CAPITOLO 38
38
Payne attaccò lo scanner al computer e avviò il programma mentre Màrcia si gettava sotto una corroborante doccia calda. Bonnet invece si era messo nuovamente a sedere sul letto mentre Margot stava alle spalle di Martin in attesa di scoprire insieme a lui cosa si celasse dietro la pittura di quell'ultima copia del dipinto.
Come negli altri casi ci vollero più o meno quindici minuti prima che il sistema fosse in grado di elaborare i dati, ma alla fine sullo schermo del PC iniziò a materializzarsi un insieme confuso di pixel che nel giro di qualche secondo assunse i contorni di una lettera, stavolta accompagnata dal disegno di una croce, sempre su sfondo di pietra.
Payne fissò attonito lo schermo. «Questa è nuova» commentò poi poggiando la schiena e facendo un leggero sospiro. «Abbiamo un dato in più che negli altri quadri non c'era.»
«Ha idea di cosa voglia dire?» gli domandò Margot con aria stanca.
«Non ancora, ma confido che si possa ricavare qualcosa.»
A quelle parole Bonnet si alzò e si portò vicino al computer. Guardò l'immagine, poi scosse la testa, afferrò un nuovo pacchetto di noccioline e tornò a sedersi sul letto, immerso nei suoi pensieri.
«Ricavare cosa?» intervenne Màrcia uscita in quel momento dal bagno con gli abiti cambiati e caldi.
«Guarda tu stessa» le rispose Martin indicandole l'immagine della croce sul computer. «Sembra che qualcuno stavolta si sia premurato di aggiungere un nuovo tassello alle solite lettere. E, se lo ha fatto, deve aver avuto i suoi buoni motivi, immagino.»
Lei si avvicinò. «In effetti ci deve essere un nesso» si passò una mano fra i capelli ancora un po' umidi ragionando a voce alta. «Forse potremmo trovare qualche riferimento analizzando nel dettaglio la vita di Böcklin» suggerì infine prendendo una sedia.
«Fino a questo momento siamo riusciti a entrare in possesso solo di tre copie del dipinto» mormorò Margot come se parlasse con a stessa, «nelle quali abbiamo individuato le lettere E, S e ancora una E con la croce. Mi pare troppo poco per ricostruire il senso e darne un significato. Payne, lei cosa sa della vita del pittore?» gli domandò poi riprendendo il filo del discorso di Màrcia. «Intendo aneddoti, stramberie qualunque cosa fuori dell'ordinario che ci conduca verso una logica conclusione.»
Lui ci pensò un attimo. «Non mi viene in mente nulla, al momento» le rispose socchiudendo gli occhi. «Però stavo giusto ragionando su quella croce di pietra. E se indicasse un cimitero?»
«Ci sono molti significati attribuibili alla croce» intervenne Bonnet senza alzare lo sguardo. «Come mai proprio quello?»
«Non so, una specie di associazione di idee.»
«Si spieghi meglio» gli domandò Margot avvicinandosi di nuovo alla finestra.
«È semplice. Ho solo pensato: visto che siamo a Firenze e che Böcklin ha vissuto qui gli ultimi anni della sua vita e che per di più è stato sepolto in quello che viene chiamato Cimitero degli Inglesi. Forse quella croce serve a indicare il luogo in cui riposa.»
«Avrebbe senso» fece Margot riprendendo a camminare per la stanza «soprattutto considerando che la copia con tale indicazione è proprio quella rimasta nella sua villa.»
«Ascoltate» li interruppe a un tratto Màrcia mostrando loro il cellulare. «Mentre stavate ragionando ho trovato un articolo interessante a proposito di quel cimitero. Ve lo leggo. Credo che risponda alle vostre domande.
... Il Cimitero degli Inglesi nacque nel 1827 su una piccola area concessa dal granduca Leopoldo II per soddisfare la richiesta delle comunità di stranieri protestanti a Firenze. Essi, infatti, non potendo essere seppelliti all'interno delle mura cittadine a causa di un divieto di inizio Ottocento imposto dalla Chiesa Cattolica, erano costretti a destinare le loro sepolture al cimitero cattolico di Livorno. Realizzato grazie all'impegno della Chiesa Evangelica Riformata Svizzera di Firenze, fu progettato dall'architetto Carlo Reishammer che collocò il luogo di sepoltura su una piccola collinetta in prossimità della Porta Pinti. L'ingresso, costituito da un semplice edificio, dà l'accesso alla piccola altura dove si trovano diverse tombe adorne di sculture neoclassiche, intervallate da alti cipressi, a creare una protezione dell'ultima dimora per coloro che sono lì seppelliti. Il suo bizzarro nome deriva dal fatto che su più di millequattrocento tombe di sedici diverse nazionalità, ben settecentosessanta sono Inglesi, come quelle della poetessa Elizabeth Barrett Browning e della scrittrice Frances Trollope.
Probabilmente ispirato dalla visione onirica di quest'area cimiteriale, il pittore svizzero Arnold Böcklin, che visse e morì a Firenze, realizzò il suo più famoso dipinto, L'isola dei morti rappresentando nell'isola in mezzo al mare la silenziosa oasi di pace della sua città d'adozione...»
«Credo che Payne abbia fatto centro anche stavolta. Màrcia potresti farci vedere una foto del cimitero?»
Lei annui, la cercò on line e la mostrò sullo schermo del cellulare.
«In effetti pare simile all'isola del dipinto» commentò Martin soddisfatto mentre anche Margot annuiva.
«In quell'articolo si parla per caso anche della tomba di Böcklin?» domandò Bonnet senza staccare gli occhi dal pacchetto di noccioline.
«Vuoi sapere se è realmente sepolto lì?» domandò Màrcia che stava intuendo le perplessità del collega.
Bonnet annuì.
«Aspetta un attimo, controllo subito» e scorse qualche altro articolo su internet che riguardava la storia del cimitero. «Un momento, ecco, ascoltate qua» disse a un tratto evidenziando con gli occhi alcune righe di un brano.
«Quando, nel novembre del 1864» lesse ad alta voce «fu dato l'incarico all'architetto Giuseppe Poggi di realizzare il nuovo assetto urbanistico della città divenuta Capitale d'Italia, furono abbattute tutte le vecchie mura per far posto a giardini e a grandi viali in stile francese, i quali finirono per circondare, ed isolare, il piccolo spazio cimiteriale che venne così inglobato all'interno della città. La forma ovale racchiusa dalle due corsie di scorrimento gli fornì l'appellativo di Isola dei Morti. Finiti i lavori, intorno al 1877, e per non alterare il nuovo assetto urbanistico, venne vietato alla comunità di protestanti di effettuare nuove sepolture costringendola così a utilizzare il cimitero degli Allori situato vicino alla zona del Galluzzo, a pochi chilometri dalla città. Laggiù, tra le sue tombe più famose, si ricorda quella del pittore svizzero Arnold Böcklin ...»
«Dunque l'immagine della croce indicherebbe il cimitero degli Allori» mormorò Margot pensierosa. «Ottimo lavoro Màrcia.»
«Io non ne sono convinto, invece» intervenne di nuovo Payne attirando l'attenzione di tutti.
«Perché?» ribatté Màrcia perplessa. «Mi sembra piuttosto chiaro oltre che in linea con ciò che abbiamo appena scoperto. Se il cimitero degli Inglesi era stato inglobato nella città e non era più possibile effettuarvi sepolture, mi pare ovvio che il corpo di Böcklin sia stato portato altrove. Quindi è là che dovremmo cercare.»
«No, non credo. Vedete, non sto mettendo in dubbio la storia, ma solo cercando di calarmi nei panni di chiunque abbia deciso di far occultare l'immagine della croce e le lettere all'interno dei quadri. Pensateci un attimo. Probabilmente fu lo stesso Hitler ad avere l'idea visto che era ossessionato da quel quadro. Cerchiamo perciò per un attimo di circoscrivere il contesto. Secondo voi l'enigma delle lettere può davvero riguardare la vera storia di Arnold Böcklin?»
Margot faticava ancora mettere ordine nei suoi pensieri ma cominciava a intuire dove Payne volesse andare a parare. «Forse non ha tutti i torti» gli disse poggiando la schiena al muro accanto alla finestra.
«Quello che sto cercando di dire» riprese Martin ringraziandola con un cenno della testa «è che in base al contesto storico quella croce dovrebbe indicare il luogo specifico che ispirò il dipinto di Böcklin, non la sua tomba. Lo stesso Hitler se non ricordo male visitò Firenze nel maggio del 1938, per cui chi non vi dice che abbia maturato proprio in quel periodo la sua idea? Sono sicuro che non si sarà lasciato sfuggire l'occasione per visitare la zona che fu d'ispirazione per il suo quadro prediletto...»
«Stai forse suggerendo che dovrei cercare informazioni su un qualche riferimento tombale nel cimitero degli Inglesi?» fece Màrcia afferrando stavolta il computer di Payne.
Lui annuì e lei si mise subito all'opera. Nell'attesa Margot indossò di nuovo i visori e aprì la finestra.
«Stai ancora cercando le tracce degli scagnozzi di Wagner, vero?» le domandò Bonnet scaraventando l'ennesimo sacchetto di noccioline nel cestino.
«Sono là fuori, da qualche parte. Astrid è stata chiara. Non possiamo abbassare la guardia.»
«Lo so, ma non credo che saranno così incauti da farsi vedere nei dintorni. In più il temporale crea una copertura perfetta.»
«Suggerimenti?»
«Lascia stare, per il momento. Aspettiamo e vediamo.»
«Odio stare con le mani in mano.»
«So anche questo, ma sono altresì sicuro che presto rimpiangerai di averlo detto.»
Lei si tolse i visori e si girò verso Bonnet. Stava per replicare quando la voce di Màrcia l'interruppe. «Ci sono!» disse la ragazza «l'ho trovato. Payne avevi ragione. Sentite qua: Alla fine di maggio del 1942, nel Cimitero degli Inglesi, venne fatta erigere da un ufficiale tedesco di cui non sappiamo il nome, una tomba in onore del pittore che rese immortale con il suo dipinto quell'oasi di pace. Pare che dietro a questo particolare omaggio si debba ricercare l'ossessione dei tedeschi e di Hitler in particolare per il paesaggio oscuro in esso rappresentato...»
Payne sorrise.
«Esiste per caso anche una foto?» commentò Bonnet alzandosi in piedi e dirigendosi alla finestra. Sembrava in procinto di entrare in azione. «Ci risparmierebbe un viaggio con questo tempaccio.»
Fuori infatti continuava a piovere, ma per fortuna con meno intensità.
«No, sono riuscita solo a trovare queste poche righe e nient'altro.»
«Allora non ci resta che andare sul posto a vedere di persona» fece di rimando Martin alzandosi a sua volta. «Sono convinto che la risposta ai nostri interrogativi si trovi laggiù.»
«Adesso?» domandò Màrcia che si sentiva esausta.
«Non vedo occasione migliore» ribatté Payne. «Fuori è notte fonda e per di più è una giornata da lupi. Quale luogo potrebbe essere meglio di un vecchio cimitero abbandonato?»
«Sono d'accordo» concluse Margot preparandosi. «Prima andiamo prima risolviamo il caso.» Poi si rivolse a Màrcia con un sorriso quasi materno. «Se vuoi, tu puoi rimanere qui. Hai già fatto abbastanza per stasera, adesso tocca a noi agire.»
Lei annuì. «Attenderò qui, va bene, ma se le cose si mettessero male sappiate che avvertirò subito la polizia» quindi prese due auricolari dalla borsa e li porse uno a Margot e l'altro a Bonnet. «Tu lo ha già» fece invece rivolta a Payne «e io terrò acceso il mio. Il canale è criptato, tenetemi aggiornata di ogni sviluppo.»
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