CAPITOLO 39

39

Payne fermò la macchina nel piccolo spiazzo sterrato proprio di fronte all'ingresso nord del Cimitero. La zona appariva realmente come un'isola solitaria in mezzo al mare. La pioggia continua, il vento freddo e i fulmini che ogni tanto squarciavano quella notte tempestosa rendevano ancora più reale la sensazione di trovarsi come in mezzo all'oceano.

La città era immersa nel silenzio, addormentata, e persino lungo i viali che abbracciavano il perimetro dell'area non si vedevano transitare macchine. Scesero. Con i cappucci sulla testa s'affrettarono verso i gradini di pietra a pochi metri da loro portandosi a ridosso dell'entrata. Il cancello di ferro era chiuso con un lucchetto, ma niente che non potesse essere forzato con delle tronchesi. Sui muri scrostati e invasi dall'edera sembravano non esserci telecamere e ogni cosa appariva immersa nell'oscurità e nel silenzio.

Martin prese gli attrezzi necessari e nel giro di qualche minuto riuscì ad aprire il cancello. Si fiondarono all'interno.

«Dividiamoci» fece Margot di nuova padrona della situazione. L'adrenalina la stava rinvigorendo. «Payne lei vada a destra della costruzione» ordinò indicandogli la struttura che si ergeva di fronte a loro al centro della spianata e da cui partivano due sentieri di forma ovale «io coprirò l'area di sinistra mentre Bonnet ci guarderà le spalle. Il primo che trova la tomba avverte gli altri.»

Senza ulteriori indugi si separarono.

La zona da coprire non era molto estesa, circa un centinaio di metri, ma il fango che si era formato sul terreno e la grande quantità di lapidi rendeva l'impresa più difficoltosa del previsto.

Payne iniziò subito a scrutare con la torcia le prime tombe, quelle a ridosso dell'ingresso, ma non ne trovò nessuna che facesse riferimento ad Arnold Böcklin. Si asciugò il volto bagnato riparandosi per un momento sotto le fronde di un grosso albero e nel farlo alzò lo sguardo verso la parte nord del Cimitero. Fu un attimo, ma la sua attenzione venne catturata dal gruppetto di cipressi adagiati in cima alla collinetta le cui punte erano leggermente piegate a causa del vento. In quel momento ebbe un'intuizione. La disposizione degli alberi era praticamente identica a quella raffigurata nel quadro, quasi il pittore avesse fatto un'istantanea del Cimitero. E se la tomba fasulla fosse stata fatta erigere proprio al centro di quell'area? Era una reale possibilità conoscendo anche le inclinazioni ossessive per i particolari e le coincidenze del Führer.

In ogni caso, valeva la pena provare. Con la torcia puntata in avanti si diresse perciò in quella direzione, percorrendo in leggera salita la strada piena di pozze fino a quando non si fermò al centro dell'altura accanto alla colonna fatta erigere da Federico Guglielmo di Prussia nel 1858 e posta al centro dell'area racchiusa dai cipressi. Da quel punto in poi il poggio degradava dolcemente verso la strada. Riprese fiato e puntò la luce sulle lapidi che lo circondavano. Le scrutò a una a una poi, poco più sotto, vide ciò che cercava.

***

In quello stesso momento Margot stava procedendo in salita lungo il vialetto laterale osservando le varie sepolture, ma fino a quel momento anche lei non aveva trovato nulla che potesse che facesse riferimento al pittore svizzero. Proseguì sullo sterrato e fra le pozze non potendo non domandarsi come sarebbe stato quello strano Cimitero alla luce del sole e in una giornata decisamente migliore. Anche sotto la pioggia, infatti, era rimasta colpita dalla disposizione paesaggistico romantica delle tombe che erano state erette con lo scopo quasi di creare un andamento crescente verso l'altura rispetto ai classici cimiteri cattolici dove di solito si prediligeva una struttura più rigida e regolare. La presenza poi di una grande varietà di essenze arboree e arbustive ben visibili alla luce della torcia rendeva quel luogo assolutamente surreale.

In un'altra occasione si sarebbe soffermata con più attenzione su ogni particolare, ma adesso no. La pioggia, il vento e la costante sensazione di essere spiata, la rendevano nervosa e poco incline a perdere tempo. Proseguì quindi lungo il perimetro del muro esterno oltrepassando la sepoltura di J.P.Vieusseux, del pedagogo Enrico Schneider, del filosofo Sismondi e dello storico Davidsohn prima di sentire la voce di Payne nell'auricolare che le diceva di aver trovato ciò per cui erano giunti fino a lì. Si affrettò quindi a raggiungerlo tagliando diagonalmente il cimitero e salendo fino alla sommità del poggio.

«Guardi qua» le disse lui non appena lei lo ebbe raggiunto illuminando una piccola lapide incastonata fra due pietre anonime. «A quanto pare abbiamo il nostro indizio.»

Margot puntò la sua torcia in quella direzione scrutando con attenzione la scritta in tedesco incisa nel marmo, al centro della lapide.

Zu Ehren von Arnold Böcklin

der über sein Gemälde sagte:

Ein traumhaftes Bild, das eine solche Stille erzeugt,

dass das Klopfen an der Tür erschreckend

sein sollte.

Остров Мертвых – OP 29

«In onore di Arnold Böcklin» tradusse poi quasi in un sussurro «che del suo quadro disse: un'immagine onirica che produce un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe far tremare dalla paura.»

Fece una leggera pausa, poi si volse verso Payne che stava annuendo. «In quanto all'ultima frase» riprese «non conosco così bene il russo da sostenere una conversazione, ma lo so abbastanza da capire che vuol dire con Isola dei Morti - OP 29.»

«Stessa conclusione» fece lui con un sorriso. «E questo vuol dire che adesso sappiamo esattamente quale sarà la nostra prossima tappa, ovvero...» ma non riuscì a finire la frase che il sibilo di un proiettile fendette l'aria e una scheggia di marmo scalzata dalla lapide accanto schizzò in aria ferendolo a una guancia.

«Giù!» gridò subito Margot gettandoglisi addosso e scaraventandolo a terra. Altri spari sibilarono a pochi centimetri da loro alzando nugoli di terra e fango e nel giro di pochi secondi si scatenò il caos.

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