6. Lupi e Ombre

Grande Inverno è un labirinto di pietra e legno, sempre avvolto da un freddo che ti si infila sotto la pelle, ma ci sono momenti in cui diventa quasi accogliente, come quando ti perdi tra i suoi corridoi cercando di sfuggire ai doveri quotidiani.

Stamattina, però, non riesco a sfuggire a nulla, nemmeno ai miei stessi pensieri.

Mentre cammino tra i cortili, Bran mi intercetta con l’entusiasmo di chi ha appena scoperto il mondo.

Mi prende per mano e mi trascina via, con un sorriso che si allarga a dismisura sul viso.

"Devi vedere una cosa!" esclama, come se stesse per mostrarmi il tesoro più prezioso del Nord.

"Spero che non sia un’altra delle tue trappole per topi" rispondo, ma lo seguo comunque.

Come si fa a resistere a quel viso così radioso?

Ci fermiamo vicino alle stalle, dove Bran mi mostra il suo meta-lupo.

È piccolo, ma già possente, con gli occhi che sembrano scrutare ogni angolo oscuro dell’anima.

Il pelo è grigio, come l’acciaio lucido, e quando Bran si inginocchia accanto a lui, il cucciolo gli si avvicina, scodinzolando.

"L’ho chiamato Estate" dice Bran, accarezzando il lupo con una mano che ancora trema per l’emozione.

"Estate, eh?" Gli sorrido, anche se c’è una nota di tristezza in quel nome "Sei sicuro che questo cucciolo non preferirebbe un nome più… nordico?"

Bran scuote la testa, sicuro della sua scelta "Estate è perfetto. Porterà calore e luce, proprio quello di cui abbiamo bisogno qui."

C’è un fondo di saggezza in quelle parole, qualcosa di innocente e al contempo profondo.

Gli scompiglio i capelli con affetto "Mi piace, Bran. Sarà un lupo forte, proprio come te."

Bran sorride, poi si alza di scatto "Devo andare a mostrarlo a mamma!"

E prima che possa dire altro, si allontana di corsa, con Estate che gli trotterella dietro.

Rimango lì per un attimo, osservando il piccolo lupo sparire nella distanza, poi mi scuoto e decido di andare a cercare Arya.

Sono quasi sicura di sapere dove potrebbe essere: lontano da qualsiasi cosa che ricordi il ricamo.

Mi metto in cammino, attraversando cortili e corridoi, fino a quando non mi imbatto in Jon.

È solo, come spesso accade, seduto su una panca di legno, con il suo cucciolo di meta-lupo accoccolato ai suoi piedi.

Il piccolo lupo è un contrasto affascinante contro la pelle di Jon, bianco come la neve ma con quegli occhi rossi che lo fanno sembrare un guardiano di segreti antichi.

"Jon" lo chiamo, avvicinandomi.

Lui solleva lo sguardo e mi fa un cenno.

Non è mai loquace, ma c’è qualcosa in lui che invita alla conversazione "Ciao," risponde, la sua voce bassa e rasposa, come il mormorio del vento tra gli alberi.

"È lui il tuo lupo?" mi siedo accanto a Jon, guardando il cucciolo che mi osserva con curiosità.

"Sì, è lui" dice Jon, accarezzando il piccolo animale con una mano delicata "L’ho chiamato Spettro."

"Spettro?" ripeto, assaporando il nome "C’è una storia dietro questo nome?"

Jon annuisce, ma c’è una lieve esitazione nel suo sguardo, come se stesse cercando le parole giuste.

"È diverso dagli altri. Quando l’abbiamo trovato, era lontano dai suoi fratelli, solo e silenzioso. Non emetteva suoni, come se fosse un fantasma tra i vivi"

La mia gola si stringe "Come te," sussurro, senza rendermi conto di averlo detto ad alta voce "E me" sussurro, lui non lo sente, o finge di non sentire.

Jon mi lancia uno sguardo che è metà riconoscenza, metà disagio.

"Forse," ammette infine, un’ombra attraversandogli il viso "Spesso mi sento così… lontano dagli altri, come se non appartenessi veramente a nessun luogo."

C’è un peso nelle sue parole che mi colpisce dritto al cuore.

"Ma questo lupo… è magnifico, Jon. E tu sei diverso in un modo che ti rende speciale, non dimenticarlo."

Lui sorride, ma è un sorriso triste, carico di quei pensieri che nessuno di noi riesce mai veramente a spiegare "È facile dirlo, ma meno facile crederci."

Prima che possa rispondergli, Robb compare dal nulla, con quell’aria da primogenito perfetto che riesce sempre a far vacillare anche i miei pensieri più cinici.

"Jon," dice, con tono quasi autoritario "Papà ti sta cercando."

Jon si alza subito, evitando il mio sguardo.

"Vado subito," risponde, prendendo Spettro in braccio.

Si allontana senza aggiungere altro, il suo passo rapido, come se volesse sfuggire a qualcosa.

Lo guardo mentre si allontana, un po’ malinconica, ma senza mostrare nulla sul volto.

Robb si avvicina, alzando un sopracciglio "Parlavate del lupo?"

"Già," rispondo distrattamente, senza dare peso alla sua domanda "Spettro è il nome perfetto per lui."

Robb mi guarda con uno di quei suoi sorrisi poi scrolla le spalle.

"Non capirò mai questo tuo modo di vedere le cose. Ma va bene così."

Prima che possa ribattere, Arya fa capolino da dietro un albero, lanciandomi un’occhiata furtiva.

Ha lo sguardo di chi è appena fuggito da un incarico noioso, e un sorriso diabolico le si disegna sulle labbra.

"Non starai mica scappando dalla lezione di ricamo, Arya?" le chiede Robb, con una nota di rimprovero nella voce, anche se è chiaro che non riesce a prenderla davvero sul serio.

Arya si avvicina, ridacchiando "Come hai fatto a indovinare?"

Robb scuote la testa, facendo finta di essere esasperato "Siete impossibili, entrambe. Spero almeno che tu non la incoraggi, T/n."

Faccio un inchino teatrale, con il sorriso più innocente che riesco a simulare. "Io? Mai!"

"E allora perché non sei a lezione come Sansa?"

"Io... Ehm..."

Robb ride, scuotendo la testa, poi se ne va, lasciandomi da sola con Arya.

Appena è fuori vista, Arya mi si avvicina, con quel suo solito sguardo curioso "Allora, hai ancora una cotta per Robb?"

Sospiro, rotolando gli occhi verso il cielo "Arya, siamo solo amici. E francamente, al momento ho altre cose per la testa, tipo allenarmi di nascosto e cercare di non fallire miseramente a ricamo. Sai, le priorità."

Lei ride, dando una pacca al suo lupo, che la segue come un’ombra.

"Sei la sola qui che mi capisce davvero. Gli altri sono tutti così noiosi... Soprattutto mia sorella"

Mi abbasso per accarezzare il suo lupo, sentendo la morbidezza del pelo sotto le dita.

"Bene, allora continua a scappare dalle lezioni di ricamo, e io continuerò a coprirti. Ma solo se mi prometti che non finirai nei guai troppo grossi."

Arya sorride, ed è un sorriso che promette guai "Non posso prometterti nulla, ma ci proverò."

"Tu come lo hai chiamato?" faccio un cenno con il capo verso il lupo al suo fianco.

"Nimerya"

"Come la guerriera della leggenda?"

Annuisce euforica. "Sansa ha detto che è un nome stupido"

"Perché Lady non lo è?"

Scoppiamo a ridere entrambe.



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