Capitolo 13

{Hermione}

Nico mi inquietava anche se non sembrava particolarmente interessato a me, non mi guardava come se potessi essere una minaccia e, forse era l'unica cosa che mi rincuorava.
Al contrario, sembrava voler far fuori Harry, Ron e Malfoy.

Ci fecero strada in mezzo ad un campo.
A prima vista sembrava un campo estivo ma, guardando meglio, sembrava un campo d'addestramento: c'erano molti ragazzi, vestiti tutti con jeans e maglietta arancione, alcuni indossavano armature in pelle; mentre camminavamo, potei notare un campo da basket, un anfiteatro romano, una parete d'arrampicata che tremava e sputava lava e in lontananza un agglomerato di case tutte diverse che andavano a formare l'omega dell'alfabeto greco. Faceva caldo nonostante stessimo quasi a dicembre.

- Siamo arrivati - disse quello che si era presentato come Will.

Davanti a noi c'era una casa blu a tre piani.

- È il nostro quartier generale, luogo delle riunioni, posto dove riceviamo punizioni e tante altre cose - ci spiegò il biondo - Comunque, adesso conoscerete gli "anziani" se così possiamo definire i capi delle case e i veterani -

Ci fece strada dentro la casa, mentre Nico ci controllava a vista d'occhio, e ci condusse in una stanza dove erano riuniti diversi ragazzi.

Mi guardai intorno e notai un ragazzo alto, con i capelli neri...
Lui si voltò e dovetti trattenermi dal correre da lui.

Percy stava bene ed era davanti a me.

Mi sorrise e lasciò i ragazzi con cui stava parlando per raggiungermi.
Quando fu vicino mi abbracciò e affondò il viso nei miei capelli.

- Per fortuna stai bene - disse - Ti hanno trattata bene, vero? -

Ricambiai la stretta.

- Abbastanza. Sicuramente meglio di come hanno trattato i miei compagni - risposi strofinandomi contro il suo petto.

Mi staccai solo quando mi resi conto che nella stanza era sceso il silenzio.

Tutti i presenti ci guardavano in modo strano.

- Be', avete qualcosa da dire? - chiese il mio ragazzo.

- Smettetela, siete quasi patetici - aggiunse una voce femminile dietro le spalle di Percy.

Ed ero piuttosto sicura che non si riferisse a noi due.

Il mio ragazzo si spostò per mostrarmi chi c'era dietro di lui: era una ragazza alta poco più di me, indossava jeans e maglietta arancione, aveva i capelli biondi e ricci legati in una coda di cavallo, la pelle era abbronzata e aveva gli occhi grigi. Sul fianco teneva legato un pugnale.

Lei mi scrutò per un po', poi sorrise.

- Sono Annabeth Chase, capo della casa di Atena e quella che considerano più vecchia qui dentro - disse allungando una mano nella mia direzione.

Aspetta! Aveva detto Annabeth?

Annabeth! Come l'ex ragazza di Percy?

- Nessun rancore - mi disse lei - È stata colpa mia, spero solo che non gli farai del male anche tu -

Sapevo che si stava riferendo a Percy.
Sapeva chi ero e invece di infilzarmi con il pugnale che aveva legato al fianco, aveva deciso di accettarmi come la ragazza del suo ex.

Sospirai e strinsi la sua mano.

- Hermione Granger - mi presentai.

La tensione nella stanza si sciolse come burro.
Forse, anche gli altri temevano che Annabeth mi avrebbe ammazzata.

- Bene, ora che il pericolo è stato scongiurato possiamo parlare di cose serie? A partire dai quei tre! - intervenne Talia facendosi avanti.

Gli altri si spostarono al suo passaggio e puntarono lo sguardo verso i miei compagni.

- Se giurate di non fare pazzie e non attaccarci sarete trattati come ospiti, altrimenti potete tornare da dove siete venuti. Qui non facciamo prigionieri e non ammazziamo nessuno - disse Percy.

All'inizio mi aspettai che qualcuno lo avrebbe contraddetto ma nessuno disse nulla, solo Nico si permise di sbuffare e alzare gli occhi al cielo.

Harry alzò le mani in segno di resa.

- Te l'ho detto prima, mi sembra. Non voglio averti come nemico - disse.

Poi si voltò verso gli altri due.

- A me non importa molto del Ministero della Magia, ho accettato questo compito solo per evitare le lezioni. Scusa se ho provato a farti fuori - disse Malfoy guardando Percy.

Ron non rispose, guardò il mio ragazzo con rabbia e basta.

- Ron non è un pericolo, garantisco per lui - intervenne Harry.

Percy annuì e si voltò verso i ragazzi nella stanza.

- Avete sentito no! Non sono un pericolo per noi -

- Forse non loro...ma quelli che sono entrati in casa tua, sicuro - disse Talia.

Percy mi guardò e scossi il capo.

Non avevo idea di chi fossero, non ne sapevo nulla.
E da quello che avevo capito mentre eravamo in quella specie di cella, neanche gli altri lo sapevano.

- Non ne sappiamo nulla - disse Malfoy - Potrebbe essere qualcuno mandato dal Ministero della Magia, se solo sapessimo che cosa vogliono da te, almeno, sarebbe diverso -

- E per questo motivo non possiamo nemmeno contattare la scuola, se scoprono che lo stiamo coprendo, cosa che immagino abbiano già capito, diventiamo nemici e ricercati. Siamo nella tua stessa situazione, Percy - disse Harry.

- Sarebbe facile uscire dai guai per noi, basta consegnarlo ai nostri alleati - disse Ron.

Un pugnale fischiò vicino al mio orecchio e si ficcò nel muro ad un millimetro dalla faccia di Ronald.

Il mio ex sbiancò e Percy si irrigidí.

- Dico, ma sei scema! - esclamò il mio ragazzo voltandosi verso i suoi compagni.

- Scusa se ho quasi colpito la tua ragazza, ma dovresti fidarti di più della mia mira - rispose una ragazza robusta dai capelli castani e lisci - E poi, il rosso ha fatto capire chiaro e tondo che vuole consegnarti e, questo, non possiamo permetterlo -

- Detesto la violenza ma Clarisse ha ragione - disse Will.

Tutti quanti si concentrarono su Percy.
Qualcosa mi diceva che il mio ragazzo aveva più potere di chiunque altro là dentro.

- D'accordo, per ora, rinchiudetelo - disse Percy - Poi vedremo che cosa fare -

- Hai sentito rosso? - chiese Nico estraendo la spada e puntandola contro Ron.

- Qualcun'altro ha intenzione di mettersi contro di noi? - chiese Annabeth.

Harry e Malfoy scossero il capo e Nico portò via Ronald.

- Ron non è così, è solo arrabbiato - disse Harry guardando prima Percy e poi me.

- Ti credo Harry, ma finché non ne siamo sicuri non posso permettermi guai - disse Percy.

Poi mi strinse a sé.

- Io e te dobbiamo parlare - mi disse

Annuii e mi lasciai prendere per mano per farmi portare via dalla stanza e poi dalla casa.








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