Capitolo 7.

La mia macchina sfrecciava a tutta velocità per le strade buie della Città degli Angeli, infrangendo tutti i limiti di velocità possibili e immaginabili.
Il dolore che provavo dentro minacciava di uccidermi, sempre che le lacrime non mi facessero uscire di strada o fare un'incidente prima.
'Devo fare in fretta', quello era l'unico pensiero che avevo in mente.

La luce, dal soffitto, era così intensa da accecarmi, ma almeno contribuiva a farmi rimanere sveglia...
Stavo per scoprire se ero arrivata in tempo, ma anche se così fosse stato, non sarebbe cambiato nulla.

Aprii gli occhi di colpo, il respiro corto e accelerato.
Mi alzai a sedere sul letto matrimoniale bianco, sfregandomi il volto con le mani per svegliarmi del tutto. Lucifer, accanto a me, riposava beato a pancia in su.
Supponevo di non aver gridato, visto che non l'avevo disturbato. Grazie al cielo, perché se si fosse svegliato mi avrebbe probabilmente presa in giro.
Provavo un vago senso di nausea, proprio come due giorni prima.
Ma in quel momento era diversa dalla nausea che provavo di solito.
Doveva essere perché la sera precedente non avevo mangiato nulla, ed avevo bevuto solo Prosecco.
Mi alzai dal letto, attenta a non fare rumore, ed andai nel grande bagno della suite chiudendo la porta a chiave.
Come ormai ero abituata a fare mi distesi a pancia in su sul pavimento, lasciando che i miei muscoli treassero conforto dal contatto con quella superficie fredda.
Un altro conato di vomito mi fece tremare, questa volta più violentemente delle precedenti. Così mi trascinai fino a wc ed appoggiai le mani ai lati della tazza, incurante delle tremila possibili malattie che avrei potuto beccarmi con quella mossa. Stavo troppo male per pensarci.
Due minuti dopo ero di nuovo distesa per terra a fissare il soffitto e ad interrogarmi sul significato della vita, dopo essere finalmente riuscita a vomitare un po' di succhi gastrici, dal momento che non avevo mangiato nulla.
Forse mi ero beccata un virus intestinale... O forse il mix alcool - stanchezza - incubi notturni non era proprio un toccasana per la mia salute mentale e fisica.
Quando fui di nuovo in grado di alzarmi uscii dal bagno e spensi la luce. Fuori era ancora buio, quindi dovevano essere circa le tre o le quattro di notte.
Fantastico!
In quel momento l'unica cosa che desideravo era essere nel mio appartamentino a farmi una tazza di caffè e a leggere uno dei miei libri preferiti.
Le lacrime che mi scivolavano giù per le guance atterravano sul tessuto della mia giacca verde, lasciando su di essa delle piccole macchioline scure.
Afferrai la bottiglia di Prosecco - mezza vuota dalla sera prima - e me ne scolai un po' a collo.
Quanto avrei desiderato avere qualcosa di più forte in quel momento... Mi sarei ubriacata per poi svegliarmi sedici ore dopo.
Sedici ore di sonno filate e senza incubi, sarebbe il paradiso.
Peccato che non avessi molte alternative, e così continuai a sorseggiare il vino dalla bottiglia mentre le lacrime mi sbavano l'eyeliner e il mascara.
Che era già piuttosto rovinato dopo che ci avevo dormito sopra, e comunque non avrebbe potuto esserlo molto di più di quanto già non lo fosse.
Dovevo avere un aspetto terribile, con i capelli spettinati, i vestiti stropicciati ed il trucco colato.
E fu così che mi venne sempre di più da piangere e non riuscivo a smettere.
" Ehy, perché sei sveglia a quest'ora, cara? "
Alla fine era successo ciò che non doveva succedere : Lucifer si era svegliato.
Cazzo!
Mi girai piano verso di lui, pregando che non si mettesse a fare battute di dubbio gusto sul mio aspetto terribile.
" Non...non riesco a dormire "
La verità era che ero sull'orlo di una crisi isterica da qualche anno ormai.
La notte dormivo poco e male e il giorno lavoravo dodici ore dividendomi tra i miei due impieghi.
Questa particolare combinazione non aiutava affatto il mio equilibrio mentale, portandomi pericolosamente vicina ad un vero e proprio breakdown ogni volta che qualcosa andava male. Cioè sempre, in pratica.
Lucifer si alzò a sedere sul letto ed accese l'abjour sul suo comodino. La sua luce dissolse l'oscurità e mi obbligò a distogliere lo sguardo.
Il mio partner nel frattempo faceva vagare gli occhi scuri su di me, dalla testa ai piedi e poi viceversa, con le sopracciglia aggrottate " C'è qualcosa che non va? " domandò.
Usai la mano con cui non tenevo la bottiglia di Prosecco per asciugarmi le lacrime dalle guance, e mi sporcai le dita di eyeliner misto a mascara.
Prima di rispondere bevvi un altro sorso, e poi :" Tu dici? E cosa te lo fa pensare? " dissi.
Appoggiai il Prosecco sul tavolino alle mie spalle mentre un nuovo conato di vomito mi provocava un brivido in tutto il corpo.
" Vorrei solo andarmene da questo posto... " sussurrai, con la testa che mi pulsava e mi girava.
Provavo una sensazione molto strana, quasi come se il pavimento ondeggiasse sotto di me.
E poi non mi sentivo più le mani.
Letteralmente.
Lucifer si alzò dal letto matrimoniale e iniziò a rivestirsi con calma, partendo dai pantaloni grigi.
La mia vista si era all'improvviso fatta sfocata e la sensazione di vomito era tornata, insieme a forti brividi.
" Dove vuole che la porti, signorina?" scherzò lui.
" Io..."
Aggrottai le sopracciglia. Perché la mia voce era così strana?
Fu allora che mi lasciai cadere per terra. O meglio : caddi per terra, perché provavo una sensazione di intorpidimento generale e non ero sicura di riuscire a muovermi.
Lucifer, intanto, aveva finito di infilarsi i vestiti e si era girato verso di me. Doveva essersi accorto che c'era qualcosa che non andava, perché la sua espressione era preoccupata mentre mi guardava.
Eppure non riuscivo a concentrarmi su di lui, perché sentivo tutto intorno a me un forte rumore di pianto. Come se un bambino stesse piangendo nella vasca, e in effetti il suono pareva provenire dal bagno.
Che cazzo...
Lucifer si inginocchiò di fronte a me, e mi scrollò per le spalle mentre diceva qualcosa.
Avrei voluto sentire cosa stesse dicendo, ma quel bambino non la smetteva di piangere ed il suono della sua disperazione copriva le parole di Lucifer.
E poi le mie palpebre erano così pesanti che non potei fare a meno di chiudere gli occhi, abbandonandomi.
Il buio era confortante, dopotutto, il buio era mio amico. Ed era anche caldo. Il colore nero era un colore caldo di natura.
Da piccola avevo paura del buio, ma col tempo avevo imparato ad apprezzare il suo essere discreto...
Però piano piano l'oscurità si popolò di ombre. Io era lì, sola, in mezzo a delle ombrose sagome che giravano intorno a me. E non potevo muovermi.
Alle mie orecchie giungevano suoni indistinti che mi terrorizzavano.
Il bimbo non la smetteva di piangere, ma oltre a quel rumore percepivo degli scricchiolii e dei tonfi.
Le sagome scure parlavano, sussurravano, ridevano, strillavano, battevano le mani...
Facevano domande e si davano risposte in una lingua che non capivo, e alla quale non avrei saputo dare un nome.
Alcune addirittura mi chiamavano, ed io desideravo di essere in grado di gridare...
Ma l'unica sensazione che avvertivo erano le lacrime che mi scendevano giù per il viso.
Intanto gli anni passavano ed il mio terrore aumentava.
Ero in quell'oscurità da così tanto tempo, immobile, con quelle presenze che mi sussurravano nelle orecchie, che dubitavo sarei mai riuscita ad uscirne.
Poi, aprii gli occhi.
Ero distesa su un divano grigio e fissavo un soffitto color crema. La stanza non mi era sconosciuta.
Con estrema difficoltà mi alzai a sedere sul divanetto e riconobbi lo studio della dottoressa Linda.
Il terrore che mi aveva attanagliata duranta la mia... Allucinazione, o qualunque cosa fosse quella roba, non mi aveva ancora abbandonata.
Mi toccai ansiosamente i vestiti e il viso, guardandomi intorno e chiedendomi cosa cavolo fosse successo.
Ero nella stanza da terapia della dottoressa Linda Martin, ma non mi ricordavo come ci fossi finita...
Prima... Non sapevo bene dire quanto tempo prima... Ma prima, ero nella lussuosissima suite dell'hotel Marmont.
Provai ad alzarmi in piedi, ma la testa mi girava e mi sentivo molto debole, e quindi mi risedetti subito.
Tremavo dalla punta dei capelli a quella dei piedi, sebbene non avessi affatto freddo.
Ero terrorizzata.
Quella che avevo appena vissuto era stata l'esperienza più terribile di tutta la mia vita.
Dev'essere stato qualcosa che mi hanno messo nella bottiglia di Prosec...
Non riuscì a terminare quel pensiero che un brivido più forte dei precedenti mi trafisse la schiena.
Lucifer mi aveva messo della droga nel vino? E se sì, cosa era successo mentre ero incosciente?
Non c'era nessun'altro nella stanza con me e Lucifer Morningstar, e io di certo non mi ero drogata di mia spontanea volontà.
Quindi non poteva che essere stato lui...
Aprii la borsetta verde che avevo ancora a tracolla e tirai fuori il cellulare.
Devo chiamare qualcuno, io... Avevo ancora i pensieri un po' confusi : La polizia, ecco, devo chiamare la polizia.
Feci per accendere il cellulare ma scoprii con disappunto che era scarico e perciò inutilizzabile :" Cazzo!" esclamai, mentre le lacrime mi rigavano il viso ed i conati di vomito peggiori della mia vita tornavano a tormentarmi.
Mi alzai in piedi di colpo ed, ignorando la testa che mi girava, mi diressi verso l'uscita della stanza.
Dovevo andarmene. Subito.
Feci per abbassare la maniglia della porta di legno scuro, ma non si apriva.
È chiusa a chiave.
" Porca miseria!" gridai, battendo i pugni sulla porta chiusa.
" Aiuto! Vi prego, qualcuno mi aiuti!"
Silenzio.
Dalla finestra, alla mia destra, entrava la luce del sole che era già alto nel cielo. Poteva essere circa mezzogiorno... E allora perché nessuno mi sentiva gridare?!
Era giovedì mattina, in teoria lo studio avrebbe dovuto essere aperto.
Poi, un altro pensiero mi sfiorò la mente : ero stata incosciente per otto ore. Otto dannatissime ore.
Ed in otto ore potevano succedere tante cose... Soprattutto se un uomo di cui pensavi di poterti fidare ti droga per farti chissà che cosa e poi ti rapisce e ti chiude a chiave in una stanza.
" Aiuto! Sono qui, qualcuno apra questa cazzo di porta!"
Gridai e battei i palmi delle mani su quel legno per diversi minuti, invano.
Poi, una voce rispose : " Jenny, stai calma, okay?"
Mi immobilizzai.
" Sono io, Lucifer, va tutto bene. Sei al sicuro. Adesso entro e parliamo "
Il cuore mi batteva a mille e il sudore mi scendeva in piccole goccie dalla fronte.
Quel pezzo di merda avrebbe fatto meglio a starmi lontano, altrimenti... Indietreggiai dalla porta ed afferrai il computer dalla scrivania di Linda, strappandolo dalla presa della corrente.
Una chiave girò nella toppa della porta con uno scricchiolio metallico, e quest'ultima si aprii.
Lucifer era vestito con gli stessi abiti di quella notte, non un capello fuori posto, e non pareva affatto dispiaciuto delle sue azioni.
" Jenny..." sussurrò, avvicinandosi lentamente a me. La sua voce era dolce :" Tesoro, va tutto bene, so che sei spaventata, ma posso spiegarti tutto..."
Indietreggiai ancora, frapponendo la scrivania tra me e lui. Il portatile di Linda mi tremava tra le mani.
" Tu..." esclamai, con le lacrime agli occhi :" Prova a toccarmi e giuro su quello che ho di più caro che ti ammazzo! "
Valutai le mie possibilità : Lucifer era più alto di me di almeno venti centimetri, ed indubbiamente più forte, ma io ero armata, quantomeno.
Era solo un computer, va bene, ma all'occorrenza avrei saputo come servirmene.
Lui si fermò sul posto - a qualche metro da me - e alzò le mani :" Non ho nessuna intenzione di farti del male, Jenny. Non lo farei mai".
Lo guardai negli occhi, la vista sfocata a causa delle lacrime.
" Tu sei...Tu sei un bastardo!" la voce mi tremava " Non credo ad una parola di quello che dici!...Io mi fidavo di te, e tu... Fammi uscire di qui, subito!"
Indietreggiai ancora finché non mi trovai con le spalle al muro. La sua vicinanza, anzi, la sua sola vista mi disgustava.
" Jennifer" disse " Tesoro, guardami. Ti giuro su mio Padre che non ti ho fatto e non ti farei mai niente di male"
Parlava lentamente, scandendo con attenzione ogni parola.
" Sto dicendo la verità. Tu lo sai che io non mento mai... "
" A parte quando ti sei scordato accidentalmente di dirmi che avevi drogato la bottiglia di vino da cui ho bevuto per tutta la sera! "
Tremavo molto forte e mi girava la testa - probabilmente un effetto collaterale dell'allucinogeno che avevo ingerito a mia insaputa - e mi bruciava la gola per il tanto gridare.
Lucifer scosse la testa, aggrottando le sopracciglia nere :" Non farei mai niente del genere. Ricordi, Jennifer? Io non sono cattivo; io li punisco i cattivi..."
Il laptop di Linda mi cadde di e sbattè sul pavimento coperto di mochette color nocciola con un rumore di tonfo soffocato.
Mi sfregai le mani l'una sull'altra : le sentivo come anestetizzate. Un po' tutto il corpo, in realtà, ma le mani in particolare.
" Che cosa mi hai fatto, Lucifer? "

Un forte singhiozzo mi risuonò nel petto. Avevo smesso di gridare perché avevo tanto mal di gola che non ci riuscivo più.
" Jennifer, ti giuro su tutto quello che vuoi, che quella droga nella bottiglia non cel'ho messa io. Devi credermi.
Stamattina mi sono praticamente preso un colpo quando mi sei svenuta tra le braccia!
Non riuscivo a capire quale fosse il problema, poi ho annusato il Prosecco e ho riconosciuto subito l'odore della droga...Per voi umani, se abilmente distillata in un liquido è impossibile accorgervi della sua presenza, ma per me...
Quando hai perso coscienza sono andato in panico e ti ho portata nel primo posto che mi veniva in mente. Dopotutto la dottoressa Linda ti conosce meglio di me, ed ha studiato medicina. Ho pensato che portarti in ospedale non fosse una buona idea perché chiunque abbia drogato la bottiglia, probabilmente ci sta tenendo sotto osservazione "
Strinsi gli occhi per vederlo meglio attraverso il velo di lacrime che mi offuscavano la vista.
La sua storia era plausibile.
O era sincero o era un bravo bugiardo.
" Puoi provarmi che stai dicendo la verità? "
Lucifer annuì mentre io mi mordevo il labbro inferiore, e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un cellulare.
Lo appoggiò piano sulla scrivania tra di noi, tenendo gli occhi fissi nei miei.
Poi, lo spinse verso di me.
" Guarda gli SMS che ho inviato alla dottoressa Martin. Confermeranno la mia storia. E tra pochi minuti lei dovrebbe tornare dalla sua pausa pranzo, quindi potrai chiederglielo direttamente "
Mi allungai velocemente a prendere il cellulare di Lucifer - un IPhone dodici bianco - e aprii i messaggi.
In effetti, nella chat con la dottoressa Linda c'erano due messaggi da parte di Lucifer con cui le chiedeva di venire ad aprirgli la porta del suo studio e si scusava per l'ora.
Linda rispondeva che stava arrivando e chiedeva quale tipo di problema potesse essere tanto urgente da farla svegliare alle tre e cinquantadue, e lui rispondeva con un laconico :" Jennifer Bianchini ha ingerito un qualche tipo di droga per errore. Ho bisogno del suo aiuto".
Lucifer era rimasto immobile mentre leggevo e mi guardava preoccupato.
Forse diceva la verità.
Tuttavia, non potevo esserne certa finché Linda non mel'avesse confermato.
Spensi lo schermo del cellulare e lo lanciai a Lucifer che lo prese al volo senza alcun problema.
" Ti senti bene?" mi chiese.
" No, no, per niente" sussurrai. Vedevo la stanza che girava intorno a me.
Mi appoggiai contro il muro alle mie spalle, sforzandomi di non chiudere gli occhi per non perdere Lucifer di vista.
" Ti prego, Jennifer, siediti. O rischierai di perdere di nuovo conoscenza ".
Lo guardai con sospetto.
" Fidati di me quando ti dico che di droghe ne so qualcosa..."
Questo commento di certo non perorava le sue affermazioni di innocenza, ma comunque aveva ragione : se non mi fossi seduta sarei svenuta di nuovo. E l'ultima cosa che volevo era non avere il controllo su me stessa.
Mi staccai faticosamente dalla parete e percorsi la stanza in tutta la sua lunghezza - tenendomi alla scrivania e poi alla poltrona dello psicologo per non cadere - e infine crollai sul divano.
Avevo il vomito.
Lucifer venne a sedersi nella poltrona di fronte a me, lo sguardo angosciato, e si passò una mano inanellata sulla fronte.
" Tu..."dissi"... Tu sembri davvero preoccupato per me "
E non credevo proprio che stesse recitando : ero esperta in quel campo, ed ero piuttosto allenata a capire quando qualcuno era spontaneo o meno.
" Lo sono " rispose" Ti ho coinvolta io in questa recita della futura moglie. Se ti fosse capitato qualcosa di veramente brutto sarebbe stata solo colpa mia... "
Ero confusa.
" Ma allora perché mi avevi chiusa qui dentro a chiave? "
" Sai, Jennifer, non avevo idea della quantità di droga che avessi ingerito percui non potevo sapere se avresti ripreso coscienza quando gli effetti non erano ancora passati del tutto. Volevo evitare che ti facessi del male andando in giro per Los Angeles"
Si strappò una risata finta.
Io annuii piano.
" Lucifer? " lo chiamai dopo vari minuti di silenzio :" Dov'è Linda? "
Proprio in quel momento la porta dello studio si spalancò e fece il suo ingresso una donna bionda che conoscevo bene.
" Parli della psicologa del diavolo!..." esclamò lui.
" Oddio, Jenny, per fortuna sei sveglia!"
Linda si inginocchiò di fronte a me con fare materno, accarezzandomi il viso e le spalle.
Mi guardava anche lei molto preoccupata.
Dovevo avere un aspetto terribile.
" Bevi qualcosa " mi porse un caffè d'asporto ancora caldo " La caffeina ti aiuterà a far passare gli effetti degli allucinogeni che hai ingerito "
Io accettai l'offerta e ne bevvi un sorso. Era caldo e mi faceva bene per il mal di gola.
Linda e Lucifer si scambiarono un'occhiata, ed io mi irrigidì : " Che succede?"
" Beh, Lucifer ha dei sospetti... Diciamo. Su chi potrebbe essere stato a darti quella roba".
" Quindi è vero che è stato Lucifer a portarmi qui, stamattina presto, dopo averti mandato degli SMS in cui ti chiedeva di venire al lavoro per aprirgli la porta del tuo studio?"
Per quanto desiderassi fidarmi di Lucifer, dovevo essere sicura che fosse sincero.
" Sì " confermò Linda " Stamattina eri molto pallida e ti agitavi e per quanto ti scrollassimo non riuscivamo a svegliarti. O meglio, aprivi gli occhi ma non sembravi sentire quello che ti dicevamo. Ti ricordi qualcosa del periodo in cui sei stata incosciente? "
" Mi ricordo solo di aver avuto delle allucinazioni molto brutte "
Linda si alzò dal divanetto mentre Lucifer faceva lo stesso dalla poltrona, e mi domandò :" Hai voglia di parlarne? "
Scossi la testa.
Cercavo di togliermi quelle immagini dalla mente, e parlarne le avrebbe solo rese più chiare e definite.
Tremai di nuovo e battei i denti.
Lucifer si tolse la giacca grigia e mi aiutò ad indossarla, cercando di toccarmi il meno possibile.
" Grazie mille, Lucifer. Di tutto" dissi.
" Non ringraziarmi : senza di me non saresti mai finita in questa situazione" rispose, sorridendo dolcemente " E poi non ho bisogno della giacca per trovare e punire chi ti ha fatto questo!" esclamò.
Ci misi due secondi per capire ciò che intendeva con quella frase, ed ancora meno per arrivare alla conclusione che non stesse scherzando affatto.
" No" dissi mentre lo afferravo per il polso e lo trattenevo.
" No?" La sua espressione era confusa "Non vuoi che trovi quel bastardo che ti ha ridotta così e gli regali un biglietto di sola andata per il suo Inferno personale?"
Scossi la testa :" Ti prego : resta qui. Mi sento molto meglio se mi sei vicino".
Lucifer si leccò le labbra, guardando prima me e poi la porta della stanza, a ripetizione. " Va bene " disse alla fine
" Non vado da nessuna parte ", e mi si sedette accanto.
Era vero che mi sentivo molto più al sicuro con lui, ma soprattutto volevo evitare che facesse qualcosa di terribile e sicuramente molto poco legale al colpevole o alla colpevole del mio 'avvelenamento'.
" Bene, adesso che stai meglio, penso che faresti bene a farti riaccompagnare a casa.
Anche perché ho già annullato all'ultimo momento tutte le sedute che avevo in programma per stamattina" mi sorrise amorevolmente, come se ci tenesse davvero a me " E se dovessi aver bisogno di parlare di qualunque cosa non devi fare altro che chiamarmi. Per te lo faccio volentieri anche gratis, Jennifer "
Mi alzai in piedi con attenzione e abbracciai la mia psicologa :" Grazie mille anche te".
Lei ricambiò l'abbraccio accarezzandomi la schiena con una mano, poi mi bacio la fronte.
" Adesso dovreste proprio andare" disse.
Lucifer mi avvolse le spalle con un braccio per evitare che perdessi l'equilibrio, ed insieme ci dirigemmo fuori.
I sedili di pelle della sua Corvette non mi erano mai parsi così morbidi e confortevoli, in più il dondolio ritmico della macchina in movimento mi confortava e mi cullava.
" Dormi pure" disse Lucifer " Non hai nulla da temere"
In effetti avevo le palpebre pesanti come piombo e avrei tanto desiderato chiuderle. Tuttavia, se mi fossi addormentata avrei di sicuro avuto uno dei miei soliti incubi, oppure avrei sognato le figure ombrose che avevo visto nel mio trip.
Notando che non mi stavo rilassando e continuavo a guardarlo in ansia, Lucifer rincarò la dose :" Dico davvero" sussurrò " Sarò il tuo Diavolo custode per tutto il tempo in cui mi vorrai al tuo fianco ".
Annuii.
" Grazie ancora, Lucifer. E scusa... Per averti accusato di essere un maniaco - stupratore - rapitore"
Lui sorrise :" Tranquilla, è comprensibile che sospettassi di me.
E poi, sono millenni che il genere umano mi accusa di crimini molto peggiori. Ormai ci sono abituato".
" Giusto" sussurrai mezza addormentata, facendo un grosso sbadiglio.
Chiusi gli occhi e scivolai gradualmente in un sonno rigenerante e senza sogni di alcun tipo.
Quando li riaprii vidi solo del tessuto di seta rossa. Mi voltai lentamente a pancia in su, e riconobbi subito la camera da letto di Lucifer in cui ero stata la sera prima.
Qualcuno - Lucifer stesso, probabilmente - mi aveva coperta con il lenzuolo rosso e sopra ci aveva aggiunto un piumino della stessa tonalità. Mi sentivo bene.
Erano anni che non dormivo così beata. Mi alzai a sedere sul letto e notai con piacere che la nausea era sparita quasi del tutto.
L'unica cosa che avvertivo era un gran fame. Dio, se avevo fame.
A giudicare dal tramonto fuori dalla finestra della camera da letto, erano più di ventiquattr'ore che non toccavo del cibo solido.
" Lucifer!" lo chiamai, presumendo che non si fosse allontanato troppo da me. Infondo, aveva promesso che mi avrebbe fatto da ' Diavolo custode' finché l'avessi voluto. Che - nel suo linguaggio strano - significava che avrebbe vegliato su di me, perché si sentiva responsabile per ciò che mi era accaduto.
" Sì?" disse lui, affacciandosi all'entrata della stanza con un sacchetto bianco tra le mani.
Vedendo che lo guardavo con insistenza cercando di indovinarne il contenuto, disse :" Ho pensato che avessi fame dopo tutto questo tempo che tocchi solo licquidi, quindi ti ho preso hamburger e patatine"
Sorrise e si sedette sul letto accanto a me. "Spero che tu non sia una di quelle povere anime condannate alla dannazione eterna a cui non piacciono gli hamburger..."
Ridacchiai : " Mi piacciono altroché" dissi " E quando sarò dannata, non sarà certo per questo motivo"
Lucifer tirò fuori due hamburgers dalla scatola e due porzioni di patatine, appoggiando il tutto sul suo grande letto matrimoniale.
Di colpo sembrava rabbuiato.
" Che c'è che non va?" domandai, dopo aver deglutito il mio primo morso di carne.
" Tu non sarai dannata, Jennifer, fidati di me..." sussurrò.
Lo guardai, confusa :" A me sembra una bella notizia" ironizzai.
Lucifer si limitò a scuotere la testa e tornò a sorridere :" Già" disse, addentando il suo hamburger.
" Allora, ti senti meglio?"
"Sì" dissi " Molto meglio, grazie a te. Non ti ringrazierò mai abbastanza. Sono in debito con te, Lucifer "
Lui sorrise mestamente, ed i suoi occhi scuri brillarono per qualche istante. O forse fu solo la mia immaginazione.
" Oh, a proposito!... " esclamai, mi sfilai dall'anulare sinistro l'anello che mi aveva dato per fingere di essere la futura signora Morningstar e glielo porsi.
" Penso che questo appartenga a te"
Lui annuì e se lo infilò in una delle tasche dei pantaloni.
" Quando oggi hai detto che pensavi di sapere chi mi ha messo quella droga nella bottiglia... Dicevi davvero?"
" Sì, purtroppo sì"
Deglutii rumorosamente : " Quindi...?" dissi, invitandolo a continuare.
" Ho paura che questo abbia a che fare con quello stronzo di Micheal Marmont..." disse Lucifer.
Io rischiai di strozzarmi con una patatina fritta a quelle parole.

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