19. Mi sembra quasi di vedere lui al posto di Robb, scaccio quel pensiero
La guerra incombe su di noi come una tempesta in lontananza.
Il castello, che fino a pochi mesi fa mi sembrava un rifugio sicuro, ora è solo un guscio vuoto.
Ned è morto.
È stato decapitato come un criminale davanti a Sansa e Arya, senza alcun rispetto per tutto quello che ha fatto, per tutto quello che ha rappresentato.
Il re è morto, i Lannister hanno preso il potere e noi... noi stiamo per scendere in guerra.
Robb è cambiato.
Non è più lo stesso ragazzo che conoscevo.
Il dolore lo ha temprato, lo ha reso duro come l'acciaio.
Lo vedo nei suoi occhi, ogni volta che lo guardo.
Quella scintilla di gioventù, quel luccichio di speranza è stato sostituito da una determinazione feroce.
È deciso a vendicare suo padre, a combattere per il Nord e per la sua famiglia.
E io?
Io non so nemmeno cosa sto facendo qui.
Una parte di me pensa di essere solo un'ombra che segue Robb, un accessorio in questa storia di guerra e sangue.
Ma poi c'è quella parte di me che sa che sono qui perché voglio esserci, perché non posso permettere che combatta da solo, perché in fondo al cuore... mi importa.
È notte fonda quando sento bussare alla mia porta.
Sono stanca, ma il sonno mi sfugge, come sempre negli ultimi giorni.
Le notti sono troppo silenziose, troppo piene di pensieri che ronzano nella mia testa come vespe impazzite.
“Avanti,” dico piano, senza nemmeno alzarmi dal letto.
La porta si apre lentamente e Robb entra.
La luce del fuoco illumina solo il suo profilo, ma lo riconoscerei ovunque.
È stanco anche lui, si vede dal modo in cui le sue spalle sono piegate, come se portasse il peso del mondo intero sulle sue spalle.
“Scusami... non volevo disturbarti,” dice con una voce bassa, quasi esitante.
Non l’ho mai visto così.
C'è una vulnerabilità in lui che mi stringe il cuore.
“Non disturbi,” rispondo, facendogli cenno di entrare “Cosa c'è? Non riesci a dormire?” Chiedo, anche se la risposta è ovvia.
Nessuno di noi dorme più come prima.
Lui scuote la testa e si avvicina lentamente.
Si ferma a metà della stanza, indeciso, come se non sapesse cosa fare “Posso restare qui? Solo... seduto. Non voglio stare da solo.”
Quelle parole mi colpiscono.
Non vuole stare da solo.
Per quanto Robb sia cambiato, per quanto sia diventato il giovane Lord Stark, il comandante dell’esercito del Nord, è ancora un ragazzo che ha perso il padre e che sta per affrontare una guerra.
Fa male vedere quanto dolore nasconda dietro quella corazza di forza e determinazione.
“Certo” rispondo.
Gli faccio cenno di sedersi sulla sedia accanto al camino, ma qualcosa mi ferma.
Lo guardo per un momento, e tutto mi sembra così assurdo.
Perché dovrebbe stare seduto là, da solo, quando è evidente che ha bisogno di più?
Perché dovremmo continuare a fingere che vada tutto bene, quando sappiamo entrambi che non lo è?
“Vieni qui,” dico infine, indicando il letto accanto a me “Puoi sederti qui, se vuoi.”
Lui mi guarda sorpreso, ma non esita.
Si avvicina e si siede sul bordo del letto, rigido, come se non sapesse come comportarsi.
Per un attimo penso a Jon, a quell'ultima notte che abbiamo passato insieme.
Mi sembra quasi di vedere lui al posto di Robb, ma scaccio via quel pensiero.
Jon non è qui.
Non lo sarà mai più.
“Non riesco a smettere di pensare a tutto quello che sta succedendo,” confessa Robb, abbassando lo sguardo sulle sue mani “La guerra, i Lannister... mio padre...” La sua voce si spezza leggermente sull’ultima parola, e il mio cuore si stringe ancora di più.
È come se il dolore stesse consumando tutto intorno a noi, soffocando ogni possibilità di respiro.
Lo guardo, senza sapere cosa dire.
Vorrei trovare parole di conforto, ma niente sembra sufficiente.
Come potrei dirgli che tutto andrà bene, quando so che non è vero?
“Hai fatto tutto quello che potevi,” dico infine, sapendo che non è abbastanza, ma è la verità.
“Non lo so,” risponde lui, scuotendo la testa “A volte penso che non sto facendo abbastanza. O che sto sbagliando tutto. E se perdo? E se il Nord cade per colpa mia?”
“Non succederà,” dico con più fermezza di quanto mi aspettassi “Non perderai, Robb. Sei un buon comandante, lo so. Il Nord ti segue perché crede in te, e tu farai tutto il possibile per vincere. Non sei solo in questo.”
Robb mi guarda, e nei suoi occhi vedo una gratitudine che mi fa venire voglia di abbracciarlo.
Ma gli rimango solo vicina, abbastanza vicina da fargli capire che non è solo.
Forse prima o poi mi deciderò a spingermi oltre, dopotutto siamo promessi sposi.
Dopo un po’, il silenzio cade tra noi, un silenzio confortevole questa volta.
Lui si sdraia accanto a me, non troppo vicino, ma abbastanza da farci sentire entrambi meno soli.
Il calore del suo corpo mi raggiunge, e per un momento mi sento al sicuro.
Strano, vero?
Stiamo per andare in guerra, il mondo sta crollando, eppure in questo momento, qui con lui, sento una pace che non provavo da tempo.
Chiudo gli occhi e mi lascio andare a quel momento.
Le palpebre diventano sempre più pesanti, e alla fine, senza nemmeno rendermene conto, scivolo nel sonno.
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Quando mi sveglio, la luce del mattino filtra attraverso le finestre.
Per un attimo non ricordo dove sono, poi tutto torna di colpo.
Mi giro e vedo Robb ancora addormentato accanto a me.
È così raro vederlo così, rilassato, vulnerabile.
Mi fa male il cuore a sapere che tra poche ore dovremo partire, che tutto cambierà di nuovo.
Mi avvicino piano, cercando di non svegliarlo, e gli sfioro il viso con la punta delle dita.
La sua pelle è calda sotto il mio tocco, e per un attimo mi sembra che tutto possa andare bene.
Che possiamo vincere questa guerra, che possiamo tornare a casa e che tutto tornerà come prima.
Ma so che è solo un sogno.
Le cose non torneranno mai come prima.
Un singhiozzo mi sfugge prima che possa fermarlo, e mi metto una mano sulla bocca per non fare rumore.
Ma è troppo tardi.
Robb si sveglia, e i suoi occhi si aprono lentamente, confusi per un momento, finché non mi vede.
Si solleva sui gomiti, preoccupato “Stai bene?”
“Sto bene,” mento, asciugandomi gli occhi velocemente “Solo... un sogno.”
Robb non mi crede, ma non insiste.
Si limita a guardarmi per un momento, poi si alza dal letto, allungandosi come se fosse rimasto in una posizione scomoda tutta la notte “Dobbiamo prepararci,” dice piano, e il peso di quelle parole ricade su di noi come una pietra.
Annuisco, cercando di nascondere il nodo in gola “Sì. Devo cambiarmi.”
Lui si avvia verso la porta, ma prima di uscire si ferma e mi guarda “Grazie per... tutto. Per essere qui.”
La sua voce è sincera, e io annuisco, incapace di dire altro.
Quando la porta si chiude, mi sento vuota.
Mi vesto in silenzio, cercando di non pensare a ciò che ci aspetta.
Quando finalmente esco dalla stanza, il castello è già in fermento.
Soldati che si preparano, cavalli sellati, scudieri che corrono da una parte all’altra.
Trovo Robb nel cortile, già pronto per partire.
Mi avvicino a lui, e i nostri sguardi si incontrano per un momento.
Non serve dire nulla.
Tutto è già stato detto.
Quando l'esercito parte, cavalchiamo fianco a fianco.
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