Capitolo 51.
<<E che mi dici di Troy?>> chiese Luci, mentre io ero intenta a sistemare il mio telo verde da mare sulla sabbia fina, illuminata dalla luce pallida della luna.
<<L'unica cosa che si salva sono gli addominali perfetti di Brad Pitt, mentre contro il resto del film andrebbero presi provvedimenti legali>>
Lui scosse la testa, ridendo.
Il discorso sulle pellicole più storicamente inaccurate era saltato nuovamente fuori, con sua grande soddisfazione e divertimento.
Aprii lo zainetto blu che ci eravamo portati e gli porsi una birra che lui aprì con i denti.
<<Guarda che avevo portato un cavatappi!>>
Lui alzò le spalle.
Quella notte, seduta in riva all'oceano, con la brezza fresca che mi accarezzava il volto, sarei persino stata in grado di convincermi che non ci fosse nulla di anche solo lontanamente imperfetto nella mia vita.
Era passata circa mezz'ora dalla fine del mio turno di lavoro, perciò dovevano essere circa le due e mezza di notte.
Non un'anima viva, a parte me e Lucifer, disturbava la calma di quel paesaggio con la propria presenza.
Le onde del mare si infrangevano sulla costa con il solito, prevedibile, immutabile movimento.
Il suono che producevano mi cullava dolcemente ed il sapore acidulo della birra che stavo bevendo mi deliziava il palato.
<<Adoro l'oceano>> mormorò il mio compagno di bevuta, con lo sguardo perso nel blu scuro di quell'immensa distesa acquosa.
<<È per l'oceano che hai deciso di venire a vivere qui a Los Angeles?>> mi scolai un altro sorso di birra.
Lucifer mi sorrise, rivolgendo finalmente la sua attenzione su di me:<<No>> rispose <<Ma è stato un piacevole bonus>>
<<E allora perché hai scelto proprio LA con tutti i bei posti che ci sono al mondo?>> di colpo mi ero incuriosita.
<<Non saprei, in realtà>> disse alla fine.
Risi:<<Vorresti dirmi che hai scelto una città completamente a caso? Senza nessuna motivazione specifica?>>
Lui appoggiò sulla sabbia bianca, a lato del telo sul quale eravamo seduti, la bottiglia di birra che aveva appena vuotato.
<<Cosa posso dire? Per me non è un problema impersonare il mio gemello, ma quando si tratta di comprendere le motivazioni delle sue scelte non so proprio da che parte iniziare>>
Il significato di quelle parole non era ancora del tutto impresso nella mia mente che Michael spiegò le ali nere.
Scattai in piedi ed indietreggiai di qualche passo, con le mani alzate, come in un inutile tentativo di coprirmi il petto e gli organi vitali.
L'arcangelo battè le mani e sul suo collo apparve una cicatrice nuova, dal colore ancora rosa acceso, che fino a pochi istanti prima non sembrava esserci.
Il panico mi immoblizzò sul posto quando mi resi conto che non avevo nemmeno un pugnale demoniaco con me, che perciò non avevo alcuna possibilità di difendermi.
<<Cosa vuoi, Michael?>>
Lui allargò le braccia:<<Sai, visto che hai rifiutato l'offerta che ti avrebbe fatto riavere tua sorella, ho pensato che sarebbe stato carino trovare un altro modo per ricongiungervi>>
Senza darmi tempo di rispondere, né di pensare, mi trafisse con qualcosa di appuntito in pieno stomaco.
Non vidi nemmeno che cosa avesse usato. Non che mi importasse.
Sentii il sapore salato del sangue in bocca e capii che per me era finita.
Poi la lama infilata dentro di me venne fatta girare, proprio come avevo fatto io quando lo avevo pugnalato.
Gridai di dolore, mentre Michael rideva divertito.
Vidi che aveva la mano con cui impugnava il coltello sporca di sangue.
Ed era il mio sangue.
ll pavimento del mio salotto mi diede il benvenuto, una volta che mi fui svegliata.
Solo un incubo.
La sera precedente mi ero addormentata sul divano con Lucifer, visto che Eve e Maze occupavano il mio letto.
Dovevo anche aver fatto un capitombolo non indifferente.
Sospirai, alzandomi in piedi e lisciandomi i vestiti, mentre osservavo Lucifer che dormiva tranquillo.
Era ancora più bello del solito quando era così calmo.
L'aver quasi perso la sua migliore amica - sebbene lui non volesse ammetterlo - doveva averlo provato molto, perciò non volevo svegliarlo.
Mi allontanai piano e andai a controllare come stesse Maze.
Dormiva con Eve che la abbracciava stretta, sebbene anche lei fosse sprofondata nel regno di Morfeo.
Sorrisi involontariamente a quella scena, ma poi mi rattristai: lei aveva riavuto indietro una persona che credeva di aver perso, mentre io non ero stata altrettanto fortunata.
Fu in quel momento che iniziai ad udire una serie di leggeri tonfi, come se qualcuno stesse bussando contro il vetro della finestra.
Il cuore mi tremò nel petto facendomi irrigidire sul posto.
Sì, c'è qualcuno alla finestra.
Stavo per correre a prendere le lame che Maze mi aveva donato, e che avevo lasciato appoggiate sul tavolo della sala, quando udii una voce che avevo già sentito pronunciare il mio nome.
<<Zadkiel?>> domandai, in un mezzo sussurro.
<<In persona>> non lo vedevo ma lo sentivo <<Quindi non è che potresti aprirmi?>>
Era proprio uno strano momento per farmi visita, soprattutto perché era notte fonde e perché non è che fossi stata esattamente gentile con lui, l'unica volta che ci avevo parlato.
Spalancai la finestra e l'Angelo della Giustizia planò in casa, atterrando sul pavimento senza fare il minino rumore.
Il suo bastone di legno traslucido sembrava brillare nel buio della notte, ed io rimasi incantata a guardarlo per qualche secondo.
Zadkiel ritirò le ali nelle spalle e mi appoggiò in mano un mazzo di fiorellini fucsia, sorridendo.
Lo invitai con un cenno del capo ad uscire di casa, per non disturbare quelli che dormivano.
Afferrai le chiavi ed io e l'angelo uscimmo.
<<Grazie mille del pensiero>> dissi, incerta su come dovessi comportarmi.
Lui annuii, appoggiandosi al suo bastone:<<Sono Azalee, e, oltre ad avere un ottimo odore, si dice che portino fortuna a chi le riceve>>
<<Grazie>> ripetei <<Penso proprio che ci servirà tutta la fortuna possibile>>
<<Beh, con l'Angelo della Giustizia dalla vostra parte avete buone possibilità di vincere, dopotutto!>>
Non capivo perché parlasse di sé stesso in terza persona, ma, a parte questo, ero entusiasta di averlo convinto a stare dalla nostra parte.
<<Speriamo!>> esclamai a mezza voce.
Lui ridacchiò, come se io avessi appena finito di raccontargli una barzelletta esilarante, e disse:<<Non immaginavo che voi umani foste... Così simili a noi angeli>>
Alzai le spalle:<<E io non immaginavo che voi angeli foste così simili a noi. Fino ad un mese fa non credevo neanche nella vostra esistenza, in realtà>> mi sistemai i capelli, a disagio.
Lui sorrise mettendo in mostra dei denti perfetti.
Quella situazione non mi metteva affatto a mio agio, perciò decisi che dovevo scusarmi, e forse mi sarei sentita meglio:<<Mi dispiace p-per quello che ho detto...Sai, riguardo alle seghe e a tutto il resto>>
<<No, invece: avevi ragione tu. Non sono stato diligente come avrei dovuto, negli ultimi tempi>> si morse il labbro <<Se avessi fatto il mio lavoro come avrei dovuto, tante cose brutte non sarebbero successe. Mi dispiace. Dico davvero>>
Guardai attentamente nei suoi occhi neri e la sincerità di quelle parole mi investì come un fiume in piena: era serio.
<<Voglio iniziare a rimediare a ciò che ho causato all'umanità partendo col fare una piccola cosa per te, se me lo permetti>> mi allungò una mano, offrendomi il palmo.
Rimasi interdetta per un attimo, indecisa se potessi fidarmi o meno.
Lui capì:<<Se mi dai la mano a cui ti ha ferita mio fratello Michael, io posso curartela>> sorrise rassicurante <<Non vorrai mica andare in guerra con un braccio solo!>>
A quell'aspetto, in effetti, non ci avevo proprio pensato.
Appoggiai piano la mia mano sulla sua, gemendo per il dolore, e lui la prese per il polso e me la avvicinò al suo bastone.
Avvertii un forte bruciore e strinsi i denti, impossibilitata ad allontanarla da quel legno magico.
Ma durò solo pochi secondi, perché presto fu sostituito da una sensazione di piacevolissima freschezza.
Trattenni il fiato, slegandomi in fretta la fasciatura: era come se la bruciatura non fosse mai esistita. La pelle del mio palmo era liscia come quella di un neonato, ed anche il dolore era scomparso.
<<È... Incredibile!>> quasi gridai per la sorpresa.
<<Ora è meglio che tu torni a letto>> mi incoraggiò l'angelo, dandomi una piccola spintarella verso la porta di casa mia.
<<Perché sei così di fretta?>> domandai io, ridendo senza un motivo valido e appoggiandomi al muro mezzo scrostato del mio pianerottolo.
Lui sospirò:<<Ecco perché>> rispose Zadkiel, accennando a me <<Il mio bastone può guarire gli umani, ma il suo uso comporta un effetto un po'...Allucinogeno. È tutto ciò che rimane dell'Albero della Vita, perciò è estremamente potente>
Io rabbrividii: l'ultima volta che mi avevano drogata - nonché l'unica, fino ad ora - stava per finire molto male.
Di colpo mi allontanai da lui, provando una strana sensazione, quasi come se fossi ubriaca, e provai ad aprire la porta di casa.
<<Sicura di farcela?>> sentii chiedere Zadkiel <<Vuoi che ti accompagni dentro?>>
Non risposi.
Sentii una mano che mi si appoggiava sulla spalla ed io me la scrollai istintivamente di dosso.
<<Mi dispiace>> dissi subito dopo.
Zadkiel sembrava davvero intenzionato ad aiutarmi, curandomi, ma l'idea che mi avesse fatto consapevolmente qualcosa che mi avrebbe resa meno padrona di me stessa, mi spaventava.
<<È a me che dispiace>> si scusò ancora, per poi rimanere accanto a me per altri trenta secondi, finché non riuscii ad infilare la chiave di casa nella toppa e a girarla.
<<Buonanotte, signorina Bianchini>> fece un lieve inchino che io ricambiai meglio che potei.
Al quel punto ero più che convinta che non avesse avuto cattive intenzioni, ed anzi, che stesse solo cercando di aiutarmi.
<<Buonanotte>> risposi <<E grazie ancora>>
<<Sì>> sussurrò <<Ci vediamo>>
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