CAPITOLO 41

Parigi

Sede della Horus

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Non appena Margot vide entrare Astrid nella sala sotterranea le si avvicinò, le buttò le braccia al collo e la strinse forte. Non disse neanche una parola, lasciando che entrambe venissero avvolte da un pesante silenzio rotto solamente dal battito accelerato dei loro cuori. Nessuna aveva voglia di parlare. L'abisso oscuro che le stava risucchiando era l'unica cosa che le accumunasse in quel momento. Il fanatico nazista responsabile della morte dei loro mariti non era ancora stato assicurato alla giustizia e per di più la mancanza d'indizi reali rendeva sempre più difficile puntare il dito sul Neocancelliere tedesco.

E il tempo scorreva inesorabile.

La verità era purtroppo nascosta dietro una densa cortina di fumo e anche se tutte e due sapevano come stavano in realtà le cose, nessuna di loro era in grado di provare alcunché. Tale impotenza, però, se da un lato alimentava la loro frustrazione, dall'altro le aveva rese ancora più determinate nel percorrere l'unica strada praticabile.

Dopo qualche minuto, Margot, con gli occhi lucidi e un pesante groppo in gola, si asciugò il volto rigato da fini lacrime e si staccò da Astrid. Le rivolse un blando sorriso d'intesa e prese posto intorno al tavolo dove Payne, Màrcia e Bonnet erano già seduti, con i volti tesi e pensierosi.

Era il momento di andare avanti.

Accese il computer, collegò il proiettore e scelse l'immagine che aveva precedentemente scaricato da Internet. La ingrandì e la visualizzò a tutto schermo sulla parete. Si trattava della mappa stilizzata di una villa, ma prima di fornirne i particolari, lasciò a tutti il tempo di imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio. Abbassò anche le luci in modo che la si potesse vedere meglio riflessa sul bianco latte del telo.

«Questa è Villa Senar» iniziò a spiegare dopo qualche minuto a beneficio di Astrid, ricapitolando ciò che gli altri già sapevano. «Un edificio storico attualmente di proprietà del Cantone di Lucerna.»

La sua voce era velata da un leggero tremolio ma tutti ebbero il buon gusto di non farlo notare. «È situato sulla sponda occidentale della penisola di Hertenstein, sul Lago dei Quattro Cantoni» riprese «e la sua costruzione risale al 1934 quando agli architetti lucernesi Alfred Möri e Karl-Friedrich Krebs venne affidato il progetto per conto del compositore russo Sergei Rachmaninoff. L'acronimo SENAR deriva dai nomi contratti di Sergei e di sua moglie Natalia Rachmaninoff.»

«Siete assolutamente certi che sia questa la prossima tappa del nostro viaggio?» domandò Astrid.

«Sì,» riprese Margot bene sapendo come l'amica fosse ancora all'oscuro di ciò che era avvenuto a Firenze. «L'iscrizione in cirillico trovata sulla tomba del Cimitero degli Inglesi» le disse «non ha lasciato adito a dubbi. Isola dei Morti - OP 29, un chiaro riferimento alla composizione di Rachmaninoff. Payne» fece poi rivolta a lui «spieghi lei come è giunto all'individuazione della villa» e si afflosciò sulla sedia, esausta.

«Non è stato difficile» spiegò Martin stavolta senza nessuna aria di sicumera. «Mi sono solo ricordato di un fatto importante, ovvero che nel gennaio del 1909 Rachmaninoff, che in quel periodo viveva a Dresda, ebbe la fortuita occasione di visionare una delle copie del quadro di Böcklin. Le fonti storiche sulla sua vita abbondano di articoli relativi a questo episodio e tutti concordano sul fatto che l'uomo rimase talmente impressionato dalla profonda oscurità e dal simbolismo insito nella raffigurazione del quadro che decise di esternare le sue emozioni attraverso un'opera sinfonica dedicata alle sinistre atmosfere evocate dal dipinto. L'opera 29, come la chiamò, venne poi conclusa a Mosca pochi mesi dopo ed eseguita per la prima volta alla fine di aprile alla Sala della Filarmonica di Mosca diretta dallo stesso Rachmaninoff.»

«Quindi sta sostenendo che i riferimenti alla vita del compositore russo non sono del tutto casuali?»

«Esatto. Sappiamo per esempio che Rachmaninoff, intorno alla metà degli anni '30, si recò in visita a Berlino, prima che Hitler desse seguito alla sua follia di conquistare l'Europa, e che qui rivide la copia del quadro che nel frattempo era stata spostata nella capitale tedesca. È logico quindi pensare che chiunque abbia fatto erigere la falsa tomba a Firenze fosse a conoscenza di tutto ciò e che abbia voluto incidere quelle specifiche parole con il chiaro intento d'indicare la villa dove il compositore russo visse negli anni dal 1932 al 1939. Considerato poi l'odio dei Tedeschi nei confronti di Stalin, pare abbastanza ovvio che il nostro indizio debba puntare in quella direzione piuttosto che in quella della Dacia di Ivanovka, in Russia. Resta solo da capire in che modo.»

Astrid rifletté per qualche minuto su quanto detto da Payne cercando di riordinare le idee. «D'accordo» commentò con voce ferma. «Supponiamo per un attimo che abbiate ragione. Come pensate di entrare in quell'edificio e soprattutto avete una qualche idea di dove andare a cercare l'indizio?»

«Non proprio» intervenne Margot. «Sappiamo che la costruzione è rimasta pressocché intatta da quando è stata costruita, ma non crediamo che l'indizio si trovi al suo interno. Chiunque abbia ideato l'intero piano, forse lo stesso Corvo del diario trovato a casa di Cornelius, non poteva certo rischiare che andasse in fumo per un capriccio di un nuovo proprietario.»

«Perciò niente quadri, arredi o parti mobili.»

«È la nostra supposizione.»

«Perciò rimane il parco, ma anche in quel caso l'area da esaminare mi pare decisamente vasta.»

«Vero» intervenne Payne «ma su questo punto Màrcia e io abbiamo scoperto qualcosa.»

«E lo dice solo adesso?» lo squadrò Margot socchiudendo gli occhi nel chiaro segno di non gradire quel comportamento.

«È stata una fortuita coincidenza di poco prima che iniziasse la riunione» si affrettò a giustificarsi Màrcia. «Ne avremmo parlato a breve.»

«Di che si tratta?» domandò Astrid tagliando corto.

«Di una statua» rispose la ragazza in evidente imbarazzo «un enorme busto in bronzo che raffigura Rachmaninoff in piedi su un piedistallo circolare. Si trova ai margini del giardino antistante la villa, subito dopo il pergolato. Abbiamo scoperto che è stato commissionato alla fine del 1942 da un ufficiale tedesco di cui non è riportato il nome.»

«Stai dicendo che potrebbe essere lo stesso che ha fatto erigere la tomba a Firenze?» fece Margot incredula, mentre anche Bonnet scuoteva la testa attirato da quella notizia.

«Perché no? Le date coincidono e in entrambi i casi il nome del committente appare celato da una cortina di mistero. Mi pare una ben strana coincidenza ...»

«E le altre lettere mancanti che si trovano nelle copie che non abbiamo?» domandò Astrid ancora poco convinta. «Come fate a essere sicuri che non indichino invece un altro luogo?»

«Non lo sappiano, in effetti» le rispose Payne «e nessuno di noi ha neppure idea di quale potrebbe essere la parola completa, né se abbia o meno una qualche attinenza con la Villa in questione, ma a conti fatti» alzò le spalle «la strada della statua mi pare la migliore opzione che abbiamo al momento.»

Astrid scosse la testa. «Non mi piace» commentò non senza una punta di irritazione «ma devo riconoscere che in questa faccenda non c'è stato niente di normale fin dall'inizio.» Fece una leggera pausa. «Voglio comunque inchiodare quel figlio di puttana di Wagner» riprese con rabbia «per cui procedete pure. Trovatemi quel maledetto indizio, di qualunque cosa si tratti.»

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