CAPITOLO 55
55
Bonnet aveva sentito dei passi muoversi in direzioni opposte, il che voleva dire che due di quegli uomini erano stati mandati sulle sue tracce.
In quanto al terzo non poteva che essere Karl Wagner. S'immaginò il volto travolto dalla rabbia del Primo Ministro nel vedere il suo scagnozzo assassinato, e sorrise. Ma fu solo una sensazione passeggera.
La situazione in cui era finito era già abbastanza incasinata e non c'era molto di cui rallegrarsi. Era ferito, braccato come un orso nel buio della notte, aveva perso la pistola e l'unica altra arma era rimasta conficcata nel petto di un tedesco.
Cosa avrebbe potuto fare?
D'istinto si sarebbe messo dietro a Wagner, ma purtroppo aveva un problema più urgente da risolvere. Uno degli uomini del Cancelliere stava senza dubbio camminando nella sua direzione e se non si fosse deciso a fare qualcosa di sicuro lo avrebbe trovato.
Si alzò a fatica stringendo i denti e si mosse più all'interno del bosco cercando di non far rumore. Aveva bisogno di un diversivo, di qualunque espediente pur di distogliere l'attenzione da sé. Si tastò le tasche e in quel momento si ricordò del cellulare e delle cariche di C4.
Era giunto il momento di farle saltare. Forse l'esplosione gli avrebbe dato quel margine di tempo in più per togliersi di lì ed elaborare un nuovo piano.
Senza indugiare oltre afferrò il telefono e compose un numero, poi si appoggiò con la schiena al tronco di un albero. I passi si stavano facendo più ravvicinati quando un boato squarciò il silenzio della notte.
Lui si appiattì d'istinto abbassando la testa e ringraziando in cuor suo che tutta quella zona fosse disabitata per un raggio di diversi chilometri.
Dopo qualche secondo, sporse la testa oltre il tronco ma non udì più nulla, nemmeno il rumore dei passi sull'erba secca. Calcolò che l'esplosione fosse avvenuta all'incirca nella parte retrostante il palazzo, abbastanza lontana da quest'ultimo, forse al margine del bosco che diradava verso la statale.
Attese ancora qualche minuto, poi, quando fu sicuro che non c'era più nessuno, si mise in piedi e si mosse furtivo in quella direzione. Passò di nuovo accanto al cadavere del tedesco, immobile in una pozza di sangue e gli dette una rapida occhiata, ma tanto bastò per notare la sua pistola ancora a terra, parzialmente nascosta dall'erba.
Finalmente un po' di fortuna.
Wagner non ci doveva aver pensato altrimenti non l'avrebbe di certo lasciata lì. Lo ringraziò con un sorriso, l'afferrò e proseguì avvolto dall'oscurità.
***
Karl si trovava nel bosco ai margini della statale. Stava scrutando con la torcia la zona intorno a sé quando all'improvviso le cariche esplosero. Il boato dell'esplosione lo investì in pieno facendolo cadere a terra.
Alcuni detriti di ferro misti a terra volarono in aria, ma per fortuna nessuno lo ferì. Scosse la testa stordito dal rumore e si rimise in piedi. Qualcuno doveva aver avuto la sua stessa idea e lo aveva pure preceduto, il che però voleva dire che i suoi Cavalieri non avevano ancora trovato il responsabile della morte di Hans.
O forse c'era più di una persona?
Non era il momento di soffermarsi su una simile domanda. Si mosse rapido nella direzione del leggero fumo biancastro che si alzava veloce verso il cielo scoprendo poco più avanti un enorme squarcio nel terreno costellato di sbarre di ferro e pietre.
L'entrata del tunnel era adesso sgombra per cui si affrettò a penetravi mentre nella sua testa si faceva strada l'abbozzo di un'idea. Aveva però fatto solo pochi passi che si sentì chiamare da una voce nota.
Si fermò di colpo e si voltò. Uno dei suoi uomini lo aveva raggiunto dopo aver sentito l'esplosione, temendo che gli fosse accaduto qualcosa.
«Achim! Trovato traccia del nostro uomo?» gli domandò non appena gli fu vicino.
«Nessuna. Ho lasciato Gruber, finirà lui il lavoro. Io sono qui per coprirle le spalle.»
«Molto bene. Adesso però ascoltami. È importante che tu per il momento aspetti qui e se dovesse arrivare qualcuno non devi fare nulla. Lascialo passare. Intesi?»
«Sì, signore, ma ...»
«Niente obiezioni. Attieniti agli ordini. Una volta che sarà entrato voglio che tu lo segua a una certa distanza e che poi mi raggiunga. Ce ne sbarazzeremo al momento opportuno. Adesso va, svelto, nasconditi fuori e attendi» poi si voltò e sparì nelle profondità del cunicolo.
***
Bonnet si trascinò oltre il palazzo fin dentro il bosco. Stava andando alla cieca, ma era più che sicuro che l'esplosione fosse partita da qualche parte nei dintorni. Arrivato quasi al margine vicino alla statale si fermò. Aveva il fiatone e la gamba gli pulsava tremendamente.
Si voltò intorno e vide alla sua destra, circa venti metri in avanti, del leggero fumo uscire dalla volta degli alberi. Si girò da quella parte e, impugnata la pistola, avanzò in quella direzione.
Poco dopo si fermò di fronte a un cumulo di macerie fatte di ferro, terra e pietre. Un enorme squarcio nel terreno rivelava l'ingresso del tunnel. Non perse tempo a pensare a quello che avrebbe trovato là sotto, era troppo doloroso. Preferì imboccarlo rapido, puntando deciso verso il centro della stella.
Camminò più in fretta che poté e venti minuti più tardi si arrestò nel punto in cui si diramavano i vari cunicoli. L'aria era sempre irrespirabile, carica di umido, fetori e pulviscolo. Molte pietre erano sparse per il pavimento, cadute dal soffitto a causa dell'esplosione ai piani superiori. Una fitta al cuore lo trafisse mentre cercava di immaginare cosa fosse accaduto ai suoi amici. Deglutì, poi, in silenzio, imboccò il tunnel a destra iniziando la lenta discesa verso il basso.
***
Karl aveva camminato in fretta seguendo in discesa il cunicolo buio fino a quando era sbucato in una specie di spiazzo circolare da cui si diramavamo diversi altri passaggi. Non aveva la più pallida idea di quale avrebbe dovuto prendere, per cui cercò un luogo dove nascondersi e aspettare l'arrivo della persona che aveva fatto esplodere la grata di ferro. Ci avrebbe pensato lui a guidarlo nel cunicolo giusto.
Individuato un anfratto scavato nella roccia a pochi metri dal centro si affrettò a insinuarsi là dentro, sicuro che da lì nessuno avrebbe potuto vederlo. In compenso lui avrebbe avuto una visuale chiara del passaggio.
Non attese a lungo.
Dieci minuti più tardi vide sbucare, in mezzo a un cono di luce, un uomo. Lo osservò fermarsi per riprendere fiato e infine imboccare il tunnel di destra. Con un leggero sorriso, coprendosi la bocca e le narici, attese ancora qualche istante, poi, non appena sentì i passi di Achim, gli fece un cenno ed entrambi si misero dietro di lui, seguendone la scia luminosa come ombre malevole.
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