4. "Questo non è un comportamento adatto a una Lady"
La mattina è appena iniziata a Grande Inverno, ma io sono già in piedi, la testa ancora pesante per la notte appena trascorsa.
Il sogno—no, l'incubo—è ancora lì, annidato in un angolo della mia mente, pronto a risalire in superficie al minimo accenno di distrazione.
Per questo mi alleno.
Serve a tenere la testa occupata, a soffocare quelle immagini che minacciano di risalire e consumarmi.
Afferro un bastone di legno, la mia finta spada, e comincio a muovermi nel piccolo spazio della mia stanza.
La luce del mattino filtra attraverso la finestra, illuminando i granelli di polvere che danzano nell’aria.
Il bastone taglia l’aria con precisione, i miei movimenti sono fluidi, un’esplosione controllata di energia.
Ho imparato ad essere rapida, precisa.
Ogni colpo ha uno scopo, ogni passo è calcolato.
Immagino di fronte a me un avversario invisibile, uno dei soldati senza volto dei miei incubi.
Ogni colpo è una vendetta contro quei ricordi, un modo per esorcizzare i miei demoni.
Sto per lanciare un fendente quando la porta della stanza si spalanca senza preavviso.
Mi giro di scatto, il bastone ancora alzato, pronta ad affrontare un altro fantasma del mio passato.
Ma non è un fantasma.
È Robb.
Il mio cuore, che batteva all’impazzata, rallenta, mentre mi trovo faccia a faccia con lui.
Robb è lì, fermo sulla soglia, le braccia incrociate e un sopracciglio sollevato in quell’espressione che dice chiaramente: "Che diavolo stai facendo?".
I suoi capelli ramati sono ancora più luminosi sotto la luce del mattino, e i suoi occhi azzurri mi scrutano con un misto di confusione e disapprovazione.
"T/n" dice con tono serio, la sua voce è un misto di sorpresa e irritazione "Cosa pensi di fare?"
"Buongiorno anche a te, Robb" rispondo con un sorriso forzato, abbassando il bastone, ma non abbastanza da lasciarlo cadere "Mi sto allenando, non si vede?"
Robb sospira, scuotendo la testa mentre chiude la porta dietro di sé.
"Questo non è un comportamento adatto a una Lady," ribatte con quella calma irritante che mi fa venire voglia di lanciargli qualcosa addosso "Le signore di Grande Inverno non si allenano con spade di legno come dei piccoli selvaggi. E di sicuro non nella loro stanza."
"Non sono una Stark" ribatto subito, troppo velocemente forse, ma quel pensiero è sempre lì, pronto a sfuggire dalle mie labbra alla prima occasione "E chi ha detto che voglio comportarmi come una Lady?"
Il suo sguardo si fa più duro, quasi ferito, ma io non riesco a fermarmi.
"Robb, davvero," continuo, cercando di mantenere la calma "non capisci? Io... ho bisogno di farlo. Non ho potuto salvarli perché-"
"Avevi otto anni T/n!"
"Non importa! Io ho bisogno di farlo ora"
"Perché?" chiede, avvicinandosi di un passo "Perché hai bisogno di fare qualcosa di così... pericoloso? Non puoi trovare un altro modo per distrarti? Magari con Sansa e il suo ricamo?"
La sua voce ha una nota sarcastica, ma non abbastanza da nascondere il vero significato dietro le parole.
È preoccupato, lo so.
Ma io non ho bisogno della sua preoccupazione.
Ho bisogno di questo.
"La tua preoccupazione è adorabile" rispondo con un sorriso dolce, velenoso "ma non sono una damigella in pericolo. Non mi distraggo con il ricamo, Robb. Mi distraggo così. E non è pericoloso. È... è necessario."
"Necessario?" ripete, incredulo. "T/n, stai parlando come un soldato, non come una ragazza."
"Già" ribatto "Forse non voglio essere solo una ragazza. E non sono tua sorella, quindi puoi smetterla di comportarti come se avessi diritto di decidere cosa è meglio per me!"
La tensione nell’aria è palpabile.
So che sto spingendo Robb oltre il suo limite, ma c'è una parte di me che non riesce a fermarsi.
Lui mi guarda con quegli occhi azzurri che conosco da tutta la vita, e vedo che sta lottando per trovare le parole giuste.
Ma non ce ne sono.
"Non capisci, vero?" sbotto, la voce che si incrina "Non è solo un gioco, non è solo una stupida fantasia. Questo... mi serve per non impazzire, Robb! Mi serve per non crollare ogni volta che chiudo gli occhi e vedo—"
Mi fermo, mordendomi la lingua prima di dire troppo.
Ma ormai è già tutto fuori.
Ho detto più di quanto avrei voluto, e vedo la comprensione attraversare il volto di Robb.
Ma non voglio che mi capisca.
Non voglio che mi guardi con quella pietà nei suoi occhi.
"No" mormoro, facendo un passo indietro "No, non puoi capire."
Il mio cuore batte forte, e mi sento come se stessi per soffocare.
Prima che Robb possa dire altro, prima che possa provare a fermarmi, mi volto e corro fuori dalla stanza, il bastone che cade a terra con un suono sordo.
Attraverso i corridoi di Grande Inverno come una furia, cercando di allontanarmi il più possibile da Robb, da quella stanza soffocante.
Il freddo dell'inverno mi colpisce come una frustata quando esco all'aperto, ma non mi fermo.
La neve scricchiola sotto i miei piedi mentre corro, cercando disperatamente un luogo dove il gelo dentro di me possa trovare una tregua.
Arrivo al giardino degli dei, il luogo più antico e sacro di Grande Inverno.
Qui tutto è silenzio e calma, interrotto solo dal vento che muove lentamente i rami degli alberi.
Mi fermo sotto l’albero-diga, l’arcano volto scolpito nel tronco che mi guarda con quegli occhi rossi e sapienti, come se potesse vedere dentro di me.
Come se potesse vedere tutto quello che sto cercando di seppellire.
Mi siedo, appoggiando la schiena al tronco ruvido, e chiudo gli occhi.
Il freddo della corteccia è un sollievo contro la pelle infuocata dal battito del cuore.
Respiro profondamente, cercando di calmarmi, di mettere ordine nel caos che ho dentro.
Ma i pensieri continuano a vorticare, troppo veloci, troppo caotici.
La rabbia verso Robb è ancora lì, ma è mescolata a qualcosa di più profondo, più oscuro.
Un senso di disperazione, di impotenza. Vorrei potergli spiegare, ma so che non capirebbe mai davvero.
Nessuno può capire cosa significa svegliarsi ogni notte con la consapevolezza che non c’è nessuno che ti aspetta al mattino.
Nessuno, tranne forse Jon Snow, ma lui è un mondo a parte, sempre perso nei suoi pensieri, nei suoi dolori.
Apro gli occhi e guardo il cielo grigio sopra di me.
La neve continua a cadere, leggera, silenziosa, coprendo ogni cosa in un manto bianco.
Ma sotto, c'è ancora la terra dura, il freddo, la realtà che non può essere nascosta.
Come i miei ricordi, sempre lì, sempre pronti a riemergere.
Una parte di me spera che Robb mi segua, che venga qui e provi a capire.
Ma l’altra parte, quella che ha vissuto troppo dolore per sperare ancora, sa che è meglio stare sola.
Che è meglio non dover spiegare, non dover ammettere quanto sono spezzata.
Quindi rimango lì, immobile, sotto l’albero degli dei, sperando che il freddo riesca a congelare almeno per un po’ il fuoco che mi brucia dentro.
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