14. Sospetti
La mattina seguente inizia con un'atmosfera pesante e inquietante che aleggia su Grande Inverno, come una nebbia che nessuno può scacciare.
Mi sveglio presto, ancora con la testa piena di immagini confuse di Jon e di sogni che svaniscono troppo in fretta per poterli afferrare.
Faccio fatica a tirarmi fuori dal letto, ma alla fine ci riesco, trascinandomi lungo i corridoi freddi e bui.
Il castello è stranamente silenzioso, quasi come se tutti stessero trattenendo il respiro.
Non è il solito silenzio di una mattina d'inverno; è un silenzio più sinistro, carico di tensione e sospetto.
Cerco di scacciare i miei brutti presentimenti, cercando di convincermi che sono solo paranoica.
Ma so che non è così.
Non qui, non ora.
Mentre mi avvicino alla stanza di Bran, vedo un gruppo di persone fuori dalla porta.
Catelyn è tra loro, pallida e agitata, e il Maestro Luwin le parla in tono basso e urgente.
I loro volti sono tesi, preoccupati.
Il mio stomaco si contorce in un nodo. “Che succede?” chiedo, avvicinandomi.
Catelyn si volta verso di me, e nei suoi occhi vedo qualcosa che mi fa gelare il sangue “Qualcuno ha cercato di pugnalare Bran,” dice, la sua voce è ferma, ma si spezza leggermente alla fine “Questa notte. Un assassino.”
Il mio cuore sembra fermarsi per un istante, poi inizia a battere furiosamente “Cosa?” balbetto. “Ma... come? Perché?”
“Un uomo, un sicario probabilmente. È riuscito a entrare nella stanza, ma Lady Stark è riuscita a fermarlo. È stata ferita, ma l'assassino è stato ucciso.”
Il mio sguardo passa da Catelyn al Maestro Luwin e di nuovo a Catelyn.
Lei è ferita, vedo delle bende intorno alla mano destra, macchiate di sangue.
“Stai bene?” chiedo, anche se so che è una domanda stupida.
Nessuno sta bene quando qualcuno cerca di uccidere tuo figlio.
“Sto bene” risponde con una durezza che non le ho mai sentito usare prima “Ma Bran...”
Il suo sguardo si perde per un momento, poi si indurisce “Bran è ancora in pericolo. E finché non scopriamo chi è stato, nessuno è al sicuro.”
Annuisco, il mio cervello lavora freneticamente.
Chi potrebbe voler uccidere Bran?
E perché?
Non può essere stato un semplice incidente.
Questo è un attacco deliberato.
Un colpo mirato.
“Abbiamo bisogno di più protezione,” dico, e quasi mi sorprendo del tono deciso della mia voce “Dobbiamo mettere delle guardie fuori dalla sua stanza, assicurarsi che nessuno possa entrare senza permesso.”
Catelyn annuisce, il suo volto una maschera di determinazione “Ho già ordinato di mettere due guardie fuori dalla porta giorno e notte,” dice “E nessuno, a parte me e il Maestro Luwin, può entrare senza il mio permesso.”
Mentre parlano, io faccio un passo indietro, cercando di allontanarmi dal tumulto delle emozioni.
C'è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto questo.
Bran in coma, qualcuno che tenta di ucciderlo...
Non è solo una coincidenza.
Mi scosto dalla porta e inizio a camminare, i miei passi rimbombano nei corridoi deserti.
Le torce lungo le pareti sembrano bruciare più fioche oggi, e l'aria è fredda e umida.
Ho bisogno di aria fresca.
Ho bisogno di uscire da qui.
Esco nel giardino interno, respirando profondamente, cercando di liberare la mente.
Il freddo mi punge la pelle, ma non mi importa.
Mi siedo su una panca di pietra, il freddo del marmo che mi trapassa attraverso gli abiti.
Davanti a me, la neve si estende in un tappeto bianco, immacolato, mentre il sole scintilla sulle superfici ghiacciate degli alberi spogli.
Mi concentro sui suoni intorno a me, il lieve fruscio del vento, il cinguettio degli uccelli che sembrano ignorare del tutto la nostra miseria.
Eppure, dentro di me, tutto è buio e tormentato.
Penso a Bran, disteso sul suo letto, immobile e incosciente, mentre noi ci dibattiamo in un mare di incertezze.
Chi avrebbe potuto volere la sua morte?
E perché?
Non è solo la paura per la sua vita che mi attanaglia, ma il terrore del sapere che siamo tutti vulnerabili, che la casa, che dovrebbe essere un rifugio sicuro, è invece un bersaglio.
Deve essere stato qualcuno proveniente dalla capitale.
Avrei dovuto chiedere di vedere il pugnale.
Anche se dubito che Catelyn me lo avrebbe permesso.
Chiudo gli occhi e stringo le braccia intorno a me, cercando di trattenere il calore, o forse solo di contenere il tumulto di emozioni che mi agita dentro.
Penso a Jon e alla sua imminente partenza.
Tra soli due giorni se ne andrà per la Barriera, lasciandomi qui in questa tempesta di ghiaccio e sangue.
Non riesco a sopportare il pensiero.
Non posso immaginare la mia vita senza di lui, senza il suo sorriso gentile e la sua forza silenziosa che mi ha sempre dato coraggio.
E ora che lo capisco, è troppo tardi.
Come ho potuto non accorgermi prima di quanto significhi per me?
I miei pensieri vengono interrotti dal suono di passi sulla neve.
Alzo lo sguardo e vedo Robb che si avvicina.
Ha il viso cupo, segnato dalla preoccupazione.
Mi siedo più dritta, cercando di ricompormi.
Non ho voglia di parlare con nessuno, ma Robb è stato con me da quando Bran è caduto, cercando di offrire una presenza rassicurante, anche se oggi il suo tentativo mi sembra più un’ombra che una luce.
“Ti cercavo” dice, la voce calma ma con un tremolio appena percettibile “Stai bene?”
Annuisco, anche se è una menzogna.
Non sono affatto bene, ma che senso ha dirlo?
“Sto cercando di non impazzire, ecco tutto,” rispondo con un mezzo sorriso che non raggiunge i miei occhi “E tu?”
Robb sospira, e posso vedere la stanchezza nei suoi occhi.
“Sono preoccupato per Bran,” dice, guardando il terreno “Per tutti noi, in realtà. C’è qualcosa che non va qui, qualcosa di marcio.”
Annuisco “Lo sento anch’io. Come se qualcosa di oscuro si stesse avvicinando e noi fossimo troppo ciechi o troppo stupidi per accorgercene.”
Robb mi guarda, il suo sguardo pieno di una preoccupazione che mi sorprende.
“Devi stare attenta, T/n,” dice, e la sua voce è più bassa, quasi un sussurro “Non sappiamo chi sia stato, ma chiunque sia, è ancora là fuori. E non mi piace pensare che tu possa essere in pericolo.”
“Non preoccuparti per me, Robb,” rispondo, cercando di sorridere di nuovo, anche se stavolta è ancora più difficile “Posso badare a me stessa.”
“Lo so” risponde lui “ma questo non significa che io smetterò di preoccuparmi.” Fa un passo avanti, poi esita “E non posso fare a meno di pensare a quello che ti ha detto mio padre...”
C'è un lungo silenzio, e so che Robb sta lottando con le parole.
So già cosa vuole dire, e il pensiero mi riempie di una strana mescolanza di rabbia e tristezza.
“Robb...” inizio, ma lui mi interrompe.
“Lo so, lo so,” dice rapidamente “Siamo cresciuti insieme, sei come una sorella per me. Ma il mio dovere... il mio dovere è proteggerti. E se questo significa seguire il consiglio di mia madre e...”
“E sposarmi?” finisco per lui, la mia voce più tagliente di quanto volessi “Robb, non posso. Non ti amo in quel modo. E tu stesso hai una promessa con una delle figlie di Walder Frey, o te ne sei dimenticato?”
Robb distoglie lo sguardo, il rossore che gli colora le guance “Non l'ho dimenticato,” ammette “Ma la situazione è cambiata. Tutto è cambiato. Se sposarti può proteggerti...”
Scuoto la testa, interrompendolo “Non ho bisogno di un matrimonio per essere protetta. Ho bisogno di sapere che posso contare su di te come amico. Non come marito. Non come qualcuno che deve fare il proprio dovere a discapito dei propri sentimenti.”
Robb mi guarda, e vedo il dolore nei suoi occhi. “Mi dispiace. Credo di amarti” dice infine, la voce rotta.
Non rispondo.
Lo vedo girarsi e allontanarsi, e sento un’ondata di tristezza mista a sollievo.
Robb.
Il Robb per cui ho avuto una cotta per due anni e che mi ha sempre respinta ora dice che crede di amarmi?
Crede di amarmi o ne è certo?
Io sono certa di non amarlo... Non a quel modo.
Non è colpa sua.
Sta solo cercando di fare quello che pensa sia giusto, ma io so che questo non è il nostro destino.
Non voglio essere una pedina in un gioco di potere, non voglio che la mia vita sia decisa da doveri e obblighi che non ho mai scelto.
Rimango lì, seduta da sola nel giardino gelido, il freddo che si insinua nelle ossa.
Mi stringo le braccia intorno, cercando di tenere insieme i pezzi del mio cuore infranto.
So che tra soli due giorni Jon se ne andrà, e nonostante tutto quello che sta succedendo, non posso fare a meno di pensare a lui.
Il pensiero della sua partenza mi lacera dentro, un dolore sordo che non riesco a scrollarmi di dosso.
Chiudo gli occhi e immagino di correre da lui, di dirgli tutto, di confessare quello che provo.
Ma poi penso a cosa significherebbe, a quanto sarebbe inutile.
Jon è deciso.
Jon ha una strada da seguire, un giuramento da fare.
E io... io rimarrò qui, a Grande Inverno, con le sue mura fredde e i suoi segreti oscuri.
Con una guerra imminente.
Sento le lacrime salire, brucianti, e le lascio scendere.
Nessuno mi vede qui.
Nessuno sente il mio dolore.
E mentre il sole tramonta e la luce si affievolisce, mi lascio andare, lasciando che il mio cuore si spezzi, pezzo per pezzo, sotto il peso di tutto ciò che non posso cambiare.
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