4

Il Mondo Sotterraneo era il punto d'incontro di tutti i Manganeui del mondo. Anche se si chiamava così, in realtà non era realmente "sotterraneo". Questo luogo era denominato in quel modo, perché le portevolanti per accedervi si trovavano molto spesso in profondità, lontano dagli occhi indiscreti dei Normali.

Le portevolanti teletrasportavano i Manganeui in un'altra dimensione. Questa dimensione era a metà tra il mondo dei Normali e lo spazio. Ed in questo posto i Manganeui avevano costruito le loro città nella più completa libertà, senza la paura di essere scoperti dai Normali.

Quello che si stagliava davanti ad Emerald era uno spettacolo mozzafiato.

Il gruppo stava ancora uscendo da un grande tronco di quercia, situato su un'altura. Dolci colline verde smeraldo si estendevano tutt'intorno a loro. Qua e là cresceva qualche rigoglioso albero ed appena sotto la collina dove si trovava Em, scorreva un ruscello che produceva un gorgheggio piacevole ed allegro. Dei sentieri di sabbia e ciottoli si diramavano per le alture, creando così intrecci senza fine. Nell'erba verde crescevano vari fiorellini colorati ed in prossimità del ruscello si poteva scorgere qualche rana, che stava immobile, godendosi il sole tiepido che invitava a stendersi sul prato e chiudere gli occhi, dimenticando tutto il resto.

In lontananza si potevano scorgere delle mura grigie. Stonavano un po' con il paesaggio, ma neanche tanto. Emerald trovava quel luogo talmente bello, talmente magnifico, da farle pensare che fosse surreale.

- È... wow.

- Accipicchia Raphael. Tu sì che sai esprimerti. - lo prese in giro lei.

- Non avevo mai visto un posto così... così...

- Perfetto?

- Già. - annuì lui.

Quando il guardiano Joyce ebbe radunato tutti gli studenti impose nuovamente la fila a due per due. Dopo un quarto d'ora buono si incamminarono. La combriccola di ragazzi chiacchierava allegramente ed il guardiano non urlava da ben mezz'ora.

Il paesaggio continuava ad essere magnificamente splendido. Il dolce odore di erba invadeva l'aria ed il sole gentile risplendeva. Era una giornata bellissima e ad Emerald parve strano perché era settembre e quel tipo di giornata si ha solitamente in primavera inoltrata, ma non ci fece troppo caso. Anche perché c'era Raphael a distrarla. Quel ragazzo riusciva a fare battute su qualsiasi cosa. Principalmente passarono il loro tempo a prendere in giro il Figlio d'Acero saccente che nella baita aveva iniziato una discussione senza alcun motivo.

- Sai, mio padre lo dice sempre che quelli là sono insopportabili. - disse Raphael riferendosi alla Tribù canadese.

- Non penso che sia giusto generalizzare troppo. Sì, è vero che quel ragazzo era insopportabile ma non è detto che lo siano tutti.

- D'ora in poi sarai l'Italica dal nobile animo! - esclamò Raphael facendola ridere.

Dopo un'ora di camminata riuscirono ad arrivare alle porte della città.
Qui il guardiano bussò energicamente contro uno sportellino in ferro. Passò qualche minuto, poi qualcuno aprì il piccolo sportello e si affacciò.

- Chi è? - chiese la voce di un uomo da dietro l'immensa porta in legno.

- Sono io Clark. - rispose il guardiano.

- Io chi? - insistette l'uomo dallo sportellino.

- Clark! Sono Joyce. Facci entrare.

- Oh! Joyce! Come stai? Come vanno le cose al Collegio? Ho sentito che...

- Clark! Muoviti!

- Oh, sicuro. Con chi sei? - chiese ancora il tipo del quale si riusciva ad intravedere poco più che un occhio.

- Con gli studenti! Con chi dovrei essere?

- Oh! Come va matricole? Emozionati? Mi sembra ieri quando...

- Se non ci fai entrare entro tre secondi sfondo la porta!

- E con cosa?

- Con un Italico!

Emerald trasalì.

- Avresti il coraggio di martellare il portone con uno studente?!

- Ma no... hai capito in che senso... Italici... muovono gli oggetti... ah, facci entrare e basta!

- Agli ordini. - e poi l'uomo sparì chiudendo dietro di sé lo sportellino.

- Era ora... - borbottò il guardiano Joyce.

Emerald non fece in tempo a commentare l'accaduto con Raphael che si sentirono dei forti rumori di ingranaggi che si stavano muovendo. Lentamente l'enorme portone che sbarrava l'accesso alla città si stava aprendo.
Gli studenti varcarono l'enorme soglia. Alcuni fremevano letteralmente dall'emozione.

- Siete i primi! - esclamò allegro quello che doveva essere Clark.

- Siamo gli unici puntuali allora! - rispose Joyce. - Forza ragazzi! Se ci sbrighiamo arriveremo in tempo per pranzo! - urlò poi agli studenti. - Ah, dimenticavo! - esclamò Clark - Benvenuti a Nuvolafiorita!

Il gruppo si mise in marcia.

Nuvolafiorita era una cittadella piena di bizzarri negozi colorati. Per non parlare di come erano vestite le persone.

Emerald intravide una ragazza dagli occhi a mandorla che indossava una tuta che ricordava uno scoiattolo volante. Infatti c'era una membrana che partiva dalle braccia ed arrivava ai piedi. Un'asiatica probabilmente. Gli Asiatici potevano volare. Ad un tratto la ragazza si alzò in aria ed iniziò a planare nel cielo. E ce n'erano molti altri come lei!

Continuando il percorso che sembrava condurre verso delle gigantesche cascate, Emerald vide delle vetrine assolutamente bizzarre. Una che vendeva libri ed oggetti riguardanti la pratica del Rituale, altri che vendevano cibi che non aveva mai visto, altri che avevano ogni sorta di scaccia sfortuna, oggetti anti iella e ciondoli contro il malocchio. Altri non sapeva neanche cosa fossero. Nuvolafiorita era un tripudio di colori, di calore, di vita.

Il gruppo piano piano avanzava verso le gigantesche cascate, che una volta vicine si rivelarono molto suggestive. L'acqua scorreva fortissima, con impeto. Era di un colore azzurro cobalto, e gli schizzi che ribalzavano sulle rocce creavano scintillii ed incredibili giochi di luce.

I ragazzi si bloccarono ad una decina di metri da quello spettacolo naturale.

- Dunque! Attenzione! - urlò Joyce - Queste sono le Cascate di Nimph! Il Collegio si trova sotto queste cascate. Vi chiederete il perché. Queste cascate scorrono con una tale forza da spazzare via qualsiasi cosa tenti di attraversarle!

- Carine. - commentò Raphael.

- Tutto - riprese il guardiano - tranne i Manganeui. Non sappiamo la ragione, ma scelgono solo noi. Ci lasciano passare. Questa speciale proprietà rende il Collegio il posto più sicuro del Mondo Sotterraneo. Rispettate le cascate! Ci proteggono.

Detto questo, il guardiano Joyce proseguì verso le cascate.

- D'accordo, passate uno alla volta. - si raccomandò nuovamente l'uomo.

Uno ad uno attraversarono il velo d'acqua. Emerald, quando passò, non avvertì il senso di bagnato. Sembrava qualcosa che la stesse rigenerando. Quando uscì dal velo d'acqua non era fradicia come pensava di essere. Anzi, i suoi abiti erano totalmente asciutti.

Una volta che tutti furono dall'altra parte, Joyce schioccò le dita.

Improvvisamente, dove non c'era nulla, si stagliava un enorme castello a guglie, altissimo. La pietra era di un azzurro tenue che scintillava grazie ai raggi di sole che trasparivano dall'acqua delle cascate. L'edificio era in stile gotico, le numerose torri si alzavano e crescevano sempre di più affusolandosi. L'edificio era un tripudio di archi e decori.
L'enorme castello era circondato da mura anch'esse enormi. L'accesso al castello avveniva grazie ad un cancello in ferro battuto. Le linee erano dolci, fini. Quel cancello ricordava ad Emerald uno stile Liberty.
Il guardiano tirò fuori da una tasca la chiave più grande che Emerald avesse mai visto. La infilò nel buco della serratura del gigantesco cancello grigio argento. Lo aprì.

- Da qui, entriamo nel Collegio. Mi aspetto un comportamento impeccabile da tutti voi. Non vogliamo farci riconoscere dalla preside, giusto? - disse Joyce lanciando occhiatacce a destra e a manca.

Il gruppo entrò nel grande spiazzo difronte al Collegio, facendosi strada ed arrivando davanti ad un portone. Il custode bussò ed il suggestivo legno decorato si spalancò. Non c'era nessuno dall'altra parte. Si era aperto da solo.

In quel posto tutto sembrava essere gigantesco. L'ingresso era immenso. Il soffitto era così alto che si faceva fatica ad individuarne la fine. Enormi lampadari scendevano luminosi, dorati. Dalle pareti uscivano candelabri dorati anch'essi. Infondo alla sala c'era una vetrata colorata che occupava quasi tutta la parete.

Il guardiano li guidò in una stanza dov'era presente una scrivania in legno scuro. A sedere dietre di questa, c'era una donna col viso affusolato. Questa donna era quasi completamente nascosta da delle pile gigantesche di fogli.

- Questa è Kate. È la nostra segretaria. Da... quanto? Dieci anni?

Kate annuì leggermente sorridendo.

- Lei vi darà i fogli con su scritto tutte le informazioni di cui avete bisogno, compresa una mappa di tutto il Collegio. Adesso io me ne vado. Il pranzo si terrà alle dodici e mezza. Mancano due ore. Vedete di essere puntuali. E non fate impazzire Kate!

Quando ebbe finito uscì a passo svelto.

- Ragazzi, quando chiamerò il vostro nome fatevi avanti e prendete i vostri fogli. Dopo dovrete solo seguire le istruzioni che ci sono scritte sopra. - spiegò gentile la segretaria Kate. Iniziò a chiamare dei nomi.

Raphael venne chiamato quasi subito e fece cenno ad Emerald che l'avrebbe aspettata fuori.

Tra i ragazzi che vennero chiamati prima di lei riconobbe lo Slavo dai capelli quasi bianchi, Aalim Danilov. Poi venne il turno del Figlio d'Acero antipatico, un certo Albert Flannis.

Quando venne il suo turno erano usciti quasi tutti, eccetto due ragazzi. Emerald uscì dalla stanza in pietra e vide il ragazzo Iberico intento ad osservare il suo foglio con una faccia perplessa. Si diresse verso di lui.

- Si chiamano parole. Ogni parola ha un significato, servono per comunicare. - disse una voce acida dietro di loro.
Emerald si girò.

A parlare era stato di nuovo quel ragazzo, Albert. Ma che problemi aveva?

Raphael aveva ancora l'espressione di uno che non ha ben capito cosa stava succedendo.

- Sai, si chiamano affari propri, servono a non farsi odiare dagli altri. - gli rispose a tono Emerald in difesa dell'amico.

- Oh, ma che teneri! - esclamò a gran voce, per farsi sentire da tutti - Si formano già le prime coppiette! - Emerald sentì il bisogno di tirargli un pugno sulla faccia, ma represse l'istinto.
- Ci si vede piccioncini! - esclamò infine quel ragazzetto fastidioso.

- Contaci. - affermò con tono gelido Emerald.

Non sapeva chi si credeva di essere quel tipo, ma sicuramente non le avrebbe messo i piedi in testa. Nessuno lo faceva.

- Ehi, lascialo perdere. È un idiota. - la tranquillizzò Raphael.

- No! È un galletto che si crede chissà chi solo perché la sua Tribù è quella più importante. Ma se pensa che mi farò maltrattare si sbaglia di grosso. - affermò seria.

- Ho una guardia del corpo Italica! Forte! - esclamò lui ridendo.

- Quanto sei stupido! - rise anche lei.

Iniziarono a guardare i fogli che la segretaria aveva distribuito. Il castello era davvero enorme e si faceva davvero fatica ad orientarsi.

I dormitori si trovavano tutti al primo piano e questo era diviso in ala maschile ed in quella femminile. Raggiungere il primo piano fu la cosa più facile.

Il compito arduo fu districarsi nei corridoi per raggiungere le proprie stanze. Raphael ed Em si separarono sulle scale.

Emerald girò per i corridoi svoltando un paio di volte a sinistra ed una volta a destra. Dopodiché perse il conto di tutte le direzioni che prese.

Le sembrò un miracolo quando riuscì ad arrivare davanti alla stanza 326.

La porta era di legno con una spessa maniglia di ferro battuto.
Emerald l'aprì e per un soffio non venne colpita da qualcosa che si stava dirigendo verso di lei a tutta velocità.

Quando l'oggetto sbatté contro il muro esterno ed atterrò a terra, Em capì che si trattava di un libro.

Primo giorno di scuola e già volavano libri.

Si cominciava bene.

****

Ed eccoci qui con il quarto capitolo.

Come vi sembra la storia? Non esitate ad esprimere il vostro punto di vista o critiche (costruttive, s'intende).

Ciao ciao😻🌹

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top