21. "I tuoi lupi ti amano, ma chi di loro ami tu?"

Mentre continuo a camminare tra le tende del nostro accampamento, con il pugnale ben nascosto sotto il mantello, i pensieri mi vorticano in testa.

Il campo è vivo di attività: soldati che riparano le armi, altri che discutono di strategie intorno ai fuochi, cavalli che vengono accuditi dai palafrenieri.

L'aria è satura di odore di fumo e metallo, un misto di tensione e aspettativa che aleggia tra le file.

Ogni passo che faccio sembra accompagnato dal rumore sommesso della guerra imminente.

Mi perdo in questi pensieri finché non sento una voce familiare: “T/n.”

Alzo lo sguardo e vedo Lady Catelyn, con la sua solita espressione imperturbabile.

Mi avvicino a lei, sapendo già cosa aspettarmi.

È sempre così composta, così piena di dignità, anche in mezzo a un campo di battaglia.

In qualche modo, riesce a far sembrare che anche il caos della guerra abbia una sua grazia.

“Hai saputo del prigioniero, immagino,” mi dice con una calma che tradisce solo una leggera sfumatura di preoccupazione.

Annuisco “Sì, qualcuno ha parlato di una cattura importante. Chi è?”

Catelyn sospira, incrociando le braccia “Ser Jaime Lannister.”

Il nome mi colpisce come un pugno allo stomaco, ma riesco a mascherarlo con un’espressione neutra “Jaime?” ripeto, cercando di sembrare indifferente.

Certo, non dovrei sorprendermi, ma il pensiero di vederlo incatenato mi provoca una fitta strana.

A Grande Inverno, avevamo passato parecchie notti ad allenarci di nascosto.

Tra tutti i Lannister, Jaime è sempre stato quello più… come dire… tollerabile?

Anche divertente, in modo irritante.

“Sì,” risponde Catelyn, il suo sguardo fisso su di me “Ho preso lui e diversi altri prigionieri. Ma Jaime… sappiamo entrambi quanto sia pericoloso.”

Pericoloso.

Beh, dipende da cosa intende.

Non posso certo negare che sia abile con una spada, e forse anche con le parole, ma c’è qualcosa in lui che non mi ha mai fatto sentire realmente minacciata. Infatti, a Grande Inverno, quelle notti di allenamento erano diventate quasi… piacevoli.

“Posso vederlo?” chiedo, cercando di mantenere un tono casuale.

Catelyn mi fissa per un momento, come se stesse valutando se sia una buona idea, poi annuisce lentamente “Non fare sciocchezze, T/n.”

Le sorrido, sapendo esattamente cosa intende "Non prometto nulla."

Mi aggiro verso la zona dove tengono i prigionieri, il cuore che batte un po’ più forte.

Non so cosa mi aspetti di vedere. Jaime, lo "Sterminatore di Re", incatenato e messo al guinzaglio come un cane?

Parte di me vuole ridere all'idea, eppure un'altra parte prova una strana inquietudine.

Non lo vedo da così tanto tempo, eppure, ogni volta che penso a lui, non riesco a immaginarlo come un nemico.

Mentre mi avvicino, lo vedo seduto con la schiena contro un palo, legato, ma con lo stesso atteggiamento da arrogante di sempre.

È sporco, spettinato e ha l'armatura macchiata di sangue e terra.

Ma i suoi occhi, quelli brillano ancora di quella luce sfrontata e sicura di sé che mi ha sempre irritato e… forse, in fondo, anche affascinato.

“Jaime,” lo chiamo, con un sorriso sarcastico sulle labbra.

Lui alza lo sguardo e, per un momento, vedo un lampo di sorpresa nei suoi occhi, seguito subito da un ghigno beffardo “T/n,” mi risponde con quel tono di sufficienza che conosce fin troppo bene “Vieni a goderti lo spettacolo? Mi hanno detto che dovrei essere la principale attrazione di oggi.”

Mi avvicino, lasciando scivolare le mani nelle tasche per mantenere un’aria rilassata “Sai, te l’avevo detto che un giorno qualcuno ti avrebbe preso. Solo non pensavo sarebbe stata Catelyn”

Jaime ride, ma è un suono amaro, come se sapesse di aver giocato le sue carte e perso “Già, chi avrebbe mai pensato che il cucciolo di lupo avrebbe fatto tanto rumore?”

Si lecca il labbro ferito, sollevando lo sguardo per fissarmi “E tu? Mi sembri sempre più a tuo agio nonostante ci sia una guerra?”

"Ho Robb al mio fianco" rispondo, sapendo bene che lui sa tutto del mio futuro matrimonio con Robb "Lo sposerò, prima o poi.”

“Ah, sì, il matrimonio con il giovane lupo. Deve essere emozionante sapere che hai un futuro sicuro… al fianco del Re del Nord.”

Jaime sorride in modo enigmatico “Anche se… immagino che tu non abbia dimenticato quel bastardo del fratello, Jon. È andato alla Barriera, no? Lontano da tutto questo.”

Il mio cuore salta un battito al suono del nome di Jon.

Ovviamente Jaime sa anche di lui.

Il nostro legame era un segreto solo per quelli che non sapevano dove guardare.

Ma sentire Jon nominato in questo modo, in questa situazione, mi fa rabbrividire.

“Non è affar tuo, Jaime” rispondo tagliente, cercando di mantenere il controllo.

Ma lui sa che ha colpito un nervo scoperto, e lo sfrutta senza pietà.

“No, forse no. Ma è divertente pensare a come sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente, non credi?”

Si allunga quanto gli è permesso dalle catene, come per avvicinarsi di più “Jon… Robb… i tuoi lupi ti amano, T/n. Ma chi di loro ami tu?”

Sospiro, cercando di ignorare quella fitta al petto.

È Jaime, non dovrei nemmeno prestare attenzione a quello che dice.

Eppure, ogni parola sembra un colpo ben piazzato.

“Dovrei ringraziarti per i tuoi consigli filosofici, Jaime” dico con un sorriso forzato “ma preferisco parlare di cose più interessanti. Come il fatto che tu sia qui, legato e indifeso, dopo tutto il tuo parlare di grandezza.”

Jaime alza le spalle, o almeno prova a farlo, nonostante le corde che lo bloccano “Ah, sì, la vita di un prigioniero di guerra. Molto poco gloriosa, lo ammetto. Ma non per molto, immagino.”

Mi avvicino un po’ di più, scrutando il suo viso segnato dalla battaglia “Pensavo ti sarebbe piaciuto continuare con il nostro allenamento. Sai, come ai vecchi tempi.”

Jaime ride di nuovo, questa volta con più genuinità “Allenarmi? Da prigioniero? Mi piacerebbe vedere come intendi farlo.”

Solleva i polsi legati per sottolineare la sua condizione “Non mi sembra che io sia esattamente nelle condizioni giuste per brandire una spada.”

Sorrido, divertita “Già, sembra che tu sia un po’… legato. Peccato. Avrei potuto darti una lezione o due.”

Lui scuote la testa, fingendo di essere deluso “Che spreco. Ma forse è meglio così. Almeno eviterò l'umiliazione.”

Sto per rispondere quando alcuni uomini del Nord si avvicinano, lanciandomi sguardi sospettosi.

Mi raddrizzo e li guardo con disinteresse “Lady Catelyn ha detto che posso stare qui,” dico, non volendo essere interrotta da loro.

Uno degli uomini si ferma e mi guarda con un misto di rispetto e preoccupazione “È meglio che vi allontaniate, signora. Ser Jaime è pericoloso, anche se legato.”

Faccio spallucce, sapendo che non potrò rimanere ancora a lungo “Bene, bene,” dico, gettando un ultimo sguardo a Jaime “Sembra che la nostra conversazione debba finire qui. Per ora.”

Lui mi fissa, i suoi occhi brillanti di quella solita malizia “Per ora,” ripete, con un sorriso sornione “Ma non preoccuparti, T/n. Ci saranno altre occasioni. Sempre.”

Mi allontano, sentendo il peso degli sguardi dei soldati su di me, ma anche quella strana fitta che Jaime è sempre riuscito a provocarmi.

Nonostante tutto, non posso fare a meno di pensare che, in qualche modo, abbia sempre saputo come colpirmi.

Mi allontano dalla zona dei prigionieri con passo deciso, ma la mente continua a tornare a Jaime.

Quel sorriso sornione, la sua arroganza incrollabile anche in catene, e soprattutto le sue parole.

La verità è che non riesco a togliermi dalla testa quel maledetto Lannister.

Anche se dovrebbe essere mio nemico, è come se ci fosse sempre stato un filo invisibile a legarci, da quelle prime notti di allenamento segreto a Grande Inverno fino a ora, qui, in un campo di guerra.

Mi fermo un attimo, guardando il cielo che si tinge di arancio al tramonto.

Il campo è ancora in fermento, i soldati del Nord preparano le loro armi e si scambiano storie attorno ai fuochi.

Ma non posso fare a meno di notare come ogni cosa sembri leggermente fuori fuoco.

Forse è la stanchezza, o forse è quella fitta di incertezza che si è radicata dentro di me da quando Ned è stato giustiziato.

“Non è più il mondo che conoscevi” mormoro tra me e me, mentre riprendo a camminare.

Non sono una Stark eppure sono qui, in mezzo a loro, pronta a sposare Robb e a combattere una guerra contro i Lannister.

Una parte di me si chiede come ci sia arrivata.

Un’altra parte, più piccola ma più forte, sa esattamente perché: per proteggere quello che amo.

Jon, Robb, Bran, Rick anche Arya e Sansa.

Mentre cammino verso la tenda di Robb, sento dei passi leggeri dietro di me e una voce familiare.

“T/n,” mi chiama Lady Catelyn.

Mi volto e la vedo, il volto segnato dalla fatica, ma sempre fiero.

Nonostante tutto il dolore che ha subito, lei non vacilla mai.

“Lady Catelyn” rispondo, cercando di nascondere i miei pensieri, ma lei mi scruta con quegli occhi che vedono troppo.

“Sei stata da Jaime” dice, non è una domanda, è una constatazione.

La sua voce è calma, ma c’è un’ombra di disapprovazione “Cosa ti ha detto?”

Scrollo le spalle “Nulla di particolarmente interessante. Solite battutine da prigioniero.”

Catelyn annuisce lentamente, ma non sembra del tutto convinta “Jaime Lannister è pericoloso, T/n. Anche senza una spada in mano.”

“Lo so,” rispondo, consapevole del fatto che ha ragione “Ma non credo sia una minaccia per me. Non in quel modo, almeno.”

Catelyn mi guarda, e per un attimo c'è una sorta di tristezza nei suoi occhi "Non lasciarti ingannare dal suo fascino, T/n. È un uomo che ha tradito il suo re e ucciso senza rimorso. Anche quando sembra onesto, c'è sempre un secondo fine."

Le sue parole mi colpiscono più di quanto vorrei ammettere.

So che Jaime non è una persona da fidarsi, lo so benissimo.

Ma qualcosa in lui mi impedisce di vederlo solo come un nemico.

È complicato.

"Capisco, Lady Catelyn. Starò attenta."

Lei annuisce e mi osserva per un momento più lungo, come se volesse dire qualcosa di più, ma alla fine decide di non farlo.

"Bene. Ci aspetta una lunga notte. E domani... domani marceremo."

La guardo allontanarsi, la sua figura rigida e fiera che si perde tra le tende dell'accampamento.

Non posso fare a meno di sentire una stretta al cuore.

Siamo tutti così tesi, così sull'orlo di qualcosa di grande e terribile.

Riprendo il cammino, facendo vagare i miei pensieri.

Alla fine, mi ritrovo di nuovo davanti alla tenda di Robb.

Esito per un attimo, ricordando quello che è successo ieri sera.

La nostra conversazione, il modo in cui mi aveva fatto sentire così al sicuro, così... amata.

Ma adesso, con le parole di Jaime nella mia testa, tutto sembra più confuso.

Entro nella tenda e lo trovo seduto a un tavolo, piegato su delle mappe con alcuni dei suoi uomini.

Alza lo sguardo quando entro, e mi sorride, ma c'è qualcosa di stanco nei suoi occhi.

"T/n," dice, la sua voce più dolce di quanto mi aspettassi "Come va?"

Mi avvicino e mi siedo accanto a lui, guardando la mappa che ha davanti "Bene. E tu?"

Lui sospira "Stanco. Ma domani saremo pronti. La battaglia sarà dura, ma vinceremo."

"Ne sono certa" rispondo, anche se una parte di me trema all'idea della guerra che sta per arrivare.

Non mi piace pensare a Robb sul campo di battaglia, con il rischio di perderlo come abbiamo perso Ned.

Non posso nemmeno immaginare di vederlo cadere.

Lo guardo, il volto concentrato, ma pieno di preoccupazioni.

E in quel momento, tutta la confusione e le domande che Jaime ha sollevato svaniscono.

Non importa cosa, io sono qui per Robb.

Lui è il mio futuro, e io il suo.

"Robb," dico piano, afferrandogli la mano, e lui si gira a guardarmi. "Sai che qualsiasi cosa accada, io sarò sempre al tuo fianco, vero?"

Lui mi sorride, un sorriso stanco ma sincero "Lo so, T/n. E io sarò sempre al tuo, anche se tu non capisci ancora a pieno"

Sento il calore della sua mano, la solidità della sua presa che sembra voler trattenere non solo la mia mano, ma anche il mio cuore, e improvvisamente tutto ciò che mi circonda sembra svanire.

Il campo, la guerra imminente, persino le parole di Jaime.

Persino Jon viene leggermente oscurato dalla presenza di Robb.

Esistiamo solo noi due, qui e ora.

Il suo sguardo incrocia il mio, e per un istante vedo qualcosa di profondo nei suoi occhi, qualcosa che va oltre il dovere o la responsabilità di essere un leader.

È vulnerabilità, forse?

O un desiderio nascosto che non ha mai avuto il coraggio di esprimere apertamente?

Non riesco a distogliere lo sguardo.

È come se in quel momento tutto si fermasse, come se il mondo si fosse ridotto al suono dei nostri respiri, alla distanza impercettibile tra i nostri volti.

Mi sento avvolta da lui, dalla sua presenza, come se fosse l'unica cosa che mi tiene ancorata a questa realtà.

Sento il cuore battere più forte, come se sapesse cosa sta per succedere prima ancora che la mia mente riesca a formularlo.

"Robb" mormoro, la voce appena un sussurro.

Lui non dice nulla, ma vedo come i suoi occhi si spostano sulle mie labbra, per un attimo, poi tornano a fissare i miei.

È un movimento piccolo, quasi impercettibile, ma è sufficiente per farmi capire che anche lui lo sta pensando.

Quel pensiero proibito, quel desiderio nascosto da mesi, forse anni.

Mi sento improvvisamente audace.

Forse è la tensione della guerra imminente, forse è la paura di perdere tutto, o forse è semplicemente che non posso più negare ciò che forse provo per lui.

Senza pensarci troppo, faccio scivolare una mano sulla sua guancia, la pelle ruvida sotto le mie dita, e mi avvicino leggermente.

Robb non si ritrae.

Al contrario, inclina la testa leggermente, accorciando la distanza tra di noi.

Sento il suo respiro caldo sul mio viso, un respiro che sembra riflettere l'irregolarità del mio.

Poi accade.

Le nostre labbra si sfiorano, all'inizio timidamente, quasi come se ci stessimo testando, cercando di capire se questo sia davvero reale.

Ma quando finalmente ci baciamo, il mondo esplode in una cascata di emozioni.

È come se ogni parte di me fosse stata in attesa di questo momento, come se avessi trattenuto il fiato per troppo tempo, e adesso finalmente posso respirare di nuovo.

Le sue labbra sono morbide, ma c'è una forza in quel bacio, una passione nascosta che prende il controllo.

Robb mi bacia con una dolcezza che non mi aspettavo, ma c'è anche una fame in lui, una tensione accumulata che finalmente trova sfogo.

Mi stringe a sé con delicatezza, ma le sue mani tremano leggermente, e posso sentire quanto questo momento significhi anche per lui.

Il mio cuore batte così forte che ho paura che lui possa sentirlo, ma in quel momento non mi importa.

Non mi importa della guerra, dei Lannister, del mondo intero.

In questo istante, esistiamo solo noi due, intrecciati in questo bacio che sembra voler colmare ogni distanza, ogni incertezza.

Mi perdo in lui, nella sua bocca, nel suo sapore.

Ogni parte di me è consapevole dello sbaglio quasi quanto è consapevole di lui, del modo in cui le sue mani si muovono lungo la mia schiena, del calore che emana il suo corpo, del ritmo lento e dolce che sta stabilendo tra noi.

È come se ogni bacio fosse una promessa, una dichiarazione di ciò che siamo e di ciò che possiamo essere.

Non so quanto tempo passiamo così, immersi in quel momento, ma quando finalmente ci stacchiamo, i nostri respiri sono irregolari, i nostri cuori sincronizzati in un ritmo frenetico.

Robb mi guarda, e c'è una luce nei suoi occhi che non avevo mai visto prima.

È come se, in quel bacio, avesse trovato la risposta a una domanda che non sapeva nemmeno di aver posto.

Sorrido leggermente, sentendomi stranamente timida "Mi ricordi Jon" sussurro.

Robb ride piano, un suono caldo e profondo che mi fa venire i brividi "Dovrei prenderlo come un complimento?"

"Sì, se vuoi... Tu lo sai" rispondo, guardandolo negli occhi.

Lui mi guarda con un'intensità che mi fa sentire nuda, esposta "Io non sono Jon," dice piano, la voce bassa e piena di emozione "Ma quello che provo per te... è reale."

Sento il cuore stringersi nel petto a quelle parole.

Non so cosa dire, così lo guardo semplicemente, sperando che capisca quanto anche per me tutto questo sia reale, quanto sia spaventoso e meraviglioso allo stesso tempo.

Robb si alza in piedi lentamente, lasciando scorrere le sue dita attraverso le mie per un momento ancora.

Poi, come se sapesse che le parole non sarebbero sufficienti, si china di nuovo e mi bacia dolcemente sulla fronte.

"Riposa," mi dice, il tono della sua voce quasi un ordine, ma c'è una gentilezza che mi rassicura "Domani sarà una lunga giornata."

Annuisco, cercando di ignorare il vuoto che sento quando si allontana.

Lui sorride, quel sorriso che mi ha sempre fatto sentire al sicuro, e si volta per uscire dalla tenda.

"Ci vediamo domani" sussurra, prima di sparire nell'oscurità della notte.

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