Capitolo 8.

La tensione nella camera da letto di Lucifer era palpabile.
Mi morsi un labbro.
In effetti, aveva senso : Il signor Marmont, essendo il proprietario dell'albergo, aveva accesso a tutte le stanze e a quello che c'era all'interno.
Inoltre, essendo tutt'altro che una persona onesta, dubitavo che si facesse degli scrupoli a drogare qualcuno per poi fargli chissà cosa.
" Jennifer..." sussurrò Lucifer " Non sai quanto mi dispiace... Quella droga, quella nel vino, era per me. Ti ho messa io in questa situazione orribile, e..."
Mi passai una mano tra i capelli scompigliati, e solo allora mi resi conto che avevo ancora addosso la sua giacca grigio perla.
" Non penso che fossi tu il destinatario " dissi, dopo averci ragionato su qualche secondo " Se mi hai detto la verità... Se davvero hai concluso la tua trattativa con il signor Marmont, non avrebbe avuto alcun motivo movente per drogarti. Insomma, quanti milioni gli avrai dato in cambio di ciò che volevi, dico bene?"
Lui annuii.
" Quella droga era per me " un nuovo brivido mi scosse e mi tirai le coperte fin sotto il mento, spingendo di lato le poche patatine che avevo lasciato.
Non mi andava più di mangiare.
Lucifer parve ancora più contrito e si agitò sul posto. Quando era preoccupato gli si formava sempre una leggera rughetta sulla fronte, poco sopra le sopracciglia.
" Ma...Io non capisco. Non sembrava affatto insospettito" disse " credevo che se la fosse bevuta"
Mi lasciai cadere all'indietro e rilassati i muscoli.
In effetti, non avrebbe avuto senso per lui avvelenarmi, a meno che...
" Lucifer " esclamai " Io invece penso di averlo insospettito..."
Mi inumidii le labbra con la lingua, mentre lui mi guardava perplesso come per invitarmi a continuare.
" Tu, di solito, ti accompagni sempre con donne bellissime. Modelle, di fatto. E se non lo sono di certo lo sembrano... Mentre io, beh... Io sono io. Marmont si sarà di certo stupito che tu volessi sposarti con una come me dopo che per cinque anni avevi mantenuto uno standard, diciamo, molto più alto "
Lucifer rimase interdetto per qualche secondo, poi, la sua espressione cambiò all'improvviso : la rabbia gli indurì i tratti del viso e gli illuminò gli occhi di una luce che non mi piaceva affatto.
Si alzò dal letto senza degnarmi di uno sguardo e scomparve nella stanza adiacente.
Silenzio. Non una mosca volava.
Poi, un forte suono di vetro in frantumi mi fece sobbalzare.
" Bastardo!" sentii Lucifer
gridare " Brutto stronzo, quando ti prenderò... io... Ti farò rimpiangere di essere nato!"
" Lucifer?" lo chiamai, in ansia.
Nessuna risposta.
Il silenzio di tomba era tornato.
Mi alzai dal letto, buttando il lenzuolo e il piumino di lato, e scesi piano i tre gradini che collegavano la stanza da letto di Lucifer al resto del suo attico.
Lui era appoggiato al bancone che si versava della vodka in un bicchiere di cristallo.
Per terra, a qualche metro da lui, una bottiglia di vetro era finita in frantumi e il liquido chiaro che conteneva aveva formato una chiazza sul pavimento.
" Tu resta qui, va bene?" disse lui, dopo aver bevuto d'un fiato il contenuto del suo bicchiere " Maze ti proteggerà. Ti assicuro che, con lei a difenderti, anche mio Padre ci farebbe un pensierino prima di provare ad avvicinarsi"
" E tu che farai?"
Domanda inutile, perché tanto conoscevo già la risposta.
" Io andrò a fare una piacevole visitina al nostro amico Micheal..." la sua espressione faceva davvero paura "Anche se credo sarà piacevole solo per me"
" Ma avevi detto che saresti rimasto al mio fianco finché avessi voluto..."
Stavo per avere una crisi di pianto.
La giornata non era ancora finita ed erano successe troppe cose. Non ce la facevo più.
Il labbro inferiore mi tremò leggermente mente provavo a darmi una parvenza di contegno.
Non potevo scoppiare a piangere come una bambina, non davanti a lui.
" Tu però stai bene?" sussurrò Lucifer, appoggiandomi le mani sulle spalle.
" Me la caverò" mi limitai a dire.
Cavarmela era la mia specialità.
" Ma, per favore, non andare..." sussurrai.
Non potevo vedermi, ma ero certa di avere gli occhi lucidi, e probabilmente anche rossi dopo tutte le lacrime che avevo versato in meno di dodici ore.
Se Lucifer fosse andato... Avrei rischiato di perdere anche lui.
E non potevo perdere nessun'altro a cui tenevo. Perché, infondo, tenevo all'uomo che in quel momento mi guardava con gli occhi che luccicavano. Per un istante mi chiesi se stesse per piangere.
" Ho fatto una promessa, Jenny. Ti ho detto che sarei stato il tuo Diavolo custode e ti avrei tenuta al sicuro. Ed è questo che intendo fare... E, per farlo, devo scoprire di più su questa faccenda. Tu rimani qui, per favore. Io torno presto"
Stavo per ribattere ma Lucifer inclinò la testa e mi baciò sui capelli, stringendomi tra le braccia con delicatezza.
Lo sentivo quasi incerto, come se non sapesse bene come comportarsi... Cosa che ovviamente era assurda, voglio dire : tutti sanno abbracciare, giusto?
Io chiusi gli occhi e mi abbandonai al calore che sembrava sprigionarsi dalle sue labbra.
Era confortante.
Rimasi zitta, senza riuscire a proferire parola, mentre Lucifer entrava nell'ascensore e spingeva il pulsante per il piano terra.
Quando le porte di metallo si furono chiuse mi inginocchiai sul pavimento, stritolata dalla mia stessa angoscia.

Lucifer's Pov
Mentre le porte dell'ascensore si chiudevano, provavo una voglia matta di spaccare qualcosa.
Qualcuno, in verità.
Quel insulso piccolo stupido scarto d'umanità me l'avrebbe pagata cara, se era stato lui a ordinare di mettere la droga nella bottiglia di Prosecco.
Stavo già pensando alla punizione più adatta da infliggerli... Doveva essere qualcosa di doloroso, molto doloroso, possibilmente collegato alla natura del suo peccato.
" Qualcuno è di pessimo umore..."
Disse Mazikeen guardandomi attraverso delle spesse lenti scure, mentre puliva i bicchierini da shot, dietro il bancone del bar.
" Senti, Maze" le dissi sbrigativo " Ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Ho bisogno che tu la protegga mentre sono via. Lei è di sopra, nel mio attico. Non lasciare che qualcuno le si avvicini, intesi? "
Mazikeen smise di fare quello che stava facendo :" La detective è qui?" mi domandò, sorpresa.
" La detect...Mannò Maze, io mi riferisco a Jennifer. Qualcuno l'ha drogata e pianificava di farle mio Padre solo sa cosa, e penso di sapere chi sia il colpevole "
Lei alzò le sopracciglia mentre un sorrisetto compiaciuto le si faceva strada sul volto :" Puniscilo anche per me, Luci " disse " E, per quanto riguarda Jennifer, non hai niente di cui preoccuparti "
Annuii.
" Tu... Sali qualche volta a vedere come sta, va bene? "
Gli occhi scuri di Maze mi scrutarono con attenzione :" Questa sì che è nuova : il Diavolo che si affeziona... Tu sei cambiato, Lucifer "
Alzai gli occhi al cielo.
" A quanto pare non così tanto, perché quello che sto andando a fare è proprio il lavoro del Diavolo...
Vado a punire un peccatore "
Il giorno prima, quando avevo lasciato Jennifer guidare la mia auto, avevo usato le chiavi. Tuttavia, ero ovviamente in grado di farla partire anche senza.
Non mi preoccupai dei limiti di velocità, come sempre.
Concentravo la mia attenzione - e la mia rabbia - nella giusta direzione : Michael Marmont.
Avevo saputo da una cameriera che mi doveva un favore che quella feccia era andata a farsi una settimana di vacanza in una delle sue super ville, sulle colline di Hollywood.
Era meglio per me che fosse in un punto isolato, così nessuno avrebbe sentito le sue urla di dolore.
Imboccai la North Broadway e la percorsi a duecento kilometri orari, e poi presi la centouno.
Ad una velocità normale ci avrei messo circa quindici minuti dal centro di Los Angeles per arrivare a destinazione, ma a quella velocità ce ne avrei messi decisamente meno.
In verità, avrei potuto semplicemente spiegare le ali e sarei stato a destinazione in un battibaleno... Ma, dopotutto, si dice che l'attesa aumenta il piacere, no?
Volevo godermi anche il 'prima - punizione' , non solo il 'durante'.
La villa di Michael Marmont era davvero notevole : la facciata principale, bianca, era in stile vittoriano. L'edificio visto dall'esterno, aveva tre piani, e tutto intorno era circondato da un giardino degno di un palazzo reale.
Per mia fortuna quello era un posto che conoscevo bene.
Michael caro avrai fatto le tue ricerche su di me, ma anche io le ho fatte su di te.
" Credimi, quando dico che conosco tutti i tuoi piccoli sporchi segreti..." mormorai tra me e me, mentre, dopo aver nascosto opportunamente la mia auto, spiegavo le ali.
Le odiavo, ad essere sincero. Odiavo come mio Padre le usava per manipolarmi... Come se potesse decidere della mia vita, e del mio corpo.
Tuttavia, in qualche occasione si rivelavano utili. Tipo quando avevo bisogno di volare non visto fino alla camera da letto di un uomo che meritava di essere punito...
O quando dovevo spiare le persone che si facevano la doccia attraverso i vetri delle finestre dei loro bagni.
Nooo, ovviamente scherzo : non faccio niente del genere.
Forse.
La camera da letto era una stanza grande. Piena zeppa di soprammobili molto costosi e ancora più privi di gusto.
Voglio dire, un soprammobile d'oro a forma di cactus appoggiato su un camino di marmo rosa?!
Lo guardai con ribrezzo.
Ritirai le ali e percorsi la stanza in tutti i suoi trenta metri di lunghezza, andando a sedermi sulla scrivania di legno intagliato.
Era italiana, probabilmente.
Una delle poche cose con un po' di gusto estetico presenti in quella casa.
I ricchi di oggi hanno un gusto terribile in fatto di arredamento, pensai, mentre giocherellavo con un fermacarte.
Dopotutto, non c'era fretta.
Guardai fuori dalla finestra che avevo rotto per entrare : il sole era già tramontato da un po' e una luminosa luna crescente splendeva nel cielo buio.
Avevo tutta la notte a disposizione. Tutta l'eternità, a pensarci bene.
Cos'era una vita umana, infondo? Ottant'anni, cento, se erano fortunati. Per me non erano altro che un battito di ciglia, un mezzo respiro.
Uno degli svantaggi di essere il Diavolo. Tutto cambiava intorno a me : la specie umana costruiva nuove città e scopriva nuove tecnologie, le persone nascevano e morivano, ma io... Io restavo sempre lo stesso.
A meno delle volte in cui il mio caro Paparino non decideva di dare un nuovo 'stile' al mio look ridandomi le ali - sebbene non le volessi - e togliendomi la mia faccia da Diavolo che tanto amavo.
Guardai verso l'alto e feci un dito medio.
Spero proprio che tu sia in 'ascolto', caro Papà.
Qualche minuto dopo la porta della stanza si spalancò e Micheal Marmont fece il suo ingresso. Aveva addosso solo dei jeans bianchi e delle scarpe della stessa tonalità.
Lo vidi stiracchiarsi prima di accendere l'interruttore della luce. Ad ogni suo movimento la mia rabbia non faceva che aumentare...
Quanto mi sarei divertito ad ascoltare le sue suppliche.
Lui, ovviamente, sobbalzò nel vedermi seduto alla sua scrivania e fece per chiamare la sicurezza.
" Non ti conviene farlo : fidati di me" dissi io camminando a grandi passi verso di lui " Potrei ucciderti così velocemente che non te ne accorgeresti nemmeno "
Micheal pareva spaventato, molto spaventato.
Perfetto.
" Ma stai tranquillo : non ho alcuna intenzione di correre con te..."
Sorrisi.
Lui indietreggiò finché non si trovò con le spalle al muro, tremando come una foglia in autunno.
" Va bene " dissi " saltiamo la parte in cui ti comporti da finto tonto e fingi di non sapere perché sono qui..." Mi avvicinai ancora di più a lui " Passiamo direttamente alla parte divertente : quella della punizione... Sai, mi chiedevo quanta droga servisse per far morire un essere umano di overdose... Secondo te Micheal, qual'è la quantità necessaria? "
" Io...Io...Lucifer, amico, ti ho dato ciò che volevi, no? Tra noi è tutto a posto, non capisco perché mi minacc... "
La sua voce mielosa e falsa mi dava il voltastomaco, ma almeno potevo consolarmi con la consapevolezza che di lì a pochi minuti mi avrebbe implorato in ginocchio.
" Stai zitto! " urlai " Lo sai perché sono qui. Non avresti mai e poi mai dovuto toccarla, hai capito?! Mai! "
Ero così arrabbiato che, all'limite del mio campo visivo, vedevo delle macchie rosse. Respirai profondamente, provando a non perdere il controllo.
" Ehy, amico, i-io non pensavo che quella ragazza fosse tanto importante per te " disse" So che tu s-sei abituato a molto meglio "
Mi leccai le labbra con la lingua, pregustando la punizione che stavo per infliggergli.
" Quindi ammetti di essere stato tu a dare l'ordine che drogassero la mia amica?! "
Lui stava zitto. Si limitava a fissarmi terrorizzato, senza riuscire a parlare.
" Rispondimi! " gridai, sbattendolo contro il muro.
" S-sì, sono stato io, lo ammetto, ma l'idea non è stata mia. Capisci?
E poi è solo un po' di droga, amico, non le volevo fare niente di così terribile... Solo una dimostrazione di forza, capisci?"
Sentivo il viso caldo : la mia faccia da Diavolo mi pregava che la lasciassi uscire.
" No! No...Non capisco. Forse puoi illuminarmi tu su come funziona il mondo della criminalità organizzata di cui fai parte! "
Lui era sempre più spaventato e si faceva sempre più piccolo, come se volesse scomparire.
Bene.
" Sai..." sussurrò " Io sono una persona importante, soprattutto tra i miei, ehm... Colleghi. E non posso permettermi di perdere la faccia.
Tu e lei... Voi avete provato a mentirmi e a raggirarmi con la farsa del matrimonio, e quindi non potevo farvela passare liscia. Capisci o-o-ora?"
Balbettava in modo ridicolo.
Mi chinai leggermente su di lui :" Io non mento mai. Quello non è mentire : è bluffare "
Micheal annuii in fretta.
" Ma del resto, sì, capisco bene. Ed è per lo stesso motivo che neanche io posso fartela passare liscia. Ma prima, voglio che tu mi dica un paio di cosette...
Prima informazione : di chi è stata l'idea di farle del male e, seconda informazione : quale era il vostro piano, se le cose fossero andate come volevate".
Mi tremavano le mani.
" Parla! " sussurrai " E stai bene attento. Prova a mentirmi e ti spezzerò un osso alla volta "
" L'idea è stata di... Di Jack Paspart, mio cugino. Sai, lui è a capo dell'organizzazione per la quale lavoro... No-noi vendiamo armi e stupefacenti. Ecco perché trovare la droga da dare alla tua amica è stato molto semplice..."
Chiusi gli occhi.
Non avevo mai desiderato tanto di uccidere qualcuno in vita mia.
" E riguardo alla tua amica... Jennifer, mi pare si chiamasse, non avevo alcuna intenzione di farla uccidere "
" Ah no?! E allora cosa?! "
Immaginavo la risposta, ma volevo che lo dicesse ad alta voce. Prima che iniziasse la tortura vera e propria volevo che si torturasse un po' da solo.
" Volevamo solo... Solo... " le parole gli si bloccavano in gola, mentre tremava sempre più forte.
" Solo CHE COSA?!"
Lui chiuse gli occhi e voltò la testa di lato :" Solo che i miei le lasciassero qualche liv-vido, niente di grave..." aveva le lacrime agli occhi "... Ma... In realtà il messaggio era per te. L-lei non si sarebbe ricordata di nulla, ma tu... Tu dovevi avere ben chiaro che la g-gente come noi non si può prendere in giro così...
Ora, ti prego, non mi uccidere "
Mi allontanai di qualche centimetro da lui indeciso su quale articolazione lussargli per prima. In principio, l'idea era quella di obbligarlo ad ingerire droga fino alla morte, ma, ripensandoci, era un modo troppo poco doloroso per andarsene.
Ora tutto il mio campo visivo era rosso.
Io ero il Diavolo.
Punire i peccatori sarebbe stato sempre il mio compito.
Ma quella volta... Beh, quella volta l'avrei fatto con particolare piacere.
Afferrai quel rifiuto umano per il collo e lo sollevai in alto con una mano sola, assaporando il dolce gusto della vendetta.
" No, io non ti ucciderò" dissi mentre lui si dibatteva a mezz'aria, cercando di liberarsi dalla mia presa "Non subito. Prima devi soffrire".
Aprii la mano con cui lo tenevo sollevato e lui cadde sul pavimento.
Per quello che hai fatto a Jennifer e per quello che le avresti voluto fare, io ti t...
Mi fermai, guardando Micheal Marmont, potente boss mafioso e narcotrafficante, rannicchiato ai miei piedi, in lacrime.
Lui meritava di essere punito... E, in effetti, lo sarebbe stato.
Ma se l'avessi ucciso, che tipo di Diavolo sarei diventato?
Non sarei stato migliore del rifiuto umano ai miei piedi, né di tutti quelli come lui che avevo torturato e fatto torturare per milioni di anni.
E poi, come avrei potuto guardare in faccia Jennifer, se l'avessi fatto?
Mi piegai e tirai Micheal in piedi da sotto le ascelle.
" Tu" gli dissi " tu sei una persona terribile. Hai fatto tante cose riprovevoli, hai commesso tanti di quei peccati e delitti che sono impossibili da contare... Tu meriti di essere punito.
E lo sarai. Arriverà anche il tuo momento, e quel giorno non potrai sfuggire a quello che hai fatto "
Il signor Marmont mi fissava sconcertato, con gli occhi splancati.
" Ma la vuoi sapere la cosa più divertente di tutte? " domandai ironicamente" Non sarò io, il Diavolo, a punirti. No, perché sarai tu stesso a farlo. Giorno dopo giorno il senso di colpa che proverai logorerà la tua anima mortale, finché sarà l'unica emozione che sarai in grado di concepire. E poi finirai all'inferno, dove continuerai a torturarti fino alla fine dei tempi..."
Sorrisi, battendogli una mano su una spalla nuda in modo falsamente amichevole.
Lui sobbalzò.
Mi voltai e feci per andarmene, ma poi ci ripensai :" Oh, a proposito, caro Micheal: faresti meglio a cercare di essere una persona migliore nei trenta, quarant'anni che ti rimangono da vivere, intesi?
Altrimenti, ti posso assicurare che verrò a prenderti, ovunque tu sia, e ti darò la punizione che meriti un po' in anticipo sui tempi "
Detto questo, liberai la mia faccia da diavolo. L'avevo tenuta a freno per tutto quel tempo, ma ora potevo finalmente farla uscire.
Lo sguardo di Micheal si trasformò dallo spaventato allo sconvolto e terrorizzato. Si gettò nuovamente a terra, piangendo come un neonato, e coprendosi la testa con le mani.
Avevo già spiegato le ali ed ero volato fuori dalla stanza quando le sue grida di terrore lacerarono il silenzio della notte.
Per quanto riguardava la mia macchina, beh, sarei tornato a riprenderla nei giorni successi, tanto era ben nascosta.
Ci misi meno di un minuto per arrivare al Lux, atterrando precisamente sul balcone del mio appartamento.
Ero ansioso di controllare che Jennifer stesse bene, ecco perché non mi ero disturbato a passare dal piano terra.
O forse, più probabilmente, avevo solo paura che Maze mi leggesse negli occhi che nessuna punizione era stata inflitta.
' Tu stai cambiando ', così mi aveva detto. Ed iniziavo anche io a chiedermi se non avesse davvero ragione.
Ritirai nelle spalle le ali che mi ero tagliato tante volte e altrettante mi erano ricresciute, ed entrai nel mio attico. Nessuna luce era accesa al suo interno, quindi era probabile che Jenny si fosse addormentata.
L'unica fonte di leggera illuminazione era il mio angolo bar, che emetteva una fiebile luce azzurra al neon.
Senza indugiare oltre mi diressi in camera da letto, ben attento a non fare nessun tipo di rumore.
Jennifer riposava tranquilla coperta con lenzuolo e piumino. Quest'ultimo glielo avevo aggiunto io, quel pomeriggio, perché tremava nel sonno e avevo paura che avesse freddo. Tutti i muscoli del suo viso erano rilassati ed il suo petto si alzava e si abbassava piano, ad intervalli regolari. Doveva essersi fatta una doccia mentre ero via, perché aveva i capelli molto più puliti rispetto a quella mattina e si era cambiata i vestiti. Aveva addosso il gilet marrone che aveva lasciato nel mio attico la sera prima, quando si era cambiata per andare all'Hotel Marmont. Sopra di quello, si era rimessa la mia giacca grigia. Mi sorpresi a sorridere guardandola.
Che ti succede, Lucifer?
Iniziai a spogliarmi per mettermi a letto, ma quando rimasi con addosso solo le mutande ricordai che Jenny preferiva che tenessi anche i pantaloni, così li indossai di nuovo.
Fatto ciò, mi distesi sul letto, sotto le coperte. Le sfiorai piano la guancia per assicurarmi che non avesse freddo, e, al contrario, il calore della sua pelle mi sorprese.
Forse la mia percezione della temperatura umana era un po' falsata dal fatto che avessi vissuto in una specie di fornace per milioni di anni, ma di corpi me ne intendevo.
E quello di Jennifer non avrebbe dovuto essere così caldo. Forse aveva la febbre.
O forse, ancora peggio.
Sentii il panico invadermi la gola. Mannò, era impossibile. Insomma, io ero il Diavolo, il Signore dell'Inferno, il Re del Desiderio...Io non avevo paura di niente, quella era una assurdità bella e buona.
Mi fiondai giù dal letto alla velocità della luce e afferrai la mia giacca, dalla quale tirai fuori il mio IPhone nuovo. Non mi era mai importato di avere un cellulare, ma poi avevo iniziato a lavorare con l'LAPD e la detective aveva voluto che me ne comprassi uno così da essere sempre raggiungibile.
Lo accessi e digitai in tutta fretta il numero della dottoressa Martin.
All'ottavo squillo rispose una psicologa un po' scocciata :" Ciao, Lucifer. Sai che anche io ho una vita, vero? No, perché non puoi chiamarmi ad orari come questi tutte le volte che vuoi. Sono le dieci e mezza, Charlie dorme. Tuo fratello ci ha messo quaranta minuti per farlo addormentare..."
" Lo so, dottoressa, e mi dispiace, ma Jennifer... Lei è... "
" Jennifer cosa, Lucifer? " la sua voce pareva più preoccupata, tutto d'un tratto" Si sente male? " domandò.
" No " sussurravo più piano che potevo per non svegliarla" Cioè, non lo so. Jennifer dorme, Linda, ma le ho toccato una guancia ed è bollente. Penso che abbia la febbre. Che cos-sa devo fare? "
Mi passai una mano sulla fronte in attesa di una risposta.
" La febbre è una cosa molto comune per noi umani, Lucifer. Dovresti saperlo... Non è niente di cui preoccuparsi. Di solito si risolve da sola in qualche giorno, ma se proprio proprio puoi darle una tachipirina per farla abbassare"
Ero agitato e non riuscivo a stare fermo : camminavo avanti e indietro nel salotto del mio attico, dal divano di pelle al pianoforte.
" Sono seria, Luci. Devi stare tranquillo : è solo un po' di febbre. Al massimo, se la senti molto calda, svegliala e falle degli impacchi freddi da mettere sui polsi e sulla fronte"
Annui.
" Grazie mille, Linda"
Chisi la telefonata prima che avesse il tempo di rispondermi.
Tornai a sedermi sul letto, dove Jenny non si era mossa di un millimetro. Il suo respiro si era fatto un po' più affannoso, ma la sua pelle era sempre calda uguale.
Sospirai e la scrollai dolcemente per le spalle, sussurrando il suo nome per farla svegliare.

"Jenny, tesoro... Svegliati, su. Avanti..."
Mi stiracchiai ancora mezza addormentata, mugugnando infastidita. Dormivo così bene. Non volevo dovermi svegliare.
Alla fine mi decisi ad aprire gli occhi, anche se a malincuore.
Accanto a me, seduto sul letto, Lucifer mi scuoteva piano per le spalle, chiamandomi per nome.
Sei tornato.
Sentii un sorriso spontaneo nascermi sulle labbra : ero così incredibilmente felice che Lucifer fosse tornato, che non gli fosse capitato nulla di male, che gli avvolsi le braccia intorno al collo attirandolo a me, e lo abbracciai.
" Stai bene?" sussurrai con la voce ancora impastata dal sonno.
Lui parve interdetto per un attimo, un attimo soltanto :" Ma certo che sto bene" rispose, ricambiando l'abbraccio.

-
Ed ecco qui l'ottavo capitolo, signore e signori. Visto che sono stata moooolto inattiva per un bel pezzo, in questo periodo cercherò di postare più spesso.

Volevo sapere cosa pensate di questa idea che ho avuto per Lucifer, ovvero di aggiungere, di tanto in tanto, degli spezzoni di storia dal suo punto di vista. Sebbene il racconto rimarrà narrato dal punto di vista di Jennifer, mi sembrava un'idea carina per entrare meglio nella mente del nostro Diavolo preferito.

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