Capitolo 26

L’auto si spegne e Luke impreca.
“Avanti!” Dico cercando di rimetterla in moto. Giro la chiave una volta, due.

Ethan tiene lo sguardo dritto di fronte a sé osservando gli zombie che bloccano la strada. Avanzano meno lenti del solito e urlano in modo differente rispetto a prima.

È come quando ero circondata giorni fa, se ne attacchi uno si arrabbiano.

La fronte mi si imperla di sudore mentre provo per l’ennesima volta a mettere in moto.

Uno zombie infila una delle sue braccia a brandelli nella fessura aperta del mio finestrino e fa per afferrarmi il viso quando il motore si accende. Rimasta col piede premuto sull’acceleratore, schizzo in avanti insieme all’auto che prende velocità azzerando la distanza tra noi e i musi-grigi.

Il braccio dello zombie si stacca cadendo sulle mie gambe e io sussulto disgustata, ma non posso toccarlo ora, così cerco di non pensarci.

Arriccio il naso per la puzza e quando l’auto investe gli zombie di fronte a noi, cominciamo a traballare rallentando sopra ai loro corpi. Non mi guardo indietro nemmeno una volta.

“Per un pelo... Da quando sei in modalità Fast & Furious? Pensavo che non sapessi guidare!” Esclama Luke “Infatti!”.

Quando vedo la rientranza dove abbiamo lasciato il minivan comincio a rallentare. Provo a frenare e la macchina si immobilizza di botto così vengo scaraventata sul vetro dando una capocciata. Torno seduta gemendo e toccandomi il naso con una mano mentre con l’altra apro lo sportello e lancio via il braccio dello zombie cercando di non vomitare di nuovo.

Stacco le chiavi dal cruscotto per spegnere l’auto e rimango a guardare il portachiavi a forma di coccinella. Forse è sciocco pensare che mi abbia portato fortuna, ma me le metto comunque in tasca.

Luke ed Ethan decidono di prendere la benzina dall’auto cercando di sbrigarsi perché non siamo molto lontani dalla casa e gli zombie stanno sicuramente correndo dietro al rumore dell’auto.

Nessuno dei due mi rivolge la parola. Continuano a scambiarsi sguardi che non riesco a decifrare, comunicando tra loro in qualche strano codice silenzioso da cui sono decisamente esclusa.

Saliamo nell’altro mezzo ancora in religioso silenzio.
Sono arrabbiati.

Non posso biasimarli, mi dispiace averli fatti rischiare per colpa mia, ma, pur suonando tremendamente egoista, devo ammettere che non riesco a pentirmi.

“Io...” Inizio, non sapendo bene cosa dire, ma tanto Luke mi interrompe “Tu. Sei. Completamente. Fuori di testa.” Mi rimprovera separando per bene le parole “Mi dispiace” Ed è vero, non credo di poter fare granché a questo punto se non scusarmi. Non rispondono.

“Siete rimasti...” Provo a continuare “Sagace la nostra Sherlock! Credimi, per un momento mi sono chiesto anche io il perché, sai tra una schivata e l’altra” Dice Luke con tono piccato. Sospiro arrendendomi.

“Sei salva solo perché non sono riusciti a toccarmi, se mi avessero rovinato questo bel faccino allora si che ti avrei lasciato lì” Aggiunge poi più calmo, scherzando. E allora sorrido, capendo che con lui è tutto ok.

Ethan continua a non dire una parola, perso nei suoi pensieri più che concentrato sulla guida.

Guardo fuori dal finestrino confusa “Perché torniamo indietro?” Chiedo cercando di incontrare lo sguardo di Ethan nello specchietto retrovisore, ma lui continua a tenere gli occhi fissi sulla strada “Sei ferita” Dice con tono duro.

Mi guardo addosso senza capire e noto del sangue sul mio braccio destro. Giusto, lo zombie nella casa.
“Non è niente di grave, non serve andare a casa” cerco di sdrammatizzare, anche se devo ammettere che ora mi sta facendo piuttosto male.

“Devi medicarti” Continua lui “Ho un kit di pronto soccorso nello zaino” Insisto “Potrebbero servire dei punti” Insiste a sua volta. In effetti la ferita è piuttosto profonda, ma non è così grave “Non voglio che perdiate altro tempo per colpa mia”
“Potevi pensarci prima di entrare in quella casa”.

Poi nessuno dice nulla, persino Balto, che stava giocando con la cintura, si ferma, come se avesse capito. Ethan sospira e si appoggia con un braccio al finestrino guidando con una mano.
Ha ragione, non ho messo a rischio solo la mia vita, anche la loro, e non volevo ma non ho riflettuto. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era Balto.

“Mi dispiace” Ripeto, ma dubito che mi stia ascoltando.

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alzi la mano chi darebbe la vita per il proprio cane
colpevole

-emme<3

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