capitolo 34
<Senti Matt non mi provocare, non sono dell'umore credimi sarei scortese.> l'informo di una mia possibile sfuriata.
<Perché cosa ho fatto?> mi chiede.
È impossibile non si rende conto di quello che dice e di quello che fa, sembra un bambino beccato dentro un frigo a rubare la cioccolata, non capisce che mi urta il suo atteggiamento e le sue parole che mi fanno credere tutto il contrario dei suoi gesti.
Fottiti Matt!
<Come ti permetti di sentirti geloso se qualcuno mi guarda? Io sono tua? Sono la tua compagna per caso?>
<No ma io non v-...>
<Tu, tu, tu e sempre tu ecco... giusto, non ricordavo questo particolare che esisti sempre tu.> sto alzando la voce e Matt cerca di farmela abbassare con un "shhh" ma neanche lo ascolto, così continuo il mio monologo.
Vengo bloccata con l'arrivo del cameriere che ci chiede se vogliamo ordinare, Matt prende parola e ordina una bistecca ai ferri con insalata, guardo Matt con rabbia sembra che quello che ho detto non lo tocchi minimamente.
<Lei signora cosa desidera?> chiede il cameriere, io non lo guardo neanche poverino lui, che ne può, non sa neanche cosa sta succedendo...
<La devi smettere di impicciarti delle mie cose, mi devi lasciare in pace.> il cameriere salta sul posto.
<Signora io non volevo.> pensa che parlavo con lui.
<Non sto parlando con lei ma con questo idiota.> il cameriere si zittisce e allo stesso tempo rimane immobile senza sapere cosa fare.
<Sai Matt... visto che pensi solo te credo che mangerai da solo, perché ti dovrai abituare a questa situazione, visto come ti comporti con me che mi conosci da una vita e io mi sono stufata.> tutta la gente si gira verso di me visto i toni di voce che sto usando.
Mi giro verso il cameriere <Grazie io non prendo nulla.> le faccio un sorriso mentre prendo la mia borsa uscendo da quel ristorante.
Ma prima passando dalla cassa chiedo un foglietto e una biro che poi do indietro. Matt e il cameriere mi guardano in silenzio in tutte le mie mosse le loro bocche sono semi aperte come increduli delle mie gesta non tanto da sana di mente, vado verso il cameriere come una furia che mette le braccia in posizione di difesa come se avesse paura che io lo colpissi da un momento all'altro.
<Chiamami, sono qua fino a stasera.> il cameriere avvicina lentamente la mano le sorrido, lui si rilassa prendendo il biglietto mi giro verso a Matt <Buona appetito ci vediamo a casa di Susy.>
Stavolta esco veramente senza voltarmi e cammino sui marciapiedi newyorchesi verso i chioschi di hot dog, mi fermo e ne ordino uno con senape e krauti mi avvio verso central park e mi siedo su una roccia.
Cerco di non pensare a Matt e distaccarsi da lui da questa malattia affettiva chiamata amore, ossessione, si perché ogni volta che lo rivedo e sempre come la prima volta... mi manca il fiato.
Cambio il pensiero cercando di organizzare la partenza di Susy infatti chiamo subito il comandante avvertendo che stasera ripartiremo dopo le nove così mettiamo qualcosa nello stomaco prima di partire.
Chiamo a casa per sentire i miei bambini se si comportano bene e stanno bene, Clark mi rassicura che tutto a posto di stare tranquilla.
Finito di mangiare e di telefonare mi avvio verso a casa di Susy per la strada prendo il caffè e una bottiglia d'acqua che bevo in un attimo avevo molta sete.
Il telefono squilla, è in arrivo un messaggio di Matt
" ARRIVO PIÙ TARDI HO DELLE COSE DA RISOLVERE. A DOPO CIAO."
Rispondo senza esitazione ancora arrabbiata.
"FAI CON CALMA NON HO MAI AVUTO BISOGNO DI TE, NESSUNO TI HA OBBLIGATO A VENIRE, MA ADESSO HO CAPITO IL PERCHÉ."
Dopo qualche secondo risponde
"QUALE PERCHÉ? MI HANNO CHIAMATO...TU FORSE NON HAI BISOGNO DI ME MA ALTRE PERSONE SI."
Si quello sicuro e immagino anche il tipo di commissioni ha da fare...
Arrivo da Susy, busso piano così se la bimba dorme non la disturbo.< Sei qui?> mi chiede.
<Si ti sono venuta ad aiutare.>
<Grazie mille ne ho bisogno.>
Mi metto subito all'opera riempiendo gli scatoloni, dico a Susy di prendere solo l'indispensabile che a Los Angeles verrà a vivere con me inizialmente.
<Ti ringrazio per l'aiuto Isa.>
<Vedrai finirai gli studi, lavorerai e potrai crescere la tua bambina dobbiamo solo organizzarci per bene.>
Lo credo davvero, credo in lei poi ho promesso a Carter che avrei badato alla sua bambina un giorno, ed è arrivato il momento per mantenere la promessa fatta.
"Dio Carter quanto mi manchi... se solo vedessi la tua bambina come ti assomiglia".
Una lacrima mi scende sul viso al ricordo del mio amico che mi è sempre stato accanto e tirato su nei momenti più bui, ora saprebbe cosa fare sia per la mia situazione che per quella di Susy, sicuramente sarebbe qui sul tappeto con lei a giocare.
Anche a Milly manca tanto mi chiede sempre di lui ma, non ho mai il coraggio di dirle la verità è stato uno zio, un fratello maggiore perfetto.
<Forza l'ultimo scatolone è abbiamo finito!> dice sollevata Susy.
<Sono stanchissima, ora chiamo Carlos e faccio portare tutto sull'aereo.> Gli riferisco a Susy che annuisce battendo le mani felice.
Chiamo Carlos che mi riferisce che è fuori io rido aprendo la porta e salutandolo, si avvicina con il sorriso.
<Eccomi, incominciamo!?> prendiamo gli scatoloni pronti per essere caricati, lo aiuto mentre Susy allatta la sua bambina.
<Bene, abbiamo finito ti ringrazio Carlos. Ci vediamo sull'aereo, vieni a L.A. con noi?>
<Per ora no, devo finire ancora delle cose per il signore poi vi raggiungo.>
<Carlos se ti dovesse licenziare ricordati che hai un posto da me.>
<Grazie.>
< Io e Susy andiamo a mangiare qualcosa in quel pub lì, vedi? Se il Signore e tu ti vuoi unire sei il benvenuto.>
<Ok, ci vediamo dopo ho molta fame.>ridiamo.
Susy si prepara per la cena facendo una lunga doccia più che meritata ha sgobbato tutto il giorno, finalmente esce <Ci voleva proprio !> dice sollevata.
<Andiamo!> attraversiamo la strada per arrivare al pub, vecchi ricordi mi vorticano nella mente portandomi al passato e al colloquio avuto con Matt. È come potrei dimenticare...
Mentre penso a lui il telefono emette il bip del messaggio che leggo per poi riporre subito il cellulare.
< Tutto bene?> mi chiede Susy.
<Si, era solo Matt, andiamo a mangiare.>
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