CAPITOLO 22

Rue des Saules

Casa di Margot

22

Venti minuti più tardi Margot scese dalla metropolitana e s'incamminò a piedi lungo la salita che portava alla sua abitazione. Il messaggio che aveva ricevuto poco prima di iniziare la riunione aveva aumentato il suo malumore contribuendo a rendere quella giornata alquanto pessima. Imboccò Rue des Saules abbottonandosi la giacca fin sotto il mento. Il vento soffiava forte e l'aria fredda condensava il suo respiro in nuvolette di vapore. Proseguì in silenzio, con le mani nelle tasche, con solo il rumore delle suole sull'acciottolato della via, a quell'ora della giornata quasi sempre solitaria.

Il vecchio quartiere in cui viveva era appollaiato in cima alla collina di Montmartre a due passi dalla chiesa del Sacro Cuore, le cui cupole riusciva a vedere dalla terrazza dell'appartamento.

Era una zona tranquilla e silenziosa, molto lontana dal caos cittadino, un luogo di pace che lei aveva scelto proprio come antitesi al caotico movimento del centro di Parigi. Per la verità non aveva mai molto tempo per godersi quel piccolo angolo di paradiso dato che il lavoro la portava spesso a viaggiare anche lontano, ma nelle rare occasioni in cui riusciva a ritagliarsi un momento, la sua casa diventava il posto ideale dove rigenerare le forze.

Ma non stavolta.

Durante il tragitto aveva chiamato Bonnet un paio di volte, ma sempre senza ricevere informazioni utili. Il curatore del museo a quanto sembrava era in ritardo e l'intera area espositiva era ancora aperta al pubblico. Lei gli aveva detto di tenere gli occhi bene aperti e di avvertirla qualunque cosa strana avesse notato.

Continuò a salire, il cuore che le martellava nel petto, un po' per la fatica, un po' per la tensione. La storia di Blanchard l'aveva scossa più del previsto e tanto per rincarare la dose adesso ci si era messo pure il suo ex marito.

Attraversò rapida l'incrocio costeggiando una piccola porzione di collina coltivata a viti e si diresse verso l'ingresso di una palazzina bianca dalla parte opposta della strada ripensando per un momento a quanto la sua vita privata fosse un disastro. Se infatti nel lavoro aveva avuto una discreta fortuna riuscendo persino a fare carriera in una professione fin troppo spesso governata e gestita dal sesso opposto, non si poteva dire altrettanto per la parte sentimentale. Tutti i rapporti che aveva avuto erano finiti male e per quanto ogni volta si fosse impegnata come del resto era nel suo carattere, alla fine il risultato era sempre stato lo stesso: una collezione infinita di fallimenti. Ogni storia l'aveva lasciata con l'amaro in bocca, ma solo per poco tempo. Si era sempre ripresa, da tutte tranne che dalla prima. Aveva vent'anni allora, quando aveva conosciuto l'uomo che aveva creduto fosse quello giusto. Lo aveva sposato e ci aveva fatto pure un figlio, ma le cose, purtroppo, non erano andate come aveva previsto.

Attraversò la strada riflettendo per un momento su quanto fosse stata pessima come moglie e soprattutto come madre. Non era mai stata presente per nessuno, troppo presa dal lavoro e dalla carriera, assente e infelice, quasi si sentisse chiusa in una gabbia, e adesso non passava giorno che non lo rimpiangesse. A sua discolpa si era sempre detta che allora era troppo giovane e inesperta, ma sapeva bene che si trattava di un palliativo. Era stata solo egoista, questa era la verità e se adesso suo figlio le parlava a malapena considerandola quasi un'estranea non poteva certo dargli torto. Il fatto stesso che avesse intrapreso una carriera nella Direction générale de la Sécurité extérieure, il servizio segreto francese, come suo padre, la diceva lunga su quanto volesse prendere le distanze da lei.

Giunse di fronte al portone ancora immersa nei suoi pensieri, poi lo vide, qualche metro più in là, appoggiato alla portiera della sua macchina. Un leggero sorriso le comparve sulle labbra, ma lo ricacciò indietro subito chiudendosi a riccio come le succedeva ogni volta che s'incontravano.

Gli diede un'occhiata fuggevole. Armand Didier non era cambiato per nulla. Alto, spalle larghe e portamento fiero, aveva ancora i capelli folti come quando si erano conosciuti, anche se un po' più brizzolati. Lo sguardo irriverente di un tempo era attutito da un paio d'occhiali in montatura d'osso mentre i baffi che aveva sempre trovato sexy continuavano ad abbellire quel volto dalla pelle abbronzata.

«Ti trovo bene» le disse lui non appena gli si avvicinò. Non si vedevano da quattro mesi, da quando c'era stata la cerimonia per l'ingresso di suo figlio nei Servizi Segreti, ma lei non aveva nessuna voglia di fare conversazione.

Non in quella giornata.

«Che cosa vuoi Armand?» gli rispose con fare sbrigativo.

«Brutta giornata a lavoro?» fece lui.

«Non sai quanto. Allora? Mi hai scritto di volermi vedere qui e che avevi bisogno di un favore. Beh, eccomi. Cosa ti serve?»

Lui alzò le mani come in un gesto di resa. «Va bene, non ti scaldare troppo. Ricordati però che il mondo non gira sempre intorno a te, Margot».

«Senti, non ho voglia di discutere, okay? Ho fretta, per cui finiamola alla svelta.»

«Mi serve la tua macchina per mezza giornata» le disse. «Puoi prestarmela?»

Margot scosse la testa. «E non c'era nessun'altro che potesse farti un favore simile?»

«Certo, ma dato che devo passare a prendere mio figlio, ho pensato che questa poteva essere una buona scusa per vedere anche te e raccontarti le sue ultime novità.»

«Non oggi, ti prego» fece lei cupa in volto «davvero, non è giornata. Ti serve l'auto? Va bene, prendila pure» e tirò fuori le chiavi dalla tasca gettandogliele. «Ma riportamela entro stasera. Potrei averne bisogno e di domenica gli autonoleggi sono chiusi.»

«Come vuoi, grazie.»

«Altro?»

Armand scosse la testa.

«Allora salutami Dominique» replicò lei allontanandosi con la voce rotta dall'emozione «e digli che sono fiera di lui.»

Attraversò rapida la strada e quando giunse dalla parte opposta si voltò per gettare un'ultima occhiata al suo ex marito. Lo vide che stava entrando in macchina e si sentì in colpa per come lo aveva trattato. Stava per tornare suoi passi quando un lampo accecante le offuscò la vista e un'esplosione potente la catapultò per terra. Colpì il marciapiede con forza cadendo di schiena mentre la sua macchina si trasformava in una rovente palla di fuoco.

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