Capitolo 6.
Quella sera, sebbene fosse mezza estate, fuori spirava un vento gelido. Perciò decisi di mettermi un paio di jeans neri - quelli a zampa di elefante - e un bel gilet caldo e color marrone.
Tanto ero sicura che mi sarei cambiata d'abito, una volta arrivata al Lux.
Mi truccai con attenzione, ma non troppo, cercando di dare ignorare la sensazione d'eccitazione che sentivo montarmi nel petto.
Uscii di casa quasi saltellando dalla felicità, senza sapere bene perché.
Il viaggio fino al Lux fu piuttosto breve, più breve della sera prima.
O almeno così mi parve.
Quando arrivai ed ebbi parcheggiato la mia macchina, notai che una bella donna vestita di nero e dalla carnagione scura mi aspettava davanti all'entrata del locale.
<<Ciao, Maze!>> esclamai, attirando la sua attenzione.
Lei sorrise - un sorriso luminoso a trentadue denti - e ricambiò il saluto.
<<Buonasera, signora Morningstar>> sogghignò.
Io alzai gli occhi al
cielo:<<Tecnicamente non siamo ancora spostati, e poi il mio cognome mi piace>>
Lei scosse la testa, passandosi la lingua sul labbro superiore, mentre, grazie alla sua compagnia, evitavo di dover pagare l'ingresso nel locale.
<<Allora buona fortuna, darling>> mi sussurrò all'orecchio, prima di indicarmi una scala che portava al piano di sopra <<Spero di rivederti presto>>
<<Ma certo>> assicurai.
Salii la scala con passo esitante, fino ad arrivare al secondo piano, dove c'era un grande arco di pietra che si affacciava sul corridoio principale.
Su un lato della grande porta c'erano incisi tre versi, ai quali mi bastò dare una veloce sbirciata per accorgermi di conoscerli bene.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza voi ch'intrate
<<Carino>> commentai ad alta voce, ridacchiando.
Che senso ha, dopotutto, chiamarsi Lucifer Morningstar se poi non si ha qualche verso dell'Inferno di Dante inciso sulla porta dell'appartamento?
<<Lucifer?!>> chiamai, dopo aver bussato <<Lucifer, sto entrando!>> e pregai che non se la stesse spassando con qualche sua amica.
L'appartamento di Lucifer - che era più un attico - aveva una vetrata enorme che dava su LA, e doveva essergli costato un occhio della testa. Guardando fuori da essa si scorgeva un lungo balcone, da cui la vista doveva essere mozzafiato.
Al centro esatto della stanza c'era un enorme pianoforte nero, fabbricato in legno, e lucidato.
Era quasi certamente uno Stainway.
Notai con una discreta sorpresa che tutto un muro era occupato da una grande vetrata piena di bottiglie di ogni tipo, dimensione e contenuto.
Alcol a volontà.
Ora iniziavo a capire come mai Lucifer sembrava bere senza ubriacarsi: doveva essere abituato a fare colazione con la vodka, o qualcosa del genere.
Eppure, ancora nessuna traccia di lui.
<<Jennifer, sei tu?!>>
Finalmente.
La sua voce proveniva da una stanzetta quadrata e rialzata rispetto a quella nella quale mi trovavo io, alla quale si accedeva salendo tre scalini.
All'interno, dalla posizione in cui mi trovavo, si intravedevano un grande letto rosso e lo spigolo di quello che pareva un armadio.
<<Posso venire?>>
<<Vieni, vieni>> mi rispose lui, ridacchiando come un bambino per l'involontario doppio senso.
Lucifer Morningstar quella sera era più bello che mai. Indossava - come sempre - pantaloni e giacca coordinati, color grigio perla. Sotto di esso portava una camicia verde scura, dello stesso colore del fazzoletto che aveva nel taschino della giacca.
Sul lenzuolo rosso del letto matrimoniale, invece, era appoggiato un completo composto da pantaloni a zampa d'elefante e da una giacca.
Entrambe erano verdi, dello stesso colore della sua camicia.
<<Davvero?>> dissi io <<Ci vestiamo coordinati?>>
Lucifer alzò le spalle:<<È un'idea carina>>
Alzai le spalle a mia volta:<<Eviterò di chiederti come ti sei procurato questi vestiti da donna, visto che non sei fidanzato... E dubito che siano di Maze>> osservai.
<<Lei si che è arguta, signora Morningstar... Ma stia tranquilla>> mi rassicurò con tono beffardo <<Prima di farglieli indossare li ho mandati a lavare>>
Ero tentata di chiedere da cosa li avesse mandati a lavare, ma forse era meglio che rimanessi all'oscuro.
<<Jennifer, tesoro, dovresti indossarli>> disse lui, riferendosi agli abiti che aveva preparato per me.
<<E tu dovresti uscire dalla stanza>>
<<Peccato...>>
Tuttavia fece ciò che gli avevo chiesto senza lamentarsi, con rassegnazione.
Facendo più in fretta possibile mi tolsi il gilet di lana, la maglia e i jeans, per poi infilare la giacca e i pantaloni. Il colore del completino mi piaceva: era quasi lo stesso del mio anello, e anche i pantaloni mi andavano a genio.
Soprattutto perché erano a zampa d'elefante, proprio come piacevano a me.
La giacca mi faceva un bel profilo e mi fasciava i fianchi niente male, ma aveva una scollatura a V un po' troppo profonda per i miei gusti. Feci un respiro profondo e mi sistemai i capelli con le mani.
Uscii a piedi nudi dalla stanza, mentre il marmo dei tre gradini mi congelava i piedi.
<<E per le scarpe come faccio?>>
Lucifer mi guardò compiaciuto, probabilmente per il bel lavoro che aveva fatto nel rendermi presentabile. Poi mi porse delle scarpe nere col tacco alto.
Feci una leggera smorfia:<<Non penserai che io...>>
<<Non vorrai mica venire a piedi nudi, vero?>>
Sbuffai, afferrando le scarpe co malagrazia ed andando a sedermi sul divano di pelle.
<<Fai piano con quel divano>> mi disse Lucifer, mentre si versava qualcosa da bere <<È pelle italiana>>
Sbuffai di nuovo mentre un mezzo sorriso mi distendeva
le labbra:<<Sembra proprio che ti piacciano tutte le cose che hanno a che fare con l'Italia... >> commentai, riferendomi ai versi della Divina Commedia che avevo visto poco prima.
Lui mi sorrise, porgendomi un bicchiere pieno di un liquido marrone.
<<E anche le persone>> sussurrò, accennando a me con lo sguardo.
Una vampata di calore mi investì, mentre lui si versava un altro bicchiere e lo beveva nel giro di pochi secondi.
<<Cos'è?>> gli domandai.
<<Scotch>>
<<Quindi>> dissi <<Suppongo che starò io alla guida della tua bellissima auto decappottabile...>>
<<Oh, no! Non direi proprio!>>
Rise di gusto mentre si scolava il terzo bicchiere in due, al massimo tre minuti.
<<Io invece penso proprio di sì, se vuoi che venga con te>> gli tolsi la bottiglia di mano e la allontanai da lui <<E non mi importa quanto bene reggi l'alcol>>
<<Jennifer, cara, io sono il Diavolo. L'alcol non ha effetto su di me, ricordi?>>
Ma certo, come no.
<<Allora considera il farmi guidare la tua auto come il mio regalo di fidanzamento>> ritentai.
Lucifer Morningstar alzo gli occhi al cielo e mi porse il braccio:<<Affare fatto>> cedette.
Appena mi ritrovai davanti alla sua scintillante Corvette nera, non riuscì a trattenermi dallo sfregarmi le mani:<<Ho sempre sognato di farlo>> dichiarai, eccitata, mentre mi sedevo nel sedile del guidatore, prendendo il volante ricoperto di pelle nera tra le mani.
<<Fare cosa?>> alzò un sopracciglio, perplesso da tanto entusiasmo.
<<Guidare un'auto decappottabile!>> esclamai.
Lucifer scosse piano la testa e mi porse le chiavi.
Io misi in moto la sua macchina, che prese vita con un rumore sorprendentemente dolce.
<<Allora>> scherzai <<Dove la porto?>>
<<Guida, Jennifer!>>
<<E dove vado? Non so la strada!>>
<<Vai verso le Hollywood Hills. Poi ti guiderò io passo per passo. Comunque non dovrebbe essere difficile trovare questo Chateau Marmont, visto che affaccia sulla Sunset Boulevard>>.
<<Mi chiedo se il proprietario sappia che dare un nome francese al proprio hotel non lo farà apparire più acculturato, o chic. Ma, dopotutto, agli americani basta un "italiano" davanti al nome di un prodotto per farne raddoppiare il valore. Quindi perché non dovrebbe funzionare anche col francese?>>
Lucifer mi guardò
compiaciuto:<<Cara, quanta acidità!>> esclamò <<Apprezzo questo nuovo lato della tua personalità>>
Alzai gli occhi al cielo.
<<La maggior parte di queste persone non ha lavorato un solo giorno della loro vita, eppure sono ricchi sfondati>> ecco qual'era il motivo per cui li odiavo tanto <<Almeno tu ti sei dato da fare per aprire il tuo locale, anche se dubito fortemente che ti sia arricchito solo con i guadagni del Lux>>
<<Chi lo sa, cara>> sussurrò lui, rimanendo volutamente enigmatico.
<<Comunque>> dissi io per cambiare discorso, mentre percorrevamo una curva a gomito <<Vuoi dirmi che tipo di affari devi fare col proprietario dell'hotel? Sai, in giro si dice che usi lo Chateau come punto di scambio per contrabbandare armi all'estero. Più che altro verso i paesi del Medio Oriente>>
Lucifer sollevò un sopracciglio:<<Allora è vero: non tutte le dicerie sono false!>>
Mi accigliai, confusa dal fatto che Lucifer Morningstar non sembrasse avere alcun problema a trattare con una persona del genere.
<< È che- pensavo che il lavoro del Diavolo fosse quello di punire chi se lo merita, ed il proprietario dell'hotel - quello con cui tu vuoi fare affari - pare proprio meritarselo>>
Lucifer inclinò piano la testa da un lato:<<E fidati che lo sarà, cara, verrà il giorno anche per lui ma, intanto, ho davvero bisogno di riavere indietro qualcosa che lui ha e che mi appartiene>>
Annuii:<<Sì, questo già lo so, ma mi chiedevo che cosa possa essere così importante per te da spingerti a trattare con una persona del genere, ma soprattutto a inscenare questa farsa del "ho intenzione di mettere la testa a posto"?>>
<<Diciamo che è un... regalino di mio padre>> ancora una volta decise di restare sul vago.
Risi:<<Tuo padre che è Dio>>
<<Infatti>>
Forse incoraggiarlo a continuare per questa strada non era una buona idea, visto che Lucifer era chiaramente disturbato. Tuttavia, pur con questa consapevolezza, non riuscì proprio a trattenermi.
<<Beh, quando lo vedi digli che è proprio uno Stronzo>>
<<Più passa il tempo e più mi piaci, cara>> commentò Lucifer, orgoglioso della mia uscita irrispettosa.
E fu così che in lontanza davanti a noi, mezza nascosta tra gli alberi, iniziammo a scorgere una struttura alta e bianca, imponente, con le fattezze di un castello medioevale.
<<Quindi è questo che piace agli americani ricchi quando vanno in vacanza? Una copia scadente di un castello vero?>>
<<A quanto pare sì. I prezzi di questo hotel sono decisamente... degni di nota. Persino per me>>
<<Addirittura?!>> lo canzonai io, mentre fermavo l'auto davanti all'entrata monumentale dell'edificio ed un ragazzo vestito di rosso si avvicinava a noi.
Un inserviente dell'hotel.
Scendemmo dalla macchina e io gli porsi le chiavi perché la andasse a parcheggiare.
<<Falle solo un graffio>> ci tenne a chiarire Lucifer <<E ti aspetto all'Inferno>>
<<Certo>> rispose il ragazzo <<Non si preoccupi, signor Morningstar>> disse.
Il suo inglese era buono, ma il suo accento francese era evidente e probabilmente voluto visto il nome dell'hotel Chateau.
Mentre oltrepassavamo l'entrata a braccetto, rivolsi un'ultima occhiata al cielo azzurro di quella sera di mezza estate.
La hall dell'Hotel Chateau Marmont era gigantesca ed interamente ricoperta - sulle pareti, sul pavimento e sul soffitto - di marmo bianco screziato di grigio.
<<È marmo di Carrara>> sussurrai a Lucifer, guardandomi intorno <<Anche solo il trasporto deve essere costato una fortuna>>
" Sì" rispose lui ancora più a bassa voce " O è solo una buona imitazione del marmo di Carrara "
Giusto. In effetti, perché utilizzare i propri miliardi per abbellire l'hotel con vero marmo, quando si può usare un'imitazione molto meno costosa.
Al di là della hall si intravedeva un locale ancora più spazioso da cui entravano gli ultimi raggi del sole, prossimo al tramonto. Manmano che mi avvicinavo mi resi conto che era un grande chiostro quadrato, contornato da una fila di colonne che sosteneva un portico color nocciola.
Distolsi lo sguardo dalle colonne di pietra e dal porticato, così simile eppure così diverso da quelli che caratterizzavano la città in cui ero nata e cresciuta.
Mi morsi le labbra e all'improvviso avevo gli occhi lucidi.
Sbattei qualche volta le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, e continuai a seguire la ragazza vestita di rosso che ci stava facendo strada.
" Stai bene, tesoro? " mi sussurrò Lucifer.
Strano che avesse notato che stavo per piangere... Non era da lui.
" Vedo che sei già entrato nel personaggio del maritino premuroso...Ottimo "
" Già " disse lui.
La nostra 'guida turisica' ci fece strada fino al salone da pranzo. E con
'salone', intendo veramente salone. La stanza era gigantesca. Saranno stati cento metri di soffitto e pavimento color oro, e di pareti ricoperte di specchi. Dal soffitto scendeva un grande lampadario dal quale penzolavano dei pendenti di cristallo. Anche se - a quel punto - dubitavo seriamente che fosse vero cristallo, e non vetro o qualche altro materiale simile al cristallo ma meno costoso.
Quel ristorante era indubbiamente molto chic, con le tovaglie bianche e i tovaglioli piegati a formare degli origami a forma di cigno.
Anche gli ospiti dell'hotel seduti ai tavoli non parevano da meno : gli uomini indossavano quasi tutti degli smocking con tanto di cravatta o farfallino, e le donne portavano al collo e alle dita dei gioielli e delle collane dal valore inestimabile.
Per completare il quadretto, circa una trentina di camerieri vagava per la sala guardandosi intorno con attenzione per vedere se qualcuno dei clienti avesse il bicchiere vuoto.
Strinsi convulsamente le dita intorno alla manica della giacca grigia di Lucifer, in ansia, ma poi mi imposi di non restare calma e feci un respiro profondo.
Raddrizzai la schiena e la testa, ostentando una sicurezza che non provavo. Infondo, avevo studiato recitazione.
Fingere non è mai stato un problema per me, quindi perché dovrebbe esserlo ora? Andrà tutto bene.
Questo era ciò che ripetevo a me stessa mentre l'inserviente che ci aveva accompagnati ci faceva sedere ad un tavolo da quattro persone, proprio accanto alle grandissime vetrate del salone.
La tovaglia del tavolo era di seta vera - almeno quella - ed il tovagliolo aveva una consistenza altrettanto liscia.
Mi sedetti più composta, respirando profondamente per calmarmi.
Per tenermi le mani occupati me le sfregavo sui pantaloni o le facevo scorrere sulla piccola pochette verde che mi aveva fornito Lucifer insieme ai vestiti. Dentro avevo il telefono, un pacchetto di fazzoletti, le chiavi di casa e bas... La mia mano destra tastò più attentamente la borsetta e avvertì un oggetto duro e compatto al suo interno. Non era il cellulare, perché era troppo pesante, e poi aveva una forma che non...
Mi inumidii le labbra e mi sporsi con nonchalance verso Lucifer, seduto alla mia destra, che si guardava pigramente in giro.
" Lucifer..." sussurravo più piano che potevo " Come cazzo ti è venuto in mente di mettermi una pistola nella borsetta? "
Lui alzò le spalle, sorridendo
beato " Non è nemmeno carica...è solo per sicurezza, tesoro "
Alzai gli occhi al cielo, tremando leggermente per il significato della frase che aveva appena pronunciato.
Solo in quel momento realizzai che potevamo passare guai grossi, io e Lucifer...
" Tu non prendi mai nulla sul serio, vero, amore mio? "
Mentre il resto della frase la sussurai, feci ben attenzione ad alzare un pochino la voce sull'amore mio, per assicurarmi che fosse udibile alla ragazza che ci aveva accompagnato al nostro tavolo, e che non si era ancora mossa. Stava in piedi a qualche metro di distanza da noi, dritta come un fuso e immobile come uno stampo di cera.
E se il proprietario del Marmont l'avesse in qualche modo incaricata di tenerci d'occhio e di riferigli se avessimo fatto qualcosa che smentisse la nostra copertura?
Ok, mi dissi, è una teoria piuttosto azzardata, visto che siete nella vita reale e non in un film di James Bond.
Tuttavia non volevo avere problemi : mi sporsi ancora di più alla mia destra, verso Lucifer, e appoggiai le labbra sulle sue, prendendogli il viso tra le mani.
Venni pervasa dalla solita sensazione di improvviso calore, come ogni volta che ci toccavamo.
Lui all'inizio parve sorpreso dalla mia iniziativa, ma poi ricambiò il bacio appoggiandomi la mano destra alla base del collo ed attirandomi ancora più vicina.
La temperatura nella stanza sembrava aumentata tutto d'un tratto, e per un millisecondo pensai che quel bacio non era abbastanza.
Volevo di più.
Poi, mi ricordai di dove eravamo e del perché l'avevo baciato, e mi staccai da lui, ricomponendomi.
Ci sa davvero fare con le labbra, ora capisco perché la gente gli sbava dietro.
Lucifer alzò le sopracciglia scure in segno di approvazione, e mi sussurrò : " finzione o non finzione, tesor
o, dovremmo farlo più spesso"
" Aspetta e spera " dissi io.
Una bacio non era nulla. Non significava niente.
Soprattutto un bacio del genere.
Era finzione. Finzione e nient'altro.
Stavo recitando, insomma.
E in più ero stata pagata più che profumatamente per fare in modo che il proprietario dello Chateau credesse alla nostra recita.
Quindi... Potevo anche smetterla di biasimare me stessa perché mi era piaciuto.
In quel momento un signore di mezza età con i capelli tinti di un orribile color marrone tegola si sedette al nostro tavolo, davanti a Lucifer, e fece segno ad un cameriere di portarci il menù.
Sarà stato sulla sessantina, forse cinquantacinque, ed era vestito con pantaloni e camicia neri, molto semplici. Non era affatto elegante come tutti gli altri avventori del locale, ma si vedeva chiaramente dallo sguardo di superiorità nei suoi occhi castani che era più importante di tutti gli altri.
Doveva essere una di quelle persone talmente potenti e conosciute, da non avere alcun bisogno di ostentare la propria ricchezza.
" Salve" lo salutò Lucifer sorridendo cordialmente, sporgendosi in avanti per stringergli la mano.
Il signore gliela strinse : " Salve" disse " Mi chiamo Micheal Marmont. Lei dev'essere Lucifer Morningstar.
Bienvenue nel mio umile hotel "
" Piacere" rispose Lucifer " Lei è Jennifer Bianchini, la mia futura moglie. Quando ci siamo sentiti al telefono mi è parso che fosse interessato a conoscerla, quindi eccola qui "
Il signor Marmont mi strinse la mano ed io gli sorrisi " Sono molto felice di conoscerla, Mr. Marmont " dissi" Sa, ho sentito molto parlare di lei e del suo magnifico hotel sulle colline... E - se devo essere onesta - è davvero fantastico "
Micheal mi guardava con un mezzo sorriso sulle labbra sottili :" Lei è molto gentile, signorina... "
Il suo tono di voce era gentile e mieloso, ma il suo sguardo diceva tutt'altra cosa : mi fissava con disappunto, quasi schifato... Poi focalizzò la sua attenzione su Lucifer.
Non compresi subito il motivo del suo disgusto, ma infine realizzai che se doveva fare affari con Lucifer aveva probabilmente fatto ricerche su di lui, e aveva scoperto che si accompagnava sempre con donne bellissime.
Mi squadrava come se stesse pensando : 'Davvero Lucifer vuole sposarsi questa qui? Pensavo fosse abituato ad un livello molto più alto..."
Sapevo di non essere all'altezza di Lucifer, e di sicuro non ero all'altezza delle donne con cui faceva sesso di solito. Eppure, nonostante tutto, vedermelo ricordato in maniera così brutale...
Non dissi niente e non lasciai che la mia espressione cambiasse in alcun modo... Mi limitai ad incassare il colpo in silenzio.
Ero brava in quello quasi quanto ero brava a recitare.
Se c'era una cosa che ero davvero capace di fare, era incassare i colpi della vita senza cadere in pezzi.
Quando il cameriere ritornò con i menù, Michael Marmont e Lucifer stavano ancora chiacchierando del più e del meno.
Il ragazzo, vestito in completo da cameriere total white, aveva portato solo un menù, che appoggiò di fronte a me per poi andarsene in silenzio.
" Ma, tesoro" dissi a Lucifer " pensavo che avremmo mangiato tutti insieme..."
" Mi dispiace deluderla, signorina, ma io e il signor Morningstar dobbiamo parlare di importanti affari... Niente che le interessi, in ogni caso. Senza offesa, miss. Bianchini, ma sono discorsi fuori dalla sua portata "
Strinsi piano i pugni sotto il tavolo.
Desideravo intensamente spezzargli il setto nasale e rimanere a fissarlo mentre si contorceva dal dolore.
Brutto bastardo, pensai.
Lucifer si piegò su di me accarezzandomi la schiena con una mano :" Non ci metteremo troppo, amore mio, intanto penso che tu possa restare a mangiare qualcosa "
Marmont annuì : " Ma certo" disse.
" In realtà vorrei stendermi da qualche parte, se è possibile. Non mi sento molto bene "
In verità erano quell'ambiente e quelle persone a nausearmi. La loro convinzione di poter trattare con superiorità chiunque solo perché erano ricchi, mi dava il voltastomaco.
Ma, peggio di tutto il resto, era che erano diventati ricchi grazie alla sofferenza degli altri.
Provavano a nascondere le loro mani sporche di sangue in dei guanti bianchi di seta raffinata.
Che schifo.
" Ovvio" chiamò con un cenno della mano la ragazza che aveva accompagnato me e Lucifer fin lì, e disse " Accompagna la signorina nella nostra stanza migliore ".
Lei si limitò ad annuire senza alzare lo sguardo.
Io mi alzai dalla sedia con eleganza e seguì la signorina fuori dal salone d'oro, ma non prima di aver rivolto un'ultima occhiata a Lucifer.
Mentre l'inserviente mi faceva strada su per una lunga scalinata bianca, non riuscivo a non provare ansia per il mio partner.
Cioè, non che io e Lucifer fossimo partner nel vero senso della parola, ma quella sera sì. E il signor Marmont non mi piaceva affatto.
Oltre ad essere un trafficante di armi e dio solo sapeva cos'altro, mi pareva una persona pericolosa. Molto.
Non volevo che a Lucifer accadesse qualcosa, ecco tutto.
Quando fummo arrivati davanti ad una porta bianca con sopra inciso il numero ventiquattro, la mia 'accompagnatrice' mi porse una chiave elettronica, sorridendo.
" Se dovesse avere bisogno di qualcosa, signorina, di qualunque cosa, non deve fare altro che chiamare la reception e le risponderanno immediatamente"
" Grazie mille" le risposi.
Quando rimasi sola nel corridoio aprii la porta della camera che mi era stata assegnata e non potei fare a meno di rimanere a bocca aperta.
La stanza principale era composta da un bellissimo letto matrimoniale con le lenzuola e i cuscini bianchi come il latte, sovrastato da un alto baldacchino in legno scuro. Accanto al letto c'era un comò per lato, e dall'altra parte della stanza un tavolino ricoperto da una tovaglietta ricamata, anch'essa di colore bianco, con vicino due poltrone che fungevano da sedie. Sopra al tavolo era poggiato un televisore da almeno cinquanta pollici con accanto il suo telecomando ed un fogliettino con sopra scritta la password del wi - fi dell'albergo.
La cosa migliore era che tutta la stanza era arredata in stile medievaleggante, in modo da ricamare alla memoria lo stile dei castelli europei.
Era una specie di paradiso in terra.
Per non parlare poi del bagno che era tipo dieci metri per dieci, con un lavandino ed uno specchio in marmo color crema.
Per finire con il grande balcone all'esterno della stanza che dava sulle colline e da cui si vedeva il sole che tramontava. Quella stanza aveva un balcone degno di un attico. O quasi.
Ma la cosa migliore erano la vasca con idromassaggio del bagno e i sali profumati che potevo usare a mio piacimento.
Accesi l'acqua e in pochi minuti la vasca fu piena e pronta all'uso.
Mi stiracchiai felice.
Senza perdere tempo mi sfilai i vestiti e la biancheria intima e mi immersi nella vasca d'acqua bollente.
Era una sensazione paradisiaca - assolutamente fantastica - e io avevo intenzione di godermela il più possibile visto che non sarei più stata in un hotel del genere per... Sempre, probabilmente.
L'orologio del mio cellulare segnava le sette e trentanove, e fuori il sole stava iniziando a tramontare dietro le colline in lontanza. Quel paesaggio mi ricordava tanto quello della mia infanzia, trascorsa in un comune a non più di venti chilometri dal centro di Bologna. Anche allora dalla mia finestra di casa scorgevo delle dolci collinette.
Chiusi gli occhi per qualche secondo, e quando gli riaprii fuori era buio e l'acqua della vasca era fredda : riacessi lo schermo del cellulare e con grande sorpresa notai che erano già le nove e un quarto.
Avevo dormito un'ora e mezza in tutta tranquillità. Niente incubi.
Wow pensai, WOW.
Uscii dalla vasca afferrando un asciugamano bianco e profumato, e lo usai per asciugarmi.
Poi mi rivestii senza fretta e andai a stendermi sulla morbida coperta del letto matrimoniale a baldacchino.
Avrei potuto accendere quella fantastica TV da cinquanta pollici, ma avevo un leggero mal di testa e non mi andava di peggiorarlo guardando uno schermo.
Fu allora che notai un dettaglio della stanza che non avevo visto prima : sul tavolino dall'altra parte della stanza era appoggiato un contenitore di metallo con all'interno una bottiglia di vino bianco e due bicchieri di cristallo.
Saltellando per la felicità percorsi la distanza che mi separava dal tavolo e mi sedetti su di una delle poltrone accanto ad esso.
Tirai fuori la bottiglia di vino e notai con gioia che era Prosecco.
E io adoravo il vino bianco, soprattutto se era Prosecco.
Forse avrei dovuto aspettare Lucifer per aprire la bottiglia, ma proprio non ne avevo voglia. E poi chissà cosa stava facendo quell'uomo con Micheal Marmont... Sì, ero preoccupata per lui. Tuttavia Lucifer Morningstar era sempre Lucifer Morningstar, e sapeva come cavarsela.
Senza aspettare oltre aprii la bottiglia di vino bianco e me ne versai qualche dito nel bicchiere.
Sì, il gusto del Prosecco era buono come me lo ricordavo.
Me ne versai ancora un po', ma questa volta riempii il bicchiere quasi fino all'orlo.
Il liquido ghiacciato mi accarezzava la gola e mi donava una sensazione assurda, bella quasi quanto stare immersa nell'acqua dell'idromassaggio.
Proprio in quel momento la porta della suite si spalancò, ed un compiaciuto Lucifer fece la sua comparsa : " Cara" esclamò " sono a casa!"
Lo salutai con la mano, appoggiando il secondo bicchiere di cristallo sul tavolo e riempiendoglielo.
" Beh " dissi, mentre lui scolava il contenuto del bicchiere tutto d'un fiato " Com'è andata? Hai ottenuto ciò che volevi?"
Lucifer si sedette sull'altra poltrona e si tolse le scarpe. Cosa che io avevo già fatto da tempo, rimanendo a piedi nudi e molto più libera
" Sì, ho ottenuto quello che volevo. Anche se a caro prezzo "
Feci schioccare la lingua contro il palato, riempiendomi di nuovo il bicchiere e portandomelo
alle labbra " Amen " commentai prima di buttarne giù il contenuto.
" Sembra che ti piaccia il Prosecco... "
" A te no? "
" Non è male, anche se preferisco bevande più forti "
" Ovvio" commentai io.
Sbadigliai e mi stiracchiai per bene, con gli occhi che mi si chiudevano.
" Sai" dissi " Non penso che Chloe Decker approverebbe quello che io e te stiamo facendo qui... Ma stai tranquillo, lei non lo saprà mai. E so quanto tu le voglia bene, si vede da un miglio di distanza "
Mi misi a ridere " Potrebbe essere l'unica donna oltre a Maze con cui hai un rapporto intimo. E con intimo non intendo basato sul sesso, ma sul... "
La parole mi morirono in gola quando mi alzai dalla poltrona e mi girai verso il letto matrimoniale, notando che Lucifer si era tolto tutti i vestiti e li aveva impilati sul comò dopo averli piegati alla perfezione.
Era completamente nudo a parte un paio di boxer neri.
Feci finta di non essere rimasta imbambolata a fissare il suo corpo troppo perfetto per essere vero, e incrociai le braccia " Non capisco..."
" È così che dormo d'estate, cara "
" Almeno i pantaloni te li metti se vuoi dormire nel letto con me " mi distesi sul lenzuolo bianco, accanto a lui " altrimenti, puoi sempre stare sul pavimento..."
" Non cen'è bisogno" disse lui, girandosi verso di me e sistemandosi bene su un fianco " Giuro di tenere le mani a posto e di restare dalla mia parte... " sussurrò.
Un brivido mi saettò per la colonna vertebrale. Lucifer si piegò su di me, avvicinando il viso al mio.
" A meno che non sia tu a pregarmi di fare il contrario..."
L'attrazione che provavo nei suoi confronti era quasi soprannaturale, per quanto era intensa. Tuttavia, dovevo ricordarmi chi fosse il tipo disteso nell'letto accanto a me.
" Pregarti? Addirittura?! " scossi la testa, stiracchiandomi di nuovo " È questo il contenuto dei tuoi sogni erotici? "
" Non esattamente cara, ma suppongo sarebbe un buon inizio per... "
" Voglio solo dormire un po' al momento, ma grazie mille dell'offerta generosa. Ci rifletterò su "
Lucifer alzò le spalle e coprì entrambi con il lenzuolo candido fornito dall'albergo " Sai qual'è il problema più comune di voi umani?" mi domandò dopo qualche minuto di silenzio.
" Quale? "
Lucifer puntò gli occhi scuri nei miei
" Troppo spesso finite per rinunciare a ciò che desiderate solo perché ne avete troppa paura "
" Ah sì? " gli sussurrai ironicamente di rimando, appena prima di allungarmi a spegnere la luce della stanza.
Tuttavia, nei secondi e nei minuti successivi, prima che mi addormentassi, le parole di Lucifer continuarono a frullarmi in testa.
"...solo perché ne avete troppa paura"
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