Capitolo 59♡
Chloe's pov - ore 11:27
<<Non mi interessa quale sia il motivo, non avresti dovuto farlo e basta!>> rivolsi una torva occhiata a Trixie, distogliendo per qualche istante lo sguardo dalla strada.
<<Ma, mamma, tu stessa hai sempre detto che bisogna combattere per ciò in cui crediamo...Che bisogna fare qualcosa contro le ingiustizie!>>
<<Per questo ci sono i poliziotti, Trixie. Lascia che io e papà facciamo il nostro lavoro, e tu invece pensa a fare il tuo: la studentessa>>
Mia figlia sbuffò forte, incrociando le braccia e rivolgendo lo sguardo fuori dal finestrino.
Quella mattina non avrebbe potuto iniziare peggio.
Tanto per cominciare mi ero svegliata tardi quel giorno, perciò avevo fatto tutto di fretta essendo in ritardo per il lavoro.
Non ero arrivata in centrale da venti minuti che Amenadiel mi ha chiamato, pregandomi di andare a casa sua, affermando che si trattasse di una questione della massima importanza.
Era proprio lì, seduta sul divano color crema di casa sua e di Linda, che avevo appreso del ritorno di Michael e del duello che Lucifer avrebbe sostenuto contro di lui il giorno dopo.
Ero felice che il mio partner fosse tornato: nei mesi in cui avevo dovuto lavorare da sola, i casi mi erano sembrati tutti così noiosi.
Anche se avrei preferito che le circostanze del suo ritorno fossero diverse.
Poi, dopo l'incontro con Amenadiel, ero sul punto di rimettermi al lavoro quando avevo ricevuto una telefonata dalla scuola di Trixie: mia figlia si era beccata una sospensione di due giorni per aver ammanettato un suo compagno.
Perciò ero dovuta andare a prenderla.
<<Non capisco>> la sua voce mi riscosse dai miei pensieri <<Mi hai sempre insegnato a comportarmi come te, eppure appena provo a farlo per davvero tu ti arrabbi! Non ha senso!>>
Mi morsi il labbro inferiore:<<È questo che ti ho insegnato? Ad ammanettare un povero bambino innocente ad un tavolo della mensa?!>> stavo perdendo la pazienza.
<<"Innocente"?!>> esclamò Trixie <<Todd Drexhage ha spinto un bambino della prima elementare nel bidone della spazzatura, di nuovo! Si diverte ad umiliare gli altri, è come uno sport per lui!>>
<<Come ho detto prima, non è compito tuo punire chi si comporta male>> replicai io, dura.
<<E allora di chi è compito?! Dei professori, della preside, di chi?! Perché fino ad ora nessuno lo aveva mai fatto>>
Sbuffai, picchiettando con due dita sul volante della mia auto:<<Trixie, voglio che tu tenga bene a mente quello che sto per dirti: le azioni hanno delle conseguenze, tesoro mio. A volte crediamo di star facendo la cosa giusta, ed a volte è davvero così, ma dobbiamo prestare attenzione anche al modo in cui la facciamo, capito?
Quel bambino meritava una punizione? Probabilmente sì, ma, oltre al fatto che non spettava a te dargliela, il modo in cui l'hai punito ti ha fatta passare dalla parte del torto. Ti sei abbassata al suo livello, nonostante avessi buone intenzioni...>>
Gli occhi castani di mia figlia si riempirono di lacrime, ed io mi sentii stringere il cuore. Spesso temevo di essere troppo severa con lei, di non supportarla abbastanza: del resto, anche io avevo il suo stesso carattere ribelle ed irriverente quando avevo tredici anni.
Anche io avevo l'impressione che mia madre non mi capisse e finivo per litigarci più spesso di quanto non ci andassi d'accordo.
<<Per non parlare del fatto che hai preso le mie manette senza chiedere>> aggiunsi.
<<Se te le avessi chieste, tu non avresti mai lasciato che le prendessi>>
<<Certo che no>> soggiunsi, mentre facevo manovra per infilarmi nel parcheggio davanti a casa.
<<Ecco, appunto>> sussurrò lei, pensando che non la sentissi.
Io riuscì a malapena a trattenere un sorrisetto. Era decisamente figlia mia.
<<Comunque mi dispiace che tu sia bloccata con me per tutto il giorno>> disse più a voce alta.
Io scossi la testa ma non replicai, mentre spegnevo il motore ed estraevo la chiave della macchina dal cruscotto.
Trixie mi seguì dentro casa con passo strascicato, comportandosi il più svogliatamente possibile.
<<Su, in camera tua: oggi si studia, proprio come se fossi a scuola!>>
<<È ingiusto!>> esclamò mia figlia.
<<Su, signorina, muoviti!>>
Finalmente si convinse e fece come le chiedevo, sbattendo la porta della sua camera dietro di sé.
In altri tempi - se cioè non avessi avuto la testa piena di pensieri a causa degli eventi che mi avrebbero aspettato il giorno dopo - sarei andata a rimproverarla.
Invece mi tolsi le scarpe ed andai ad accoccolarmi sul divano, poi tirai fuori il cellulare e chiamai Daniel, sperando che rispondesse.
<<Pronto?>> la voce del mio ex marito mi accarezzò l'orecchio dall'altra parte della linea.
<<Ciao Dan, sono appena arrivata a casa con Trixie. Ora lei è in camera sua>> lo informai.
<<Mi dispiace di non essere potuto andare a prenderla io, davvero, ma fino a mezzogiorno sono proprio incasinato. Prometto che poi verrò a darti il cambio>>
<<Non importa>> risposi <<E grazie>>
<<Figurati, Chloe. Tu cerca piuttosto di non essere troppo dura con Trixie, va bene?>>
Un leggero nervosismo mi pervase:<<Non sono mai troppo dura>> affermai <<Okay, okay, forse un pochino, a volte, ma oggi se lo meritava. Sai anche tu cosa ha fatto>>
Sentii una risata a mezza voce:<<Sì, lo so, lo so. Tale madre tale figlia>> scherzò lui.
Feci finta di non aver sentito quell'ultima affermazione, sebbene sapessi che era la verità.
<<A dopo, Dan>> tagliai corto.
<<A dopo>> rispose, e quando terminò la chiamata stava ancora ridacchiando tra sé e sé.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top