Capitolo 29
Ethan è in cucina come sempre.
Mi siedo di fronte a lui prendendo la mia tazza di cioccolata "Grazie" Dico, lui sorride.
Più i giorni passano, più le sue occhiaie si fanno scure. So che non è una cosa carina da sottolineare, ma comincio a credere che dorma quasi meno di me.
Cosa lo tiene sveglio la notte? Cosa lo tormenta?
Ha lo sguardo basso, sembra stare peggio delle altre sere.
"Puoi raccontarmelo, se vuoi. L'incubo." Anche lui me lo disse, una delle prime notti. Ma io cambiai argomento. E quando capisco che non mi risponderà, lo faccio anche stavolta "Si può sapere dove prendete la cioccolata? E il caffè?" Domando sorridendo.
Non mi guarda, continua a fissare la sua tazza e, se possibile, ho come l'impressione di averlo turbato ancora di più.
Aggrotta le sopracciglia, mi guarda e sento un brivido lungo tutto il corpo, un calore al centro del petto. Di nuovo quella sensazione.
"Una volta siamo andati in un supermercato, nessuno pensa a queste cose, non sopravvivi con la cioccolata calda" Spiega tranquillo. La sua espressione si rilassa un po' e accenna un sorriso.
"Suppongo di no" Non sono mai entrata in un supermercato dopo l'apocalisse, ma sembra sensato...Credo.
"Ci aiuta a rimanere lucidi... È una cosa sciocca però ci ricorda la normalità. Per un po' possiamo essere semplicemente Ethan e Lily che bevono una cioccolata calda" Continua poi.
Vorrei dirgli che non lo trovo sciocco, che ha ragione e che capisco perfettamente cosa intende, in fondo non è quello che facevo anche io a casa?
Ma rimango in silenzio. Ricambio il suo sguardo che è indecifrabile ma sembra comunque urlarmi un milione di cose tutte insieme, solo che le voci si sovrappongono e io non riesco a capire cosa dicono.
Mi attaccavo ad ogni piccolo gesto che potesse ricordarmi la mia vita di prima, era un po' patetico forse, ma suppongo che situazioni assurde ci spingano a comportarci in modo altrettanto assurdo.
Non voglio che lo sappia, non ci serve un altro punto da aggiungere alla lista delle debolezze di Lily.
"Qual è la cosa che ti manca di più?" Gli domando invece senza distogliere lo sguardo. Riflette per qualche secondo, poi il suo volto sembra illuminarsi "Mini golf!" Esclama entusiasta "Mini golf?" Lo guardo incredula.
Studia la mia espressione e cerca di trattenere un sorriso "Ci andavo quando ero piccolo, e poi ho cominciato a tornarci sempre più spesso, per nostalgia forse, ma col tempo mi è cominciato a piacere davvero" Sorride.
Ethan è alto, ha un fisico atletico, è bello, mi sarei aspettata che nominasse qualche sport piuttosto. Beh, tecnicamente il golf è uno sport, anche quando è mini.
"Mm non sembri il tipo da minigolf" Assottiglio lo sguardo continuando a studiarlo. Lui si porta una mano al petto fingendosi offeso "Sei vuoi saperlo, nemmeno tu sembri il tipo di persona che legge libri" Sorride, e io sento che potrei sciogliermi "E che tipo di persona sembro?" Chiedo fallendo nel tentativo di rimanere seria "Il tipo di persona che conosce tre tipi di arti marziali diversi, che guarda solo film horror e a cui non piace stare con le persone" Risponde senza esitare. Scoppio a ridere "Tre tipi di arti marziali?" Fa un'alzata di spalle "Con quell'accetta sei pericolosa" Scuoto la testa "Sei fuori strada, il movimento non è mai stato il mio forte" Arriccio il naso "Allora lo nascondi bene" Insiste, e io arrossisco, senza un reale motivo.
Nemmeno mi avesse fatto chissà quale complimento, tecnicamente mi ha solo detto che nascondo bene la mia goffaggine.
"E a te? Cosa manca di più?" Il mio pensiero va subito alla mia famiglia, ma so che non è questo quello che intendeva, non voglio rendere triste ogni nostra conversazione "Ballare...credo" Dico invece, ed è vero.
Se è sorpreso non lo da a vedere, sembra più incuriosito "Sei una ballerina?" Mi domanda "Oh no, no davvero, ma mi divertiva un mondo ballare".
Aggrotta le sopracciglia "E perché hai smesso?" Abbasso lo sguardo cercando di cacciare dalla mente le immagini di me e Noah che balliamo nel salotto, del carillon di mio padre e del mio sogno. Perché ho smesso? Faceva troppo male. Rimuoverlo dalla mia vita era parte dell'operazione costruzione muro.
"Oh si, come rinunciare alle piroette tra uno zombie e l'altro" Dico alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo. E' il tentativo di sdrammatizzare più patetico che io abbia mai fatto, ma quando parlo con lui tutto sembra meno brutto. Il mio umore non può peggiorare, dimentico tutto e ci siamo solo noi due a sorseggiare cioccolata nel bel mezzo della notte.
Ethan si alza prima che io possa fermarlo e scompare dalla mia vista lasciandomi a fissare la porta.
Ehm, va bene.
Nota mentale, non parlargli più di ballo...
Torna qualche istante dopo con uno stereo in mano e non so se essere sollevata o preoccupata. Lo poggia sul tavolo della cucina e mi guarda sorridendo.
"Cosa-" Mi interrompe "Balliamo" Sentenzia. Non è una domanda.
Alzo lo sguardo dallo stereo al suo viso e quando incontro i suoi occhi mi perdo.
"Cosa? No io... Sono una frana!" Scuoto la testa, non ci tengo a fare questa figuraccia di fronte a lui, grazie, ma no grazie.
"Allora è un bene che io sia fenomenale, basto per entrambi" Sorride mettendo un cd che non ho fatto in tempo a guardare nello stereo.
Mi porge la mano, in piedi di fronte a me, e io rimango a fissarla esitante mentre la dolce melodia di "Claire de lune" riempie la stanza.
Mi sento un idiota per questo, ma arrossisco, pensando a come io non sia mai stata così vicina ad un ragazzo. Forse dovrei rifiutare e tornarmene di sopra, forse dovrei lasciar perdere prima che io mi affezioni troppo irrimediabilmente. Ma ora, incatenata al suo sguardo, non bado a niente di tutto ciò.
Prendo la sua mano e mi alzo in piedi, lui mi tira a sé e io mi avvicino lenta, decisamente instabile sulle gambe.
I nostri petti si scontrano e lui mi prende entrambe le braccia posizionandole attorno al suo collo, poi mi fa scivolare le mani sui fianchi senza mai distogliere lo sguardo.
Le mie guance vanno a fuoco e sicuramente ripensando a questo momento sarò molto imbarazzata della cosa, ma adesso sono incapace di formulare pensieri di qualunque tipo.
Cominciamo ad ondeggiare lentamente, mi lascio guidare da lui anche se in realtà ci stiamo muovendo appena. Rimaniamo entrambi in silenzio, come vittime di un incantesimo.
La pelle mi brucia in tutti i punti in cui entra in contatto con la sua, anche attraverso i vestiti. Provo a respirare ad un ritmo normale ma tutto quello che riesco a sentire è la sua presa salda sui fianchi che mi attira a sé ogni volta che ci allontaniamo di qualche millimetro. Come se non potesse sopportare il pensiero di allontanarsi da me.
I nostri volti sono a pochi centimetri di distanza, e se non fosse che il mio cuore batte così velocemente, proverei a sincronizzare il mio respiro con il suo, che sento sulla pelle, tanto siamo vicini.
"Visto? Stai ballando" Sussurra facendomi sorridere "Ballare è un parolone" Dico in un soffio.
Solleva una mano, la avvicina al mio viso e mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfiorandomi una guancia.
Questo contatto mi risveglia, la musica si era già fermata da tempo, e anche noi.
Mi allontano, e lui rimane con le braccia a mezz'aria per qualche secondo.
Sorrido imbarazzata guardandomi i piedi nudi, sentendo improvvisamente freddo, e mi stringo nella felpa, incapace di guardarlo.
Il silenzio comincia a diventare imbarazzante, così mi avvicino al tavolo e prendo le due tazze portandole al lavandino.
"No tranquilla, faccio io" Scuoto la testa allontanandole prima che lui possa prenderle "Ci pensi sempre tu, lasciami aiutare" In realtà non ho voglia di lavare le tazze, ma avevo bisogno di fare qualcosa.
Lui resta accanto a me tutto il tempo, a guardarmi, e mi domando se esista un modo per far tornare le guance al loro colore naturale più in fretta.
Asciugo le tazze e mi avvicino alla credenza "Sei sicura di arrivarci?" Domanda alzando un sopracciglio "No, ma ormai è una questione di principio! È una cosa tra me e la mensola"
"Oh in tal caso" Sento dalla voce che sorride, e pur non guardandolo, il solo pensiero fa fare una capriola al mio cuore.
Mi metto in punta di piedi ma niente da fare. Mi allungo più che posso e....Ce la faccio! Una è andata! Sbuffo guardando l'altra e sento un verso strano venire da Ethan.
Mi giro, stringe le labbra l'una all'altra per trattenere una risata ed inizia ad avvicinarsi lento "Lascia fare a me" Mi prende la tazza dalle mani sfiorandomi le dita che iniziano a formicolare. La posa spostando più indietro anche quella che avevo sistemato io, che era in bilico "Non starai ridendo di me" Incrocio le braccia "No, assolutamente" Sorridiamo entrambi, e ancora una volta, il mio cuore impazzisce.
Cosa mi sta succedendo?
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sono di Roma ma ormai non abito più lì da tanti anni, mi sono trasferita da piccola lì vicino, infatti studio a Roma
e non so cucinare, odio provarci, non mi piace per niente
perciò cercasi cuoco da maritare che non abbia più di 25 anni graziepregociao
-emme <3
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