. «'Fanculo, ora ti apro in due quella testa di cazzo», e si lanciò contro Ripper brandendo la gamba di legno.

La calò con un grugnito rabbioso, ma Ripper fu lesto a scartare di lato. Il cerchio si allargò quando un Angel rinculò per mettere distanza fra sé e il gigante. Mick tornò alla carica facendo roteare il legno come un invasato. Ripper evitò un paio di colpi, poi fu costretto a ripararsi il volto con l'avambraccio per fermare un fendente che l'avrebbe altrimenti raggiunto.

«Ti ho beccato, stronzo bastardo!» esultò Mick. Poi si rivolse agli Angels. «Visto? Non è fatto di pietra, se lo attacchiamo insieme lo mettiamo col culo per te...»

Non riuscì a finire. Ripper gli si fiondò addosso come una furia, placcandolo. Mick era girato leggermente di lato, nell'atto di scorrere con lo sguardo alcuni tra gli Angels, e quando Ripper lo raggiunse al fianco si accartocciò con un ouff! e la gamba di legno che brandiva volò via. Ripper gli fu sopra, gli prese la testa tra le mani e gli rifilò una testata. Un tetro bong! risuonò nella testa del gigante. Mick arrovesciò gli occhi a mostrare il bianco. Le palpebre vibrarono. Poi Ripper iniziò a cambiargli i connotati. Continuò a colpirlo anche dopo che questi perse conoscenza. La belva assetata di sangue aveva messo fuori il muso e Ripper non riusciva a contenerla. Gli Angels assiepati tutt'intorno osservarono la faccia di Mick trasformarsi in una maschera di sangue. Un paio di loro si diedero alla fuga. Gli altri li imitarono i compagni quando videro Ripper che affondava i pollici nelle cavità oculari di Mick. I pollici entrarono, facendo poltiglia dei bulbi oculari. Mick iniziò a piangere sangue e qualcosa che pareva panna liquida. Ripper continuò a spingere i pollici in profondità, fino a farli scomparire nelle orbite. Le braccia gli tremavano e il labbro superiore era arrotolato come una tendina a scoprire la gengiva.

Ora basta. La voce di Red gli risuonò nella testa come un'eco lontana. È morto, non vedi? Smettila di infierire.

Il gigante continuò la sua opera di demolizione.

Va' da Louis. Ha bisogno di te.

Ripper tirò fuori i pollici, lentamente. Il petto gli andava su e giù a un ritmo indiavolato. Si guardò le mani insanguinate, quindi guardò il cadavere di Mick. Pus mischiato a sangue veniva fuori dalle orbite. Ripper si alzò, ansante e rimirò lo scempio di quella mutilazione finché le voci che giungevano dalla stalla non lo riportarono alla realtà. Solo allora si fiondò in aiuto di Louis. Aggirò la stalla e lo trovò sul retro, impegnato a scrollarsi di dosso tre Angels. Ryder osservava la scena dando le spalle a Ripper.

«Tenetelo», disse il numero uno degli Angels. Si cacciò dalla tasca un coltello e fece scattare la lama. «Voglio piantarglielo in gola e vedere se riesco a far spuntare la lama dalla nuca.»

Ripper si portò medio e pollice alle labbra e fischiò. Ryder si voltò, vide Ripper e cambiò espressione.

«Tu? Come hai fatto a liberarti?»

«Quei quattro legni ai quali mi hai legato erano marci come la tua testa bacata.»

Ryder gli mostrò i denti. Un rumore di legni sfasciati alle sue spalle lo costrinse a voltarsi: Louis si era scrollato di dosso uno dei tre Angels. Gli altri due gli restavano aggrappati come se fosse un salvagente, tentando di trascinarlo giù ma senza riuscirci. Ripper restò impressionato dalla forza e dalla determinazione del ragazzo. Era giovane ma era un bisonte.

Louis provò a scrollarsi di dosso anche gli altri due, ma il terzo si era già rialzato e tornava all'attacco. Ripper lo vide correre verso il giovane solo per essere ricacciato all'indietro da un calcio.

«Fottuti incapaci!» abbaiò Ryder.

Ripper notò la striscia di sangue sul volto di Louis. Gli copriva una buona metà del viso come una pittura di guerra. Se l'erano lavorato per bene; nonostante ciò, il giovane sembrava intenzionato a non dargliela vinta.

«Ehi, cavallo pazzo!» Ryder si voltò. «Che ne dici di risolvere la faccenda che abbiamo in sospeso una volta per tutte?»

Si fronteggiarono per qualche attimo come due pistoleri, poi Ryder gli sorrise. «Non sai da quanto aspetto questo momento», disse con quel suo sorriso da matto.

«È la tua occasione.» Un ringhio silenzioso deformò il viso di Ripper. «Avanti, pezzo di merda, vieni avanti.»

Ryder avanzò con passo morbido come quello di un felino. Negli occhi aveva una luce inquietante che il bagliore lunare accentuava.

«Sai che voglio fare dopo che ti ho sgozzato?» chiese Ryder e, senza aspettare la rimbeccata di Ripper, aggiunse: «Ti apro il culo e ci ficco dentro la testa del matusa.» Ghignò come un diavolo torturatore di anime. «Così capisci come ci si sente a essere fottuti.»

«Proprio non riesci a mandarla giù, eh?»

«No che non mi va giù», ringhiò Ryder.

Cambiò espressione così rapidamente da indurre Ripper a pensare che ci fosse qualcosa di soprannaturale nella pazzia che l'aveva invaso.

«E ora ti apro in due come un pesce.»

«Vediamo se ci riesci», lo sfidò Ripper.

Ryder prese a girare intorno al gigante come un avvoltoio attorno alla preda macilenta. Spianava il coltello e il suo viso pareva non riuscire a decidere su quale espressione fissarsi. Un secondo prima era furente e quello dopo ghignava come una iena. Ripper assunse la posizione da lottatore: leggermente piegato sulle ginocchia, il busto in avanti e il culo all'infuori. Le mani erano sospese sulle ginocchia e le dita si agitavano come quelle di un pistolero pronto a estrarre. Seguiva la danza di Ryder ruotando su se stesso come un periscopio.

«Non so come facevi a sapere che il novellino era imparentato col matusa, ma devo ammettere che te la sei giocata bene. Eri spacciato. Non fosse stato per quella tua boccaccia, a quest'ora saresti più morto di un coyote impagliato.» Smise di girare attorno a Ripper. «Ma per fortuna posso ancora rimediare.»

Si lanciò in avanti tenendo il coltello come un olimpionico terrebbe il giavellotto prima di scagliarlo. Il braccio che l'impugnava scattò. La lama sibilò a pochi centimetri dalla tempia di Ripper, che fu lesto a scansarsi e a evitare il colpo, ma non ebbe modo di contrattaccare. Ryder era già tornato in posizione e riprendeva a girare in tondo.

«Per un pelo», commentò guardando Ripper con aria di sfida.

«A me è parso più che un pelo», replicò Ripper, ma in cuor suo sapeva di essere andato molto vicino a prendersi una coltella.

Da quando è così rapido? Cristo, sembra un gatto.

Ryder non gli toglieva gli occhi di dosso mentre continuava a girare come un satellite attorno a un pianeta. E il ghigno che esibiva era confortante quanto la vista di un feretro per un vecchio all'ultimo stadio di una malattia mortale.

«Alla prossima te lo ficco in mezzo agli occhi», avvertì Ryder.

Ripper continuò a tenerlo d'occhio prestando nel contempo orecchio alla rissa poco distante. Sembrava che Louis se la stesse cavando.

«Mi sembri un po' teso», fece Ryder.

«Sono preoccupato di non riuscire a romperti tutte le ossa che hai in corpo.»

«Forse faresti meglio a rivedere i tuoi piani, Hunter

Ryder si lanciò di nuovo all'attacco. Portò in avanti l'avambraccio sinistro come se si riparasse dietro a un invisibile scudo e sollevò dietro la testa la mano che impugnava il coltello. Ripper gli bloccò il braccio sinistro e, quando Ryder calò il coltello, usò l'altra mano e gli afferrò il polso. Nell'impeto dello slancio Ryder gli franò addosso e lo trascinò a terra con sé.

Ripper vide incombere quel volto da squilibrato mentre cadeva all'indietro: gli occhi sgranati e la bocca ritorta in un ghigno ferino. Impattò il terreno con la schiena e poi con la nuca ma non mollò la presa. Ryder ringhiava come un cane idrofobo mentre schiacciava il gigante con tutto il suo peso. Costrinse Ripper a scoprirsi e gli rifilò una testata. Ripper grugnì perdendo per un attimo la presa. La lama calò, conficcandosi nella spalla sinistra. Il gigante soffocò un grido, serrò i denti e spinse la nuca contro il terreno.

«Ah!» esultò Ryder.

La sua voce grondava di soddisfazione. Tirò fuori la lama, sorridendo quando Ripper digrignò i denti e si lamentò.

«Sei fottuto, Hunter.»

Portò indietro il braccio e calò di nuovo il coltello, mirando stavolta alla gola, ma Ripper fu lesto: sollevò l'altro braccio, afferrò il polso e frenò la discesa della lama. Ryder portò la mano libera sulla base dell'impugnatura e prese a spingere. La lama prese a calare con lentezza esasperante.

«Chissà se riesco a conficcarla fino in terra?» si chiese Ryder come se riflettesse tra sé e sé.

Ripper usava tutta la forza di cui disponeva, ma un solo braccio non era sufficiente. E quando provò a sollevare l'altro per aiutarsi, una scarica di dolore gli risalì fino alla spalla facendolo trasalire.

«Salutami il matusa, quando lo vedi all'inferno.»

La punta della lama era a uno sputo dal pomo d'Adamo.

È finita, pensò Ripper.

La punta aguzza spillò una goccia di sangue dal collo. Ripper digrignò i denti e chiuse gli occhi. Non voleva che l'ultima immagine che vedessero fosse il volto da maniaco di Ryder.

Oh merda. Sto arrivando Red, tienimi il posto.

Sentì la pressione sulla gola aumentare ancora un po', poi svanire. Aprì gli occhi e vide Ryder volare all'indietro.

«Scusa il ritardo, ho avuto da fare», disse Louis.

Tese la mano a Ripper e lo tirò su, poi si chinò a raccogliere il coltello che era sfuggito di mano a Ryder.

«L'hai ucciso con questo, non è così?» chiese guardando Ryder con due occhi gelidi.

Ryder si alzò e rispose: «Gli ho aperto un bel sorriso fin dietro le orecchie. Ora sì che sembra felice.»

Louis arricciò il labbro superiore a mostrare una dentatura granitica. «Ti ucciderò.»

«Prima devi prendermi», disse Ryder e si fiondò all'interno di una fenditura nella parete della stalla.

Louis si gettò all'inseguimento.

«No!» urlò Ripper.

Allungò una mano per frenare la corsa del giovane e riuscì solo a sfiorare con le dita un lembo del suo gilet.

«Louis!» chiamò, ma l'altro era già sparito. «Merda!»

Tenendosi il braccio sinistro raggiunse l'apertura nel legno e vide un'ombra che ne inseguiva un'altra. Senza attendere oltre aggirò la stalla. Arrivò dall'altro lato e vide Ryder che raggiungeva la casa patronale, saliva i gradini del portico ed entrava chiudendosi la porta alle spalle. Louis balzò sul portico qualche secondo dopo e prese a caricare la porta nel tentativo di buttarla giù. Quando capì che non ce l'avrebbe fatta, ridiscese i gradini e aggirò la casa. Ripper arrivò trafelato, il braccio che gli bruciava come se ci fosse conficcato dentro un ferro incandescente.

«Louis», chiamò e il giovane gli rifilò un'occhiata in tralice, senza fermarsi. Ripper lo trattenne per un braccio ma il giovane lo scacciò con una mossa furiosa.

«Se mi tocchi ancora ti uccido», minacciò, agitando la lama che Ryder aveva usato per sgozzare Red.

«Stammi a sentire, maledetto idiota, se Ryder si è chiuso là dentro è perché ha in mente qualcosa. Se gli vai dietro, fai il suo gioco.»

«Che dovrei fare allora, eh? Lasciarlo andare? Ha fatto fuori mio padre!»

«Anche io voglio fargliela pagare, ma se ci tuffiamo a rotta di collo finisce che ci fotte entrambi.»

Louis lo fissò, attento. Aveva gli occhi di Red. Ripper scorse per un attimo il viso del vecchio biker e sentì un nodo al petto.

«Che hai in mente?» chiese Louis.

«Dobbiamo coglierlo di sorpresa.»

«Ma prima dobbiamo entrare, e quel merdoso ha bloccato la porta. Deve averci rimesso dietro quel tavolo che pesa un quintale, come avevi fatto tu. L'unica possibilità è quella finestra sotto il portico...»

«No», replicò Ripper, asciutto. «Scommetto che sta appostato là dietro e aspetta giusto questo.»

«Allora dividiamoci e cerchiamo un modo per entrare.»

Ripper rifletté per qualche secondo. La ferità al braccio pulsava come un cuore e gli rubava lucidità

«Okay», disse infine. «Ma se trovi il modo di entrare, non andare da solo.»

«Cristo, si può sapere di che cazzo hai paura?»

«Non sai quello di cui è capace. Io sì, lo so bene. Meglio di quanto vorrei», rispose Ripper. Fece una smorfia e si strinse la spalla.

«Stai bene?»

«È solo un graffio.» In realtà sentiva come se un dito rimestasse nella ferita. «Facciamo il giro e vediamoci sul retro.» Louis girò i tacchi. «Ehi.» Il giovane si voltò. «Niente stronzate.»

«Come vuoi tu, mammina

Si divisero. Ripper andò a destra e passò davanti alla finestra che Louis aveva proposto di sfondare per entrare. Gettò un'occhiata distratta in quella direzione ma non colse alcun movimento oltre i vetri. Continuò a camminare e girò l'angolo. Percorse qualche altro metro e si fermò in corrispondenza di quella che pareva l'entrata di uno scantinato. I due battenti di legno erano chiusi da un filo di ferro che passava attraverso le maniglie. Ripper tornò indietro per informare Louis e svoltò l'angolo nello stesso istante in cui lo faceva il giovane.

«Trovato qualcosa?» gli chiese.

«Un cazzo di niente, e tu?»

«L'entrata di uno scantinato.»

Gli occhi di Louis brillarono. «Che cazzo stiamo aspettando?»

Ripper gli mostrò quello che aveva trovato. «A te l'onore», disse indicandogli i battenti chiusi dal fil di ferro.

Louis sciolse il nodo, aprì il battente di destra ed entrò seguito da Ripper. Il tanfo di muffa li investì.

«Cristo», imprecò Louis. «Ci è morto qualcuno qui sotto?»

A Ripper venne in mente la storia di Frank Miller e nella mente gli si formò l'immagine di un uomo che in una notte di luna piena trascinava lì sotto i corpi mutilati di moglie e figli.

«Qui sotto è più buio che in un buco di culo», fece Louis.

«Vedi se trovi un cazzo di interruttore.»

«Che cazzo credi stia facendo?»

Un secondo dopo una luce lattiginosa rischiarò l'ambiente. Ripper strinse le palpebre e guardò in basso. Louis era sceso fino al pavimento in terra battuta e aveva trovato la lampadina con annessa catenella. Ripper lo raggiunse e si guardò attorno. A ridosso di un muro c'era un'accetta. Accanto a questa alcuni ciocchi di legno. Ripper si chiese se fosse l'arma con cui Frank Miller aveva fatto a pezzi la sua famiglia.

Da macellaio a macellaio.

«Ehi», fece Louis. «Forse ci siamo.»

Indicò i gradini con tanto di corrimano che salivano verso una porta.

«Muoviamo il culo», disse Ripper.

Salirono cercando di fare meno rumore possibile. Louis afferrò il pomello e lo ruotò lentamente.

«Aspetta», mormorò Ripper.

«Cosa?»

«La maledetta luce», disse Ripper e raggiunse la lampadina.

Prese la catenella tra due dita, si volse verso Louis per imprimersi il tragitto e diede uno strattone. Un clic e la stanza piombò nel buio. Ripper mosse a piccoli passi finché la punta dell'anfibio non cozzò il primo scalino. Cercò il corrimano a tentoni, lo trovò e risalì.

«Okay, apri», sussurrò a Louis.

Louis aprì uno spiraglio e si scostò quando Ripper salì di un altro gradino per dare un'occhiata. Oltre la porta c'era la cucina. Ripper vide una sedia al centro della stanza e uno spicchio di finestra oltre questa, ma non se ci fosse qualcuno appostato nella stanza. Un fascio di luce lunare entrava di sbieco e si spandeva sul pavimento. Si chiese come avesse fatto a non notare che lì c'era una porta quando era entrato la prima volta. Vero pure che aveva altro a cui pensare.

Fece segno a Louis. Il giovane sospinse la porta che si aprì con un sinistro lamento. Attesero che il gemito si esaurisse, si guardarono e misero piede nella stanza. Quando entrarono, Ripper avvertì come un masso che gli si depositava sul cuore.

Che diavolo è? si chiese. Louis aveva intanto guadagnato il centro della stanza e si guardava intorno con aria stordita. Lo sente anche lui.

Louis gli rivolse un'occhiata interrogativa. Ripper gli rispose con un'alzata di spalle, come a dire: non chiederlo a me. Chiuse la porta e si accorse che dall'altra parte non c'era il pomello. Capì perché non l'avesse notata. Aveva per giunta l'aspetto della parete e, senza pomello da quella parte, si mimetizzava perfettamente.

Ripper spostò lo sguardo sulla destra, verso l'entrata della cucina. Louis seguì il suo sguardo, poi assentì prima di muovere in quella direzione. Arrivò fin sulla soglia seguito da Ripper e si sporse per dare un'occhiata. Più avanti, sulla sinistra, c'era la porta di ingresso sbarrata. Ryder ci aveva rimesso il tavolo della cucina che Louis aveva spostato per uscire, dopo aver steso Ripper. Di fronte alla porta di ingresso stava la scala che portava al piano superiore e più avanti si accedeva al soggiorno spoglio.

Louis si avviò verso il soggiorno, percorrendo l'andito, mentre Ripper restava ai piedi della scala e teneva d'occhio la tenebra nella quale scomparivano i gradini in cima. Non si parlarono, neanche a gesti, ma si mossero consapevoli l'uno dei movimenti dell'altro come se tra loro ci fosse un'intesa consolidata.

Louis entrò nella stanza. Le assi del pavimento gemevano a ogni passo. Ripper lo sentì camminare, fermarsi e tornare indietro. Louis venne fuori, guardò Ripper, alzò lo sguardo verso il secondo piano e tornò a guardare il gigante. Entrambi annuirono. Louis gli passò davanti e salì per primo. Gli scalini scricchiolavano sotto il peso dei due bikers. Provarono ad attenuare il rumore, ma pareva che quei dispettosi lo facessero apposta a squittire.

Una volta in cima si fermarono. L'argento lunare entrava dalle due finestre sul frontone e illuminava gran parte del corridoio. Sulla destra, a intervalli regolari, stavano quattro porte: le tre stanze da letto e il bagno. Ripper pensò che era come un quiz a premi della TV e mentre rifletteva su questa assurdità accadde qualcosa: vide un uomo che si trascinava per il corridoio, i capelli scarmigliati e un'accetta nella mano destra. Il volto era esangue e senza espressione, reso spettrale dalla luce che filtrava dalle larghe finestre. Ripper lo vide entrare nella stanza passando attraverso la porta.

Che diavolo sta succedendo? pensò mentre il freddo lo invadeva.

Louis camminava rasente il muro e si avvicinava alla porta numero uno, quella della stanza dove aveva sorpreso Ripper alle spalle. Sembrava non essersi accorto di nulla. Si fermò e fece segno a Ripper di passare oltre. Ripper intuì le sue intenzioni e gli passò accanto per sistemarsi dall'altro lato. Ora lui e Louis sembravano due sbirri pronti a fare irruzione. Si scambiarono un cenno di intesa e il giovane afferrò il pomello. Lo ruotò e la serratura scattò. Louis diede una spintarella e la porta si spalancò con un lamento sommesso. Ripper attese di sapere se

(qualcuno armato di accetta gli avrebbe fatto volare via la testa)

Ryder sarebbe schizzato fuori.

Non accadde nulla per alcuni secondi. Il silenzio appestava la casa, sembrava possederla. Louis e Ripper sbirciarono. La stanza era deserta. Nessun uomo armato di accetta. Non c'era neanche Ryder. In un angolo c'era un armadio. Le ante spalancate mostravano l'interno vuoto. Forse Ryder era nascosto sotto il letto. Ripper ci pensò e scartò subito l'idea. Ryder era troppo grosso per starci senza farlo impennare.

Proseguirono. Mentre camminavano, Louis trasferì il coltello nella mano sinistra e si passò il palmo della destra sui calzoni. Ripper intuì da quel gesto quanto fosse teso.
Louis si fermò a lato della porta numero due e Ripper si sistemò dall'altra parte, come aveva già fatto in precedenza. Ruotò il pomello e diede una piccola spintarella alla porta. Il gemito che mandarono i cardini fu come un urlo in una cripta. Quando si esaurì, si affacciarono nella stanza: una camera da letto con un letto a due piazze. Mentre sbirciavano accadde di nuovo: Ripper vide l'uomo armato di accetta. Sedeva sul bordo del letto e guardava qualcuno che... dormiva, fu la parola che gli sovvenne, ma per qualche motivo sentì che non era appropriata. La donna distesa sopra le lenzuola sembrava morta. Il suo petto era immobile e la veste che indossava aveva una grossa macchia bruna all'altezza dello stomaco.

Louis sussurrò qualcosa e l'illusione si dissolse come fumo. Ripper vide che spolliciava verso l'interno della stanza. Comprese che voleva entrare e annuì. Louis entrò e, non appena mise piede nella stanza, una figura indistinta gli franò addosso. Ci fu un tonfo pazzesco, poi i concitati suoni di una lotta. Ripper infilò il naso nella stanza e vide le ombre di due colossi intente a rotolarsi sul pavimento e a scambiarsi cazzotti. Entrò e calpestò qualcosa: il coltello di Louis. Doveva essergli caduto quando Ryder l'aveva aggredito. Ripper si chinò a raccoglierlo. I due bikers si rotolavano avvinghiati, e il gigante non riusciva a distinguerli. Non poteva intervenire. Correva il rischio di infilzare per sbaglio Louis.

Mentre pensava al da farsi, li vide separarsi e mettersi in piedi, convergere l'uno verso l'altro, scontrarsi e restare incollati come una coppia di amanti. Poi uno dei due rinculò come se l'avessero spinto e urtò la finestra.

Il pavimento vibrò quando il colosso più vicino a Ripper si lanciò alla carica, poi si udì il crash! di vetri che andavano in pezzi. La sagoma che oscurava la finestra diventò visibile: era Louis. Il giovane fece in tempo a serrare le dita attorno ai due stipiti dentellati, per evitare di volare di sotto. Ripper scattò subito verso l'amico e, impugnando il coltello come fosse un giavellotto, lo affondò nella schiena di Ryder, che intanto spingeva il giovane nel tentativo di farlo volare di sotto. Ryder mandò un grido soffocato, si staccò da Louis e prese a brancolare per la stanza, allungando le mani dietro la schiena nel tentativo vano di tirar fuori il coltello. Ripper gliel'aveva conficcato fra le scapole, proprio al centro, e a meno di slogarsi un'articolazione non sarebbe riuscito ad estrarlo.

Il gigante si dimenticò di lui e andò ad aiutare Louis.

«Cristo, c'è mancato poco», disse Louis mentre Ripper lo tirava dentro.

Ryder stava sulla soglia della stanza, proprio davanti a una delle finestre sul frontone dalla quale filtrava abbondante luce lunare. Tentava ancora di sfilarsi il coltello e nel farlo girava su se stesso in modo convulso. In un attimo Louis gli si scagliò contro con un latrato. Il pavimento sussultò come se ci fosse un terremoto in atto. Louis sollevò Ryder di peso e lo mandò a schiantarsi contro il vetro. L'ampia finestra esplose in una pioggia di vetri luccicanti e Ryder volò di sotto. I due bikers udirono il tonfo con cui si schiantava al suolo.

Louis si accasciò, esausto, i palmi delle mani tagliati e sanguinanti. Ripper lo raggiunse e gli si sedette di fianco, torcendo la bocca quando la spalla gli mandò un monito.

«È finita», sospirò Louis.

«Credevo che sarei stato io a farlo», disse Ripper.

«Chi se ne frega chi è stato. Quel bastardo ha avuto quello che si meritava e questo è quello che conta.»

«Amen.»

Restarono lì seduti ancora qualche minuto, a guardare la luna. Poi Louis si strappò un lembo della maglietta, lo divise in due e avvolse le strisce di tessuto attorno alle mani. Dopo aver eseguito l'operazione si alzò, aiutò Ripper a fare altrettanto e tornarono di sotto. Spostarono il tavolo dalla porta e uscirono.

Ryder stava a pochi metri dal portico. Era caduto di schiena, le braccia larghe e le gambe divaricate. Sembrava un ragazzino intento a fare la forma di un angelo nella neve. Ripper si avvicinò e gli sputò addosso.

«Da parte di Red.»

Si avviò con Louis verso la stalla, dove il giovane aveva lasciato la moto.

«Aspetta», fece Ripper, quasi si fosse ricordato di qualcosa di importante.

Louis, che stava già entrando, si bloccò sulla soglia.

«Voglio vederlo un'ultima volta.»

«È qui dietro», lo informò Louis. «Passiamo da dentro.»

Entrarono nella stalla e uscirono dal buco sul retro. Il fagotto col corpo di Red era poggiato più in là, come un sacco dell'immondizia in attesa del ritiro. Ripper lo girò e si trovò a guardare un volto smunto e pallido che una volta era un arzillo vecchietto.

«Mi dispiace», mormorò.

Pianse in silenzio.

«Non possiamo lasciarlo qui», disse poi. «Si merita una sepoltura decente.»

«Forse trovo qualcosa di utile», disse Louis con voce fioca.

Sparì all'interno della stalla, lasciando Ripper in contemplazione dell'amico. Riemerse poco dopo con una vanga e, senza dire una parola, iniziò a scavare una fossa accanto al corpo. Il lavoro gli portò via parecchio tempo. Finito di scavare, buttò da parte la vanga e mosse verso il fagotto che una volta era stato suo padre. Lo sollevò come se prendesse in braccio un neonato e, usando una cura che aveva del commovente, lo adagiò nella fossa. Quindi recuperò la vanga e prese a riempire la fossa.

L'ultima immagine che Ripper ebbe di Red fu quella del suo viso cereo sul quale cadeva la terra spalata da Louis.

Una volta finito il lavoro, Louis vi piantò sopra la pala come suo padre aveva piantato la chiave a croce nel vetro della Chevy quel mattino. Pareva passato un secolo da allora.

«Riposa in pace», disse Ripper. «Spero tu sia nel paradiso dei bikers.»

«E ora?» domandò Louis. Gli tremava la voce.

«Non lo so», rispose Ripper. «Pensiamo intanto a levarci di qui.»

Louis assentì e tornò nella stalla. Pochi secondi dopo si udì il rombo di un motore che saliva di giri. Uscì e fece il giro per tornare da Ripper. Cavalcava una Road King nera.

Ripper montò alle spalle di Louis. «Ho lasciato la mia bambina dietro quella catapecchia, andiamo a prenderla.»

Louis si diresse sul retro della casa patronale. La Fat Boy stava riversa su un fianco come un animale ferito. Nel vederla, Ripper sentì una fitta al petto. Smontò seguito da Louis, che lo aiutò a rimetterla in piedi.

«Proprio un bel gioiellino», fu il commento di Louis. Poi notò il piccolo tubo della benzina che pendeva da un lato come un'appendice mostruosa. «Mi dispiace per quello.»

«Niente di grave, ma dovrai rimorchiarmi.»

«Sei fuori di testa?»

«Per niente. Non la lascio qui.»

«E come diavolo dovrei fare?»

«Ho una corda da traino nella borsa.»

Louis lo guardò per un attimo, quindi tornò a prendere la moto. Intanto Ripper stava recuperando la corda dalla borsa agganciata alla Fat Boy. Ne fece girare un'estremità attorno alla forcella anteriore e fissò il gancio alla corda stessa. Quando Louis si avvicinò, Ripper gli porse l'altra estremità e gli disse di legarla allo schienale alto del sedile del passeggero che la Road King montava.

«Sei serio?» fece Louis.

«Dammi credito.»

«Spero tu sappia quello che fai», disse Louis poco convinto.

Già si figurava i sostegni dello schienale mezzo piegati per il gran peso che avrebbero sostenuto. Nonostante ciò fece come Ripper gli aveva detto e montò in sella.

«Ci sei?» chiese Ripper. Louis sollevò il pollice. «Allora andiamo.»

«Dove?»

«Ancora non lo so, mi verrà in mente strada facendo.»

Ripper montò e non appena posò il culo sul sellino della Fat Boy, il dolore al braccio passò in secondo piano. Quando stava in sella alla sua bambina, tutto il resto era rumore di fondo.

Louis accelerò fino a tendere la corda. A quel punto si fermò per permettere a Ripper di togliere il cavalletto. Si voltò e con un sorrisetto che gli increspava le labbra disse: «Ce la fai con un braccio solo?»

«Guidavo questi giocattoli quando ancora imparavi a farla all'in piedi», rispose Ripper sorridendo di rimando.

Louis rise e accelerò. Ripper avvertì la resistenza della Fat Boy e prese ad aiutarsi con i piedi. L'attrito cominciò ad avere la meglio. Smise di pedalare e la Road King iniziò a trainare la moto. Si immisero sulla strada.

Mentre si lasciavano alle spalle la fattoria, Ripper pensò a quanto fosse strana la vita. Solo alcune ore prima era in viaggio con Red. Ora stava con suo figlio. Per la prima volta si chiese se quella giostra di eventi non fosse stata preordinata da una forza più grande. Red avrebbe detto che il Vecchio Barbuto ci aveva messo lo zampino. Quel pensiero lo fece sorridere. Il ricordo dell'amico lo assalì. Una tristezza infinita fece capolino da una caverna dell'anima. Nonostante il poco tempo che avevano trascorso assieme, Red era stato la cosa più vicina a un padre che avesse mai avuto. Per Louis era diverso. Aveva solo un vago ricordo di suo padre, e forse neanche così edificante da fargli provare la nostalgia che invadeva ora l'amico.

Ripper aveva conosciuto la versione di Red più matura, quella del biker in pensione con una fiamma interiore che ardeva. Quel Red aveva fatto i conti col passato e ne era uscito migliore. Peccato fosse accaduto quando era già tardi. Aveva passato tutta la vita a macerarsi in un dolore straziante, e quando aveva provato a mettere fuori la testa, la vita l'aveva spezzato.

Louis guardò nello specchietto retrovisore e vide che Ripper si sbracciava.

«Qualcosa non va?» chiese mentre accostava sulla corsia d'emergenza.

«Devo farti vedere una cosa.»

«E sarebbe?»

«Una moto. Era di Red. Una vera bellezza. Mai visto Il Selvaggio?»

«Solo un milione di volte. Mi imbucavo di straforo al cinema per guardarlo.» Ripper rise. «Cosa?»

«Facevo lo stesso.»

«Sul serio?»

Ripper annuì. Lui e Louis avevano in comune più di quanto immaginasse.

Il giovane rivolse lo sguardo verso l'alba imminente. La striscia di cielo sopra la linea dell'orizzonte si tingeva di un azzurro slavato che virava nel bianco proprio sopra lo spicchio di sole che emergeva. Ripper attese, rivolgendo una muta preghiera al cielo.

Ovunque ti trovi, spero che tu stia bene, amico mio.

Qualcosa di simile a un'eco gli rispose: non preoccuparti per me, ragazzone. Prenditi cura di Louis. Io vi starò sempre accanto, puoi scommetterci le chiappe.

«Dove andiamo?»

Ripper sobbalzò ma Louis non se ne accorse. Stava ancora fissando l'orizzonte.

«Chesterville», rispose Ripper. «Se ci mettiamo in marcia subito possiamo arrivarci prima che il sole sia alto.»

«Come facciamo con la tua moto?»

«Red tiene la sua in un capannone. Lascerò lì anche la mia e andrò a cercare un nuovo tubo per la benzina.»

Louis annuì e tornò a guardare la strada.

«Louis, tuo padre ti voleva bene.»

Il volto di Louis si indurì per un momento, poi l'espressione si sciolse in un sorriso stanco. Sembrò quasi che si fosse tolto un peso dal cuore.

«Sarà meglio muoversi», si limitò a rispondere.

Fecero inversione e si immisero sulla carreggiata parallela a quella da dove viaggiavano. La strada era deserta.

Il cerchio si chiude, pensò Ripper e fu come se quel pensiero non provenisse da lui.

Si misero in marcia verso Chesterville mentre il sole usciva a salutare il mondo.

FINE

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top