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Il vento le stava scompigliando i capelli. Era il dieci di settembre e stava iniziando ad essere un po' più freddo.
Emerald era uscita di casa con Edoardo per andare nel suo negozio preferito. "La Bottega dello Zucchero" era un negozio di dolciumi nel centro di Firenze.
Vi erano dai più semplici zuccherini alle caramelle dai ripieni più dolci e succosi ed i colori più sgargianti ed elaborati. Roba da far venire un infarto ad un dentista.
Il proprietario del negozio era il signor Rosselli, un simpatico ometto sulla sessantina. Era un Italico. Nel guardarlo si capiva che fosse un uomo d'altri tempi.
Quando i due fratelli entrarono nel negozio, lo videro intento a riporre con cura delle barrette di cioccolato all'interno degli scaffali. Quel giorno indossava sopra ad una camicia bianca a righine verdi un gilet anch'esso verde di velluto. I pantaloni erano pesanti, di un marroncino fine e le scarpette nero lucido riflettevano le lampade accese del negozio.
Il locale era un trionfo di colori caldi e vivaci. Arancione, rosso, giallo, oro e tutte le loro sfumature. Caratteristico del negozio era un trenino che lo percorreva interamente, trasportando piccole caramelline o cioccolatini. I bambini erano attratti da quelle piccole leccornie da convincere gli adulti a comprarne qualcuna.
Il proprietario si girò quando sentì i passi dei due avvicinarsi e rivolse loro un caldo ed accogliente sorriso.
- Ragazzi! Com'è possibile che tutte le volte che vi rivedo siete sempre più alti? - esclamò scherzando l'ometto.
I fratelli risero ed insieme iniziarono a farsi consigliare quale cioccolato comprare.
- Oh mio Dio, Edo! Cioccolata al latte, stai scherzando? - lo prese in giro Emerald tirandogli un buffetto sulla testa.
- Certo! Io non so come tu faccia a mangiarti quella roba. È troppo amara. - disse indicando la tavoletta di cioccolato fondente che la sorella teneva in mano.
Quando ebbero finito andarono alla cassa a pagare. Mentre metteva gli acquisti nelle buste il signor Rosselli fece qualche domanda ai ragazzi.
- Dunque, domani si parte eh? - chiese con un sorriso ad Emerald.
- Sì, ma se potessi resterei qui. - disse lei. Anche se era un po' meno convinta del giorno prima.
- Ma no! Sta' tranquilla. Fidati di me, ti divertirai. - ribatté il proprietario infilando un pacchettino all'interno della busta, dicendo poi che era per - vostro padre.
L'ometto continuò ad impacchettare ed infilare dolci nelle buste.
- Che poi, - iniziò di nuovo - di questi tempi è meglio stare attenti. Vedrai che nel Mondo Sotterraneo ti troverai benone.
- Scusi, ma cosa intende dire? - intervenne Edoardo.
- Intendo dire, ragazzo, che di recente - si guardò furtivamente intorno - ho eseguito il Rituale. Già. L'ho fatto. E sapete cos'è venuto fuori? Eh? Nulla di buono ragazzi. Nulla di buono. Era tutto... scuro. Viola. Quasi nero. - concluse l'ometto preoccupato.
- Ma cosa potrebbe mai succedere? - chiese Emerald a quel punto.
- Non lo so cara. Non lo so proprio, ma se i colori erano così scuri... be', c'è da preoccuparsi. - e detto questo, Rosselli diede le buste ai ragazzi.
Dopo che lo ebbero salutato, i due uscirono dal negozio.
Per strada tirarono fuori l'argomento che il signore aveva introdotto.
- Non so a te, ma a me è sembrato che stesse perdendo qualche rotella. - affermò con aria solenne Edoardo - andiamo, la Guerra Buia è finita da vent'anni, cos'altro dovrebbe succedere ora? Apocalisse? Cometa di Halley? Ma per favore.
- Non prenderlo in giro Edo. È una persona colta ed intelligente. Non so bene cos'abbia visto nel Rituale ma credo che ci sia un fondo di verità.
Il Rituale era una procedura antica, derivante dai più lontani nuclei di Manganeui esistenti. Veniva effettuato principalmente per cogliere i colori.
I colori, come li intendevano i Manganeui, erano vibrazioni che venivano visualizzate nella loro mente. Ad ogni colore apparteneva un diverso significato ma in genere più le sfumature erano scure più c'era qualcosa che non andava.
Mentre Edoardo ed Emerald tornavano a casa, lei si fermava di tanto in tanto davanti alle vetrine per dare un'occhiata.
- Edo! - esclamò ad un certo punto - vieni a vedere questa giacca! È bellissima!
Erano davanti ad un negozio d'abbigliamento per lo più maschile. Ma c'era una giacca di pelle, marrone scuro, con bottoni dorati lucidi, che faceva letteralmente impazzire Em.
Si girò verso il fratello, poi si voltò nuovamente verso la giacca in vetrina, osservandola con aria sognante.
- Sai che ti dico? - iniziò il fratello - Se devi andare in quel posto, devi farlo in grande stile. Entriamo.
Emerald pensò di non aver sentito molto bene. Il fratello non le faceva quasi mai dei regali. Non perché non le volesse bene, ma perché non era proprio nel suo stile farli.
- Allora, vieni? - chiese il fratello impaziente da dentro il negozio. Lei ancora un po' stupita, entrò. Dopo poco tempo uscirono entrambi, la sorella con un sorriso enorme, il fratello con il portafoglio decisamente alleggerito.
Prima di tornare a casa si fermarono per un buon gelato. Questa volta Emerald insistette per pagare.
Tornarono a casa per le sei del pomeriggio. La prima cosa che fece Emerald fu correre in camera sua per infilare la giacca nuova nella valigia.
Il tempo restante che precedeva la cena, lo passò vagando per la sua stanza, mentre ripassava mentalmente per l'ennesima volta di aver messo tutto nel bagaglio.
Il pasto si svolse regolarmente. Adesso l'atmosfera era molto più serena, senza rancori rimasti. Conclusa la cena i genitori trattennero Emerald ancora per qualche istante.
- Dobbiamo darti alcune cose che potrebbero servirti. - le disse la madre sorridendole - Prima di tutto, questi fogli. Ci sono tutte le materie disponibili al Collegio. Pensavamo che durante il viaggio avresti potuto scegliere le facoltative. Anche se, secondo noi, dovresti iscriverti almeno nei corsi consigliati agli Italici, puoi scegliere liberamente quelle che ti piacciono di più.
Detto questo la madre le porse i fogli.
Em li osservò attentamente. Erano delle tabelle che elencavano tutte le materie che venivano insegnate al Collegio.
Emerald decise che avrebbe letto più attentamente una volta rimasta sola.
- Poi... ah già! - si ricordò suo padre - Sono molto legato alla prossima cosa che ti daremo. Era di tua nonna. È un oggetto molto particolare.
Il signor Shylock mise la mano in tasca e tirò fuori un ciondolo attaccato ad una catenina sottile, argentea.
Questo ciondolo era composto da una pietra violacea, tonda, incastonata in un sottile gioco di linee argentate come la catenina. Em prese la collana dalla mano del padre.
- È una pietra molto rara. Astralunaria. Si pensa che derivi da meteoriti che nell'antichità sono precipitati sulla terra. - spiegò il padre.
- È bellissima, grazie! - esclamò la ragazza abbracciando l'uomo.
- E non è tutto. - continuò lui. - Questa pietra ha uno scopo. L'Astralunaria viene usata per rilevare i pericoli. Mi spiego meglio. Nelle situazioni pericolose questa pietra si illumina. Perde il colore originale ed inizia a brillare di una luce bianca.
Em, entusiasta, mise il ciondolo al collo. La collanina emise un filo di luce bianca e poi cambiò il suo colore da viola a verde. La ragazza la guardò confusa.
- Già, dimenticavo. - si ricordò il padre - L'Astralunaria cambia colore in base alla persona che la indossa. Si dice che sia il vero colore dell'anima del proprietario.
- Forte! Esiste anche da uomo? - chiese emozionato Edoardo che fino ad all'ora era rimasto in silenzio.
Em gli lanciò un'occhiataccia.
- Naturalmente non ci saranno situazioni di vero pericolo, tesoro. Solo che le donne nella famiglia di tuo padre si tramandano quella collana da secoli, ormai. - spiegò la mamma.
- Infine, ogni Italico che si rispetti, deve avere uno paio di questi. - disse il padre.
- Ma tu sei un Britannico. - osservò Edoardo. Qui le occhiatacce furono da parte di tutti.
Il padre tirò fuori un paio di guanti neri, a mezze dita.
- Questi guanti incanalano la magia e riescono a far ottenere un risultato più preciso e più potente. - spiegò Carmen.
- Bello! E per i Britannici? Esistono delle... che ne so... narici artificiali?! - esclamò ancora Edoardo.
Em scoppiò a ridere.
Suo padre ed Edoardo erano Britannici. Alexander Shylock, infatti, era originario del nord dell'Inghilterra ed il figlio aveva ereditato il suo potere.
I Britannici potevano respirare ovunque. Okay, detta così era un po' ridicola, ma era un potere da non sottovalutare affatto.
Molti di loro lavoravano come pompieri, o comunque nelle forze dell'ordine. Grazie alla loro caratteristica infatti, riuscivano ad addentrarsi nelle situazioni più pericolose, salvando così molte vite umane.
Non importava se fossero circondati dal fumo, se fossero sott'acqua, o in qualsiasi altra situazione estrema. Loro avrebbero respirato comunque.
Emerald si infilò i guanti e provò a tirare su il tavolo. Focalizzò l'oggetto nella sua mente. Immaginò di tirarlo su. Improvvisamente il tavolo si alzò da terra e iniziò a fluttuare. Lo fece atterrare attentamente a terra.
- Wow. Prima si limitava alle sedie. - constatò il fratello. - Qual è il prossimo passo? La credenza? Non voglio immaginare se tu ti ritrovassi in un negozio di mobili.
- Se mi ritrovassi in un negozio di mobili ti chiuderei dentro un armadio e butterei la chiave.
- Come sei antica. Gli armadi non hanno più la chiave ormai.
- Piantatela voi due. - tagliò corto la madre.
Dopo aver chiacchierato ancora un po' i due fratelli andarono a dormire. Em mise i guanti e i fogli nello zainetto e si infilò sotto le coperte. L'indomani sarebbe stata una grande giornata.
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TAN TAAAAN. CAPITOLO 2. BOOOM.
Bando alle ciancie: abbiamo MaryElisabeth_ che ha aggiunto questa storia al suo elenco di lettura. Grazie tesoro, a te e a tutti quelli che l'hanno fatto (dovrei aver ringraziato tutti nel capitolo precedente).
Duuunque. Non so a voi, ma a me Emerald sembra un bel tipetto, che dite? Come si troverà al Collegio? Conoscerà qualche nuovo amico?
E chi lo sa. Dovrei aggiornare ancora tra tra qualche minuto.
Intanto voi commentate. Voglio sapere qualsiasi cosa vi passi per la testa. Anche se negativa.
A tra poco, baci.😘
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