Capitolo 18

{Hermione}

Era stato allora che era cominciata...

Appena avevamo lasciato il porto la nave aveva cominciato ad ondeggiare, sempre più forte e le onde continuavano a spingerci verso il punto da cui eravamo partiti.

Io cominciavo a sentire l'effetto del rollio e Ronald stava per vomitare, l'unico che sembrava tranquillo era Percy: teneva gli occhi chiusi, la schiena poggiata al muro e sembrava addirittura addormentato.

- Sto per vomitare - mi informò Ron.

- Voltati dall'altra parte - gli dissi.

Eravamo legati mani dietro la schiena e caviglie, una corda passava sui polsi di tutti e tre e ci teneva uniti insieme.

- Non c'è la faccio più - si lamentò.

- Non ti azzardare! - quasi gridai.

Lanciai un'occhiata a Percy che continuava ad essere nella stessa posizione di prima.
Cominciavo a preoccuparmi che si fosse sentito male.

Fu a quel punto che accadde: la barca si inclinò pericolosamente su un lato.
Non riuscii a trattenere un grido e sbattei contro il muro, insieme a Ron che in quel momento decise di vomitare.
La barca continuò ad inclinarsi e ad un certo punto mi sembrò di essere senza gravità, poi cademmo.

- Che cavolo...- borbottò Ronald.

- Hermione stai bene? - mi chiese Percy guardandomi.

Allora era sveglio.

- S...si - balbettai.

Avevo dato una bella botta ma niente di grave.

Solo a quel punto mi resi conto che la barca era sottosopra.

- Cosa... -

Guardai verso le finestre e notai che si, eravamo sott'acqua.
Il vetro cominciò a creparsi e l'acqua ad entrare.

- Per la miseria...annegheremo! - esclamò Ron quando si accorse della situazione.

- No invece - rispose Percy.

- La barca affonda! - esclamò Ronald.

Non potevo dargli torto questa volta.

- Hermione...devi prendere quella penna - mi disse il mio ragazzo - Adesso! -

Annuì e mi avvicinai a lui il più possibile. Quanto mi mancava la mia bacchetta in quel momento!
Riuscii ad infilare una mano nella sua tasca e, finalmente, sentii la penna. La estrassi e tirai un sospiro di sollievo quando la presi in mano.

- Ok, dammela - disse Percy.

Gli diedi la schiena e gli passai la penna.

- Ora allontanati più che puoi -

Lo feci, per quanto mi era possibile.

In quel momento sentii uno scatto e Percy gemette. Poi portò le mani davanti, era libero!

- Ma come ha... - fece Ron.

Trovammo la risposta quando vedemmo la spada di Percy.

Il mio ragazzo tagliò anche la corda che gli legava le caviglie e si alzò.
Si abbassò alla mia altezza e liberó anche me.
Mi aiutò ad alzarmi e andò da Ronald, si inginocchiò davanti a lui e lo squadrò.

- Sei sicuro che tu non c'entri nulla con questa storia? - gli chiese.

- Se fosse opera mia non starei in questa situazione - rispose Ron.

- Lo spero per te -

Poi prese e tagliò le corde che tenevano Ron.

Quando Percy mi diede le spalle notai che una macchia rossa si stava allargando sulla sua schiena.

- Percy...che cos'hai sulla schiena? - gli chiesi preoccupata.

Lui scrollò le spalle.

- È solo un graffio - mi rispose - Ora dobbiamo uscire da qui -

Io e Ron ci scambiammo un'occhiata perplessa.
Per quanto mi fidassi del mio ragazzo, cominciavo a pensare che c'era qualcosa che non andava nella sua testa.
Voleva uscire dalla barca?
Eravamo sott'acqua!

- Percy non credo che sia una buona idea - dissi.

- Trattenete il fiato - mi rispose lui.

Poi colpì il vetro con la spada, distruggendolo.

                              ***

La prima cosa che notai aprendo gli occhi fu il silenzio.

Ricordai quello che era successo: Percy aveva spaccato il vetro della barca e l'acqua era entrata con una forza incredibile, facendoci sbattere a destra e a sinistra. Poi avevo perso i sensi.

Aprii gli occhi e notai che i colori prevalenti erano blu, verde e celeste.
Il silenzio che avevo notato era strano, come se ci fosse un suono cupo, ovattato.

- Hermione - mi sentii chiamare e subito dopo una carezza sul viso.

Mi voltai verso la mano che mi toccava e incontrai gli occhi verde mare di Percy.
Sorrisi.
Almeno ero con lui e stavamo bene.

- Cosa è successo? Dove siamo? - chiesi alzandomi dal letto in cui ero distesa.

- Al sicuro - rispose.

Mi guardai intorno: ero in una stanza circolare, in pietra? C'erano delle finestre che davano su qualcosa di blu. Ron era disteso in un altro letto poco lontano da me.

- Ma...in che razza di posto siamo? - chiesi sempre più curiosa.

Percy sospirò e si passò una mano nei capelli, arruffandoli più di quanto lo fossero prima.

- Siamo sott'acqua - disse.

- Cosa? -

Lui annuì.

- Siamo nel regno di mio padre - confessò - Non era questo il mio piano ma lui ha mandato dei soldati a prendermi -

Sbattei le palpebre.
Okay, la mia vita era già strana di suo, ma ora avevo passato il limite!
Ero sott'acqua, nel regno di una divinità e...

- Aspetta...hai detto piano? - chiesi - Le onde, la barca che è affondata... è opera tua? -

Percy scrollò le spalle.

- Forse - borbottò.

- Forse? - chiesi.

- Ok...te l'avevo detto che ero il figlio di Poseidone - disse.

- Ma non mi hai detto che cosa sai fare! -

Il mio ragazzo sospirò.

- Controllo l'acqua a mio piacimento, posso creare uragani, parlo con i cavalli e con le creature marine e...posso fare altre cose, tipo creare terremoti - mi spiegò.

- Scherzi! Cosa sei, una macchina da guerra? - chiesi sempre più scioccata.

- Perché a lei signorina cambia qualcosa? - chiese una voce facendomi sobbalzare.

Mi voltai verso una delle "finestre" e vidi che nella stanza era entrato un uomo.
Lo guardai, era Percy tra qualche anno!

- Che palle...- borbottò il mio ragazzo.

Guardai l'uomo negli occhi e capii che dalla mia risposta dipendeva la mia permanenza in quel posto, e il tempo che passavo con Percy.

- No, non mi cambia nulla, sono sorpresa - risposi.

Il mio ragazzo si alzò.

- Ora possiamo andare via? - chiese Percy.

- Conosci la risposta - rispose l'uomo.

- Ti avevo chiesto di pensarci! - esclamò Percy - Hermione e...Ron, non possono restare qui! -

- Sono liberi di andare via -

- E io no? -

- Tu no! -

- Ma chi cavolo di ha dato il diritto di prendere le decisioni per me? - disse Percy.

Si stava arrabbiando e io non lo avevo mai visto così.

- Sono tuo padre - ribatté l'uomo, o meglio il dio.

- Non ti sei mai comportato come tale -

Fu un attimo: Percy volò dall'altra parte della stanza e sbattè contro il muro, dove rimase bloccato, braccia e gambe attaccate alla parete.

Lanciò uno sguardo di fuoco contro suo padre.

- Non provarci - disse l'uomo - Sai che posso privarti dei tuoi poteri -

- Che vuoi fare? Tenermi prigioniero! -

- Se non mi lasci altra scelta, figliolo -

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