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Emerald gettò il suo maglione all’interno della valigia sbuffando. Odiava fare i bagagli. Odiava quella situazione. A pensarci bene in quel periodo odiava tutto. Guardò il suo armadio, ormai vuoto. Era così infuriata!

L’indomani sarebbe partita per frequentare l’Istituto Collegiale Internazionale Manganeua per l’Insegnamento all’Uso Responsabile della Magia. Se si imparava il nome di quel posto era già un miracolo, come potevano i suoi genitori pretendere che fosse contenta di partire? Non se ne voleva andare. Stava così bene a Firenze.

Fissò un paio di jeans, cercando di stabilire se le sarebbero serviti o no. Ma sì, un paio di pantaloni in più fanno sempre comodo. Si girò per buttarli nella valigia che ormai stava per scoppiare dalla quantità abnorme di cose che ci erano state infilate. Emerald era sempre stata una frana a fare i bagagli.

– Emerald! Il pranzo è pronto! – la avvertì il fratello passando davanti alla sua camera.

Di norma Emerald avrebbe risposto e ringraziato di averla avvertita, ma era così frustrata all’idea di partire che si limitò ad emettere un sonoro verso, simile a quello di una mucca, e a scendere per mangiare con la sua famiglia.

Emerald era una Manganeua. I Manganeui erano esseri umani che possedevano parti del cervello più sviluppate dei Normali (non Manganeui). Questo permetteva ai Manganeui di avere la capacità di esercitare arti magiche, la cui magia, risiedeva proprio in queste parti del loro cervello. In pratica, tutti gli esseri umani erano dotati della Magia, ma i Manganeui erano capaci di sfruttarla e darle sfogo, mentre i Normali non erano neanche a conoscenza di quello che risiedeva nella loro mente.

La sua Tribù si chiamava “Tribù Italica”. Di Tribù ne esistevano diciannove.
Andavano suddividendosi per lo più per aree geografiche, per etnie.

Gli Italici erano una delle più importanti e potenti e avevano origine in Italia. Il potere magico degli Italici era la telecinesi.

Le Tribù più importanti erano chiamate “Tribù Potenti” ed erano cinque.
I primi erano i Figli d’acero, loro avevano il potere di saper fare o decidere sempre la cosa giusta. Erano considerati di gran lunga i più razionali, i più saggi. La loro terra d’origine era il Canada.

Per secondi venivano gli Slavi, originari del sud della Russia, Bielorussia, Polonia ed altre nazioni loro vicine. Loro potevano viaggiare nel tempo.

Poi c’erano gli Iberici, originari dell’omonima penisola, che avevano il potere di leggere nelle menti, di parlare attraverso esse e di rendersi invisibili.

I quarti erano gli Italici ed infine c’erano gli Indo che si estendevano dall’Iran fino all’Indonesia. Questa numerosa Tribù aveva il dono della predizione, della veggenza.

Entrata in cucina, Emerald si ritrovò tre paia d’occhi che la fissavano.

Quelli del fratello, sognanti, esprimevano tutto il desiderio di essere al suo posto (che Emerald avrebbe volentieri ceduto), immaginando di avere un anno in più per poter partire anche lui. Infatti Edoardo aveva solo diciotto anni, ciò voleva dire che avrebbe frequentato quel posto che Emerald considerava una vera e propria piaga l’anno successivo.

Voltandosi verso il tavolo poi, poteva scorgere negli occhi dei suoi genitori un velo di apprensione e commozione. Probabilmente quello che passava per la testa dei signori Shylock era un qualcosa come “la nostra bambina sta crescendo” e “sembra ieri quando ha detto la sua prima parola”. Emerald avrebbe voluto urlargli che aveva diciannove anni e che secondo lo stato italiano lei era già maggiorenne. Ma a cosa sarebbe servito? Assolutamente a niente. Nella società Manganeua si veniva considerati adulti a tutti gli effetti solo raggiunti i venticinque anni. Un abominio.

La ragazza si sedette al tavolo. Dopo che tutti si furono augurati un “buon appetito” iniziò a tagliare la carne che le era stata messa nel piatto. Il silenzio che riempiva lo spazio tra di loro era surreale. Chiacchieravano sempre durante il pranzo. Emerald bevve un sorso d’acqua.
– Allora, Em, emozionata? – fece per rompere il ghiaccio sua madre. Si stava evidentemente sforzando di essere gentile. Sapeva che la figlia non sarebbe voluta partire. Le era praticamente stato imposto dai genitori.

– Sono in fibrillazione. – disse lei con tono piatto, con una leggera nota di sarcasmo.

– Avanti Em! Sarà una figata! Io pagherei oro per poterci andare quest’anno! Dev’essere un posto fantastico! – esclamò suo fratello.
Avrebbe tanto voluto essere come lui, così… positivo! Le sembrava sempre troppo perfetto per poter pensare di essere davvero sua sorella. Era il suo contrario. Aperto, gentile, sempre sorridente, scherzoso. Come se non bastasse era davvero bellissimo. Insomma era quello per cui le ragazze perdevano la testa. Alto, moro, abbronzato, fisico asciutto ed allenato. Emerald era tutto il contrario. Era più bassa di suo fratello nonostante lui avesse un anno meno di lei. Mentre suo fratello era sempre abbronzato, la pelle di un bel colorito bronzeo, Em era bianca come il latte. Entrambi avevano una capigliatura che consisteva in una serie di boccoli bellissimi. Quelli di Edoardo però erano più scuri, tendenti al nero, mentre Em li aveva castani. Poi c’erano gli occhi. Il fratello aveva una tonalità scura, calda, amichevole. Em invece aveva occhi verdi, brillanti. La gente si stupiva che fossero fratelli. 

Edoardo faceva impazzire le persone, lo adoravano. Anche Emerald all’inizio sembrava simpatica. All’inizio.

Nonostante questo fratello e sorella si volevano tanto bene, avevano un legame profondissimo. Si capivano al volo, con una sola occhiata, qualsiasi fosse la situazione. Si reputavano una squadra. Ecco perché in quel momento Edoardo avrebbe dovuto appoggiare lei, non i genitori.

– Edo, credo che dovresti finire di masticare, prima di parlare. – intervenne il padre.

Nonostante Emerald ce l’avesse a morte con i suoi genitori, in quel momento non poté fare a meno di sorridere.

– Ti manca qualcosa per il viaggio di domani tesoro? – riprese sua madre.

– No, non penso.

– Emerald, sai benissimo che è una grande opportunità questa. Altri sognerebbero di essere al tuo posto, quindi vedi di toglierti quell’aria da funerale. – intervenne il padre.

– Io non capisco, perché non posso frequentare la scuola Manganeua di Firenze?! È vicino a casa, comoda, facile da raggiungere. È anche molto quotata! Qual è il problema?! – sbottò lei. Non ce la faceva più a trattenersi.

– Non puoi perché i tuoi genitori – e qui il padre indicò se stesso e la moglie – sono i Rappresentanti delle loro Tribù. Quindi i loro figli devono frequentare la scuola migliore in assoluto, che gli piaccia o no!

Em si zittì e tornò a fissare il suo piatto.

Durante la Guerra Buia i suoi genitori avevano combattuto con tutto il loro coraggio nelle prime file degli eserciti. Avevano visto cadere nemici ed amici, persone a cui volevano molto bene ed altre che odiavano. Insieme erano riusciti a sopravvivere al dolore psicologico e fisico che questa aveva portato.

I suoi genitori erano un grande esempio di come, per quanto le avversità possano tormentarti, se la speranza persiste ci sarà sempre un raggio di luce, una via d’uscita. E grazie alla loro dedizione verso ciò che è giusto, al loro coraggio ed alla loro lealtà, ebbero numerosi riconoscimenti, vennero eletti come Rappresentanti delle loro Tribù.

I Rappresentanti svolgevano il ruolo di rappresentare le decisioni della propria Tribù. Insomma, per dirla in modo semplice, erano pezzi grossi.

Finito il pranzo Em si alzò silenziosamente da tavola e si diresse verso la sua camera. Aveva il morale sotto i piedi. Aprì la porta e si buttò sul letto. Fissò i bagagli già pronti. Non voleva andare in quel posto. E non perché pensasse che fosse didatticamente troppo impegnativo. No, assolutamente no. Le era sempre piaciuto studiare. Ma era così lontano. Si rassegnò all’idea che i suoi genitori le avevano ormai imposto quella decisione.

Fece per mettersi a sedere quando sentì la porta aprirsi.

– Ehi, ancora arrabbiata? – chiese sua madre entrando.

Carmen era una bella donna, bionda, occhi castano scuro, come quelli di Edoardo. Aveva un animo gentile, comprensivo. Il suo sorriso era sereno e pacato. Quando la si guardava infondeva tranquillità e calma. Nonostante fosse una persona dolce e riservata, all’occorrenza dimostrava grande determinazione e risolutezza. Non era affatto debole come si sarebbe potuta immaginare. Aveva grandi doti, da leader. Non a caso era stata scelta per rappresentare la Tribù Italica.

Em rifletté sulla domanda posta dalla madre. Era arrabbiata?

– No mamma. Sono solo un po’ frustrata. – concluse lei alla fine.

Sapeva che sua madre non si sarebbe arrabbiata se fosse stata sincera con lei.

– Ti capisco. Devo raccontarti una cosa. Devi sapere che quando aveva la tua età, non ero affatto come te. Ero una ragazzina timida, attaccata alla sua famiglia, terrorizzata dal mondo esterno. Avevo pochi amici ed i miei confidenti più stretti erano i tuoi zii.

– Nel caso tu non te ne fossi accorta mamma, ho pochi amici e l’unico che viene a sapere delle cose importanti che mi succedono è Edoardo.

– Sì, lo vedo. Ma non perché sei timida. Tu piaci alle persone. Ma molti non ti parlano e ti evitano perché hanno paura di deludere le tue aspettative. Sei una che sa il fatto suo Em. Ed io non ero affatto così. Quando ebbi compiuto i miei diciannove anni, arrivò il momento di frequentare una scuola Manganeua, la scuola dove stai per andare tu. – e qui iniziò a sorridere, con gli occhi persi nel vuoto. – Puoi immaginare benissimo la situazione. Ero spaventata dalla mia stessa ombra, puoi figurarti quanto fossi terrorizzata al pensiero di frequentare una scuola lontanissima da casa. Fatto sta che dovetti partire. I primi mesi me ne stavo sola, in disparte. Poi conobbi un ragazzo. Frequentava il mio stesso corso di lingua. Facemmo amicizia e poi lui mi presentò ai suoi amici. Piano piano riuscii ad uscire dal mio guscio e conobbi i miei primi veri amici. L’anno successivo non vedevo l’ora di tornare a scuola. Così, la scuola Manganeua fu un’esperienza bellissima per me.

Finito il racconto si girò verso Emerald che era restata in silenzio ad ascoltarla – Quello che voglio dirti, Em, è che non sai mai quello che succederà domani. Per scoprire quello che il futuro ha in serbo per te, devi viverlo. Non c’è altro modo.

– A meno che tu non sia un Indo. – considerò Emerald.

– Già. Ma tu non lo sei. Grazie alla tua mammina hai un potere molto più bello. – affermò Carmen facendo una faccia che Em trovò molto buffa, infatti scoppiò a ridere.

Sua madre fece per uscire, ma prima che potesse farlo Em la fermò.

– Mamma, quel ragazzo era papà? – chiese curiosa.

Sua madre sorrise timidamente – Sì tesoro. Era papà. – e dopo uscì.

Em si distese sul letto ed iniziò a rimuginare sul discorso fattole dalla madre. Forse non doveva prenderla in modo troppo negativo. Forse avrebbe dovuto provare a considerarlo divertente.

In fondo, provare non costava nulla.

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E rieccomi con la storia revisionata! Che ve ne pare? A me piace molto più di prima. Lasciatemi le vostre impressioni nei commenti! Vorrei sapere soprattutto

CHE NE PENSATE DI EMERALD???

Tra qualche minuto (oppure qualche ora, non saprei) pubblico il 2.

Prima di lasciarci, dei ringraziamenti speciali a: lloony, sara_Morgenster, huntingmyshadows, AkamegaSlytherin e PatricNapoli che hanno aggiunto questa storia al loro elenco di lettura. Grazie infinite, per me vuol dire tanto.

A proposito di elenchi di lettura, volevo informarvi che facendo parte del progetto WIAItalia troverete la scheda della mia storia nella raccolta Fantasy!

Parlo a proposito di "L'Italica" e tutto il percorso che sto facendo con questa storia. Potrete scoprire anche chi c'è dietro alle quinte, pronto a darmi sempre una mano e supporto morale. Passate a dare un'occhiata!

Oh, il disegno è di lloony. È stupendo. La prima fan art! Che gioia gente.

Infine non mi resta altro che augurarvi

BUONA LETTURA! ❤😻🌹

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