Capitolo 20
{Percy}
- Percy... - mi chiamò Hermione stirandomi la manica della maglia.
Mi passai una mano sul viso e la guardai.
Non mi era andato a genio il fatto che avesse raccontato quelle cose a mio padre. Il modo in cui aveva parlato sottolineava il fatto che era colpa sua se ero in quel casino.
Ma non era così: avevo imparato a mie spese che non bisognava dare la colpa ad una persona per quello che mi riguardava. Al massimo potevo prendermela con gli dei o le Parche. La colpa non era di nessun altro.
E soprattutto non era la sua.
- Come posso risolvere tutto questo? - chiesi.
Ero stufo di scappare e nascondermi. Era una cosa che non avevo mai fatto nella mia vita e non avrei cominciato adesso che avevo un paio di maghi pazzi alle calcagna.
E non mi importava un fico secco se mio padre, i miei amici e tutto il resto della famiglia non volevano che mi muovessi.
Volevano che stessi buono e al sicuro, ma non era da me.
Avevo affrontato dei, titani, giganti, la madre Terra, ero stato nel Tartaro, avevo visto la feccia peggiore del mondo...ero stato all'inferno, letteralmente.
No, non mi sarei fermato davanti a dei maghi fissati con la mia spada o con qualunque cosa mi riguardasse.
- Percy non si può risolvere - disse Hermione - Devi stare nascosto, la smetteranno prima o poi -
Scossi il capo e mi liberai dalla sua presa.
- Voglio farla finita con questa storia e no, non ho intenzione di passare il resto dei miei giorni qua sotto -
Non sarei rimasto rintanato nel palazzo sottomarino di mio padre. Mai e poi mai.
Mi diressi verso la porta e sentii i passi di Hermione dietro di me. Aprii la porta e si fermò.
Eravamo in una stanza particolare, la seconda che mio padre aveva adibito per chi non poteva respirare sott'acqua.
Superata la porta c'era l'acqua e la mia ragazza era consapevole che non poteva seguirmi oltre.
- Non farlo - mi disse.
- Voglio tenerti al sicuro -
- So difendermi da sola Percy -
Mi voltai a guardarla e incrociai i suoi occhi nocciola.
- E dimmi...se fossi disposto ad attaccare i tuoi alleati, i tuoi amici, a far scoppiare una guerra...e ti avviso, basta un cenno e tutti, tutti partiranno al mio fianco per attaccare chiunque mi dà fastidio - gli dissi avvicinandomi.
Hermione indietreggiò fino a toccare la parete. Gli finii addosso e la bloccai mettendo le mani ai lati della sua testa.
- Rispondimi -
Mi fissò in volto e poi abbassò gli occhi.
Sapevo che non era in grado di reggere il mio sguardo troppo a lungo, soprattutto se avevo uno sguardo freddo e in quel momento, lo sapevo, non c'era calore nei miei occhi.
- Te l'ho detto...sto dalla tua parte - mi rispose.
- Anche se facessi scoppiare una guerra? -
- So che non attaccheresti la mia scuola perché non sono loro i responsabili e per quanto riguarda il Ministero della Magia puoi fare quello che vuoi - disse - Voglio solo che stai attento, se sanno della tua esistenza sapranno tutto il resto e forse anche come sopraffarti -
Le presi il volto tra due dita e glielo sollevai.
La baciai dolcemente sulle labbra. Fece resistenza per un po' ma alla fine fece uno strano verso e aprì le labbra.
La baciai più voracemente e sfiorai la lingua con la sua.
Hermione mugolò e mi si aggrappò alle spalle.
Mi staccai e mi guardò male.
- Che c'è? - chiesi.
- Non puoi fare così - borbottò arrossendo - Non puoi cambiare il discorso in questo modo -
Ridacchiai.
Era vero, ero un grande bastardo ma ero così e con lei era più facile.
- Se c'è qualcuno che è in grado di darmi del filo da torcere quello è mio padre - spiegai - Ci vorrebbe un esercito per farmi fuori o solo indebolirmi, non sottovalutarmi Hermione -
Si morse il labbro.
- Non dubito delle tue capacità. Ma diciamo che fino a qualche giorno fa ero convinta che tu fossi umano -
Chiusi gli occhi.
Anche io avevo cominciato a convincermene. Ma a quanto pareva stavo proprio sulle palle alle Parche.
- Andrà tutto bene - gli dissi.
Non sembrava convinta ma a quanto pare si fidava di me più di quanto avrebbe dovuto.
***
Riemersi sulla spiaggia di Long Island.
Avevo avuto una bella litigata con mio padre per questa storia ma alla fine era stato costretto a lasciarmi andare.
Aveva accettato di prendersi cura di Hermione.
I sensi di colpa erano bastardi e parecchio.
Mi diressi verso il campo e la prima persona che incontrai fu Will Solace.
- Grazie ad Apollo! Stai bene? - mi chiese.
- Perché? -
- Qualcuno è venuto a farci visita - disse - Non sono riusciti ad attraversare le barriere del campo ma sembravano parecchio ostinati. Cercavano te -
Annuii e nel frattempo vidi che in molti si erano avvicinati.
- Qualcuno si è fatto male? - chiesi.
- No -
- La loro è stata una vera e propria dichiarazione di guerra - disse uno dei figli di Ares, incazzato - Hanno attaccato la nostra casa e ci hanno minacciato -
Guardai Will.
Era uno degli anziani e sapevo che mi avrebbe raccontato quello che era successo.
Annuì.
- Ci hanno dato un ultimatum - disse - Se non ti consegniamo ci attaccheranno con un esercito di maghi -
- E hanno aggiunto che cattureranno tutti noi e ci useranno come esperimenti e che vogliono studiarci - disse una ragazzina facendosi avanti.
Intanto avevo visto che Annabeth si era avvicinata.
Avevano minacciato la mia famiglia, avevano attaccato la mia casa, non l'avrebbero passata liscia e non avrebbero avuto l'occasione di riprovarci.
Presi la spada e la feci allungare. La conficcai nel terreno, il mare alle mie spalle si agitò.
- Ci hanno dichiarato guerra e noi che aspettiamo a raccogliere l'ascia che ci hanno tirato contro? - chiesi incazzato.
Trattenero il fiato.
- Semidei! Chi è con me? - chiesi alzando il pugno.
Un unico grido si sollevò dal gruppo.
Annabeth alzò la spada e mi si affiancò, la conficcò nel terreno.
- Sei con me? - gli chiesi.
- Sempre - rispose.
Ero incazzato e anche gli altri.
Nessuno attaccava la nostra casa e la passava liscia.
Nessuno ci minacciava e se ne andava a casa propria senza problemi.
Ed eravamo appena entrati in guerra.
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