CAPITOLO 13

13

Lo smilzo estrasse il coltello dalla tasca della giacca e fissò Ernst con un lampo di lussuria negli occhi.

«La crudeltà incute rispetto» pronunciò avvicinandosi fin quasi a sfiorarne il volto. «La gente potrà odiarci, ma noi non chiediamo il loro amore, vogliamo solo la loro paura.»

«Sono parole di Himmler, Herr Dönitz» spiegò il compagno come se stesse tenendo una lezione di storia. «Non le trova decisamente appropriate?»

«Non ho paura di Voi» sibilò il vecchio con voce tremante cercando di sostenere lo sguardo dell'uomo. «Siete solo la feccia dell'umanità e nient'altro. Ho rinnegato mio padre e le sue azioni per tutta la vita e non cederò adesso. Il quadro che cercate non lo avrete mai!»

«Mach es jetzt! - Fallo, adesso!» gridò allora l'uomo muscoloso puntando la pistola alla testa di Dönitz. Era furente e aveva gli occhi iniettati di sangue. Lo smilzo si mosse fin dietro la sedia afferrando con forza una delle dita della mano destra del vecchio e appoggiandovi sopra la lama affilata del coltello. In quell'istante però udì squillare il telefono dell'abitazione. Alzò la testa in direzione del corridoio infastidito da quel rumore.

«Lascialo squillare. Dobbiamo finire il nostro lavoro.»

L'uomo annuì, ma subito dopo il fragore di un vetro rotto lo mise in allerta.

«Schnell, schau es dir an! - Svelto, va' a controllare!» fece il compagno.

Lo smilzo represse una smorfia di disappunto, ma obbedì comunque all'ordine. Lasciò la presa sulla mano di Dönitz gettandogli uno sguardo di ghiaccio, poi si mosse rapido verso il corridoio. Una volta oltrepassata la porta della sala, si guardò intorno, ma non vide niente di sospetto a parte una piccola cornice a terra e diversi vetri sparsi sul pavimento.

«So? Was ist los? - Allora? Cosa sta succedendo?»

La voce del compagno gli giunse forte e chiara, ma lui non gli rispose limitandosi invece a muoversi in avanti, consapevole che i quadri di solito non cadono da soli a meno che qualcosa, o qualcuno, non li urti. Il coltello lo teneva alzato davanti al volto, pronto a usarlo al momento opportuno.

Era chiaro che nel cottage non erano più soli.

***

Bernard trattenne il respiro. Appostato dietro la porta attendeva che l'uomo entrasse. Perché sicuramente lo avrebbe fatto. Era solo questione di tempo. Sentì dei passi avvicinarsi e la porta aprirsi lentamente. Quando lo vide fare il suo ingresso con il coltello alzato, abbatté con violenza il calcio della pistola sulla sua testa, proprio dietro la nuca. Lo sentì cadere a terra con un tonfo e l'arma gli scivolò di mano tintinnando sul pavimento.

Con il fiato corto, afferrò il coltello e uscì di corsa nel corridoio, ma non appena vi mise piede si ritrovò una pistola puntata alla testa.

«Il gioco è finito» disse l'altro uomo facendogli cenno di muoversi. «Da questa parte!» quindi gettò una rapida occhiata al compagno disteso a terra. Non sapeva se fosse morto, ma non gli interessava. Aveva una missione da compiere ed entrambi ne conoscevano i rischi.

«Si metta in ginocchio lì» ordinò quindi a Bernard indicando la sedia a cui era legato Dönitz «e getti il coltello e la pistola. Niente scherzi o sparo a tutti e due.»

Si rivolse a Dönitz. «Un suo amico?»

Lui scosse la testa. L'uomo gli sferrò un manrovescio sulla guancia usando la mano con l'anello. Dönitz mugolò mentre un piccolo taglio si apriva nella pelle.

Si rivolse allora allo sconosciuto. «Mi dica, qual è il suo ruolo in questa storia? Fa parte della Horus?»

«Vada a farsi fottere!»

L'uomo sogghignò, poi assestò un potente schiaffo sul viso di Bernard. Lo sentì digrignare i denti mentre sputava a terra un grumo di saliva mista a sangue. Poi si rivolse ancora a Dönitz. «Lei crede che io sia un ingenuo? Adesso basta con le stronzate. Non vuole parlare? Faccia come le pare, ma forse questo le scioglierà la lingua» alzò la pistola e sparò in testa a Blanchard.
Ernst emise un urlo, chiudendo gli occhi e voltandosi dall'altra parte.

«Il prossimo sarà lei. Mi guardi!»

Ernst riaprì gli occhi. Il corpo dello sconosciuto giaceva scomposto sul pavimento, circondato da una pozza di sangue, la testa aperta là dove il proiettile aveva distrutto il cranio. «Era proprio necessario?» singhiozzò con la voce strozzata dal pianto. «Quante altre morti dovrà portarsi dietro quel maledetto quadro?»

L'uomo alzò le spalle. «Dipende tutto da lei. Allora, me lo vuole dire dove lo ha nascosto, o no?»

Lui non rispose.

In quell'istante il secondo uomo entrò nella sala. Aveva un vistoso bernoccolo dietro la testa e il volto acceso dalla furia. Si mosse verso Bernard, ma il compagno lo bloccò prendendolo per un braccio. «Arrivi tardi» gli disse indicando il cadavere «ci ho già pensato io.»

Lui gli sputò addosso, poi si rivolse al collega. «Ha parlato almeno?» domandò riferendosi al vecchio.

«Credo che stia per farlo.»

Lo smilzo annuì massaggiandosi la nuca.

«Ho ragione?» gli domandò quindi con un ghigno l'uomo più corpulento.

Dönitz mosse la testa come annuendo e farfugliò: «le corde... toglietemi le corde...»

L'uomo ci pensò su un attimo poi afferrò il coltello da terra e le tagliò. «Allora? Non ho più tempo.»

«Mia dia la sua mano» fece il vecchio. Poi vendendo l'espressione perplessa sul volto del tedesco si affrettò ad aggiungere: «vuole sapere dove si trova il quadro o no? Mi dia la mano!»

L'uomo con riluttanza l'avvicinò. Dönitz l'afferrò, ma con una presa diversa dal solito, una in cui la punta delle dita premeva forte contro il centro del polso.

«Da occidente» sussurrò fissandolo negli occhi «dove siamo stati in cerca dei misteri» poi tolse la stretta dalla grossa mano e si accasciò sulla sedia, sfinito.

«Che accidenti significa?» grugnì l'uomo puntandogli la pistola alla sua testa. «Che cazzo sta blaterando?»

«Rheinsberg» gli rispose il vecchio. «Significa quello. La Sentinella saprà cosa fare» poi si chiuse nel silenzio. «È tutto, da me non otterrete altro.»

L'uomo lo fissò con rabbia. Stavolta sapeva che stava dicendo la verità. Gli sputò in viso, disgustato. Quel dannato vecchio aveva rinnegato la filosofia ariana e tutto ciò che aveva fatto suo padre per il Reich. Non era degno della loro compassione. Non più. Alzò la pistola e gli sparò in fronte.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top