Capitolo 9.

Mi sciolsi piano dal nostro abbraccio, senza smettere di sorridere. Mi sentivo felice e riposata come non mi succedeva da eoni. Mi stiracchiai di nuovo.
" Sicura di stare bene?" mi domandò Lucifer " Ti ho toccato una guancia prima e mi sei parsa un po' calda. Quindi ho pensato di svegliarti, giusto per sicurezza".
Feci un inventario di ogni parte del corpo e arrivai alla conclusione, che sì, stavo bene... C'era solo un piccolo fastidio che proprio non...
"Oh cazzo!" esclamai.
" Che succede?"
" Lucifer, a te non dà fastidio la vista del sangue, vero?"
All'improvviso ero diventata rossa come un peperone per l'imbarazzo.
" No" rispose lui " Le torture sono all'ordine del giorno all'inferno, ricordi? Il sangue non mi infastidisce"
" Beh, questo è un bene, perché potrei averti macchiato il lenzuolo" mi sfregai le mani " E forse anche il materasso".
" Sei la prima donna che incontro a cui viene la febbre quando ha il ciclo, sai?" disse Lucifer, all'apparenza molto sollevato nel constatare che stessi bene.
Gli diedi un pugno scherzoso sul braccio " Non mi viene la febbre. Mi si alza solo un po' la temperatura! "
" Porca vacca, Jennifer, sei calda come l'inferno. Si vede che stavolta la temperatura ti si è alzata un po' più che un po' "
Lo ignorai, alzandomi piano ed esaminando l'entità dei danni che avevo prodotto. In realtà era andata meglio del previsto : il lenzuolo rosso aveva solo una piccola macchia un po' più scura, ma era praticamente invisibile.
" Beh " commentò Lucifer " Nessuno se ne accorgerà. E se lo faranno, penseranno che una delle Brittany ci sia andata giù un po' troppo pesante"
Ridacchiò per la sua stessa battuta, mentre io mi irrigidivo.
Faresti meglio a non scordarti che Lucifer Morningstar è questo, mi dissi.
" Allora" volevo cambiare discorso " Hai qualche assorbente da prestarmi?"
" Sì, sul primo scaffale del bagno, sulla destra, dovrebbe essercene qualcuno... Sai, li tengo nel caso in cui una delle mie ospiti, beh... " anche lui pareva essersi reso conto di come il mio stato d'animo fosse cambiato, perché si era incupito.
" Ci metto un attimo, Lucifer " dissi" " Tu intanto preparati un riassunto mentale, mi raccomando! Quando torno voglio sapere tutto quello che hai scoperto".
Ciò detto andai in bagno e mi sedetti sulla tazza del water, sconsolata. Tutto il buon umore se ne era andato ora che mi erano tornate in mente le figure scure del mio trip, e poi i primi crampi iniziavano a farsi sentire.
In men che non si dica mi vennero le lacrime agli occhi. Ripensare a quelle figure nere mi faceva paura come se le avessi ancora davanti allo sguardo.
Mi infilai il maxi assorbente. Molto comodo, ma purtroppo senza alette.
Amen, pensai.
Avevo appena finito di lavarmi le mani e di asciugarmele, e stavo per uscire dal bagno, quando sentii una voce femminile chiamare il nome di Lucifer.
Aprii cautamente la porta, e vidi chi era ' l'intrusa '. Rimasi a bocca aperta per quanto era bella. Aveva dei lunghi capelli castani e mossi che le scendevano sul petto, nonché degli occhi grandi, azzurri e penetranti.
Per non parlare del corpo che aveva una perfetta forma a clessidra, con i fianchi larghi e la vita più stretta.
La gonnella rossa le metteva in mostra le gambe lunghe e ben disegnate, mentre la camicia che indossava, dello stesso colore della gonna, era sbottonata fino a metà dell'addome e lasciava intravedere un reggiseno nero.
" Lucifer!" esclamò di nuovo lei, finendo di sbottonarsi la camicia e appoggiandola sul pianoforte.
" Sei pronto per un viaggio di sola andata?" disse "destinazione paradiso!"
Lui uscì dalla camera da letto, andandole incontro " Gianna, perché sei qui? " le domandò sussurrando.
" Come perché, Luci? Sono mesi che vengo qui ogni giovedì sera..."
La ragazza, Gianna, era confusa dal comportamento di Lucifer. Lo vedevo bene.
A quel punto decisi che era il momento di uscire di scena. Ero grata a Lucifer per ciò che aveva fatto per me, ma non volevo interferire con la sua vita privata, e tantomeno con quella sessuale.
" Lucifer" lo chiamai uscendo dal bagno " Grazie di tutto, ma devo tornare a casa. Subito"
Gianna mi squadrò da capo a piedi, sorpresa che lei e Lucifer non fossero soli nell'attico.
" No, Jenny" mi disse lui "Non andare. Non puoi mica tornare a casa in autobus, dopo tutto quello che ho fatto per proteggerti.
Ti giuro che mi ero completamente dimenticato che Gianna sarebbe venuta, altrimenti le avrei chies... "
Scossi la testa, interrompendolo
" Tranquillo, tu non devi giustificarti. La tua vita privata non è affar mio. Ci sentiamo, va bene? "
Tornai a sedere sul letto, mi infilai le scarpe e mi tolsi la giacca che Lucifer mi aveva prestato.
" Almeno lascia che ti riaccompagni. Per sicurezza" mi supplicò lui, che nel frattempo mi aveva seguita, ignorando completamente la povera Gianna.
" No, tranquillo. Io starò bene" dissi, strappandomi un sorriso e battendogli con la mano sulla spalla destra " E poi tu hai altro da fare, al momento..."
Senza aggiungere altro mi diressi verso l'ascensore, vi entrai, e spinsi il bottone per il piano terra.
Mentre la piattaforma di metallo scendeva, sentii Gianna dire :" Se la tua amica avesse voluto fermarsi con noi, non ci sarebbe stato alcun problema!", o una cosa del genere.
Arrivai al piano terra del Lux, silenzioso e completamente vuoto. Lucifer aveva chiuso il locale quella sera? Mi domandai il perché.
Stavo per uscire ma poi notai Maze, seduta ad un tavolo all'angolo che sorseggiava un Martini.
" Ehy, Jenny " mi chiamò " come ti senti? E dov'è Lucifer?"
Mi sedetti al tavolo con lei "Mi sento bene, grazie. E grazie anche per avermi fatto da babysitter, fino a poco fa"
Lei alzò le spalle con
noncuranza " Dovere! " esclamò, finendo il suo drink.
" Invece, riguardo a Lucifer..." sussurrai " Penso che sia di sopra a spassarsela con una certa Gianna, non so se la conosci"
"Certo che la conosco" mi rispose Maze " Fa dei giochetti con la lingua che sono la fine del mondo, tu non ne hai idea..."
" Grazie dell'informazione"
Io no, ma Lucifer evidentemente sì.
" Sai" disse la mia interlocutrice " A volte penso che Lucifer sia uno stupido autolesionista... Cioè..."
Si rese contro troppo tardi di aver parlato troppo e lasciò la frase a metà.
Ero tentata di chiederle una spiegazione, ma erano quasi le undici e dovevo sbrigarmi a tornare a casa. Prendere l'autobus a quell'ora era già abbastanza pericoloso.
" Va bene, Maze. Ci sentiamo presto. Io devo andare"
La salutai con la manina mentre mi allontanavo.
Il viaggio fino a casa fu lungo. Sebbene ci misi solo un'ora, mi parve che il tempo si dilatasse apposta per darmi fastidio.
Quando arrivai finalmente a destinazione la prima cosa che feci fu mettere il cellulare in carica, poi andai a buttarmi sul letto.
Ero così stanca che non mi diedi neanche pensiero di mettermi il pigiama. Sbadigliai, esausta : avevo così tanto sonno che, come spesso mi succedeva, non riuscì a dormire.
Continua a girarmi e rigirarmi nel letto, senza riuscire a trovare pace.
Non ero tranquilla. Ma proprio per nulla.
Ero andata via dall'attico di Lucifer senza farmi dire quello che aveva scoperto, ne cosa avesse fatto a Micheal Marmont. Sperai vivamente che l'avesse solo spaventato.
I minuti passavano e la mia mente continuava a stazionare sul pensiero di Lucifer e di Gianna, da soli, a fare chissà cosa.
In realtà sai bene cosa stanno facendo.
Dopo tre, quattro ore in cui non riuscii a prendere sonno decisi di alzarmi dal letto e di andare in cucina a farmi un latte caldo.
Erano circa le due di notte. Tutto intorno a me il silenzio regnava sovrano, mentre Los Angeles dormiva tranquilla.
L'idea di essere sola in casa non mi piaceva, ma proprio per niente, e addirittura mi spaventata.
Non avevo mai avuto problemi a con la solitudine : in compagnia di me stessa stavo bene, di solito.
Ma non quella notte. Non dopo che un boss mafioso mi aveva fatta drogare. E se non fosse stato per Lucifer chissà cos'altro mi sarebbe successo.
Sarei stata in debito per sempre con quell'uomo.
Lo stesso uomo che in quel momento se la stava spassando con una specie di dea greca...
Cazzo, Jennifer, smettila di pensarci!
Sbattei un pugno sul tavolo, forte, e mi feci discretamente male alla mano.
Saltellai in giro per la cucina, gemendo e scuotendola per alleviare il dolore che provavo.
Anche se, ad essere onesta, sentivo più male al cuore che alle nocche.
Per un attimo, per un dannato stupido attimo, avevo davvero vagliato l'ipotesi che Lucifer...
Una cosa del genere era troppo stupida anche solo perché la pensassi, santo cielo!
Lucifer Morningstar era quello che era, e non sarebbe certo cambiato. Di sicuro non per me.
Anzi, dubitavo che la gente potesse cambiare, in generale.
Ognuno è quello che è.
Puoi fingere di essere diverso, ma la tua vera natura non cambierà mai.
Mi sedetti al tavolo della cucina a bere il latte che avevo scaldato in un pentolino, sui fornelli.
Lo sorseggiai piano, sperando che il suo calore potesse riscaldarmi fino a dentro l'anima.
Ovviamente non funzionava.
Avevo ingerito solo metà del contenuto della tazza, ma non mi andava più : la gettai con malagrazia nel lavello e tornai a distendermi nel letto.
Il mio telefono fissò squillò, ed io mi sporsi verso il comodino per alzare la cornetta. Proprio in quel momento un crampo alla pancia mi fece venire voglia di piegarmi in due.
" Pronto?" dissi.
" Io starei molto attento, se fossi in lei" disse una voce, all'altro capo.
Mi irrigidì, tremando.
La voce al telefono era editata con degli effetti vocali che la rendevano irriconoscibile.
" Chi è?" sussurrai.
" Mi ascolti bene, signorina Bianchini" disse il mio interlocutore " Noi l'abbiamo studiata a fondo, sa? Sappiamo molte cose su di lei e su Lucifer Morningstar. Quindi le conviene tenere la bocca chiusa su ciò che è successo tra Micheal Marmont e il suo amico. Altrimenti, ve la chiuderemo noi la bocca una volta per tutte "
E mise giù.
La cornetta mi scivolò dalle mani. In che razza di casino ci eravamo cacciati?
Il mio primo istinto fu quello di chinare Maze o Lucifer, per raccontare loro ciò che era successo. Ma mi trattenni.
Lucifer era troppo coinvolto in questa faccenda. Non volevo che facesse altre cazzate, e temevo che se gli avessi raccontato di quella chiamata sarebbe stato ancora più in pericolo di quanto già non fosse.
C'era solo una persona che conosceva Lucifer meglio di me, e quella era la detective Chloe Decker.
In più faceva parte della polizia, quindi era la persona più adatta a cui potessi rivolgermi.
Okay, lei pensa che io sia un'assassina, ma in questo momento tutto ciò passa in secondo piano.
Staccai il cellulare dalla presa della corrente e composi il numero della detective, ben consapevole che erano quasi le tre di notte, e non era affatto detto che mi rispondesse.
Quando ormai pensavo che non avrebbe risposto, la sua voce domandò un 'chi è?' assonnato.
" Detective, sono io, Jennifer Bianchini. Non so se si ricorda di me" inspirai a fondo " Mi dispiace disturbarla a quest'ora di notte, ma ho un'estremo bisogno del suo aiuto.
Io e Lucifer abbiamo bisogno di lei "
Ci fu una lunga pausa all'altro capo, e poi :" Sei a casa? " mi domandò la detective.
" Sì, sono in casa. Può raggiungermi il prima possibile? Mi scuso per l'orario, ma ripeto che la situazione è seria...
E lo so che ha delle riserve su di me - è del tutto comprensibile. Se non vuole farlo per me, almeno lo faccia per Lucifer. Io...Voglio evitare che faccia qualche stupidaggine e si faccia del male, detective "
" Sì " disse Chloe " Lo capisco bene. E, riguardo alla prima parte, è vero che ho delle riserve su di te, tuttavia non credo che tu sia un'assassina "
Annuii.
" Grazie mille, detective " sussurai chiudendo la chiamata.

Chloe Decker era arrivata a casa mia da quasi due ore, ormai, ed eravamo sedute al tavolo della mia cucina.
Lei aveva portato con sé la sua pistola, perché 'non si sa mai'.
In quel lungo periodo di tempo le avevo spiegato tutto quello che era successo, dagli affari di Lucifer con Micheal Marmont alla nostra 'recita', e poi anche della bottiglia di Prosecco.
La detective Decker mi aveva guardata con una luce calda negli occhi chiari mentre le illustravo la situazione, una luce che non avevo notato durante i nostri primi incontri.
" È tutto?" domandò lei, quando ebbi finito di raccontate.
" Sì" finalmente potevo rilassarmi " Mi scuso ancora per averla fatta venire qui a quest'ora di notte, detective..."
Sarà stata la sesta volta che glielo ripetevo in meno di centoventi minuti, ma era la verità : mi sentivo in colpa per averla disturbata.
" Non devi" si sporse sul tavolo, prendendo in mano la tazza di caffè che le avevo preparato " Sono felice di esserti d'aiuto. E sappi che stanotte hai fatto la cosa giusta, parlandomene".
Sbadigliai mettendomi una mano davanti alla bocca, e poi :" Gia" dissi " Anche se avevo promesso a Lucifer che non le avrei detto nulla dei nostri affari... Sa, detective, penso che tenga davvero molto a lei"
" Anche io tengo a Lucifer. Siamo partner da abbastanza tempo, ormai, e lo conosco bene. È un tipo stravagante. Insomma : di gente come lui non se ne incontra tutti i giorni, giusto?" disse lei sorridendo.
Io annuii.
" Però ho imparato ad apprezzarlo, col tempo. Come ti ho detto la prima volta che ci siamo incontrate, Lucifer Morningstar è una gran brava persona che ha avuto un passato difficile. Ed ecco il perché si è costruito un personaggio di scena, il personaggio del Diavolo. Ma infondo, io credo che sia molto solo. Cioè, è sempre circondato di gente - spesso gente nuda, ad essere onesti - ma quante di queste persone conosce davvero? "
Ovviamente era una domanda retorica.
" E quante persone pensi che conoscano veramente lui? "
Chloe Decker scosse la testa, abbassando lo sguardo sulle venature nel legno color nocciola del mio tavolo " Uno dei principali motivi per cui non lascia avvicinarsi le persone è - credo io -, che lui sia il primo a non reputarsi degno di essere amato..."
Strinsi gli occhi, immersa nei miei pensieri. In effetti, detta così aveva senso. Ed io lo sapevo bene.
Recitare aiutava ad estranearsi da sé stessi, dai propri problemi e dal proprio passato. Con la recitazione potevi diventare ed essere chi volevi, dimenticando, anche se per poco, quanto facesse schifo la tua vita.
E, se Lucifer sentiva il bisogno di fingere così tanto da aver creato un personaggio fittizio, ovvero il Diavolo, il signore dell'inferno, quanto doveva essere terribile il passato che cercava di evitare?
" Sembra molto triste..."
Fu l'unica cosa che mi venne fuori in quel momento.
E poi, poi mi aprii con la detective. Lo sapevo che lei lo sapeva. Doveva saperlo per forza, visto che, essendo io indagata per omicidio, doveva aver fatto delle ricerche su di me.
La notte, in particolare, mi diede coraggio. Erano quasi le quattro di mattina : sebbene l'alba si avvicinasse inesorabile, fuori era ancora buio.
L'oscurità e il silenzio del mondo esterno attenuavano le mie ansie, e mi davano la sensazione di trovarmi in una specie di un piccolo spazio protetto dove nessuno poteva farmi male.
Anche la detective era molto rassicurante, come compagna di conversazioni notturne.
" La ringrazio della sua delicatezza, detective Decker. Ma so che lo sa..."
Lei annuì leggermente.
" Sai, Jennifer..." iniziò lei. Mi sorpresi del suo tono di voce dolce, ma soprattutto notai che era la prima volta che mi chiamava per nome " Quando avevo diciannove anni, tre meno di te, accadde una tragedia.
Avevo appena finito di interpretare il mio primo ruolo da protagonista in una stupida pellicola per adolescenti, ma per me quello era il momento più felice della mia vita. Tutto andava bene, proprio come volevo che andasse... E poi, poi, una sera, poche settimane dopo l'uscita del primo film in cui avevo un ruolo veramente importante, mio padre fu ucciso.
Lui era un detective, sai?
Fu ucciso in un ristorante, durante quella che all'inizio sembrava una semplice rapina, ma poi, qualche anno fa scoprimmo che venne ucciso perché stava lavorando per smantellare un'organizzazione criminale..."
Chloe, si vedeva bene, era commossa. Aveva gli occhi lucidi e lo sguardo pieno di dolore. Mi rivedevo in lei.
" Ma il punto è che la sua morte mi ha fatto mettere in discussione la mia vita. Mi ha distrutta, certo, ma mi ha fatto riflettere su come stavo spendendo il mio tempo : girare scene di nudo in commedie per adolescenti di serie Z, era davvero quello che volevo fare nella vita?
In verità non so cosa ne penserebbe mio padre se sapesse che ho intrapreso la sua stessa carriera, dopotutto il lavoro di detective l'ha ucciso. Il punto è che quello che faccio mi rende felice me : aiutare le persone è quello che mi viene meglioo"
" Mi dispiace per suo padre, detective"
dissi, guardando verso l'alto per non lasciarmi sfuggire le lacrime che mi spingevano dietro gli occhi " Io... Penso che sarebbe fiero della persona che è diventata..."
" E tu, non pensi che i tuoi sarebbero fieri di te?" mi domandò lei.
" Io... Beh, non c'è tanto di cui essere fieri. Non ho fatto granché nella vita, detective. A parte inseguire il mio stupido sogno di diventare un'attrice famosa... Che non credo mi porterà mai da nessuna parte "
Mi interruppi per asicugarmi una lacrima.
" A volte " ripresi a parlare" A volte mi chiedo co-osa farò davvero. Cioè, a questo punto ho paura che se non diventerò mai un'attrice, finirò per non diventare nessuno "
La detective mi ascoltava con attenzione, paziente, mentre sorseggiava il suo caffè.
" I miei genitori erano persone buone. Davvero buone. E non lo dico perché erano i miei genitori, no, lo dico perché è la pura verità.
Io non sono buona come loro, detective. Non mi reputo una brutta persona, ma di certo non ho ereditato le loro qualità migliori... "
Chloe Decker aveva finito il suo caffè intanto, e si era alzata per mettere la tazza vuota nel lavello, per poi tornare seduta al tavolo con me.
" Io non credo che una persona buona - una persona davvero buona - ucciderebbe mai qualcuno " quest'ultima frase la dissi sottovoce.
La detective mi guardò con aria interrogativa " In che senso?" domandò.
Io ridacchiai, vedendo che tutto d'un tratto si era messa in allerta " Non nel senso che potrebbe pensare lei, stia tranquilla : non ho ucciso nessuno. A dire il vero, non so nemmeno se sarei abbastanza forte per farlo..." dissi
" Dicono che non sia affatto facile premere quel grilletto. Ma c'è una persona in particolare che vorrei vedere soffrire. E molto "
Chloe si rilassò incrociando le braccia sul tavolo " È comprensibile, Jennifer. Ma questo non fa di te una brutta persona. Tu sei... Sei solo molto arrabbiata "
" Già " dissi "Sono davvero incazzata"
Ridacchiammo piano, insieme, nonostante stessimo piangendo entrambe.
In quel momento la porta di casa si aprii, facendomi sobbalzare per lo spavento.
La detective fece lo stesso, estraendo la pistola dalla fondina e mettendo un colpo in canna.
" Vieni avanti, chiunque tu sia" urlò
" E tieni le mani bene in alto!"
Io rimasi immobile, tremando, e con il cuore che mi batteva a mille.
" Detective, devo dire che mi mancavano i tempi in cui mi puntavo addosso una pistola!" esclamò Lucifer, ridendo " A proposito... Perché sei qui?"
E poi, squadrandoci meglio :" E perché sembra che abbiate pianto?"
Chloe Decker abbassò la pistola, ed io e lei ci scambiammo uno sguardo complice, un mezzo sorriso ad illuminarci il viso.
" Lucifer, siediti " gli dissi " dobbiamo parlarti..."
Lui fece come gli avevo chiesto, senza smettere di sorridere " Ohhh! " esclamò " Le donne della mia vita che si coalizzano contro di me, per... Per quale motivo?"
" Lucifer, non ci siamo coalizzate contro nessuno. Jennifer mi ha chiamata chiedendo il mio aiuto per il casino in cui vi siete cacciati" disse Chloe " O, per meglio dire : il casino in cui tu l'hai cacciata...
Sareste dovuti venire alla polizia molto tempo fa"
Lui mi guardò sorpreso ed anche discretamente innervosito " Hai promesso, Jennifer, che la detective non ne avrebbe mai saputo niente. Ed adesso vengo a casa tua e scopro che le hai spifferato tutto!"
Mi morsi il labbro. Provavo una rabbia così intensa che non riuscii a rimanermene zitta e buona.
" Beh, scusa tanto, Lucifer se ho pensato che fosse una buona idea coinvolgere la polizia..." il mio sarcasmo era pungente" Visto che un boss mafioso mi ha fatta drogare, chissà perché, e poi stanotte mi ha fatto chiamare da qualcuno per minacciarmi di non dire in giro quello che tu hai combinato quando sei andato a fare una 'piacevole visitina' a Micheal Marmont! "
Chloe Decker mi mise una mano su una spalla, come ad invitarmi a ritrovare la calma.
L'espressione di Lucifer cambiò : percepivo che la sua rabbia non era più rivolta verso di me" Ti giuro " mi disse" che so chi ha ordito tutta questa trama, e lo troverò. E quando lo avrò trovato, io... "
Incrociai le braccia sul petto, esasperata, preparandomi a rispondergli per le rime. Ma Chloe mi anticipò.
" Non penso proprio " disse" Se ne occuperà l'APD, Lucifer. E tu non farai nulla di stupido o illegale, mi hai capito bene? "
Lui strinse le labbra.
" Beh, detective, io sono il tuo consulente civile, quindi faccio parte delle ind...."
Chloe lo interruppe :" Sì, è vero : fai parte delle indagini. Ma questo non ti dà l'autorità di compiere azioni illegali, "
Egli annuii.
" Bene " continuò Chloe " Io devo tornare a casa da mia figlia, adesso. Domani inizierò le indagini e vi saprò dire "
Ciò detto la detective si avviò verso la porta e ne uscì, salutando solo me.
" Perché sei qui, Lucifer? " gli domandai dopo qualche secondo
" Non ti stavi divertendo con Giada, o comunque si chiami la tua amica fotomodella? "
Mi ricordavo benissimo che il suo nome era Gianna, ma non volevo che Lucifer intuisse quanto ci stessi male.
" No " disse lui, come se l'avessi punto nell'orgoglio" Certo che no. Se vuoi saperlo, Gianna è andata via dal mio attico poco dopo di te "
" Okay, ti credo "
Dopotutto, io ero in debito con lui e non avevo il diritto di immischiarmi nella sua vita. Ne tantomeno di accusarlo di qualcosa : se gli piaceva fare sesso, buon per lui.
" Sono venuto a vedere come stavi, Jennifer " mi disse.
Si alzò dalla sedia e mi venne vicino :" E sono venuto per spiegarti ciò che ho scoperto da Micheal Marmont"
Diedi una rapida occhiata al cielo, dalla porta-finestra del soggiorno, che era ancora blu scuro tendente al nero. Avevamo a disposizione tutto il resto della notte : non c'era fretta.
"Dimmi pure"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top