CAPITOLO 16
Il Vittoriale
Gardone Riviera
16
«Non mi piace Payne» esordì Margot sistemandosi l'attillato abito di seta rossa scelto apposta per l'occasione. «Non l'ho reclutata per mettermi in una situazione compromettente.»
«Non dovrà fare nulla, gliel'ho già detto, è solo per parvenza. Ho bisogno di una copertura per poter osservare di persona la struttura interna della villa, le vie d'uscita e i punti oscuri non controllati dalle telecamere» le spiegò ancora «e il galà di questa sera è l'ambientazione ideale. Lei è una donna conosciuta nel mondo dell'arte e se io sarò al suo fianco non desterò sospetti.»
Margot sorrise. «Dunque è così che fa sempre?» gli disse poi raccogliendosi i lunghi capelli ramati in una coda. «Si comporta come una specie di ladro gentiluomo?»
«Dipende dai punti di vista» fece lui stringendosi il nodo della cravatta. «Mi dica» aggiunse poi cambiando in apparenza argomento «le è mai capitato di vedere il film The Italian Job?»
Lei scosse la testa. «Perché, avrei dovuto?»
«No, ma a mio parere quando ne ha tempo dovrebbe dargli un'occhiata. Parla di una rapina, ovviamente, ma ciò che mi è sempre rimasto impresso è una semplice frase pronunciata da Donald Sutherland prima che il cattivo lo uccida. La trovo decisamente adatta per rispondere alla sua domanda. Dice così: al mondo ci sono solo due razze di ladri: quelli che rubano per arricchire la loro vita e quelli che rubano per dare un senso alla loro vita...»
«E lei a quale delle due appartiene?»
Lui sorrise lasciando in sospeso la risposta, poi afferrò il piccolo dispositivo olografico e se lo mise in tasca.
«Ha sentito il nostro esperto di computer?» le chiese mentre si sistemava la videocamera a forma di spilla sulla cravatta e si infilava l'auricolare nell'orecchio sinistro.
Margot chiuse il cellulare che aveva guardato un attimo prima e lo poggiò delicatamente nella borsetta. «Mi ha appena comunicato di essere sul posto» fece uscendo dall'auto. «Attende soltanto il suo segnale» concluse poi chiudendo la portiera.
Anche Payne si portò fuori dalla macchina. «Molto bene» le rispose guardando l'orologio. «Allora andiamo.»
Si trovavano nel parcheggio sterrato a circa venti metri dall'ingresso principale del Vittoriale e molte altre macchine stavano parcheggiando intorno alla loro. I posti erano ormai quasi del tutto completi segno che la serata sarebbe stata alquanto movimentata. Il galà per la nuova collezione di quadri acquistata dalla fondazione doveva aver attirato molta più gente del previsto, personalità importanti, politici, artisti, collezionisti e tanti esperti d'arte provenienti da diverse parti del mondo che non avrebbero mancato di presenziare all'evento anche solo per poter ammirare gli interni della villa dannunziana in circostanze del tutto fuori della norma.
«Ci sarà da divertirsi» le sussurrò Payne con un mezzo sorriso guardandosi intorno, poi si avviò a passo calmo verso il portale a due arcate che sanciva di fatto l'ingresso al Vittoriale.
«Siamo qui per uno scopo, non lo scordi» replicò Margot pensierosa «e, a tal proposito, non mi ha ancora spiegato a cosa le servono lo strano dispositivo che ha portato con sé e la videocamera che mi ha chiesto di realizzare nei nostri laboratori. Sappiamo benissimo dove è esposto il quadro, quindi cos'è che mi sfugge?»
«La visione d'insieme» ribatté lui senza scomporsi. «Ho immaginato che ci fossero un sacco di testimoni e, a quanto pare, non mi sono sbagliato, come può ben vedere. Il modo migliore di agire è quindi puntare sull'effetto sorpresa. Ho studiato tutto nei minimi dettagli, non si preoccupi. Il cellulare che ho in tasca servirà da ponte per lanciare un programma che permetterà al nostro tecnico di entrare nel sistema di videosorveglianza della villa. A quel punto basterà che disattivi le telecamere e l'impianto elettrico per qualche minuto e il gioco è fatto.»
Margot gli si fece più vicino. «Pochi minuti non le basteranno per afferrare ciò che cerchiamo e quando le telecamere si riattiveranno ...»
Payne sorrise e si fermò. «Nessuno si accorgerà di niente, si fidi di me» abbassò ancora di più la voce facendo passare una coppia di anziani che parlottava a pochi metri da loro gettando al contempo lo sguardo verso l'alto, sulla nicchia dell'ingresso, là dove si trovava incisa la scritta dannunziana che dava il nome all'intero complesso. La lesse ad alta voce giusto per completare l'illusione di essere un turista attendendo che lo oltrepassassero un altro paio di persone dirette alla villa.
Dentro da questa cerchia triplice di mura, ove tradotto è già in pietre vive quel libro religioso ch'io pensai preposto ai riti della patria e dai vincitori latini chiamato il Vittoriale.
«Non l'avevo mai vista di persona, ci può credere?» fece rivolto a Margot parlando dell'incisione. «Venga, da questa parte» e le indicò la strada che saliva leggermente sul fianco della collina. Oltrepassarono gli archi e s'immisero lungo il sentiero racchiuso da due lunghe ali di mura.
«Stava dicendo...?» riprese il discorso Margot.
«Che nessuno si accorgerà di nulla, grazie al piccolo oggetto che ho in tasca.»
Lei lo guardò, ancora perplessa.
Payne si voltò intorno, ma non vide nessuno. «E' un particolare proiettore olografico 3D» le spiegò parlandole comunque abbastanza vicino da non farsi udire «dotato per di più di un software che io stesso ho contribuito a sviluppare anni fa.» Sorrise. «Ho passato l'ultima settimana a metterlo a punto registrando i parametri necessari e precaricandoci dentro un filmato del quadro originale. In questo modo basterà solo che al momento opportuno punti il laser dove mi interessa. Il fascio di particelle riflettendosi sullo specchio interno produrrà l'immagine e il software farà il resto, proiettando sulla parete una copia perfetta. Tutti penseranno che si tratti dell'opera di Böcklin e quando si accorgeranno del furto noi saremo già lontani.»
«E la videocamera?»
«Quella serve per rilevare la distanza e l'angolatura corrette. È connessa al software in modo che io possa orientare e posizionare il dispositivo nel punto esatto calcolato dal nostro esperto una volta che avrà letto le misurazioni.»
«Ottimo lavoro, Payne, sono stupefatta, davvero. Sapevo di aver fatto la scelta giusta incastrandola al Louvre, ma questo ... Mi dica è così che ha sempre portato a compimento i suoi furti?»
Lui alzò le spalle. «In parte sì, ma il resto è solo astuzia e molto studio.»
In quel momento il cellulare di Margot squillò. Si trovavano circa a metà del vialetto sterrato, più o meno all'altezza dell'anfiteatro romano costruito sul fianco della collina alla loro destra. Lei lo afferrò e quando vide il nome di Bonnet sul display ebbe una gran brutta sensazione.
«Payne, prosegua pure, io devo rispondere» gli disse rallentando il passo, poi schiacciò il pulsante verde. Due minuti più tardi riattaccò, raggiungendo di nuovo Martin. Lui si accorse subito del cambiamento sul volto di lei e dell'espressione tesa dipinta sulle labbra. «Brutte notizie?»
«Sono appena stata infornata che il GPS di Bernard ha smesso di funzionare. Credo che sappia anche lei che cosa vuol dire.»
Lui si toccò istintivamente il collo, la bocca chiusa in una smorfia di rabbia, ma non le rispose.
«Se i Cavalieri sono arrivati prima di noi anche ad Aumühle» riprese Margot con voce dura «è probabile che ci sia qualche infiltrato anche qui. Cerchiamo di tenere gli occhi ben aperti e poi inchiodiamo quei figli di puttana.»
Payne annuì.
L'ultimo tratto lo fecero in silenzio assorti ciascuno nei propri pensieri, fino a quando non sbucarono, dieci minuti più tardi, nella piazzetta antistante il loggiato che conduceva alla Prioria, la dimora settecentesca che fu l'ultima residenza di Gabriele D'Annunzio.
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