20. Robb
L’aria della pianura è fredda e umida mentre cammino tra le tende dell’accampamento, la stoffa bagnata che si muove leggera sotto il vento della sera.
L’esercito del Nord si è fermato qui per la notte, lontano dalle fortezze, lontano dalle città.
Solo noi, il freddo e l'eco della guerra che si avvicina.
La maggior parte dei soldati è attorno ai fuochi, con le loro risate che si mescolano al crepitio delle fiamme.
La scena potrebbe quasi sembrare tranquilla se non fosse per quella tensione sottile che attraversa l’accampamento, come una corda pronta a spezzarsi da un momento all’altro.
Cammino lentamente, un po' senza meta, stringendo il pugnale ben nascosto sotto il mantello.
È strano portarlo con me, ma qui fuori, in mezzo a tutti questi uomini armati, mi sento più sicura avendolo.
Anche se lo ammetto, è più un conforto mentale che altro.
Nessuno mi ha mai insegnato davvero come usarlo.
È un regalo di Jon, e tenerlo vicino mi ricorda lui, mi fa sentire meno sola in questo mare di acciaio e sangue.
Ironico, non è vero?
Una daga per proteggermi da nemici che non vedo neppure, mentre cammino tra quelli che dovrebbero essere i nostri alleati.
Mentre mi avvicino a un'altra fila di tende, sento una voce familiare.
Robb.
Il mio cuore fa un piccolo salto, come sempre quando lo sento parlare.
Mi fermo di colpo, sorpresa da me stessa.
Non è che mi sto nascondendo... è solo che, beh, voglio sapere di cosa parla prima di interromperlo, giusto?
Mi appoggio contro un palo, nascondendomi tra le ombre, abbastanza vicina da ascoltare la conversazione.
La sua voce è bassa, concentrata, ma non è il solito tono da comandante che usa con i suoi uomini.
C’è qualcosa di diverso, più... rilassato.
Poi sento un’altra voce, una voce femminile.
"Talisa Maegyr," si presenta la ragazza con un accento esotico che non riesco a identificare subito.
Non è del Nord, questo è certo.
Strizzo gli occhi, cercando di capire meglio la situazione.
Robb sta parlando con una donna?
E chi diavolo è Talisa Maegyr?
Non riesco a vederla bene, ma posso distinguere una sagoma slanciata accanto a lui.
Robb le sta parlando in modo cordiale, quasi... troppo cordiale.
Qualcosa si muove nel mio stomaco.
No, non nel senso buono, ma nel senso di un fastidio sordo e crescente.
Gelosia, forse?
Sì, gelosia, perché anche se non lo ammetterei mai ad alta voce, il solo pensiero che Robb possa interessarsi a un’altra donna mi fa venire voglia di colpire qualcuno.
Sopratutto dato che la data del matrimonio è così vicina.
Resto lì per qualche altro secondo, indecisa sul da farsi.
Posso sentire frammenti della loro conversazione: parlano di medicina, di battaglie, e poi c’è quella risatina leggera di Talisa che mi fa stringere i pugni.
Ma davvero, chi è questa ragazza?
Alla fine, non riesco più a trattenermi. Scelgo la via meno matura e decido di intervenire.
Mi faccio avanti, il mantello che scivola dietro di me mentre attraverso il campo e mi presento alla coppia con un sorrisetto che spero non tradisca l’irritazione che sento.
"Robb," lo chiamo, la mia voce più controllata possibile "Possiamo parlare?"
Robb si gira verso di me, e per un momento sembra sorpreso di vedermi.
Bene, almeno ha notato la mia presenza. Talisa invece mi lancia uno sguardo curioso, ma non dice nulla.
Forse è più furba di quanto sembri.
"Certo," risponde Robb, il suo tono neutrale, anche se noto un piccolo sorriso che gli gioca sulle labbra.
Sta sorridendo?
Davvero?
Talisa si scusa educatamente, un piccolo inchino, e si allontana.
La seguo con lo sguardo mentre si allontana nel buio, il fastidio ancora presente, anche se meno intenso ora che è fuori dal quadro.
Quando rimaniamo soli, mi accorgo che la tensione non si è del tutto dissolta.
Forse sono io, forse è lui.
O forse è semplicemente tutto quello che stiamo vivendo.
La guerra, la morte di Ned, e ora questo nuovo spettro che si aggira tra noi: Talisa.
"Chi è?" chiedo, cercando di mantenere il tono casuale, ma so che Robb non è stupido.
"Una guaritrice," risponde lui, il sorriso che gli si allarga leggermente "Viene dal Sud, è capitata qui per caso."
“Interessante,” mormoro, guardandolo negli occhi, cercando di non far trapelare troppo del mio fastidio.
Ma lui lo sa.
Mi conosce troppo bene per non notarlo.
Non so perché mi dia fastidio.
Non è come se io e Robb fossimo... be’, non ufficialmente, comunque.
Ma mi rendo conto che vederlo così, vicino a un’altra, mi brucia più di quanto vorrei ammettere.
Mi mordo il labbro, cercando di non lasciare che la mia frustrazione prenda il sopravvento, ma qualcosa dentro di me scatta.
Prima che possa fermarmi, afferro le sue mani e lo guardo dritto negli occhi.
Il suo sguardo si abbassa sulle nostre mani intrecciate, sorpreso.
Poi, senza pensarci troppo, mi sporgo in avanti e lo bacio.
È un bacio rapido, quasi impulsivo, ma è come se tutto il mio corpo fosse in fiamme.
Le mie labbra premono contro le sue con una forza che non sapevo di avere, e per un attimo non sento nulla al di fuori di quel contatto.
Robb sembra congelato all’inizio, forse scioccato, ma poi risponde.
Non so se è sorpresa o qualcosa di più, ma le sue mani si stringono un po' di più nelle mie.
Il mondo attorno a noi sembra svanire.
Il rumore dei soldati, il vento che soffia tra le tende, tutto diventa un'eco lontana.
È solo lui e me, il calore delle sue labbra contro le mie, il suo respiro che si mescola al mio.
Quando finalmente mi stacco, il cuore mi batte forte nel petto, e il silenzio che segue sembra assordante.
Robb mi guarda, un’espressione che non riesco a decifrare del tutto.
C’è sorpresa, certo, ma anche qualcos’altro.
E poi... sorride.
Sì, sorride come un idiota, quel mezzo sorriso che di solito usa per nascondere i suoi veri sentimenti.
E io non so se voglio dargli un altro pugno o baciarlo di nuovo.
"Non dici niente?" chiedo, cercando di capire cosa stia pensando "Niente commenti sarcastici o battute fuori luogo?"
Lui scuote la testa, il sorriso ancora sulle labbra "No, credo di essere stato abbastanza chiaro."
Ora sono io quella sorpresa.
Non me lo aspettavo.
Non mi aspettavo che rispondesse così, con quella calma che ha sempre, quella che mi fa impazzire.
Sospiro, cercando di liberarmi da quella sensazione di vulnerabilità che mi ha colto di sorpresa "Sei un guerriero, Robb," dico, cercando di alleggerire il momento "Ma a volte fai l'idiota."
Lui ride piano e mi lascia le mani "Lo so," ammette, facendo un passo indietro "Ci vediamo più tardi."
E con quello, si volta e si allontana, lasciandomi lì, sola con i miei pensieri.
Lo guardo mentre si allontana, quella fitta di gelosia che è ancora lì, ma ormai attenuata.
Non so nemmeno perché l'ho fatto.
Ora c’è qualcos’altro.
Forse un po’ di speranza.
Forse è solo il sollievo di aver finalmente fatto quello che sentivo da tempo.
O forse, è solo la calma prima della tempesta.
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