Capitolo 59♤

Jennifer's pov - ore 9:30
Avere di nuovo Lucifer al mio fianco era una sensazione paradisiaca, il che, per quanto ossimorico potesse apparire, non era niente di più e niente di meno della pura verità.

Era un piacere sorseggiare una tazza di caffè caldo insieme a lui, seduti al tavolo una accanto all'altro.

Potevo quasi dimenticare ciò che ci attendeva il giorno successivo, in agguato appena dietro l'angolo.

Il Diavolo mangiucchiava tranquillamente il contenuto di un enorme sacchetto di patatine Dixi, rubato pochi minuti prima dalla mia dispensa.

Non pareva per nulla turbato dalla prospettiva del duello che avrebbe dovuto affrontare, ma sapevo che lo era. Tutti noi lo eravamo.

<<Allora>> quando parlò aveva ancora la bocca mezza piena <<Penso che fossi sul punto di raccontarmi delle tue avventure amorose di questi sei mesi...>>

<<Niente di che>> decisi di stare al suo gioco <<Solo un paio di ragazzi, ma nulla di troppo serio. A parte quella notte che ho passato con Alejandro, quella sì che è stata indimenticabile>>

Lui scosse la testa, molto divertito:<<Che hai da ridere?!>> esclamai.

<<Non sto ridendo>> mentì lui, ficcandosi in bocca un'altra manciata di patatine.

Io alzai gli occhi al cielo, incrociando le braccia, ma dentro mi sentivo esplodere di felicità nel constatare che tra noi non era cambiato nulla in quei mesi di lontananza.

<<Tu, invece, come hai occupato il tempo fino a ieri?>> gli domandai.

<<Non ho fatto granché...Nulla che sia particolarmente degno di nota, comunque: l'Inferno è sempre il caro vecchio buco caldo e puzzolente di sempre, ed i dannati sono sempre dannati, quindi...>> mi sorrise <<Anche se, a dirla proprio tutta, forse una cosa ci sarebbe>>

Aggrottai le sopracciglia:<<E cioè?>>

<<Ho imparato a leggere in italiano!>>esclamò, orgoglioso <<Beh, non è che io sia bravissimo, ma me la cavo>>

Rimasi sorpresa da quella rivelazione, non sapendo bene se esserne lusingata o se sentirmi triste per lui. Non doveva essere stato facile, proprio come non lo era stato per me.

<<È fantastico>> lo incoraggiai.

<<Su, mettimi alla prova!>> mi esortò lui, appoggiando da parte il sacchetto di patatine e pulendosi le mani con un tovagliolo di carta.

Ma, visto che tardai ad assecondare la sua richiesta, fu lui a prendere l'iniziativa, afferrando un quaderno a quadretti che avevo lasciato appoggiato sul bancone.

La copertina era in orgine integralmente gialla, ma ora si potevano osservare al di sopra di essa un paio di nuvolette viola disegnate dalla sottoscritta.

Deglutii a fondo, non appena vidi che aveva preso proprio quel quaderno.

<<Cos'è?>> chiese.

<<Linda mi ha consigliato di scrivere dopo che tu sei andato via...Diceva che mi avrebbe fatta sentire meglio, che avrebbe contribuito a chiarirmi le idee...>>

Gli occhi scuri di Lucifer si velarono:<<Ha funzionato?>>

<<Suppongo di sì>> e non lo dissi tanto per dire. Scrivere mi aveva davvero aiutata tanto, sia a comprendere meglio il mio stesso dolore sia ad elaborare nuove strategie per superarlo.

Luci fece per mettere via il mio quaderno:<<Forse è meglio che io faccia pratica con altri tipi di lettura>>

<<No, no!>> lo fermai <<Leggi pure questo, se ti va>>

Apprezzavo davvero che fosse disposto a lasciarmi la mia privacy, ma ciò che avevo scritto in quei fogli quadrettati era in gran parte riguardante lui, perciò pensai che fosse giusto condividerlo.

<<Va bene>> sussurrò, aprendo il quaderno alla prima pagina e schiarendosi la gola prima di iniziare a leggere ad alta voce.

Lucifer's pov
Lo aprii alla prima pagina, sentendomi il cuore in gola per l'emozione.

Notai subito che era datato cinque giorni dopo la mia partenza.

Jennifer, seduta accanto a me, aspettava con pazienza che iniziassi a leggere.

<<Sono diversi giorni, ormai, che mi sembra di vivere in un universo parallelo>> la lettura mi veniva scorrevole ma la pronuncia non era sempre perfetta, me ne rendevo conto <<È una strana sensazione, che diventa ancora più persistente se penso che fino a meno di una settimana fa lui era qui con me, che parlavamo, che scherzavamo e che ci baciavamo ogni volta che ne avevamo voglia. Il dolore - la sofferenza, quella vera - non è ancora arrivata. Linda pensa sia perché c'è una grossa parte di me che si rifiuta di accettare che non lo rivedrò mai più.
Se è davvero così, spero proprio che la neg-negaz->> aggrottai le sopracciglia, sforzandomi per pronunciare quella parola.

Jennifer si sporse con la sedia ed io girai il quaderno nella sua direzione.

<<Negazione>> mi suggerì lei.

Feci un respiro profondo e lessi l'ultima mezza riga:<<...Negazione duri ancora per un bel pezzo, in modo che l'effetto di questo tranquillante non svanisca troppo velocemente>>

Quando terminai e mi zittii per riprendere fiato, un turbinio di pensieri mi invase la mente. Erano quasi tutti originati dal senso di colpa: sapevo che per lei non era stato facile perché neanche per me lo era stato, ma se avessi immaginato tutto quel dolore...

<<Patetico, eh?>> disse Jennifer <<In effetti, in quei primi giorni davo libero sfogo alla drama queen che è in me, diciamo>> si vedeva come fosse in imbarazzo.

<<Ed io che stavo pensando a quanto scrivi bene, invece!>> le afferrai una mano da sopra il tavolo, accarezzandole il dorso.

<<Grazie, Luci>>

Si alzò dalla sua sedia e venne da me.

Io compresi subito ed allargai le gambe, sistemandomi appiccicato allo schienale della mia, cosicché lei potesse mettersi davanti a me.

Le cinsi la vita con un braccio, lasciandole un leggero bacio tra il collo e la spalla, all'altezza della clavicola sinistra.

<<Vado avanti?>> le domandai, tenendo il quadernetto aperto davanti a me servendomi di una mano sola.

<<Ti ascolto>> confermò, appoggiandosi con il capo al mio petto e socchiudendo gli occhi.

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