PROLOGO

DICEMBRE 1944
AUSTRIA

Miniere di sale Altaussee

Stiria nord-occidentale

L'ufficiale delle SS Friedrich Wagner fissò il suo sguardo di ghiaccio sul volto raggrinzito di August Eigruber, facendogli intendere che non aveva tempo da perdere e che non gli interessavano minimamente le sue scuse.

Il capo regionale del partito nazista austriaco chinò il capo balbettando frasi sconnesse, quindi, si allontanò di fretta sbraitando istruzioni verso la squadra di operai ancora al lavoro.

«La miniera è adesso a vostra disposizione, Oberführer Wagner» proruppe poi con voce trafelata una volta ritornato sui suoi passi, strofinandosi le mani sul cappotto per il freddo pungente.

L'ufficiale annuì. «Attenda fino a che gli ultimi carri non si saranno allontanati» gli ordinò allora con malcelato disprezzo «poi faccia ciò che è necessario. Il Führer si aspetta che la miniera venga sigillata e che non rimanga alcuna traccia del nostro passaggio. Non vorrei dover riferire che gli ordini sono stati disattesi.»

«È già tutto pronto, Herr Wagner» annuì Eigruber chinando il capo nel tentativo di accondiscendere l'ufficiale tedesco «sarò io stesso a far detonare le bombe e mi assicurerò personalmente che ogni cosa sia fatta secondo istruzioni.»

Wagner annuì con un leggero movimento della testa, poi s'immerse nei propri pensieri.

In fondo non era poi una cosa così complicata. In pratica ciò che quel piccoletto doveva fare era solo creare "terra bruciata". Il Decreto Nerone emesso da Hitler qualche mese, del resto, parlava chiaro: ogni infrastruttura tedesca di rilievo doveva essere distrutta. Non doveva restare niente che potesse in qualche modo servire agli alleati. Una misura drastica sotto certi punti di vista, ma che in realtà non faceva altro che riflettere le paure del Partito Nazista per la grave situazione bellica in cui era piombata la Germania. Dalla primavera di quell'anno, infatti, la guerra era entrata in una fase decisamente critica e l'intero Paese era stato preso di mira con bombardamenti continui volti in gran parte a distruggerne la fenomenale produzione industriale. Intere città erano state rase al suolo ed era ormai chiaro a tutti che l'intera Nazione si trovava a un passo dalla sconfitta. I paesi sotto l'influenza tedesca come Romania, Bulgaria, Finlandia e Ungheria avevano già cambiato schieramento dopo essersi arresi, mentre la Jugoslavia era stata da poco liberata dai partigiani e dai russi. L'armata rossa premeva ai confini con la Polonia ed era solo questione di tempo prima che anche Berlino capitolasse.

Per tale motivo Wagner aveva ricevuto l'ordine immediato di agire. Era necessario trasportare l'immensa raccolta delle opere d'arte destinate al Führermuseum in un luogo più sicuro rispetto ad Altaussee, prima che fosse troppo tardi e prima che la zona fosse totalmente occupata dalle truppe nemiche. Il nuovo deposito era già stato preparato nei mesi precedenti e ogni cosa predisposta e organizzata fin nei minimi dettagli. Mancava solo di prelevare il contenuto nascosto fino a quel momento e poi abbattere la miniera. Le otto casse di bombe da cinquecento chili erano già state posizionate al suo interno in altrettanti punti strategici tali da garantire la chiusura definitiva di ogni possibile via d'accesso, ma Wagner, che ne aveva verificato l'ubicazione il giorno prima, continuava a non fidarsi di August Eigruber.

La missione aveva la priorità assoluta e come da istruzioni dirette del Führer, non dovevano rimanere testimoni. Una volta che i camion e i carri fossero stati lontani, si sarebbe occupato di quel piccolo ometto.

Batté i piedi per terra per via del freddo e si voltò un attimo verso l'ingresso della cava. Conosceva bene la storia di quelle miniere situate vicino al comune di Altaussee, a pochi passi dall'omonimo lago. Erano già note fin dal XIV secolo per la gran quantità di salgemma in esse contenute, ma Hitler le aveva scelte per un motivo ben diverso. Dato che il sale nelle pareti assorbiva l'umidità in eccesso mantenendo le camere a una temperatura costante tra i quattro e gli otto gradi, le aveva ritenute il deposito perfetto per lo stoccaggio delle opere d'arte che continuamente razziava dai territori conquistati. All'interno dell'immenso labirinto di caverne create da secoli di estrazione del salgemma e che si estendeva per chilometri e chilometri nelle viscere della terra il Führer aveva perciò ordinato di far costruire ripostigli con pavimenti in legno, scaffali per contenere dipinti, oltre a un impianto d'illuminazione e a uno di deumidificazione, il tutto con l'intento di trasferirvi una buona parte delle casse proveniente dai musei viennesi. E così era stato fatto, a partire dalla fine del '43 e per tutto l'anno successivo, fino alla conclusione di tutta l'enorme raccolta sparsa per la Germania. Si trattava di un patrimonio composto da oltre seimila dipinti antichi, più di duecento disegni originali, mille stampe, arazzi, sculture e circa cinquanta casse riempite di una varietà di oggetti rari, tra cui anche numerosi libri provenienti della biblioteca personale del Führer a Berlino. Un insieme che poteva raggiungere il valore di oltre mezzo miliardo di marchi tedeschi.

Wagner tornò a guardare August Eigruber. «I primi camion arriveranno a minuti» gli disse gettando uno sguardo all'orologio da taschino «si assicuri che nessuno disturbi le nostre operazioni e si ricordi di preparare il sale da spargere sulla strada.»

Fuori aveva iniziato a nevischiare e se i fiocchi bianchi avessero attecchito sulla terra umida le operazioni di carico sarebbero state decisamente più difficoltose. Certo era un imprevisto più che naturale dato il periodo dell'anno, ma il rischio di un rallentamento dei lavori era fuori discussione.

Il Führer era stato chiaro. Niente ritardi sulla tabella di marcia, per nessun motivo, e lui era fermamente intenzionato a far sì che ciò non accadesse.

***

Tre giorni dopo, l'ultimo camion uscì dal cancello della miniera sparendo nella nebbia. Non nevicava più ormai da quarantott'ore, ma per fortuna l'enorme quantità di sale sparsa per il terreno aveva impedito il formarsi di cumuli di neve o, peggio ancora, del ghiaccio. Nonostante tutto i lavori erano perciò andati avanti senza grossi intoppi e ogni cosa era stata prelevata dalle viscere della terra, fino all'ultima cassa. Wagner poteva ritenersi soddisfatto anche se ci sarebbe voluta ancora un'altra settimana prima che la colonna di cinque camion giungesse a destinazione. Un tempo considerevole date le circostanze, in cui poteva accadere di tutto. Fortuna che gran parte del territorio da attraversare era ancora sotto l'influenza tedesca, ma lui non poteva di certo ignorare i pericoli. Dalle strade impervie, aggravate dalla presenza del gelo e della neve, ai rischi di un bombardamento da parte della contraerea alleata. Sarebbe stato uno sciocco se non avesse considerato tutto ciò, e lui non lo era. Consapevole di questo aveva fatto perciò in modo di dividere le autoblindo, nella convinzione che avrebbero dato meno nell'occhio e si sarebbero più facilmente confuse con le milizie tedesche in transito nelle zone di guerra.

Se tutto fosse filato liscio, fra circa sette giorni avrebbe potuto incontrarsi con Die Krähe, il Corvo, l'ufficiale delle SS incaricato di predisporre e gestire il sito di accoglienza.

Diede uno sguardo al cielo plumbeo, poi si rivolse ad August. «La sua collaborazione è stata preziosa Herr Eigruber. Farò personalmente rapporto al Führer raccomandando una sua promozione.»

«Sempre a disposizione, Oberführer Wagner» chinò la testa l'ometto in segno di rispetto.

«Il detonatore è pronto?» gli domandò ancora Wagner con l'aria di chi aveva fretta.

«Certo.»

«Me lo faccia vedere.»

Eigruber annuì e lo guidò a passo rapido verso una piccola baracca in legno costruita accanto all'ingresso della miniera. Si trattava di un deposito usato dagli operai come magazzino per le tute e ogni altro genere di attrezzatura.

«Da questa parte» si affrettò a dire aprendo la porta di legno e facendogli strada all'interno. «Guardi, eccolo lì» proseguì indicando una leva inserita in un contenitore a fianco della parete opposta. Wagner si avvicinò e, chinandosi, gettò una rapida occhiata agli otto fili di rame che partivano da dietro la scatola per poi sparire subito dopo all'interno di un piccolo foro praticato nella parete di roccia a ridosso della miniera.

«Ho collegato il detonatore a diversi pacchetti di C4 attaccati alle varie casse» stava spiegando August «per cui sarà sufficiente premere la leva fino in fondo per innescare l'esplosione. Le bombe detoneranno all'istante e la miniera crollerà sigillandosi per sempre.»

Wagner raddrizzò la schiena e annuì, poi con un gesto fulmineo tirò fuori la pistola dal cappotto, la puntò alla testa di Eigruber e sparò. Il colpo emise un cupo rimbombo fra le pareti di roccia mentre il corpo dell'uomo cadeva a terra con un tonfo. Senza perdere altro tempo Wagner uscì all'aperto e recuperò una tanica di benzina che aveva fatto lasciare a terra poco lontano dalla baracca prima che l'ultimo camion se ne andasse. Ritornato nel magazzino cosparse con il liquido tutto il pavimento e il corpo di August. Una volta finito gettò la tanica da una parte e si avvicinò al detonatore spingendo la leva fino in fondo. Un rumore sordo, come una specie di brontolio lontano, gli giunse alle orecchie mentre l'intera struttura tremava sotto la spinta delle onde d'urto. Wagner gettò un rapido sguardo al soffitto, poi con la mano destra si strofinò la spalla del cappotto togliendone la polvere.

Non rimaneva molto tempo. Estratto un pacchetto di fiammiferi dalla tasca, ne accese uno e lo gettò sul corpo immobile dell'ex capo del partito nazista. Il liquido s'incendio immediatamente avvolgendo il cadavere di August in una bolla di fuoco per poi spandersi con rapidità su tutto il pavimento. Wagner fece qualche passo indietro affrettandosi ad uscire prima che l'intera baracca venisse divorata dalle fiamme. Una volta all'aperto, apprezzò con piacere il gelo dell'inverno. Abbozzò un sorriso, si tirò su il bavero della giacca e voltandosi dalla parte opposta, lasciò per sempre le miniere di Altaussee.


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