Capitolo 12

{Hermione}

Mi svegliai con una forte nausea e mentre la testa mi girava.

Mi misi seduta e mi guardai intorno: ero in una stanza nella penombra, c'era solo una finestrella al livello del terreno e si sentivano dei rumori da fuori.

- Finalmente sei sveglia Granger - mi sentii dire.

Draco Malfoy era seduto a terra e mi guardava in modo strano, Ron era poco distante e aveva l'espressione a dir poco arrabbiata e Harry si guardava intorno.

- Dobbiamo ringraziare te per questo, se avessi fatto il tuo dovere non saremmo in questa situazione - rimarcó il Serpeverde.

- Smettila Malfoy, se c'è qualcuno che ha sbagliato siamo proprio noi, Hermione non ha fatto nulla - mi difese Harry.

Gli sorrisi, almeno lui era ancora dalla mia parte.

Mi alzai dal pavimento e cercai di capire dove potevamo trovarci.

- Dov'è Percy? - chiesi a quel punto.

Non ricordavo molto dopo che mi aveva confessato la sua identità e non sapevo dove mi trovavo e dove si trovava lui. Che fine aveva fatto? Che gli avevano fatto?

- Non lo sappiamo - mi rispose il mio amico - Quando ci svegliati eravamo già qui e solo noi quattro -

Mi morsi il labbro cercando di rimettere insieme i pezzi.
Avevo sentito i vetri delle finestre esplodere e poi il buio.

- Erano maghi - disse Ron - Credo del Ministero. Sono entrati dalle finestre e poi non ricordo altro -

Lo guardai ma lui schivò il mio sguardo, era decisamente arrabbiato ma anche lui voleva uscire di lì come chiunque altro.

- E non abbiamo più le bacchette - disse Malfoy

Da quello che dicevano era probabile che i maghi del Ministero della Magia ci avessero trovato e fatto prigionieri, ma non aveva senso. O forse temevano che avremmo potuto impedirgli di prendere Percy. E il fatto che lui non fosse lì con noi, non faceva altro che accrescere la mia teoria.

Il mio ragazzo poteva essere in pericolo.

- Non capisco però...noi abbiamo fatto quello che dovevamo perché ci hanno rinchiuso? - chiese Ron

- Perché non è detto che a portarci qui sia stato il Ministero - intervenne Harry - È vero che sono entrati in casa di Percy ma nessuno ha detto che siano stati loro ad attaccarci -

Mi strinsi nelle spalle. Non sapevo se esserne felice o meno. Però...se non erano stati i maghi ad attaccarci chi era stato?

La mia domanda trovò risposta quando la porta si aprì e sulla soglia apparve un ragazzo poco più piccolo di me: pantaloni neri, giacca d'aviatore, maglietta arancione; aveva i capelli neri lunghi quasi fino alle spalle, sparati da tutte le parti, occhi dello stesso colore, era pallido e mingherlino, ma aveva l'aria di uno che avrebbe potuto farti del male schioccando le dita; inoltre, lo spadone nero che aveva legato alla cintura non era per niente rassicurante.

- Ben svegliati, credevo che foste morti - disse - Il che sarebbe stato un bel problema se tu non ti fosti svegliata - aggiunse guardandomi.

- La gentilezza è sempre il tuo forte, Nico - disse un ragazzo più grande apparendo alle spalle del moro.

L'altro era l'opposto: alto, biondo, occhi azzurri, abbronzato e sorridente.

- Nico voleva dire che è felice di vedere che state bene -

- Non è affatto vero, non mettermi in bocca parole che non ho detto -

Il biondo lo spintonò e si fece avanti.

- Scusate il mio fidanzato, io sono Will Solace e non vi verrà fatto alcun male -

- Se loro non ci attaccano per primi - ribatté l'altro.

Sbattei le palpebre, quei due erano gay?!
Non lo avrei mai detto incontrandoli per strada.

- Comunque, se volete seguirci, il nostro responsabile vorrebbe parlarvi - disse Will

A quel punto feci la domanda che mi premeva da quando avevo aperto gli occhi.

- Scusate, dov'è Percy? - chiesi

- Lo vedrete tra poco, tu sei la sua ragazza vero? - chiesi il moro.

- Io...Emh...si - risposi sentendomi le guance andare a fuoco.

- Bene seguiteci - disse - E voi tre, badate a quello che fate -

***

{Percy}

Mi svegliai sentendo un familiare odore di mare e...mandorle e limone?

Aprii gli occhi e mi accorsi di essere disteso su un letto, in casa mia.
Ero nella mia casa al campo mezzosangue.

- Come stai Testa d'alghe? - chiese una voce che conoscevo troppo bene.

E così scoprii anche a chi apparteneva il profumo di mandorle e limone.

- Annabeth... - sussurrai.

Mi misi seduto e mi porse un bicchiere d'acqua.

- Che è successo? - chiesi - E che ci fai qui? -

- Ero di passaggio e sono rimasta incappata in questa storia - mi spiegò sedendosi al mio fianco - Sono entrati in casa tua, non sappiamo chi siano. Talia ci aveva informato stava succedendo qualcosa di spiacevole ed eravamo pronti. Quando le cose sono precipitata Nico è intervenuto e vi ha portato qui con il Salto nell'ombra -

Poi collegai quello che stava dicendo.

- Hermione? - chiesi preoccupato.

- È la tua ragazza, vero? - mi chiese distogliendo lo sguardo dal mio.

- Non credo che la cosa ti riguardi - risposi acido.

Non volevo essere scontroso. Ma lei era l'ultima persona sulla faccia della terra che avesse il diritto di mettere bocca nella mia vita.

Annabeth mi guardò e fece un sorriso triste.

- Hai ragione - sospirò - Però che ne dici di riporre l'ascia da guerra? Abbiamo cose più importanti a cui pensare e poi, io e te siamo sempre stati un'ottima squadra -

Annuii, questo non potevo negarlo.
Prima di metterci insieme eravamo amici, compagni e complici.

- Ok - dissi allungando una mano nella sua direzione.

Lei me la strinse e fece un sorriso vero, non potei non ricambiare.

- Come ai vecchi tempi? - chiese

- Come ai vecchi tempi - affermai

- Bene. Voglio proprio conoscere questa Hermione - disse alzandosi - Non sarai più il mio ragazzo, ma sei il mio migliore amico. E voglio vedere se è degna di te -

Sorrisi e allargai le braccia, invitandola.

Lei si morse il labbro, ma si fiondò tra le mie braccia e mi strinse.

- Mi sei mancato Testa d'alghe - disse

- Anche tu, Sapientona -

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